19 commenti

Pensioni: 6 ragioni per stare con la Corte Costituzionale

 

piga

di Gustavo Piga*

Non trovo in giro molti sostenitori della sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni. Cerco allora di riassumere e smontare le controindicazioni lette fino ad oggi sui giornali.

1. “La sentenza fa sforare il tetto del 3% del PIL, restituendoci alla serie B dell’Europa , ovvero con il rischio di riaprire la procedura dei disavanzi eccessivi da cui eravamo da poco usciti”. In realtà sforeremmo solo se sommassimo a quanto dovuto per quest’anno anche quanto dovuto per gli scorsi anni, per una assurda regola contabile. Spetterebbe al Governo spiegare all’Europa che l’eccezione per questa contabilizzazione eccezionale una tantum è dovuta. Non mi pare un granché difficile.

2. “L’Italia spende un ammontare eccessivo per le pensioni, non ha senso concedere questo aumento”. Non la pensa così Vítor Constâncio, Vice Presidente BCE: “è precisamente nel campo delle riforme per contenere il peso a lungo termine dell’invecchiamento della popolazione sulla spesa pubblica che I paesi sotto stress hanno già effettuato aggiustamenti. L’Italia ed il Portogallo, per esempio, hanno aumenti stimati per spese legate alla longevità minimali…”. Come il grafico sottostante conferma.

3. “L’Italia spende troppo, non ha senso concedere questi aumenti”. Forse, ma ha senso spendere in altri modi? Quali spese troviamo più giusto tagliare? Personalmente trovo che la spesa dovuta a sprechi negli appalti, per corruzione o incompetenza, sia decisamente meno giustificata di quella per le pensioni, anche per quelle pensioni dei più abbienti. Voi no? E allora scusate perché arrabbiarsi con chi aumenta la spesa per i pensionati e non con chi non taglia gli sprechi ai corrotti?

4. Sparisce il tesoretto per colpa della decisione della Corte. Non c’è mai stato nessun Tesoretto: il Governo riduce il deficit dal 3% di PIL al 2,6%, operando dunque in maniera austera. Semmai questa manovra riduce l’austerità del Governo Renzi in maniera alquanto efficace (vedi http://www.gustavopiga.it/2015/quando-la-corte-costituzionale-fa-la-politica-economica-giusta-che-il-governo-non-osa-fare/ ) e aumenta la probabilità che, contribuendo alla ripresa dell’economia, riduca il debito su PIL che è previsto invece (e come sempre negli anni di austerità) aumentare dal Governo Renzi (da 125 a 126% di PIL).

La sentenza della Corte Costituzionale rivela piuttosto due ragioni profonde (e spesso dimenticate) del fallimento della politica economica in Italia. La prima, l’avere la stampa e la comunicazione governativa sempre venduto le manovre del passato con impatto pluriennale, fatte da precedenti Governi, come “acquisite” e dunque non da includere nella dimensione delle manovre del nuovo Governo. Per capirci meglio: includere nel tendenziale Renzi-2015 anche la sua decisione di confermare le manovre restrittive con impatto pluriennale “Berlusconi-Monti-Letta” dal 2010 al 2014 (per es: le deindicizzazione fatte da questi rispetto all’inflazione di pensioni e stipendi pubblici, che permangono per il 2015) le fa magicamente sparire  dalla dimensione della manovra Renzi. Ma non dovrebbe essere così: Renzi ha sempre avuto nelle sue mani la decisione se rinnovare o non rinnovare le deindicizzazioni di pensioni e stipendi stabilite dai suoi predecessori e il suo “non fare niente” al riguardo è in realtà la decisione di confermare l’austerità di tale decisione. Di fatto si è venduto anche quest’anno una manovra molto più leggera di quella che era in realtà, comunicando un’austerità ben inferiore a quella realmente praticata. La decisione della Corte ha svelato il trucchetto, ricordandoci che il vero Tesoretto esiste, ed è quello che si può utilizzare disfacendo le scelte dei precedenti Governi austeri.

La seconda ragione sta in una sottile e mai citata conseguenza disastrosa del Fiscal Compact, al di là dell’austerità suicida che esso continua a imporre in Italia ed in Europa. Parlo della fretta che il Fiscal Compact mette al decisore di politica economica, obbligandolo a effettuare tagli frenetici – e dunque mal ingegnati e spesso ingiusti – suscettibili anche di rischiare una sentenza della Corte che li disfi. Sentenza che ci obbliga ora a pensare senza superficialità a qual è lo Stato e il Paese in cui vogliamo vivere, facendo scelte più ponderate. Forse non farà piacere a Renzi, abituato alla velocità, ma l’averlo rallentato potrebbe anche insegnargli una volta per tutte la virtù di rottamare quel Fiscal Compact a cui finora ha ubbidito ciecamente.

 

* tratto da gustavopiga.it

Pubblicità

19 commenti su “Pensioni: 6 ragioni per stare con la Corte Costituzionale

  1. Berlusconi-Sacconi-Salvini-Giannino-Cazzola-Cottarelli, ecc. vs Monti-Fornero

    Ritorno sull’argomento, poiché continua ad imperare la DISINFORMAZIONE.
    Ho già osservato in passato[1] che, sulle pensioni, Il Sole 24 ore, esperti come Giannino e Cazzola, sindacati dei lavoratori e perfino l’INPS (v. l’ultimo Osservatorio sulle pensioni), oltre a tutti i media e a politici di cattiva memoria e con la coscienza sporca come Salvini, parlano soltanto della legge Fornero (DL 201/2011, art. 24, convertito dalla legge 214/2011), alla quale attribuiscono anche tutte le misure, per vari aspetti più incisive, decise dalla legge Sacconi (DL 78/2010, art. 12, convertito dalla legge 122/2010). La stessa professoressa Fornero a “In ½ ora”, tranne un brevissimo accenno ai 10.000 esodati di Sacconi, ha coraggiosamente… millantato tutto il merito impopolare del riequilibrio dei conti pensionistici nel lungo periodo, imitando il premier Monti per il risanamento dei conti pubblici.
    Io sono antimontiano (oltre che antiberlusconiano), ma sono abituato a basare i miei giudizi sui numeri e i fatti. Suggerisco perciò a tutti di valutare le norme e i numeri, facendo un’analisi comparativa.

    BERLUSCONI-SACCONI VS MONTI-FORNERO

    PENSIONI

    Dal 1992, le riforme delle pensioni sono state 8 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011; Monti-Fornero, 2011).
    Oltre a quella Dini che ha introdotto il metodo contributivo, le ultime 4 riforme: Damiano (2007, in parte), Sacconi (2010 e 2011) e Fornero (2011) stanno producendo e produrranno risparmi fino al 2060 per centinaia di miliardi (cfr. MEF). Dopo le riforme, il sistema pensionistico italiano, come riconosciuto dall’UE, è tra i più severi e sostenibili in UE28.
    Le riforme di Sacconi (2010 e 2011) sono più corpose, immediate e recessive di quella Fornero; in sintesi, esse hanno introdotto:
    • “finestra” (= differimento dell’erogazione) di 12 mesi per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati o 18 mesi per tutti quelli autonomi;
    • allungamento, senza gradualità, di 5 anni (+ “finestra”) dell’età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti pubbliche per equipararle a tutti gli altri a 65 anni (più finestra), tranne le lavoratrici private; e
    • adeguamento triennale all’aspettativa di vita, che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 entro il 2021, che è benchmark in UE28, cioè prima della Germania e molto prima della Francia (dopo il 2018, in forza della legge Fornero, l’adeguamento anziché triennale sarà biennale).
    La riforma Fornero (2011) ha stabilito, principalmente:
    • metodo contributivo pro-rata per tutti (vale a dire solo per quelli che erano precedentemente esclusi), a decorrere dall’1.1.2012;
    • aumento di un anno delle pensioni di anzianità (ridenominate “anticipate”); e
    • allungamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento di vecchiaia delle dipendenti private da 60 anni a 65 (più finestra), per allinearle a tutti gli altri,
    i cui effetti si avranno soprattutto a partire dal 2020.
    NB: La legge Fornero ha opportunamente eliminato la “finestra” di 12 o 18 mesi sostituendola con un allungamento corrispondente dell’età base, ma l’allungamento (già recato dalla riforma Sacconi) è solo formale.

    Cottarelli (FMI) e le pensioni

    Ieri, 19 maggio, ho ascoltato al GR Carlo Cottarelli, il quale era stato intervistato da Radio Anch’io, chiedere di tagliare la spesa pensionistica perché è la più alta al mondo in rapporto al Pil. E’ fuorviante, come fanno Cottarelli e l’FMI in generale, riferirsi ai dati pensionistici fino al 2013: sono vecchi e superati. Come spiegava la prof.ssa Fornero a “In ½ ora”, le riforme delle pensioni per loro natura producono i loro effetti nel lungo periodo. Dopo le 8 riforme, come ha confermato l’ultimo rapporto della Commissione Europea, con la proiezione al 2060,[2] il sistema pensionistico italiano è tra i più severi e sostenibili nel lungo periodo. Come attesta l’ultimo Osservatorio dell’INPS sulle pensioni, [3] che peraltro, ripeto, fa anch’esso l’errore – diffuso anche tra esperti – di attribuire tutto alla riforma Fornero, dimenticandosi della, per vari aspetti, più incisiva riforma Sacconi,[1] il numero di pensioni sta già calando (“Dall’analisi dell’osservatorio delle pensioni Inps vigenti all’1.1.2015 e liquidate nel 2014 emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni, che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.”), ma la spesa pensionistica cresce perché i nuovi assegni pensionistici sono più alti. Si sarà una piccola gobba nel 2036, poi la spesa pensionistica (incluse le voci spurie) calerà al 13,8% del Pil nel 2060, uno dei cali più alti in UE28.

    Confronto internazionale e voci spurie

    La spesa pensionistica italiana include (nel confronto internazionale) delle voci spurie, che sono:
    1. TFR (circa 1,5% del Pil);
    2. un 8% di spesa assistenziale sul totale della spesa pensionistica;
    3. un peso fiscale comparativamente maggiore (la spesa pensionistica italiana è al lordo di 40-45 mld di imposte, più vicino ai 45, purtroppo non ho un dato preciso, l’ho anche chiesto all’ISTAT, ma mi è stato risposto: solo a pagamento);
    4. un uso prolungato, a causa dell’assenza di adeguati ammortizzatori sociali (usati negli altri Paesi), delle pensioni di anzianità appunto come ammortizzatore sociale;
    5. infine, nella spesa pensionistica degli altri Paesi andrebbero sommati gli incentivi fiscali ( = minori entrate) alle pensioni integrative (v., in particolare, la Gran Bretagna).

    […]

    (Cerca con Google: “Berlusconi-Sacconi-Salvini-Giannino-Cazzola-Cottarelli, ecc. vs Monti-Fornero”).

    • Ma noi cittadini di questo paese di bananieri e padellari non abbiamo uno straccio di diritto acquisito del buon senso di non subire 4 riordini di una certa materia in 4 anni? Per avere poi una norma finale che è una ciofeca, quindi suscettibile di altri n cambiamenti? Ad esempio questa roba ridicola sull’anzianità contributiva, sul limite di età…ma scusa se il sistema è contributivo che senso ha mettere dei limiti? Uno quando lascia il lavoro si prende i contributi che ha versato, semplice, lineare, costituzionale ecc…poi perché le donne vanno prima in pensione se vivono più a lungo degli uomini? Perché uno che ha 40 anni di contributi non può andare in pensione indipendentemente dall’età? Ma siamo poi sicuri che la pensione oggi sia un istituto valido? Soprattutto se concepita in questo modo? Per me nel 2060 tutti avranno lo stesso assegno pensionistico, pari alla pensione minima sociale, anche perché il sistema delle indicizzazioni regressive, una roba abominevole che meriterebbe quella si un ricorso costituzionale, porta nel lungo periodo matematicamente a questo risultato! E allora non è meglio abolire l’inps e dare una forma di sostegno al reddito universale a tutti? Perché solo un pensionato ha diritto a non morire di fame?

      • 1. Flessibilità.
        Fin dalla legge Dini del 1995, era stata prevista la flessibilità in uscita, ma poi è stata abbandonata in Italia e copiata e applicata in… Svezia, dove vige tuttora (da 62 a 67 anni). La propone da tempo l’on. Damiano, ora pare sarà a breve una delle proposte sul tavolo del governo.

        2. Donne.
        Le dipendenti pubbliche, dopo la riforma Sacconi del 2010, vanno in pensione (di vecchiaia) come gli uomini; le dipendenti private si stanno adeguando a tutti gli altri gradualmente. Il problema delle donne, in particolare al Sud, è il tasso di attività: al Centro-Nord, 1 donna su 2 non lavora; al Sud, 2 su 3.

        3. Pensioni anticipate.
        Il pensionamento anticipato (ex anzianità) prevede minimo 42 anni di lavoro.

        4. Sostenibilità.
        Dopo le 8 riforme, il sistema pensionistico italiano è tra i più severi e sostenibili in UE28, solo che le pensioni medie attuali sono ancora troppo alte, ci vorranno almeno vent’anni perché si allineino alla media UE, a meno che non si attui il ricalcolo in base al metodo contributivo, al di sopra di una certa soglia (2.500€ lordi?).

        5. Pensionati over 75.
        Nel 2060, forse la totalità dei frequentatori giovani di questo blog (se non saranno morti) avrà superato i 75 anni. Secondo l’ultimo rapporto UE, per effetto delle riforme, gli over 75 assorbiranno il 65,9% (9,1% del Pil sul totale del 13,8%) della spesa pensionistica, contro il 37,6% attuale.

  2. Ci sono due piani: il primo è il piano macroeconomico, cioè più denaro diamo a chicchesia meglio è in questo momento, cosa vera solo in parte perché dipende dalle operazioni che il governo mette in atto per trovare quel denaro, se è tutto deficit ok, ma se sono tagli di bilancio l’ impatto finale sulla crescita può anche essere negativo. Il secondo piano è la giustizia sociale: i pensionati hanno un adeguamento automatico delle loro pensioni, i dipendenti devono passare per forza dalla contrattazione, perché? Come giustamente ricordato nell’articolo il contratto dei dipendenti pubblici e’ fermo da svariati anni, i pensionati avevano subito il blocco della rivalutazione solo per un paio d’anni, e nemmeno tutti, poi la rivalutazione è ripresa, per le altre categorie è ferma da tanti anni e non si sa se e come riprenderà…il secondo elemento di ingiustizia è rappresentato dai pensionati attuali rispetto ai pensionati del futuro, che andranno in pensione più tardi, con pensioni inferiori e probabilmente anche senza indicizzazioni, ovvero con indicizzazioni capestro…può darsi che la sentenza della corte sia perfettamente legittima sul piano normativo, tuttavia di sicuro non lo è sul piano morale e del buon senso e quando c’è contrasto tra le leggi e il buon senso il futuro non è molto promettente…

  3. Sarebbe ora che cominciassimo a mettere in fila in ordine di importanza i diritti.
    Bisognerebbe considerare che quello di godere dei frutti del proprio lavoro, al netto di un’imposizione fiscale e contributiva equa e moderata, è un diritto.
    Lo è, per carità, o meglio lo sarebbe, anche il vedere rispettati gli “impegni” presi dallo Stato nei propri confronti. Ma disgraziatamente lo Stato per rispettare tali impegni deve tra le altre cose calpestare i diritti sacrosanti del punto precedente.
    Molto meno accettabile, anzi per niente, invece, il “rispetto” di diritti a vitalizi, stipendi esagerati e buonuscite varie di politici e manager pubblici. Sia perché per i politici la Costituzione (per quello che vale – finiamola di prenderci in giro, la nostra Costituzione va rispettata in quanto baluardo contro la barbarie, non certo per quello che è, ovvero il documento stilato a seguito di accordi e mediazioni indispensabili ma tutt’altro che pregevoli tra due parti politiche opposte e ferocemente avversarie) prevede UNICAMENTE una “indennità” (che certamente andrebbe commisurata al reddito medio degli Italiani, ma non può certamente essere commisurata a redditi comunque elevati quanto quelli di avvocati, notai o anche magistrati di rango elevato come oggi avviene); sia perché PER DEFINIZIONE il pubblico non è il privato in quanto opera senza concorrenza e deve unicamente occuparsi della ordinaria amministrazione.

    Insomma: ci stiamo prendendo in giro. Le pensioni vanno ricalcolate TUTTE col contributivo, fatta salva una fascia “sociale” che andrà tutelata comunque (diciamo fino al PIL medio pro capite?). TUTTO il resto sono soldi ESTORTI agli uni ad indebito vantaggio di altri. O prese per i fondelli, come questa patetica manovra tra Monti (o Berlusconi/Sacconi, per me va bene), Letta, la Consulta e Renzi. Anche se dietro ci sono leggi, ebbene sono leggi INIQUE e non meritano rispetto. Quanto a vitalizi e buonuscite dei senatori sarebbe assolutamente il caso di passare anche per la confisca di quanto sinora fregato. Sempre che non sia stato speso tutto in cure mediche, il che sarebbe ancora meglio.

  4. Gentile Gustavo Piga .Grazie dell’articolo .Sono uno dei pensionati di cui si tratta e non rientro nella mancia ( restituzione parziale) una tantum che il pseudo-Leonardo che ci governa ha deliberato a fini “regionali” sotto una certa soglia . Quello che mi ha irritato è che nei nostri confronti di pensionati si è parlato di “immoralità “per questa contingenza eventualmente ripristinata, tra l’altro da parte del sottosegretario Berretta ; ho scritto senza ovviamente risposta per quella maleducazione istituzionale che è diffuso patrimonio dei nostri politici .
    Le risparmio la lettera ma oltre a dire delle ovvietà, che tali non sono visto che fattualmente non si applicano, ( quali una vera lotta all’evasione fiscale , alla corruzione e al riciclaggio ) ho sfidato il MEF se avesse los cojones a variare la tassazione per fasce di reddito a prescindere se trattasi di pensionato o lavoratore come Costituzione detterebbe . Ma questo elettoralmente non conviene.
    Non ho vergogna a dire che se mi avessero restituito quanto dovuto, non mi sarei mai sognato di rifiutarlo come molti lettori di Repubblica hanno affermato. ( beau geste visto che mai ci sarà ridato). Preferisco darlo ai miei figli, compagni/e nipoti e in interventi di solidarietà internazionale non nutrendo più alcuna fiducia nella capacità di spesa efficace dello Stato .Etica e politica sono oggi in Italia divergenti .
    Ho poi fatto qualche esempio di immoralità governativa ( vedasi Alfano sostenitore come tutti gli NCD e forzitalioti della nipote di Mubarak ma soprattutto pesce in barile nella vicenda Shalabaya ). Renzi che blinda Di Gennaro per la immonda faccenda del G8 ( scheletri negli armadi??) . Vitalizi assicurati ai poco ladri con reati fino a 2 anni .legislazione compromissoria (es.falso in bilancio solo per società quotate, autoriciclaggio con misura ) Immorale è per me la speculazione in derivati del MEF, con rischi e perdite non da Stato ma da finanziere privato. , MEF che se Report non mente manda la Cannata a prendere per i fondelli la commissione preposta dicendo che non ha i dati di dettaglio . (Vergogna per il MEF e la Commissione
    Particolarmente accanito è poi Alessandro Penati su Repubblica che sembra quasi proporre un reato di diritto acquisito …ben inteso per i soli pensionati ,in quanto i i disonesti di cui sopra, i commercianti da sempre mediamente poveri etc non menzionati sembrano non interessarlo o forse di non volerli disturbare
    Sono un tecnologo e non un giurista ma una sentenza che prima la Suprema Corte emette e poi autorizza informalmente il governo a interpretarla a suo comodo, mi sembra un mostro .

    • In effetti la storia del taglio degli adeguamenti regressivo è una mostruosità prima matematica, poi giuridica, ci sono alcune fasce di reddito che prenderanno meno sia di quelli che li precedono che di quelli che seguono…questa si è una roba incostituzionale…del resto tra le pieghe di varie sentenze della corte c’è anche accennato…la differenza perequativa non può essere a tempo indeterminato, esattamente il contrario di quel che accade oggi…non sono esclusi quindi ulteriori ricorsi…del resto se il problema e’ l’ingiustizia del sistema retributivo, perché non si danno gli adeguamenti in percentuale ai contributi versati?

  5. Il punto 3) continua, purtroppo, ad essere ignorato…e sarebbe la soluzione!

  6. Lo sanno tutti che l URSS e^ crollata per mancanza di domanda aggregata

  7. Il punto è che da decenni i governi italiani fanno finta di aggiustare i conti drenando soldi a questa o quella categoria con puntuale risposta della consulta e restituzioni varie. Quando qualsiasi furbetto che ci governa sa che l’unico modo di drenare soldi senza incorrere in nessdun inciampo sarebbe quello di revisionare le aliquote irpef prendendo magari ad esempio quelle che avevamo nel 1985….ma è una questione di precisa volontà, non di incompetenza.

    • Sono d’accordo come ho scritto .Ma piacerebbe che il contributo alla fiscalità provenisse anche dagli evasori e che le possibilità di elusione e il perdonismo nei confronti dei grandi evasori scoperti non vi fosse . A questo punto sono certo che la variazione di aliquote sarebbe molto minore . Mz questa nonostante i proclami è mrera utopia

  8. Articolo interessante tuttavia resto straconvinto della mia idea:
    con una disoccupazione al 13% (giovanile oltre il 40%) l’idea che debbano essere spesi, a debito, tra i 10 ed i 16 miliardi per rimborsare le pensioni oltre 3 volte la minima mi sembra scandalosa!
    Per fortuna che sono usciti i dati della CGIA di Mestre (non il primo sponsor di Palazzo Chigi) a ricordarci le gravi disparità tra l’Italia e gli altri paesi europei nel rapporto tra spesa pensionistica e spese per l’istruzione!
    Quì non si tratta di essere Keynesiani o Friedmaniani, si tratta solo di essere ragionevoli, le priorità italiane, al momento, sono altre!!

    • Io non condivido la sentenza della Consulta, ma neppure la tesi della CGIA di Mestre, che si sbaglia: al netto delle voci spurie (TFR, pari all’1,5% del Pil, 45 mld di imposte, 8% di spesa assistenziale), la spesa pensionistica italiana è pari al 12,5% del Pil.
      Infatti,
      1. Se si considera la spesa pensionistica al netto delle imposte[1] (che sono una partita di giro), e in Italia molto più elevate, il divario tra l’Italia e gli altri Paesi cala di almeno mezzo punto se non di uno intero; infatti, a fronte di una diminuzione di circa 2 punti percentuali dell’Italia (dal 15,44% al 13,49%, dati 2009), gli altri Paesi calano in media sotto il punto percentuale (ad esempio, la Francia dal 13,73% al 12,82%, la Germania dal 11,25% al 10,86%, il Giappone dal 10,17% al 9,50% e la Spagna dal 9,28% all’8,99%).
      2. Inoltre, se si depura la spesa pensionistica dalle prime due voci spurie (TFR e spesa assistenziale,[2] che assommano a quasi 45 mld, cioè a quasi il 3% del Pil), l’incidenza sul Pil, sommando i tre effetti, scende di oltre 4 punti percentuali, non di 2 come affermato da Carlo Cottarelli a Radio Anch’io e dalla CGIA.
      In totale, dunque, se questi miei calcoli sono corretti, il rapporto diminuisce – già ora – dal 16,5% ad un massimo del 12,5%, vale a dire già adesso è inferiore di oltre un punto al 13,8% stimato dalla Commissione Europea per il 2060.
      3. Infine, ed è solo un di più esplicativo, andrebbe anche tenuto presente che il rapporto spesa/Pil è influenzato ovviamente anche dal denominatore, calato in Italia, negli ultimi 7 anni, di quasi 10 punti percentuali, molto più che in altri Paesi.

      [1] Gross and Net Public Pension Expenditure (% of GDP) – 2009
      (figura 6.5 pg. 171 di Pension at a Glance, e l’ultimo è riportato in OECD Pensions at a Glance 2013)

      • Verissimo.aggiungerei che è stato dimostrato che le pensioni più alte con il retributivo (di chi ha pagato i contributi)sono state penalizzate da rendimenti più bassi e(dal 2% fino a 42000- 45000 euro annue lorde fino al 0,80 % di quelle maggiori)con un innaturale rendimento inversamente proporzionale al versato;,si devono ricordare tutte le cicliche svalutazioni competitive che ciclicamente azzannavano stipendi (che recuperavano lentamente fino alla successiva svalutazione competitiva) ma anche i contributi versati ,per non parlare dell’ultima svalutazione competitiva :il cambio criminale lira euro,impoverimento dei salariati e dei pensionati che ha dato inizio alla crisi del mercato interno; inoltre se si dovesse trattare di mera restituzione graduale dei contributi versati ,non si capisce perchè i pensionati dovrebbero pagare l’IRPEF (negli altri paesi o non si paga o si paga meno dei lavoratori attivi)…Concordo con il falso nella valutazione dell’incidenza sul PIL di fattispecie diverse spacciate per pensioni,va aggiunto che più che aumentare la spesa è calato il PIL di più del 9% dall’inizio della crisi grazie alla cieca austerità…

      • RAPPORTO DI CAMBIO LIRA/EURO A 1936,27. Non concordo con la critica al cambio Lira-Euro. L’elemento da cui partire è il rapporto di cambio Marco/Lira. Al momento di determinare il tasso di cambio, il Marco tedesco oscillava tra 900 e 1.000 Lire. Per favorire le esportazioni italiane, aumentandone la competitività (e, simmetricamente, sfavorire le importazioni), l’impegno del governo italiano ed in particolare del ministro del Tesoro di allora, Ciampi, fu di negoziare un rapporto lira/marco il più vicino possibile a 1.000 (una sorta di svalutazione competitiva preventiva), mentre la Germania, per i motivi opposti, lo voleva il più vicino possibile a 900. Ciampi, dopo un tira e molla, ottenne, con l’appoggio del potente governatore della Bundesbank, Hans Tietmeyer, suo amico, che forse anche per quello si è poi meritato la più alta onorificenza italiana dal presidente Ciampi, un tasso di cambio intorno a 990, che di conseguenza determinò un rapporto Lira/Euro di 1.936,27. Quando tornò in Italia, gli incontentabili industriali, anziché complimentarsi con lui, lo criticarono perché il cambio L/€ era troppo basso. Altro discorso è l’aumento dei prezzi interni.

    • PS:
      [2] Trattamenti pensionistici e beneficiari: un’analisi territoriale
      “Le pensioni Ivs sono il 78,3% dei trattamenti erogati dal sistema pensionistico italiano e assorbono il 90,5% della spesa complessiva. Più nel dettaglio le pensioni di vecchiaia rappresentano il 52,2% delle prestazioni e il 71,8% della spesa; le pensioni di invalidità rispettivamente il 5,6% e il 4,0%, mentre le pensioni ai superstiti rappresentano il 20,6% dei trattamenti complessivamente erogati e il 14,7% della spesa complessiva. Le pensioni assistenziali sono il 18,2% del totale e assorbono il 7,9% della spesa. Le indennitarie incidono, infine, per il 3,5% sul numero dei trattamenti e per l’1,7% sulla spesa complessiva (Tavola 5)”.
      http://www.istat.it/it/archivio/132562

    • Spero che la sua indignazione si estenda a fortiori ad altri scandali di cui ho parlato ( vitalizi parlamentari anche ai poco ladri , rifiuto di lottare veramente contro l’evasione , voluntary disclosure alias autodenuncia di un reato fiscale nascosta dietro l’inglese con perdono su multe , falso in bilancio addolcito per governare con NCD etc ) . Spero altresì che percepisca che il dato fornito dal MEF non è annuale ma su un arco di tempo.
      Scorrettezza degna di un governo che vanta come risultato il 730 precompilato zeppo di errori e comunque non utile a chiunque abbia altre detrazioni . Il tempo dedicato a tale incombenza sarebbe stato utile per la lotta all’evasione . seria ..ma forse l’obiettivo era proprio di evitare tale lotta .
      Accettando poi come ineluttabile l’evasione e la corruzione non capisco perchè non aumentare l’Irpef a tutti a parità di reddito e non rivalersi sui soli pensionati.
      .

      • La lotta all’evasione non si fa inutile parlarne, hanno anche alzato i limiti per la galera…si fa solo fuffa mediatica, abbiamo recuperato 10 miliardi, 12, 15, senza dire che sono scappati 100, 200,300 … L’altro concetto e’ giusto, abbiamo l’irpef alziamola per tutti o abbassiamola a seconda della politica che si vuole fare…solo che così facendo sei più trasparente ed è difficile raccontare minkiate, che piacciono tanto ai politici e agli Italiani…e la minkiata più grande è far credere che si hanno spazi di manovra, quando invece il bilancio pubblico è blindato dall’Europa…la realtà è che potrebbe anche non esserci alcun governo e le cose andrebbero avanti uguali, con molte meno minkiate sicuramente…si ragiona di 10 miliardi in più o in meno, di tesoretti di 2 miliardi, questo è l’ordine di grandezza…cioè in rapporto ai 700 miliardi e passa di bilancio pubblico e’ ridicolo…le riforme a costo zero non esistono…

I commenti sono chiusi.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: