Beppe Grillo durante il V3 Day svoltosi ieri a Genova ha rilanciato l’idea di un referendum per la permanenza nell’euro. Diversi giuristi ritengono questa proposta impraticabile, ma è pur vero che una legge costituzionale potrebbe superare le obiezioni in punta di diritto, come del resto già avvenne per il referendum consultivo del 1989 con il quale furono conferiti poteri costituenti al Parlamento Europeo. Va da sé, comunque, che l’approvazione di una legge costituzionale richiederebbe una maggioranza che oggi il M5S non ha e che difficilmente conquisterà in futuro. Inoltre un referendum del genere esporrebbe per mesi i titoli di stato alla speculazione sui mercati finanziari. Non di meno va colto il punto politico di far pronunciare il popolo italiano su una questione sulla quale ha avuto occasione di dire la sua solo una volta, più di 20 anni fa (quando peraltro l’euro ancora non c’era).
Più interessanti quindi diventano i restanti 6 punti della “modesta proposta” di Grillo tra cui, citiamo, una “alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata eventualmente all’adozione di un Euro 2”.
Un’idea avanzata diverse volte nel dibattito da parte di economisti di orientamenti differenti, che avrebbe l’indubbio vantaggio di ridurre, per quanto possibile, il rischio di panico bancario e credit crunch che potrebbe investire i paesi che dovessero, costretti dai fatti, decidere di abbandonare l’eurozona unilateralmente, oltre al pericolo di un possibile contagio di portata e intensità difficili da prevedere, ma probabilmente non piccole, tanto più in un contesto di fragilità finanziaria globale nel quale anche il solo annuncio di un possibile rallentamento dei Quantitative Easing della Federal Reserve è stato sufficiente a scatenare una crisi valutaria in India.
Il caso vuole che i paesi “mediterranei” potenzialmente interessati ad un “euro 2” siano cinque: Italia, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo. Un euro a 5 stelle, insomma, invece che a 17.
Può funzionare una divisione in “euro-nord” ed “euro-sud”? Potrebbe essere una carta in mano dei i paesi meridionali per stringere un’alleanza? Sì, potrebbe, a patto che non si riproducano nelle due nuove aree valutarie (o almeno in quella che interesserebbe noi) gli stessi meccanismi che abbiamo conosciuto con l’euro attuale. Se l’ “euro 2” ereditasse lo stesso assetto istituzionale dell’eurozona, Francia e Italia diverrebbero le “Germanie del Sud”, accumulando surplus nei confronti dei restanti paesi, creando così le premesse per una nuova crisi da bilancia dei pagamenti. E’ quindi necessario un meccanismo che favorisca il bilanciamento tra i paesi dell’ “euro 2”, che potrebbe ispirarsi a quello della International Clearing Union proposto da John Maynard Keynes alla conferenza di Bretton Woods, del quale abbiamo diffusamente parlato in una conferenza convocata proprio dal M5S e sulle pagine di Keynes Blog.
Insomma, un euro a 5 stelle non solo per il numero di paesi aderenti, ma soprattutto per la sua qualità.
Con l’euro si sta o non si sta, dividerlo in due significa solo moltiplicare i problemi per quattro. E star fuori dall’euro è, per un paese come l’Italia, una scelta demenziale, da troglodita socio-econo-politico: il paese retrocederebbe a paese in via di sviluppo, buono per esportazioni basiche prodotte da personale sottopagato (come sta accadendo in Spagna). Altra cosa è che si vadano aggiustando, alzando la voce quando è il caso, i molti difetti con i quali è stato avviato il sistema, e che a dare idee sia piuttosto un Draghi che non la Merkel (Grillo di idee non ne ha, è solo un povero disgraziato che puó fare molti grandi danni e apportare nessun beneficio).
Una scelta demenziale, da troglodita socio-econo-politico, è quella di restare in questo Euro, in quando il paese è già in macerie e sta già regredendo a paese in via di sviluppo.
Ma estimatori della superiorità economica ariana, si diventa o è un dono di natura.
“il paese retrocederebbe a paese in via di sviluppo, buono per esportazioni basiche prodotte da personale sottopagato (come sta accadendo in Spagna)”
Infatti la Spagna è nell’euro.
Il problema della Spagna, corruzione a parte, non è stato l’euro ma la speculazione immobiliare (si è visto mai un paese di 45 milioni di abitanti che in un anno costruisce più case di Francia e Germania messe assieme?), la mancanza di investimenti produttivi, di investimenti nella ricerca e così via, perché la maggior parte delle imprese e i governi (sì, anche quello di Zapatero, anche se non tanto come questo, disastroso, del Partido popular) hanno sempre preferito la strada degli sgravi sul costo del lavoro et similia, e adesso direttamente sulle retribuzioni.
È ovvio che uscire dall’euro consentirebbe una serie di manovre che darebbero sollievo a paesi come Spagna, Grecia e Italia (ci si mette a volte anche la Francia, che in realtà ha resistito piuttosto bene alla marea), ma sarebbe momentaneo, favorirebbe i settori di base andando a scapito dell’innovazione e della ricerca (tanto la concorrenza si fa deprimendo il costo del lavoro e riducendo la gente alla povertà), e riporterebbe l’Italia nel gruppo B dei paesi industrializzati. Può essere una scelta, perché no? In fondo anche il masochismo è fonte di piacere.
Krugman, uno a caso, ci ricorda che il boom immobiliare spagnolo è stato indotto dall’afflusso di capitali tedeschi (afflussi confluiti anche in Grecia e in Italia). E la crisi è scoppiata perchè un bel giorno hanno scoperto che – nonostante l’amato e intoccabile euro – non avevano investito in euro, ma in pesetas, dracme e lire. O almeno così è diventato evidente quando la BCE non avrebbe fatto nulla come prestatore di ultima istanza, ma avrebbe lasciato agli stati il compito di sbrogliarsi la matassa (e infatti la Grecia è stata lasciata fallire (grandioso risultato di questo eurosistema)).
Quanto alla ricerca e all’innovazione, oggi pur essendo nell’euro, l’Italia non brilla di certo. La ricerca e l’innovazione la fai dentro o fuori dall’euro. Basta avere degli imprenditori intelligenti.
Framco Mimmi ironicamente scrive: tanto la concorrenza si fa deprimendo il costo del lavoro e riducendo la gente alla povertà
Molto meno ironicamente è quello che succede oggi con l’euro: si deprimono i salari reali per essere competitivi. Questo è il programma, che non dicono, ma che attuano coloro che vogliono restare nell’euro. Lo dicono i fatti: i redditi reali delle famiglie sono tornati indietro alla fine degli anni ’90.
Concordo in pieno con FRANCO MIMMI,ed aggiungo una domanda:in una ipotetica uscita dall’euro,quale valore assumerebbe la moneta che si andrebbe ad adottare?,quello che era la lira al momento che l’abbiamo lasciata?Credo che il giorno dopo di fatto ci troveremmo nelle condizioni di paese povero del terzo mondo.Grillo ai suoi fans lo ha spiegato?
Qualora si uscisse, la cosa più ragionevole è 1 € = 1 nuova lira. Quindi se guadagni 1000 euro avrai 1000 nuove lire. Se hai un mutuo di 100 mila euro, sarà di 100 mila nuove lire.
Dopo di che, la nuova lira si svaluterebbe verso l’esterno; ma all’interno poco cambierebbe.
Quanto alla temuta inflazione in seguito alla svalutazione, le importazioni non superano il 30% del pil. Se a distanza di un anno la nuova lira si sarà svalutata del 10% (vi sono studi che asseriscono che l’attuale euro-lira è sopravvalutata di circa il 12%), il primo impatto sui prezzi non dovrebbe essere superiore al 3%. Inoltre potrebbero essere adottate misure per tutelare i redditi reali.
Infine la svalutazione favorisce le esportazioni. E con esse vi è la possibilità che crescano l’occupazione e i redditi. Per inciso, se vuoi fare lo sborone, tipo svalutazione del 100%, significa che dimezzi i prezzi dei nostri prodotti all’estero: vuoi che le esportazioni non aumentino? E se aumenta la produzione, aumentano le opportunità di lavoro (in Germania le esportazioni sono ai massimi anche perchè godono di un euro che per loro è sottovalutato fin dal 1999 ossia da ben 14 anni ed hanno una disoccupazione al 5,2%, certo non per merito della domanda interna, dato che i risparmi sono superiori agli investimenti).
Non vi è quindi ragione per attendersi chissà quali catastrofi.
Ciò detto, non è nemmeno una passeggiata. Se ne può e se ne deve discutere.
“Dopo di che, la nuova lira si svaluterebbe verso l’esterno; ma all’interno poco cambierebbe.”
ah ah ah.ma chi vi scrive i testi? bagnai o martufello? bellissima la vulgata proimprenditoriale, ma rimane il fatto che perchèle esportazioni debbano crescere del 100% i salari rimangano uguali a fronte di un raddoppio del costo della vita, ma grillo ebagnai questo non lo dicono…
Temo che puntare su un euro mediterraneo sia il solito escamotage per non affrontare i nostri problemi strutturali. L’euro va svalutato tutto, se del caso, ma deve restare uno.
A te ti devono avere cresciuto a pane e volpe, se l’euro va svalutato per tutti, gli Alemanni venderanno ancora di più nei paesi extra-europei ed europei, e l’industria tedesca si rafforzerà ancora di più rispetto alla nostra, gli Italioti continueranno a comprare prodotti tedeschi perchè costeranno sempre di meno e gli Italiani avranno sempre meno lavori da fare, perchè il poco lavoro che c’è verrà fatto nelle fabbriche Tedesche.
Bravo, continuiamo a spararci nei cojotes.
e invece con l’euro alto la germania è molto svantaggiata, come dimostrano i dati di questi anni… ma la cosa più psichedelica è pensare che con un’italia in default la germania vada in default anch’essa. molto più facile che una volta che siamo a terra vengano qua con un paio di marchi e delle comode affettatrici da usare sui nostri glutei
Per i tre commentatori che mi hanno preceduto:
Godetevi l’ euro.
(Un paese del terzo lo stiamo diventando CON l’ euro, la Spagna sta nell’ eurozona, fosse sfuggito al “sagace” Mimmo…)
@bargazzino
è inutile combattere contro la cultura televisiva.
Per i frequentatori delle arene in TV, studiare sui libri non solo è difficile, è impensabile… e poi che noia tradurre dell’inglese.
Attendiamo che gli eventi “naturali” facciano il loro corso, i pud€-ini li riconosceremo quando grideranno più forte degli altri che loro erano “contro”.
Il dibattito sulle euro- moneta nazionale , dovrebbe tener conto dei seguenti parametri. Perché il Euro- sacerdozio ha imposto un ordine del giorno per la discussione , che nulla ha a che fare con la sienza eonomica, piuttosto con guerra psicologica , e del comportamentimso assomigli.
1.L Euro si dimostro’ e i indicatori documentato , non è stato operativo , in quando ha portato i paesi EZ , in 15 anni di esistenza ,ad una scarsa crescita ( in media 1.2 % ) . Negli ultimi sei anni adirittura in una recessione media circa del -0,2% . La disoccupazione registrera’ nel 2013 un livello alto del 12 % .
Si deve prendere in considerazione che qualsiasi crescita registrata , è dovuta principalmente ai dei crediti , che afluivano nel periodo delle vacche grasse. Eliminando questa oppurtunita’, è quasi certo , la crescita media sarebbe al di sotto dell’1 % . Il passato pregiudica il futuro .
2 . La politica economica applicata dopo la crisi ,di ispirazione tedesca , si dimosto’ praticamente inutile . La relazione debito governativo / Pil raggiungerà il 95 % quest’anno , con un ulteriore aumento previsto nel 2014 . Il 2007 è stato al di solo del 66% A questo punto,rimuovendo gli euro ochiali, I’ euro -sacerdozio e’ costretto a dare due spiegazioni . :
A. Per quale motivo la crisi scoppio’ dato il basso rapporto debito / PIL del 2007(66%)?
B. cosa intende fare con un un’ debito che sarà presto formato vicino al 100 % ; 3.A causa dei diversi livelli di sviluppo dei paesi dell’ EZ e delle loro differenze culturali, non può mai verificarsi una convergenza economica, con conseguente indebitamento permanente dei paesi deficitari. Prima di esprimere aualsiasi obiezione alla formulazione di cui sopra, si guardi a ciò che accade in Spagna (Castiglia e Catalogna), Italia (nord-sud), Belgio (Vallonia -Flandria ) ecc. .Dopo secoli di esistenza dello stato –nazione , da notare .
4. La creazione con ogni mezzo dell’ euro – coscienza, non deriva da una procedura che coinvolge i popoli europei , tutt’ altro. La maggior parte delle decisioni sono prese nel nucleo centrale , nella Germania in particolare, i parlamenti nazionali sono chiamati a rattifiare , e i mebri parlamentari nella maggior parte dei casi non hanno studiato cio che votino , o addirittura ne sono anche Indifferenti . Le società sono diventati dei spettatori. Come risultato , il divario tra i popoli del Eropa e la burocrazia di Bruxelles si e’ amplificato, cosa che si riflette nei sondaggi nei cui lo euro-scetticismo arriva oltre il 60 % . Una recente indagine condotta in Italia ha mostrato per la prima volta , che i favorevoli al ritorno della lira superino quelli a favore del euro. Totalitarismo in pieno svolgimento.
5.Come esempio di confronto. La creazione degli stati-nazione occidentali è stato invece il risultato delle rivolte-rivoluzioni e a volte dei referendum (vedi Italia). Come conseguenza la coscienza nazionale dopo secoli regge bene, contrariamente all’ artificiale euro -coscienza che barcolla, se mai esistita pure.
6. Ulteriore Euro-integrazione non sarà una soluzione. Perché il mantenimento dell’euro richiedera’ austerità permanente, indebolimento della democrazia parlamentare e l’eliminazione della sovranità nazionale. La forma finale di integrazione sarà un Europa germanica.Prendiamo seriamente in considerazione, uno dei pochi paesi che opera all’interno della EZ in modo nazionale e’ proprio a la Germania. Sono disposti gli altri paesi ad arrendersi senza combattere allla Germania? E se le classi dirigenti lo sono, come reagirano le società?
7.All’interno della EZ la legge ricardiana dei vantaggi comparati ,non funziona ma probabilmente quella dei assoluti comparati, creando forti squilibri in essa . l’ Italia ( ottava economia del mondo ) , con una ventina di anni di avanzi primari registrati ,industrialmente avanzata, con inovazioni tecnologiche , turismo ecc. e’ incapace di ottenere una riduzione del debito dello Stato . Nel 2014 si aspetta di superare il 135 % ! . Quando presentava una crescita anche minima , il debito rimane’ piu’ ho meno stabile . Con l’imposizione dell’ austerità riprese la scalata.. Quale interpretazione si da’ ; . Cambiare pure gli italiani ; Considerando che in Crecia gli pro-euro proponongo l’ altamente scientifico che gli Greci :“ diventino civili” . Razzismo allo stato puro da parte dei prevalentemente anti- razzisti … !
8.Gli ultimi sei anni della crisi il resto del mondo (tranne EZ) registro’ una crescita media del 3,5%, mentre nell EZ si regitro’ una recessine media del -0,2%. La causa principale di questa distocia non è altra che la valuta. Oppure ne esiste un altra?
9. Il sopra documenta e fa sostenere, per la non-esistenza di nessuna giustifiacazione e pure utilita’ per il continuarsi del disastroso esperimento del Euro. L’unico futuro che promette: “sudore, lacrime e sangue”, letteralmente
10. Soluzione , con un minimo di possibili effetti collaterali . Il ritorno di tutti i paesi nelle loro monete nazionali e l’ utilizzo dell’euro per li sambi esterni. Cosi la moneta nazionale riflettera’ il potenziale economic di ogni nazione. Il suo tasso di cambio sarà determinato nello stessso modo come l’ ECU. Allo stesso tempo, si deve dare la priorità alla cooperazione e al commercio al interno dei tre settori della EZ ( centrale, meridionale e orientale ), ove esistono delle affinita’ economico – culturali .
Esistono sempre delle soluzioni. I sensi unici si creato dai totalitarismi , dalle ossessioni ideologiche e dai i senza cervello .
Chiendo la vostra indulgenza per il mio italiano e della lunghezza del messaggio.
penso comunque che un euro 2 sancirebbe di fatto la spaccatura dell,UE inoltre mi trovo d,accordo con l,autore se essa ci fosse i problemi strutturali dell,euro in ogni caso dovrebbero essere affrontati tali e quali nei paesi aderenti all,euro 2 tanto vale cercare a questo punto altre soluzioni possibili,solo una cosa mi sembra improponibile lasciare le cose cosi come sono. bisogna prendere la situazione di petto è se è il caso alzare anche la voce, e battere i pugni sul tavolo,(si fa per dire).non ci mancano ne le ragioni ne gli argomenti ne gli strumenti per farlo.
Egregio Sig. Paolo Rossi, così rispondo:
Una uscita dall’Euro produrrebbe forse dei benefici immediati, é indubbio che la possibilità di stampare moneta ci potrebbe dare sei mesi o un anno di apparente tranquillità…..Poi però? Con l’inflazione come la mettiamo? a) I salari dei lavoratori verrebbero letteralmente polverizzati. b) I risparmi -leciti- sarebbero ridotti a carta straccia, precludendoci in futuro la possibilità di avere investitori italiani e concedendo alle sole multinazionali straniere o a chi aveva esportato capitali illegalmente, la possibilità di essere un attore economico, qualora VE NE FOSSE la convenienza…..
Ciò che si deve invece fare é RIDARE DIGNITA’ AL LAVORO, ai sensi dell’ART:1 della nostra Costituzione, la quale passa ANCHE, per la redditività………
Per cui:
1) Gli Italiani tutt’ora possono acquistare prodotti non tedeschi, a prezzi minori, ma guarda caso non lo fanno. Forse in quanto sono di qualità migliore?
2) Se non si produce più nulla nel nostro paese, ciò é dovuto in gran parte a:
– una tassazione diretta ed indiretta che arriva al 69% rapporto ONU. e in alcuni casi, con i contributi giunge all’83%,
– oneri burocratici che assorbono i 2/3 della giornata lavorativa, accompagnati da limitazioni ANTICOSTITUZIONALI all’attività imprenditoriale privata, la quale é LIBERA ai sensi dell’art.41 della Costituzione Repubblicana e non VINCOLATA come oggi succede, da norme assurde e lesive della dignità dei lavoratori; I controlli e le modalità di cui parla il terzo comma dell’art.41 riguardano il pericolo che essa si svolga CONTRO l’interesse generale, ma MAI viene prevista la possibilità che questa venga REGOLATA DALLO STATO come assurdamente SUCCEDE ORA;
SPESSO POI SOLO CON LEGGI QUADRO NON SEGUITE DAI DECRETI ATTUATIVI!!!
– Un’attività terroristica da parte delle ISTITUZIONI, volta a disincentivare qualsivoglia investimento nel nostro paese: La normativa sulle Società di Comodo o sulle Società in Perdita Triennale é illuminante su questo punto; Il tutto solo al fine di far cassa……
– Una giustizia civile e tributaria, con tempi biblici e spesso in mano a giudici incompetenti quando non palesemente “di parte” e succubi di interessi maggiori;
– Una ossessiva CORRUZIONE insita nell’apparato pubblico del nostro Paese, che rende l’Italia tra i paesi al mondo più corrotti, al pari della Nigeria…..
– La presenza di Formidabili apparati CRIMINALI , che operano indisturbati a tutti i livelli. Ricordo che ora si sciolgono i consigli comunali in Lombardia per infiltrazioni mafiose………
– Possiamo proseguire poi all’infinito………..
2) L’Europa per me é un valore che va oltre queste, seppur terribili, difficoltà. E lo dico da lavoratore privato, non certo da comodo boiardo pubblico, che lo stipendio a fine mese lo ha sempre preso…..Almeno per ora…..
Se poi il vero problema é il progetto europeo, allora non credo abbiamo molto da dirci.
Buona serata.
Considerare nella pressione fiscale i contributi è una emerita sciocchezza. Dato che sono una voce del costo del lavoro. La pressione fiscale in tal caso non è 83% (dato del tutto inventato), nè del 68-69% (tanto pubblicizzato). La vera pressione fiscale sui profitti scenderebbe quindi a meno del 30%, come del resto i bilanci delle imprese pubblicati da Mediobanca dimostrano.
Che poi il sistema fiscale sia comunque pesante e perverso, non vi è ombra di dubbio. Come sicuramente l’attuale apparato burocratico non è friendly. Ma resta il fatto che la crisi non è iniziata nel 2008 perchè è arrivato Berlusconi, notoriamente nemico delle attività imprenditoriali, ma perchè sono state imposte dalla Bce e dalla Commissione Ue (ossia dall’Eurosistema) le assurde politiche di austerità. E i risultati si sono visti: produzione industriale -25%, pil -9% e disoccupazione al 12,5%.
non è assolutamente detto che la pressione fiscale scenda insieme al valore della liretta, dato che dipende dalle politiche adottate dall’illuminata dirigenza che dovrebbe gestire l’uscita dall’euro. e data la totale ritrosia dei geniali no euro a pronunciarsi su questioni ben più importanti come quelle riguardanti il proprio rapporto con la religione neoliberista (guarda caso la stessa che ha prodotto l’austerity) trovo assolutamente folle l’idea di fare decidere il nostro destino a della gente che forse la pensa allo stesso modo della merkel e ci si è trovata contro solo per una temporanea circostanza
me la spieghi questa?

Mi piacerebbe legge qualcosa sul abbandono dell a moneta Euro, che non sia solo demagogia o populismo, si elencano sempre i vantaggi, vantaggi che stanno su libri di scuole superiori e mai i difetti, quelli mai!
1) Abbandoniamo l’Euro, come? Con un referendum? Questo non farebbe imbestialire i nostri creditori? Lo spread non aumenterebbe? Quanto ci costerebbe in termine di interessi? Se le banche si liberassero dei titoli in pancia, cosa accadrebbe? E se i cittadini volessero prelevare euro per paura, fondata, della perdita di valore dlela moneta? Il fallimento delle banche ce lo mettiamo?
2) Si tornerebbe alla Lira per poter svalutare, ma come? Ci si lamenta del fatto che le nostre retribuzioni diminuiscono e le vogliamo tagliare con aumento inflazione?
3) L’inflazione fa paura, non ci siamo abituati con l’euro, la banca ditalia, per contrastare l’inflaizone, aumenterebbe i tassi, perciò, i mutui, costerebbero molto di più, che senso ha quindi tornare alla lira?
4) Le banche tornano sotto l’ala dello stato, ricapitalizzate da stampa moneta, splendido, altro contro senso, oggi, ci si lamenta della finanza, del signoraggio e poi regaliamo i nostri risparmi, allo stato sprecone?
5) Tutti contro il signoraggio, ma se la Banca d’Italia va sotto il controllo del governo esso guadagnerà da stampa moneta! Controsenso!
Altro punto che ho a cuore, il 6, cosa vi fa pensare che con la Lira si tornerebbe a stare bene? I governanti rimarranno eletti dal popolo, le istituzioni non cambieranno, perciò resteremo un paese con tantissimi problemi stutturale, la sovranità monetaria sarà gestita da politici corrotti o populisti (cosa peggiore).
Prelevare euro in vista di un ritorno alla lira, non avverrebbe per paura, ma per fini speculativi. Ed è per questo che non ha senso il referendum. Se . si deve uscire, verrà fato dalla notte alla mattina durante un weekend.
Quanto ai titoli in mano alle banche, non hanno alcun danno, dato che tutto verrebbe ridenominato (non sono diventate più ricche quando è arrivato l’euro, non ci perderanno con un eventuale ritorno alla lira). Il problema è semmai per le banche estere. Beh, non saranno certo contente. Ma l’alternativa sarebbe:
1) accettare una perdita pari alla svalutazione della nuova lira (10-12%)
2) far pagare, come avviene oggi in Italia e come avviene in Grecia, tutta la crisi ai cittadini
3) rinegoziare il debito.
Salvo che tu sia favorevole alla soluzione 2), per loro sarà preferibile la 1) alla 3).
Le retribuzioni possono essere difese da meccanismi che difendono il potere d’acquisto.
Quanto ai tassi di interesse, quando uscimmo dallo Sme non fu più necessario difendere il cambio e i tassi di interesse scesero. Dopo di chè se vogliamo farci del male, possiamo anche aumentare i tassi. Ma la cosa ragionevole è che la BC si adoperi per mantenerli bassi. Per inciso, con vaste risorse produttive inutilizzate, il pericolo di inflazione è modesto fino a quando non si arriverà al pieno utilizzo dei fattori produttivi, dato che l’eccesso di offerta (sia sul mercato del lavoro che su quello delle merci) tenderà a deprimere i prezzi.
Andiamo con ordine i fatti ci dicono che l’euro al momento per noi ha avuto esigui vantaggi e molti svantaggi, se continuiamo cosi’ a colpi di fiscal compact avremo a breve la desertificazione economica e industriale dell’ Italia, ergo qualcosa va fatto; la cosa migliore sarebbe l’accordo del sud per convincere il nord ad un atteggiamento piu’ utile per tutti sotto lo stesso euro, mi sembra una soluzione al momento poco praticata o cercata , sui due euro vale quanto già detto ovvero rischio di riprodurre altri squilibri.Quindi che ci piaccia o no, l’ipotesi di uscire dall’euro un politico serio la dovrebbe considerare come possibile , non certo con un referendum per i rischi già delineati, perchè anche con tutti i problemi che comporterebbe e che qualcuno sovrastima e alcuni sottostimano non mi pare che la situazione in Italia sia già adesso rosea. ( disoccupazione, PIl ecc…)
wishfull thinking… Grillo l’ICU non ha idea di cosa sia.
Caro Giorgio,
le mie cifre non sono certamente prese a caso, il tanto pubblicizzato 68-69 per cento é un dato delle Nazioni Unite e non mio, per ciò che concerne l’83% considerando anche i contributi, é un dato assolutamente reale. Recentemente un giornalista aveva messo on line i dati di una piccola srl con due soci a cui aveva allegato i dati di bilancio, ebbene veniva l’83% fra tasse e contributi. Ho rifatto i conti: é corretto. (l’ho da qualche parte…)
Se poi questi ultimi non devono essere considerati imposte, E NON HO DETTO CHE LO ERANO, non ti dimenticare che esse rappresentano, comunque al momento un’uscita di cassa, quindi un’ammanco di liquidità altrimenti utilizzata per vivere……o investire……come se non bastasse erogata verso un ente l’INPS che sarà ben difficile li restituisca al momento opportuno, visti i 9 miliardi di buco appena denunciato dal suo direttore…..
E’ bene tener presente, anche la percentuale di INDEDUCIBILITA’ che grava sulla BASE IMPONIBILE, la quale, anche se tassata come dici tu al 3,9 Irap + 27,50 Ires, é indubbio sia foriera di raddoppiare ogni anno a fine esercizio, stante i numerosissimi costi aziendali NON RICONOSCIUTI dal nostro ordinamento fiscale. Un esempio sono le autovetture, a cui , da quest’anno, viene riconosciuta la deducibilità solo per il 20%…..La stessa Irap ha una base imponibile che ricomprende il COSTO DEL LAVORO, OLTRE AGLI INTERESSI PASSIVI…..ecc…..
Inoltre NON DIMENTICHIAMO gli altri costi da imputare ad un’attività economica, quali:
Camera di Commercio, Tassa Rifiuti, adempimenti SISTRI (anche se sospeso il satellite, il cartaceo lo si fa lo stesso) o altre porcherie similari, Oneri e adempimenti Congruità Contributive, IMU o altra bestialità sugli edifici industriali, Vidimazione Libri Sociali, Imposte di Bollo, Imposte di circolazione Automezzi Pesanti, Tasse di partecipazione ad eventuali procedure ad evidenza pubblica…Ne potremmo citare almeno un centinaio di altre imposte o balzelli che più o meno apertamente gravano sul quel povero bilancio…….
Se vuoi altri chiarimenti, domandalo al tuo commercialista, vedrai confermerà appieno la mia versione…….
Aspetta! poi mettici pure tutti gli oneri relativi a certificazioni e accreditamenti es. Sistema Qualità, SOA ecc…..di nessun valore (o quasi), spesso svuotati del loro vero significato ed imposti al solo fine di far lavorare clienti o questuanti….e vedrai che si arriva alla perdita secca.
LA CRISI
Quanto alla crisi, essa non é certo iniziata nel 2008 né con le politiche di austerità imposteci dall’esterno, che l’hanno magari aggravata. Essa parte da lontano. L’Italia é in crisi da almeno 30 anni, retaggio di scelte politiche ed economiche errate, di una struttura burocratica e fiscale folle, e di un menefreghismo generale circa le sorti del paese, che lo ha consegnato ad una concorrenza esterna selvaggia e irrispettosa delle più basilari regole del viver civile, nel contempo ingessandolo e costringendo per di più gli imprenditori italiani in un’assurda camicia di forza fatta di nuove regole, controlli ed assurde auto-limitazioni.
Le periodiche svalutazioni della lira servivano per rendere concorrenziale il paese nei momenti dificcoltà. Terminata la possibilità di utilizzare tale escamotage, la crisi si é manifestata in tutta la sua crudezza…….
Buona serata.
Il fatto che il 68% venga dalla Banca Mondiale non è detto che sia calcolato correttamente. Per avere un’idea dei risultati paradossali a cui conduce quel metodo vai a leggerti questo post:
https://keynesblog.com/2013/08/06/il-total-tax-rate-e-la-religione-liberista/
E se è vero che i contributi sono una uscita, lo sono pure gli acquisti delle materie, come il salario diretto. Tanto vale allora parlare di redditività delle imprese. Ma questo non ha nulla a che fare con la pressione fiscale sulle imprese, che per definizione deve includere solo le imposte sui risultati aziendali e non parti di costi operativi. (il discorso sull’inps riguarda i lavoratori, non le imprese, se si troveranno con pensioni da fame).
Quanto alla crisi, che parte da lontano, convengo su parte del tuo discorso. Ma non vi è dubbio che questo Eurosistema ha esasperato al crisi e occorre trovare, per la nostra sopravvivenza, una via d’uscita.
ricordo agli scettici dell’europa a 2 velocità che fu un piano serio affrontato da tutti gli Stati dell’Unione di allora. I vantaggi sarebbero notevoli, due su tutti, il primo potrebbe essere quello di evitare il rischio di un vertiginoso crollo del potere di acquisto nel caso del ripristino di una moneta nazionale, il secondo sarebbe quello di uscire dalla tenaglia mortale del patto di stabilità e della possibilità di ridiscutere il debito pubblico nazionale.
L’ Italia ha un rapporto depito pubblico/Pil del 130%. Questo implica che con un tasso d’interesse di prestito al 4% , avra’ bisogno del 5% circa del suo Pil per soddisfare il pagamento solo degli interessi annualmente.Per otenere un deficit pubblico azzerato .sempre annualmente ,occore un avanzo primario pure del 5%.E per cominciare a far diminuire il debito in percentuale occorebbe una crescita annua di almeno 1% .Queste cifre sono fuori da ogni realta’. Perche l’ austerita’ non si puo’ combinare con lo svillupo. I fatti lo confermano. L’ EZ nel 2007 presentava un rapporto debito/Pil al 66% di media e un deficit pubblico di appena 0,6%. A distanza di 6 anni il debito in percentuale e’salito al 95%(presto sara’al 100%) e il deficit pubblico al 3%. Cos’ altro dobbiamo subire ancora per rendersi conto che l’ euro e’ stato e lo e’ un disastro..
Lei parte dal presupposto che ci indebiteremmo per il resto della nostra vita al 4%, in passato invece non era così! Addirittura il nostro debito è calato in passato, come mai? Noi abbiamo bisogno di liquidità e tornare a crescere! Il debito non è importante, se il PIL cresce, esso diminuisce e se diminuisce gli interessi calmo!
Lei non ha analizzato bene la situazione, non ha riconosciuto il problema e pretende di uscire dall’euro?Dio ci salvi da “esperti” come lei!
Semplicemente l’ idea di una moneta unica ( e non comune ) per più stati è ed era una grossa stupidaggine.
Pertanto se ci sarà un euro 2 esso non dovrà essere una nuova valuta che avremo in tasca bensì una valuta virtuale a cui si agganceranno le nuove valute nazionali di spagna, grecia, portogallo, italia e francia. Non sarà necessaria una nuova banca centrale unica del sud europa bensì un meccanismo che disincentivi surplus/ deficit commericiali persistenti.
Un sistema del genere potrebbe essere proposto anche alla Germania, ma difficilmente accetterà un’ evoluzione dell’ eurozona in questo senso. E allora ecco che la proposta diventa un’ operazione di uscita credibile per gli altri paesi.
Alla rottura dell’ Euro in quanto moneta unica di Francia, Germania e Italia ci si andrà comunque, quello che bisogna decidere non è quindi se uscire o meno ma COME farlo.
Giorgio,
ti potrei citare altre cento imposte che tu potresti considerare come parte dei costi da sostenere per la produzione…..ad esempio i carburanti. Le accise? Sappiamo benissimo a a quanto ammontano. Quelle non sono tasse? O devono far parte del costo delle materie prime delle imprese?
Formalmente ti dico di si, poiche per mestiere, le imputo in bilancio (le accise) alla voce carburanti (sono tutt’uno col costo finale). Ma sono imposte e null’altro.
Fai bene a parlase di redditività. Non possiamo fermarci ad un mero formalismo,
le imprese non hanno redditività da parecchio tempo, come da sempre in italia si utilizzava l’evasione fiscale come mezzo di sopravvivenza per ovviare a questo stato di cose. Non guardiamo ai grandi evasori, ma all’economia di base. Questi sono purtroppo dati di fatto. L’evasione veniva tollerata al fine di non affrontare il vero problema di base del sistema economico italiano: la mancanza di redditività determinata da imposte dirette, oneri amministrativi collaterali, ed imposte occulte ma ben presenti, a livello assurdo. Il tutto poi faceva esplodere i prezzi al consumo, portandoci fatalmente fuori mercato.
Uscire dall’euro, temo sia l’ultimo espediente che questa classe dirigente utilizzerà al fine di salvare se stessa e non affrontare nessuna delle riforme e cambiamenti necessari al fine di modernizzare il paese. Non so se poi questi cambiamenti potranno essere sufficienti, ma é indubbio che non sono sttai mai fatti e la posta in gioco non é solo una moneta, ma il significato politico che ha un Europa unita e in futuro un governo europeo, visti e considerati i grandissimi cambiamenti mondiali e la presenza di superstati quali l’India e la Cina, verso i quali un’Italia da sola non é nulla. La moneta é concepibile come strumento necessario al fine di consolidare l’unione.Senza della quale l’unione non c’é. Svalutiamola tutti in sieme e nel contempo facciamo le riforme. E’ un errore? Bè facciaone uno nella direzione giusta, poi se si crollerà ne parleremo in seguito.
Certo oltre a ciò ci vuole una riforma politica che porti ad un effettivo potere del parlamento di bruxelles che non si deve limitare a decidere il numero dei puntini che devono avere le uova….
Supponiamo che il carburante incida per l’1% sul fatturato e che la redditività lorda sia del 10% (ma al netto degli ammortamenti e degli accantonamenti). Se vuoi considerare le accise, diciamo i 2/3, aumenterà la pressione fiscale sugli utili, data una pressione fiscale del 30% al 30,7%. Puoi aggiungerci anche i bolli auto dei mezzi, le concessioni amministrative, ecc., ma non arriverà mai al 68%, in media nazionale. Che poi vi siano delle assurdità che portano a tassare un’impresa anche se perde (irap), che si paghi per adeguarsi agli studi di settore, anche se le dichiarazioni potrebbero (sottolineo potrebbero) essere fedeli, sono le tipiche storture del sistema fiscale italiano. Ma se i casi individuali devono avere la giusta considerazione, non possono essere estesi alla totalità.
La pressione fiscale ufficiale è al 44% che sale al 52 se si tiene conto del sommerso. E la mia impressione è che siano le famiglie (dei lavoratori e dei pensionati in primis) a sostenere il peso maggiore della tassazione (oltre irpef e contributi, iva al 21% sui redditi, se consumi=redditi, accise sui carburanti, bollette luce, gas, ecc.).
Giorgio, ciò che dici può, anzi é corretto, per le accise, ed hai pertanto aumentato la pressione fiscale dello 0,7%. Il resto pero? quel 30% che dici tu va poi calcolato non sugli utili civili ma su quelli + le riprese fiscali che includono l’indeducibile……e supera abbondantemente il 44%. Se avrò un minuto di tempo ti trovo qualche esempio di imprese che sostengono simili tassazioni. Ma ce ne era una che un giornalista aveva messo on line quest’estate, con addirittura i conti e relativi calcoli. Incredulo, li avevo rifatti, e non si discostavano di una virgola da quanto sopra. Quello era un caso tutt’altro che raro. La base imponibile viene spesso e volentieri raddoppiata. La tassazione potrà anche avere le aliquiote che dici, ma la musica non cambia.
Diciamo poi un’altra cosa. Forse a livello di medio-grandi imprese, certi costi indeducibili pesando di meno che per le medio-piccole, in quanto li assorbe il fatturato.
Ma a livello di base così non funziona. E quella era la regola per il nostro paese, non l’eccezione.
Inoltre considera che, moltissimi adempimenti burocratici, senza corrispettivo, vedi ad esempio congruità contributiva nel settore edile, hanno oneri collaterali che devono essere per forza imputati alle imposte. Infatti le spese che l’impresa sostiene per farsi certificare, non sono altro che oneri in più per attestare la sua regolarità. Mi risponderai che ciò é dovuto al fatto che gli italiani le tasse non le pagano. Ti replico che sarà anche vero ma é pur sempre un onere che in altri paesi civili nessuno sostiene (e da noi li sostengono doppi le imprese in regola).
Dunque: facendo i conti e, credimi gli imprenditori li fanno bene, la tassazione giunge ai livelli di cui sopra.
In Italia abbiamo a che fare con una classe burocratica di consumati mascalzoni che sanno bene come nascondere imposte tra le pieghe dei vari adempimenti ed oneri, a prescindere dalle aliquote ufficiali.
Le famiglie dei lavoratori sostengono interamente la tassazione ed anno per di più un reddito insufficiente. Verò! Vero però che lo stipendio loro, lo prendono a fine mese (fino ad ora) l’imprenditore non ha questa certezza ed il rischio di impresa va remunerato. Non dimentichiamo che le bolle immobiliari e finanziaria che si sono generate a cavallo degli anni 90 e 2000, sono dovute proprio ad una scarsissima se non nulla redditività del lavoro. a beneficio di quello speculativo.
Se si vuole aumentare il loro reddito é necessario ridare respiro all’economia, attrarre investimenti, con i metodi anzidetti e non servendosi di un intervento statale che, sebbene utile in alcuni paesi civili quali il Regno Unito, in Italia risulterebbe addirittura ridicolo stante i mascalzoni che la governano, i quali divorerebbero ogni risorsa a fini clientelari.
Enrico, commento solo il tuo paragrafo finale, con una domanda: e provare a cambiare chi si manda a governare?
Perchè delle due l’una: o è possibile cambiare chi ci governa o – finchè saremo in una democrazia (ma lo siamo? fino a che punto?) – non ci si può lamentare di chi governa (ma continuare a votarlo) e assumerlo come alibi per non far niente per uscire dalla crisi.
Perché qualunque economista serio, non quelli che si sono “laureati” alla Boh(?) University di Ci-cago(!), ti direbbe che se i privati non hanno convenienza ad investire vi è solo un altro soggetto che può aver interesse a ridurre la disoccupazione.
Si, proprio lui, lo Stato. Sempre che vi siano delle persone serie e oneste. Ma questo è compito di chi li manda al governo. E’ compito degli italiani.
Sono un lettore fedele e di solito non sento il bisogno di intervenire. In questo caso pero’ invito gli autori a non rispondere ed a cancellare gli interventi di natura ideologica.
Esempio.
Scusate ma dire “Ma come la mettiamo con l’inflazione … l’Europa e’ un valore che va oltre” etc. non e’ un atteggiamento accettabile. Chiedere quale possa essere l’andamento dell’inflazione o contestare che sarebbe solo il 3/4 % con un ragionamento articolato invece lo e’.
Ovviamente do’ per scontata la buona fede di chi interviene in modo scorretto.
Mi permetta. Certi qui in Grecia raggionino come se non ci fossero altre monete nel pianeta terra, a partre l’ euro.. Allora con le 180 monete del mondo che ne facciamo?. Le buttiamo ed usiamo una su scala mondiale? I 200 stati del resto del mondo come soppravivono? si, con un’ inflazione maggiore di quella della EZ. Pero’ con una crescita media del 3,5% e la EZ(con infalzione bassa ed in Grecia adirittura con deflazione) con una recessione che nel 2012 era -0,6% e quest’ annno di una cifra simile.Allora il resto del mondo perche’ non si sente isolato con la propria moneta nazionale, e lo devono sentirsi le nazioni della EZ quando ritornerano nelle proprie monete nazionali? Bisogna ragionere togliendsi gli euro-occhiali. Tutto sommato e’ una moneta di per se recessionale o piu’ corretamente oligo svillupante come le indici lo confermano e con una storia di soli 15 anni. Grazie.
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Ho letto qui molte cose interessanti, vorrei aggiungerne solo una, corta e banalissima: l’euro in sé è innocente, è come un martello, strumento utilissimo per lavorare in una officina ma che si puó usare anche per rompere una testa. Dunque, si tratta di istruire gli operai (io sarei per cambiarne la maggior parte, quando leggo le dichiarazioni di Olli Rehn mi vengono i brividi), e non di buttar via il martello: ben usato puó essere, io credo, utilissimo.
Per aricchire l’ interessante discussione.
Una risposta di M. Friedman riguardante l’euro, data alla radio Australia il 7/1998.
E’ ptofetica per l’ EZ sia per l’Italia (ultimo paragrafo)
“Penso che sia una grossa scommessa e io non sono ottimista. Purtroppo, il Mercato comune non ha le caratteristiche che sono richieste per un’area valutaria comune. Un area della moneta comune è una cosa molto buona in alcune circostanze, ma non necessariamente sotto gli altri. Gli Stati Uniti sono un’area valutaria comune. L’Australia è anche un’area valutaria comune. Le caratteristiche che rendono l’Australia e gli Stati Uniti favorevole per una moneta comune sono che le popolazioni tutti parlano la stessa lingua o qualche approssimazione ad essa, c’è la libera circolazione delle persone provenienti da una parte del paese all’altra parte, quindi c’è una notevole mobilità; e c’è una buona dose di flessibilità dei prezzi e in qualche misura dei salari. Infine, c’è un governo centrale che è grande rispetto ai governi statali locali, in modo che se alcune circostanze particolari colpiscono una parte del paese negativamente, ci saranno flussi di fondi dal centro che tenderanno a compensare questo.
Se si guarda alla situazione del mercato comune, esso non ha nessuna di queste caratteristiche. Hai paesi con persone tutti dei qualli di parlano lingue diverse. C’è molto poco mobilità delle persone da una parte del mercato comune a un altro. I governi locali sono molto grandi rispetto al governo centrale di Bruxelles. I prezzi e salari sono soggetti ad ogni sorta di restrizione e di controllo.
I tassi di cambio tra le diverse valute provede un meccanismo di adeguamento agli shock economici ed eventi che hanno colpito diversi paesi in modo diverso. Nel determinare l’area della moneta comune, l’euro, i paesi separati hano sostanzialmente buttato via questo meccanismo di regolazione. Quale e’ il sostituto per questo?
Forse saranno fortunati. Può darsi che gli eventi, come si evolgono nei prossimi 10 o 20 anni, saranno comuni a tutti i paesi, non ci saranno scosse, sviluppi economici che interessano le diverse parti dell’area euro in modo asimmetrico. In tal caso, che addrano avanti insieme bene e forse i paesi separati gradualmente allentare i loro accordi, sbarazzarsi di alcune delle loro limitazioni e di aprire in modo che siano più adattabili, più flessibili.
D’altra parte, la possibilità più probabile è che ci saranno shock asimmetrici che colpiscono diversi paesi. Ciò significa che l’unico meccanismo di regolazione che essi devono rispettare e’ quello fiscale e la disoccupazione: pressione sui salari, la pressione sui prezzi. Non hanno un altra via d’uscita. Con un currency board, c’è sempre l’ultima alternativa che si può rompere il currency board. Hong Kong può smantellare il suo currency board domani, se vuole. Esso non vuole e non credo che lo farà. Ma potrebbe. Con l’Euro, non vi è alcun meccanismo di fuga.
Supponiamo che le cose vanno male e l’Italia è in difficoltà, come fa l’Italia uscirne dal sistema Euro? Essa non ha più la lira non so tra 2000 o 2001 – quindi è una grande scommessa. Vorrei che la zona Euro facesse bene, sarà nel proprio interesse dell’Australia e degli Stati Uniti che la zona euro abbia successo. Ma io sono molto preoccupato del fatto che c’è un sacco di incertezza in prospettiva”.
Testo in inglese (ultima risposta)
http://www.abc.net.au/money/vault/extras/extra5.htm
Se si prende in considerazione pure la legge “del ineguale sviluppo del capitalismo” di Lenin si ha la risposta del motivo del disastri del Euro. Per prevenire delle obiezioni. Un ex ministro della aministrazione Reagan propose Lenin per premio Nobel per l’ Economia.
Un ulteriore esempio, pratico.
Il tasso de cambio Dracma Greca – DM era il seguente:
1970.: 1DM =8DR 2000 (entrata della Grecia al Euro) 1DM =178DR . In media una svalutazione 750% ogni 10 anni. Verso dollaro il rapporto c’e’ stato di una svalutazione del 400% in ogni decenio. La Grecia ora si trova avere la stessa moneta con la Germania ed una piu’ forte della moneta Americana. Questa e’ una anomalia grosssima. I dati lo confermano. Nel periodo prima del euro il deficit nella bilancia dei pagamenti registrava un accatabile -2,7% del Pil in media . Nel era EURO il deficit e’ scalato al 10% del PIl!!! sempre valori medi.Ecco come si spiega il problema Greco,I probIlemi sono simili per tutte i paesi del Sud (naturalmente con valori minori rispetto a quell greci).
L’ Italia nello stesso periodo la lira ha avuto il rapporto con DM di questa analogia 1970 1DM= 180L 1999 1DM=1000L. Dal quello che si conosce l’ Italia ha avuto in attivo la bilancia commerciale prima del Euro.
Friedman pone il problema sul tasso di cambio per bilanciare le anomalie.Non sulle le cossidette “riforma strutturali’, concetto di ispirazione’ germanica. E non c’e’ una opinione piu’ autevole della sua (uno dei padri dei liberismo).
Per dirla diversamente perche’ qua c’e’ del ossimoro. La critica contro l’ egualitarismo communista si e’ basata sulla la sua inaturalezza. Con un modo paradossala le stesse persone vanno a sostenere che tutti gli stati dell EZ devono avere la bilancia esterna in atiivo, oppurre azzerata. Cosa impossibile. Per questo motivo la scienza economica ha dato dei mezzi ai paesi per bilnciare il piu’ possibile le assimetrie. Nella EZ non esiste piu’ nessun strumento economico, solamente tasse, riduzione dei saluri e tagli (cosa spiegata da Friedaman), che pure questi non funzionano come le ststistiche lo confermano. Allora stiamo andando alla deriva se non si cambia rotta. Tutte ma tutte le statistiche e i dati conferamno che non ci sia pure la minima utilita’ per continuare l’ esperimento EURO. Esiste solo una. Far diventare superpotenza la Germania!
Le politche imposte oltre a capovelgere la scienza economica fanno lo stesso con la natura.
l’ Italia ha avuto in attivo la bilancia commerciale prima del Euro. correzione CON LA GERMANIA.
Il punto a mio avviso è molto semplice: non tutti i paesi si sono (nella storia) dimostrati in grado di gestire la propria autonomia monetaria, l’Italia è uno di questi. Ancorare il valore della propria moneta a quello di un’altra o, a maggior ragione, costituire una moneta unica può da questo punto di vista essere un freno a politiche monetarie miopi e clientelari.
Può essere ammissibile sostenere l’uscita dall’Euro, ma smettiamola di giustificarla con l’eventuale possibilità di svalutazione. I vantaggi competitivi fondati sulle svalutazioni monetarie sono “a scadenza”, se non con affiancati da adeguati investimenti “core” atti allo sviluppo di nuovi (o migliori) prodotti ed all’upgrade tecnologico.
Diamo un’occhiata ai dati sulle imprese manifatturiere italiane (basta consultare Eurostat): la maggior parte di esse è di piccole dimensioni ed appartenente a settori low-tech (food-beverage, mobilio, moda, ecc.). Per questo tipo di prodotti (maturi e non ulteriormente “innovabili”) è chiaro che la competizione all’estero si svolga sostanzialmente sul prezzo, al di là delle rendite associate alla fidelizzazione dei clienti per via dell’immagine legata al marchio. Questo può farci intuire per quale motivo l’uscita dell’Euro e la possibilità di ritorno al “vizietto” della svalutazione sia ben visto dalla maggior parte degli imprenditori italiani.
Il problema è che non sono i prezzi il punto, quanto piuttosto l’incapacità dell’imprenditoria italiana di restare al passo coi tempi gestendo processi di upgrade tecnologico. Il ritorno all’autonomia monetaria e la ripresa delle tipiche svalutazioni “all’italiana” non farebbe altro che acuire e giustificare i deficit strutturali italiani. Da questo punto di vista concordo con chi ha detto che il ritorno alla Lira farebbe precipitare l’Italia nei paesi in via di sviluppo, i quali esportano “materie prime” ed importano beni finiti: cibo, abiti, mobili, utensili (ecc.) sono infatti oggi alla stregua delle materie prime.
Tornando all’apertura: un’autonomia monetaria è senz’altro ipotizzabile, ma pensiamo davvero che la nostra classe dirigente sia così matura da gestirla in modo adeguato? O piuttosto non rischierebbe di perpetuare i problemi che già esistono nel tessuto industriale italiano?
Non voglio di certo dire che le svalutazioni siano il male assoluto, in economia di assoluti ce ne sono davvero pochi. Penso però che le svalutazioni non siano la chiave per il caso italiano quindi, per piacere, siamo seri e smettiamo di parlarne.
http://www.lastampa.it/2013/12/04/blogs/straneuropa/eutanasia-degli-euroscettici-0hXlnHaKG2IMTxOGZD2LCJ/pagina.html
Propongo di creare anche un euro3 tra nord e sud Italia, perché no?
Un euro per ogni regione dell’Europa. Scelto dalla gente e non da qualche superburocrate.
Aboliamo questo mostro monetario imposto dalle superburocrazie del superstato centrale europeo e torniamo alla moneta sana, moneta onesta del popolo. Non inflazionabile a piacimento da enti centrali che con la scusa della lotta alla disoccupazione continuano a tenere in piedi i mercati finanziari, le banche insolventi e gli stati falliti!

Volete vedere i risultati straordinari della banca centrale prestatore di ultima istanza?
QE dopo QE solo Wall Street ringrazia la Fed:
Esendomi nel ospitante keynesblog ,un blog economico come il nome implica, non volevo scrivere delle notizie di cronaca ma solamnte temi riguardanti l’ economia. Al contrario di quello che fa la politica nominante ,che essendosi in deficit di argomenti ,punta in priorita’ sul terrorimso psicologico adoperando ogni mezzo..
Ebbene nel mio paese si e avuto pocchi giorni la terza vittima dalle esalazioni di un braciere.Si di un braciere.La gente non avendo la possibilita’ di usare il petrolio (troppo caro) e’ tornata ad usare le stoffe ,i camini e i bracieri. La gente giovane non e’ al corrente di come usare corretamente quest’ ultimi e cosi abbiamo avuto la terza vittima (tutti studenti).Tirando le somme.: In quasi 4 anni di cura internosvalutaria in Grecia si sono avuti:2.500 suicidi,7 morti dalle manifestazioni,in piazza , 3 assasini politici ed Inoltre il PIL ha perso in aggregato il 26,5%,la disoccupazione e’ arrivata al 27,5%, e tra i giovani piu’ del 60%. Il Pakistan quest’ anno superera’il pil Greco (nominale).
Quest paese dunque non possiede nessun strumento economico per afrontare questa terribile crisi, solo il suo continuo impoverimento.Cosi dopo esserci impoveriti al livello del terzo mondo , verrano gli investimenti stranieri con gente che sara’ pagata a 300E al mese. La svendita di una nazione calcolata e studiata bene. Ebbene il paese in questione ha un moneta che e’ piu’ forte del Dolaro, della prima potenza mondiale, ancora piu’ forte del yuan della seconda potenza, e la stessa moneta con la Germania quarta potenza mondiale.
Gli esperi della politica dominte sostengono che non e’ colpa della moneta. A questo punto si devono riscrivere tuttti i manuali dell’ economia perche’ la scienza alza le mani in alto. La colpa sta nei politicii greci e alla gente greca sostengono.La stessa cosa sostengono per tutti le nazioni del Sud. Si vede che i popoli e i governanti dei paesi in questione possiedono delle carateristiche speciali, malvagi, e il resto del mondo(al di fuori del’EZ) e formato dalle societa’ composte da angelli e santi. ;Altra spiegazione non mi viene in mente visto che loro vanno avanti con una crescita media del 3,5% , quando nella EZ si va attorno al +-0%. Questo resto comprente paesi come i 10 restandi dell’ UE ,USA,Russia, Giappone ecc.tutti santi.
Come conclusione. Nelle facolta’ dell’ economia si devonono indrodure delle nuove materie come; il comportamentismo, la guerra psicologica e il riformostrutturalismo .Fialmente la scienza economica arrivera’ nella sua meta estrema. Quello che scrisse Keynes ,visto che siamo nel suo blog ,e’da buttare, come pure la risposta di Friedman (mio precedente post) e introdure manuali contemporanei scritti da Merkel,Scheuble,
Baroso e Rehn.
Grazie per l’ospitalita’
“…diversi giuristi … ” ma chi comanda in Italia? la casta dei “…diversi giuristi…” o il POPOLO ?
L’uscita dal’euro (e dal SEBC) per i PIIGS è suggerita da economisti insigniti del premio Nobel quali Paul Krugman, Joseph Stiglitz ed Amartya Sen.James Mirrless, Christopher Pissarides. In Italia ci sono studi di economisti prestigiosi come quelli del prof. Savona, del Prof. Alberto Bagnai, del Prof. Borghi Aquilini e del Prof. Antonio Rinaldi.
Questi non sono dei dementi,trogloditi.
Recuperare la sovranità monetaria (regalata da Ciampi, Amato e Prodi ai banchieri privati) ed avere una valuta libera di svalutarsi comporterebbe:
aumentare le esportazioni
fare aumentare il PIL
aumentare il risparmio privato
riequilibrare la bilancia dei pagamenti.
Molti studi accademici di pregio dicono questo. Con il MES ed il Fiscal Compact c’è solo rovina davanti a noi .
E’ facile essere keynesiani in tempo di crisi. Essere per i deficit pubblici, per la piena occupazione e per i servizi pubblici significa però essere anche in buona fede. Ecco un testo che al più avanzato post-keynesismo unisce l’obiettivo della giustizia. Di Alain Parguez. Storia ed economia. Scuole di pensiero cugine unite per uscire dalla crisi in questo progetto librario: il nuovo testo del circuitista più vicino alla MMT, Proff. Alain Parguez Storia segreta di una Tragedia: l’Unione Monetaria Europea.
Nato come estensione dell’opera completa uscita con Andromeda, è diventato “altro” arricchendosi e può essere preso come una vera opera di studio economico e storico. Con note esplicative molto approfondite sia di economia che di storia, con una pregevole post-fazione di Riccardo Bellofiore che inquadra il circuitismo di Alain Parguez in relazione alla scuola circuitista italiana e in relazione alla MMT. Illuminante sul falso mito della scarsità di spesa pubblica possibile e sul falso mito dell’inflazione, grazie all’allegato di Daniele della Bona. http://www.edizionisi.com/