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La ricetta della BCE contro se stessa

Mario Draghi - BCE

Nell’ultimo bollettino della Banca Centrale Europea compare un box dal titolo “Downward wage rigidity and the role of structural reforms in the euro area”. Secondo i tecnici di Francoforte, la rigidità dei salari verso il basso impedisce l’aggiustamento macroeconomico nei paesi periferici dell’area euro. I tecnici sottolineano che “Per migliorare la resistenza dell’economia agli shock, i salari devono riflettere adeguatamente le condizioni del mercato del lavoro e della produttività; da ciò l’importanza di riforme che favoriscano una maggiore flessibilità salariale e differenziazione tra lavoratori, imprese e settori”. Francoforte plaude quindi ai paesi che hanno implementato le riforme strutturali, riducendo la legislazione a protezione dei lavoratori, e in particolare le forme di indicizzazione salariale, le norme contro i licenziamenti e la contrattazione collettiva.   Continua a leggere »

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Rileggere Beveridge 73 anni dopo il suo Rapporto

beveridge

Michele Colucci ci riporta al dicembre del 1942 quando a Londra venne presentato il Rapporto finale della Commissione sulla riforma delle assicurazioni sociali, presieduta da William Beveridge. Colucci ricostruisce la personalità di Beveridge, ricorda l’enorme successo del suo Rapporto, che ha rappresentato una svolta storica del dibattito sullo Stato sociale e sostiene che esso conserva, pur nel mutato contesto, una perdurante attualità. La sua conclusione è un invito a non limitarsi a citarlo ma a leggerlo o rileggerlo.  Continua a leggere »

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Debiti e liberisti: due pesi e due misure

Come è noto, il governo ha deciso di non salvaguardare (almeno per ora) azionisti e possessori di obbligazioni subordinate di alcune piccole banche “di provincia”: Banca Marche, Banca Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa di risparmio della provincia di Chieti. Dietro questa vicenda vi sono ancora aspetti non chiariti, alcuni forse di rilievo penale. Sta di fatto che comunque le quattro banche continueranno ad operare ma nel frattempo i risparmi di una parte consistente dei loro clienti sono andati in fumo. 

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La figlia di Angela Merkel e François Hollande

Dicono che chi è sazio non può capire chi è affamato; io aggiungo che un affamato non capisce un altro affamato.

Fedor Dostoevskij, da “Umiliati e offesi”

Il voto di ieri in Francia che ha visto il Front National di Marine Le Pen affermarsi come primo partito a livello nazionale e conquistare il primo posto in quasi la metà delle regioni, è il risultato di una lunga sequela di errori da parte del presidente francese François Hollande. Errori iniziati già all’inizio del suo mandato quando, dopo una campagna elettorale condotta all’insegna del cambiamento dei rapporti di forza tra Germania e Francia, con la proposta di revisione dei trattati europei, il presidente francese si recò a Berlino per rendere omaggio alla Cancelliera Angela Merkel, promettendole eterna ubbidienza. Poco tempo dopo la Francia ratificò il Fiscal Compact.

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Pensioni e lavoro, le riforme che faranno male al paese

Il presidente dell’Inps, l’economista Tito Boeri, ha lanciato ieri un allarme inquietante: i nati nel 1980 dovranno lavorare fino a 70-75 anni e godranno di pensioni più basse rispetto a quelle attuali: il 25% in meno, considerando tutto l’arco di vita pensionistica, che grazie all’innalzamento dell’età pensionabile si accorcerà significativamente. Boeri ha anche aggiunto che per i molti che stanno vivendo una carriera discontinua, ci saranno problemi di “adeguatezza” dell’assegno (leggasi: percepiranno pensioni così basse che avranno bisogno di sussidi di povertà).

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Il ritorno del Keynesismo militare

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Immagine tratta dal video “Fight of the Century: Keynes vs. Hayek Round Two”

“… la guerra ha sempre provocato un’intensa attività industriale. Nel passato la finanza ortodossa ha considerato la guerra come l’unica legittima scusa per la creazione di occupazione tramite la spesa pubblica. Lei, signor Presidente, dopo aver gettato via tali catene, è libero di impegnare nell’interesse della pace e della prosperità la tecnica che finora è stata consentita solo per servire gli scopi della guerra e della distruzione”.

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Piangi per te, Argentina

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Con la vittoria di Mauricio Macri alle presidenziali argentine, si conclude il lungo regno dei Kirchner e dei peronisti di sinistra. Un bilancio su questa esperienza è complicato: successi fino al 2008 e cattiva gestione della crisi dopo il 2008. Continua a leggere »

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Luciano Gallino, l’intellettuale multilaterale

Gallino-150x150di Ugo Marani, Ordinario di Politica Economica, Università di Napoli Federico II

L’ostinato scorrere del tempo ci porta via, dopo Augusto Graziani, un altro straordinario intellettuale: Luciano Gallino. Gli stereotipi dell’ortodossia accademica imporrebbero di etichettarlo come sociologo e, magari, di aggettivarlo come sociologo del lavoro o delle relazioni industriali. Non compiremo un simile sgarbo; Gallino era uno studioso compiuto di scienze sociali che, specie nell’ultimo quindicennio, effettuava incursioni in tematiche che il rispetto di convenzioni specialistiche avrebbe dovuto inibire.
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Cosa si muove nel mainstream economico

Joseph Stiglitz, Larry Summers, Olivier Blanchard, Brad DeLong, Paul Krugman stanno contribuendo negli ultimi anni ad un significativo riposizionamento del mainstream economico. Questi economisti, tuttavia, non si muovono sulla stessa linea. Stiglitz, come vedremo, pare ormai aver abbandonato il mainstream. Blanchard, invece, sta tentando di salvarlo aumentando la dose di keynesismo nei modelli “New Keynesian”. Summers si colloca a metà tra i due: pur non avendo sposato un nuovo paradigma, sente tutte le limitazioni del vecchio. Krugman è impegnato invece in un ritorno al “vecchio” keynesismo della cosiddetta sintesi neoclassica (il modello IS-LM) prima della rivoluzione delle aspettative razionali. 

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Letture suggerite da Keynes blog – 2 novembre 2015

Inauguriamo con questo post una rubrica che, a scadenza non prefissata, suggerirà ai nostri lettori alcuni articoli e working papers di economia, principalmente di matrice eterodossa, ma non solo, anche divulgativi. In particolare segnaleremo lavori inerenti:

  • teorie economiche eterodosse (principalmente la teoria Post Keynesiana);
  • critica, interna ed esterna, alle teorie eterodosse; 
  • “dissidenti” nell’ambito dell’economia mainstream (New Keynesian à la Stiglitz);
  • articoli che, pur utilizzando modelli mainstream, giungono a conclusioni simili a quelle delle teorie economiche critiche.

Privilegeremo gli articoli che possono essere reperiti gratuitamente in rete. In questo modo vogliamo dare ai lettori un quadro del dibattito teorico e sulle policy, in cui mainstream e teorie critiche possono dialogare, confrontarsi e anche scontrarsi senza disconoscere il valore scientifico di ciascun filone di ricerca.  

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