“La crisi dell’euro è un mix complesso di problemi bancari e debito sovrano, ma anche di divergenze nelle performance economiche che hanno dato vita a squilibri nella bilancia dei pagamenti all’interno dell’Eurozona. Le autorità non hanno compreso la complessità della crisi, né tanto meno hanno ravvisato alcuna soluzione. Così hanno cercato di prendere tempo.”
George Soros, il noto (e famigerato) finanziere che nei primi anni ’90 riuscì a cacciare la lira italiana e la sterlina britannica dal sistema monetario europeo, analizza la crisi europea il un articolo per Project Syndicate.
“La crisi dell’euro – prosegue Soros – sta trasformando l’Ue in qualcosa di completamente diverso, dividendo gli Stati membri in due classi – creditori e debitori – con i creditori al comando. Essendo il Paese creditore più forte, la Germania è emersa come potenza egemonica.”
“Esiste un reale pericolo che un’Europa a due velocità divenga permanente”, spiega Soros. Infatti: “Sia le risorse umane che quelle finanziarie saranno attirate verso il centro, lasciando la periferia in difficoltà”.
Di più. Le recenti decisioni della BCE di acquistare titoli di stato dei paesi periferici nasconde un’arma a doppio taglio, con effetti potenzialmente negativi: essa “consentirà alla Bce di porre fine ai costi di indebitamento dei Paesi che sottostanno a un programma di austerity sotto la supervisione della Troika (Fmi, Bce e Commissione europea). Questa decisione salverà l’euro, ma rappresenta un passo verso la divisione permanente dell’Europa in debitori e creditori.”
Per il finanziere, che ha tra l’altro lanciato il think tank economico “Inet” (Institute for New Economic Thinking) di matrice progressista, che ospita anche economisti eterodossi, “la tragedia dell’Europa non è dovuta a un malvagio complotto, ma deriva da una mancanza di coerenza politica. Come nelle antiche tragedie greche, le idee sbagliate e una totale mancanza di raziocinio hanno avuto conseguenze indesiderate ma decisive.”
Secondo Soros le responsabilità, a questo punto, cadono tutte sulla Germania, che al momento si rifiuta di risolvere la crisi. Due le possibilità di risolverla: o la Germania si decide a guidare l’euro e accetta che l’eurozona si trasformi in uno stato federale con un debito condiviso, oppure deve essere lei a lasciare l’euro.
“Se la Germania abbandonasse l’Eurozona, l’euro si deprezzerebbe. I Paesi debitori riguadagnerebbero competitività, i loro debiti diminuirebbero in termini reali e con la Bce sotto il loro controllo la minaccia di default svanirebbe, facendo scendere i costi di indebitamento a livelli comparabili a quelli del Regno Unito.
I Paesi creditori, per contro, subirebbero delle perdite su titoli e investimenti denominati in euro e dovrebbero fare i conti in casa con la dura concorrenza di altri Paesi dell’Eurozona. La portata delle perdite dei Paesi creditori dipenderebbe dal livello di svalutazione, inducendoli così a mantenere la svalutazione entro certi limiti.
Passati i dissesti iniziali, l’esito finale farebbe avverare il sogno di John Maynard Keynes di un sistema monetario internazionale in cui sia i creditori che i debitori sono corresponsabili nel mantenere la stabilità. E l’Europa allontanerebbe lo spettro di una depressione.
Lo stesso risultato potrebbe essere raggiunto a un costo minore per la Germania, se questa scegliesse di comportarsi come una benevola potenza egemonica. Ciò significa: attuare l’unione bancaria europea proposta, stabilire un terreno di gioco più o meno livellato tra Paesi creditori e debitori istituendo un Debt Reduction Fund, convertire tutti i debiti in Eurobond e mirare a una crescita nominale del Pil del 5%, così che l’Europa possa crescere per uscire dalla pesante situazione di indebitamento.
Sia che la Germania decida di guidare o di lasciare, in entrambi i casi l’esito sarà migliore di un’insostenibile Europa a due velocità.”
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Siamo arrivati al punto che debba essere George Soros, patron della finanza, ad indicarci la via per uscire dalla crisi? roba da matti! ma, giusto per sapere, che cosa significa “stabilire un terreno di gioco più o meno livellato tra Paesi creditori e debitori istituendo un Debt Reduction Fund?”
Gli squilibri derivanti dal fatto che l’eurozona non è una cosiddetta “area valutaria ottimale”, non si risolverebbero comunque con forme di condivisione del debito, eurobond e trasferimenti fra regioni europee, senza migliorare anche le forme di mobilità del lavoro intraeuropee. Gli squilibri possono essere eliminati unicamente mediante l’utilizzo della flessibilità del cambio, ritornando alle nostre care monete nazionali. Anche una riforma del mercato del lavoro europeo per ridurre gli squilibri, potrebbe produrre i suoi effetti nel medio-lungo periodo, nel contempo l’eurozona sarà bella che bollita ed almenochè gli italiani non si bevano il cervello, usciranno dall’euro prima… vedrai i tedeschi come li facciamo correre.. vedrai la locomotiva d’europea come corre..
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[…] non decida di far uscire i buoi dal recinto e di pascolare su rigogliose e assolate praterie….. https://keynesblog.com/2012/09/11/sor…pure-lo-guidi/ Ultima modifica di Aurelianus; Oggi alle 23:15 […]
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