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#Covid19, sorpresa: la quarantena fa bene all’economia

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In queste settimane abbiamo ascoltato economisti, industriali e politici mettere in contrapposizione le conseguenze economiche della “quarantena”* e la tutela della salute. L’argomento, in sintesi, può essere riassunto con “le conseguenze economiche della quarantena sarebbero peggiori di quelle della malattia” o addirittura “morirebbe più gente di fame per per il virus”. Un’idea che, ricordiamolo, stava per diventare la strategia del Regno Unito, mettendo a rischio la vita di 250-500 mila persone, secondo le stime.

Ma è davvero così? C’è un trade-off tra l’esigenza di salvare vite e quella di salvare l’economia? Molto probabilmente no. Ad evidenziarlo è un paper di tre studiosi della Federal Reserve americana e del MIT di Boston[1] intitolato: “E’ la pandemia che deprime l’economia, non gli interventi di salute pubblica: evidenze dall’influenza spagnola del 1918”.

“Quali sono le conseguenze economiche di una pandemia di influenza? E data la pandemia, quali sono i costi e i benefici economici degli interventi non farmaceutici (NPI)?” si chiedono gli autori? (per interventi non farmaceutici si intendono le misure di contenimento come il distanziamento sociale, la quarantena, ecc.).

“Usando la variazione geografica della mortalità durante la pandemia di influenza del 1918 negli Stati Uniti, scopriamo che le aree più esposte subiscono un forte e persistente declino dell’attività economica. Le stime indicano che la pandemia ha ridotto la produzione manifatturiera del 18%. La recessione è guidata da entrambi i canali, lato domanda e offerta. Inoltre, sulla base dei risultati della letteratura epidemiologica che stabilisce che gli NPI riducono la mortalità influenzale, utilizziamo la variazione nei tempi e nell’intensità degli NPI nelle città degli Stati Uniti per studiare i loro effetti economici.”

Ed ecco la sorpresa:

“Scopriamo che le città che sono intervenute prima e in modo più aggressivo non hanno prestazioni peggiori e, semmai, crescono più velocemente dopo che la pandemia è finita. I nostri risultati indicano quindi che gli NPI non solo riducono la mortalità. ma mitigano anche le conseguenze economiche negative di una pandemia.”

Beh, sorpresa fino ad un certo punto, perché è esattamente ciò che suggerisce il buon senso, un dono che a quanto pare latita in molti decisori, commentatori ed esimi studiosi.

E non si tratta di qualche decimale di differenza. “Gli effetti sono economicamente considerevoli” spiegano i tre economisti. “Reagire 10 giorni prima dell’arrivo della pandemia in una determinata città aumenta l’occupazione manifatturiera di circa il 5% nel periodo post epidemico.” Ma non solo reagire prima migliora le prestazioni economiche dopo, anche un’implementazione più prolungata: “50 giorni addizionali aumentano l’occupazione manifatturiera del 6,5% dopo la pandemia”. E ancora: “Nell’anno successivo all’influenza pandemica del 1918, c’è un aumento delle attività bancarie nelle città con interventi precoci e più lunghi… L’effetto è statisticamente significativo ed economicamente considerevole”.

“L’economia ha ottenuto risultati migliori nelle aree con interventi più aggressivi”, concludono i tre autori.

[*] per brevità indichiamo con questo termine tutte le misure di isolamento, distanziamento sociale e riduzione delle attività adottate in Italia

[1] Correia, Sergio and Luck, Stephan and Verner, Emil, Pandemics Depress the Economy, Public Health Interventions Do Not: Evidence from the 1918 Flu (March 26, 2020). Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3561560

 

 

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9 commenti su “#Covid19, sorpresa: la quarantena fa bene all’economia

  1. Secondo questo criterio allora la serafica Svezia fra un paio d’anni sarà un paese fallito mentre l’impanicata Italia vedrà un risorgimento economico senza precedenti? Non so, vedremo.

  2. per ora io ho notizie di licenziamenti, sarà sfortunata io

  3. Per passare il tempo chiusi in casa penso che vada bene tutto. Ma capovolgere il senso dello studio (premettendo che non sono andato a leggerlo) non mi pare proprio il massimo. A me pare che dica che prima affronti il problema e meglio ne esci. Cosa ovvia.
    E porta acqua al mio mulino, rafforzando la mia convinzione che da questa crisi epocale uscirà un solo vincitore, la Cina.
    La prima a reagire e quella che ha reagito in maniera più energica.
    Auguri a tutti noi, per adesso e, soprattutto, per dopo

  4. In effetti non fare nulla è una scommessa ad altissimo rischio. Gli inglesi ci hanno ripensato alla svelta. Concordo sulla posizione di relativo vantaggio dei cinesi, e in generale delle comunità più disciplinate.

  5. […] Pare quindi che gli economisti americani, a differenza di molti loro colleghi italiani, di certi politici e di certe associazioni imprenditoriali, abbiano ben chiaro quanto in effetti la letteratura economica ha da dire sul tema, ovvero che anche dal punto di vista economico è meglio chiudere il più possibile subito e aspettare che passi.  […]

  6. […] Pare quindi che gli economisti americani, a differenza di molti loro colleghi italiani, di certi politici e di certe associazioni imprenditoriali, abbiano ben chiaro quanto in effetti la letteratura economica ha da dire sul tema, ovvero che anche dal punto di vista economico è meglio chiudere il più possibile subito e aspettare che passi. […]

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