Segnaliamo alcuni paper di recente pubblicazione dalla newsletter New Economics Papers on Post Keynesian Economics:
Are higher wages good for business? An assessment under alternative innovation and investment scenarios
Caiani, Alessandro; Russo, Alberto; Gallegati, Mauro
Questo paper mira a indagare l’interazione tra disuguaglianza, dinamiche dell’innovazione e comportamenti di investimento nella definizione dei modelli a lungo termine dello sviluppo di un’economia chiusa. Estendendo l’analisi proposta da Caiani et al. (2017) esploriamo gli effetti di regimi salariali alternativi in diversi scenari di investimenti e cambiamenti tecnologici. I risultati degli esperimenti sembrano de-enfatizzare il ruolo del progresso tecnologico come una possibile fonte di maggiore disuguaglianza. Nel complesso, i risultati della simulazione sono coerenti con il predominio di un regime di crescita guidata dai salari nella maggior parte degli scenari analizzati: una crescita più rapida dei salari dei lavoratori a basso e medio livello, rispetto ai manager, generalmente esercita effetti benefici sull’economia e consente di contrastare gli effetti salariali del progresso tecnologico. Inoltre, contrariamente a quanto a volte si discute nel dibattito accademico e politico, una distribuzione più favorevole ai lavoratori non compromette la redditività delle imprese, ma piuttosto rafforza la creazione di un ambiente macroeconomico più favorevole che incoraggia ulteriori innovazioni, stimola gli investimenti e sostiene la crescita economica.
When Keynes goes to Brussels : a new fiscal rule for the EMU
Francesco Saraceno (Observatoire français des conjonctures économiques)
Le istituzioni dell’Unione economica e monetaria (UEM) sono coerenti con il “New Consensus” emerso negli anni ’80, limitando il ruolo della politica macroeconomica (in particolare fiscale) a stabilizzazioni a breve termine mediante regole. Il questo articolo l’autore sostiene che l’inerzia politica indotta dal New Consensus potrebbe avere un ruolo nella deludente performance delle economie dell’UEM anche prima della crisi. La crisi del Consensus e il dibattito sulla stagnazione secolare hanno dimostrato che gli eccessi di risparmio sugli investimenti possono ostacolare la crescita. Questo ha messo la politica fiscale al centro della scena, e ha dato alla Teoria Generale, a ottant’anni dalla pubblicazione, una seconda giovinezza. L’autore argomenta che le regole fiscali dell’UEM dovrebbe essere modificate per consentire risparmi negativi semi-permanenti del settore pubblico. Infine sostiene che una “Golden Rule” modificata possa servire a questo obiettivo e consentire un coordinamento delle politiche a livello europeo.
Down in the slumps: the role of credit in five decades of recessions
Bridges, Jonathan (Bank of England); Jackson, Christopher (Bank of England) ; McGregor, Daisy (Bank of England)
Indaghiamo il ruolo del credito privato nella severità delle recessioni utilizzando un campione di 130 crisi in 26 economie avanzate a partire dagli anni ’70, valundo se la crescita o il livello di credito è il miglior predittore dell’ampiezza di una recessione. Oltre al PIL, esaminiamo altre metriche di gravità, compresa la disoccupazione e la produttività del lavoro. Troviamo che un periodo di rapida crescita del credito predica una contrazione più profonda e più lunga rispetto a quando la crescita del credito è moderata, sia associata a una crisi bancaria sistemica o meno, e sia se crescita del credito riflette l’indebitamento da parte delle famiglie oppure aziende. La crescita del credito è un predittore statisticamente e economicamente più significativo della severità di una recessione rispetto al livello di indebitamento, anche se ci sono prove che l’effetto di un boom di credito è maggiore quando la leva è alta. Un accumulo di credito precede recessioni peggiori in termini di PIL pro capite, disoccupazione più elevata e perdita di produttività del lavoro.