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Agli studenti di economia non bisogna insegnare solo le teorie mainstream

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Il Guardian pubblica un articolo di due studenti dell’Università di Manchester, fondatori dell’associazione Post-Crash Economics Society. Si invoca una maggiore apertura dei programmi universitari e di dottorato verso altre scuole di pensiero, mentre il mainstream accademico è ancora arroccato sulle posizioni neoclassiche che si sono rivelate incapaci di spiegare la crisi.

I programmi universitari di economia sono bloccati su un modello sorpassato. Ci sono altre scuole di pensiero che meritano di essere insegnate.

di Zach Ward-Perkins e Joe Earle, theguardian.com

Una persona normale vede ciò che si insegna agli studenti di economia come una questione politicamente significativa? Probabilmente no, eppure ciò che gli studenti di economia imparano ha molte più conseguenze sulla società di quanto non si immagini comunemente.
Ogni anno migliaia di laureati in economia trovano lavoro nella City, in thinktanks e nel cuore del settore pubblico. L’economia è altamente tecnica e spesso matematica, e questo eleva gli economisti alla posizione di esperti, posizione dalla quale trasmettono le analisi economiche al pubblico britannico. Sono i guardiani della nostra economia, responsabili del suo mantenimento, e giocano un ruolo importante nel determinare le spiegazioni politiche dei fatti economici. Tuttavia le università britanniche stanno preparando dei laureati in economia che non sono adatti a questo compito.

La crisi finanziaria rappresenta il definitivo fallimento di questo sistema di educazione e della disciplina accademica nel suo insieme. L’istruzione economica è dominata dall’economia neoclassica, che cerca di interpretare l’economia attraverso dei modelli di comportamento di singoli agenti.  Imprese, consumatori e politici sarebbero di fronte a chiare opportunità di scelta in condizioni di scarsità, e devono allocare le risorse al fine di soddisfare le proprie preferenze. Diversi agenti si incontrano nel mercato, dove formule matematiche che caratterizzano il loro comportamento interagiscono per produrre un “equilibrio”. La teoria enfatizza la necessità di “micro fondamenti”, termine tecnico per dire che il proprio modello dell’intera economia è basato su estrapolazioni dai comportamenti individuali.

Gli economisti che utilizzano questa teoria economica mainstream sono stati incapaci di prevedere la crisi in modo spettacolare. Perfino la Regina ha chiesto ai professori della LSE perché nessuno avesse visto arrivare la crisi. Ora, dopo cinque anni, dopo un bailout bancario costato centinaia di miliardi, la disoccupazione che raggiunge i 2,7 milioni di persone e il crollo de salari, i programmi di studio di economia rimangono immutati.

La Post-Crash Economics Society è un gruppo di studenti di economia dell’Università di Manchester che credono che le teorie economiche neoclassiche non debbano più avere il monopolio nei nostri corsi di economia. A Cambridge, alla UCL (University College London) e alla LSE (London School of Economics)sono state fondate associazioni per evidenziare questi problemi e speriamo possano diffondersi anche in altre università. Attualmente uno studente universitario, un dottorando o anche un economista professionista può tranquillamente fare la propria carriera senza sapere nulla di sostanzioso sulle altre scuole di pensiero, come quella post-keynesiana, austriaca, istituzionale, marxista, evoluzionista, ecologica o femminista. Tali scuole di pensiero vengono semplicemente considerate inferiori o irrilevanti per le scienze economiche.

Ci viene insegnato a memorizzare e rigurgitare teorie e modelli economici neoclassici. I nostri seminari consistono nel ricopiare dei problem set dalla lavagna e la discussione critica è inesistente. Abbiamo studiato i nostri moduli e abbiamo trovato che solo 11 su 48 menzionano le parole “critico”, “valutare” o “confrontare” nelle guide dei corsi. Diciotto su 50 dei nostri moduli hanno il 50% o più dei voti assegnati tramite esami a scelta multipla e in nove di questi si va oltre il 90%. Questo, combinato con il fatto che gli studenti di economia non hanno l’opportunità di fare una dissertazione, significa che molti accettano l’economia come una verità piuttosto che come una teoria contestabile.

Quando solleviamo queste questioni coi nostri professori di economia, molti di loro sostengono che l’economia mainstream è dominante perché ha un valore accademico superiore. Durante il nostro primo evento, il nostro vecchio rettore di economia suggerì che molte di queste altre scuole di pensiero erano state confutate nello stesso modo in cui il “clistere col fumo di tabacco” non è più accettato nella tecnica medica.

Manchester aveva uno dei dipartimenti di economia più eclettico e pluralista del paese. Questo si rifletteva in una più vasta offerta di programmi di laurea, con moduli come “teoria economica comparata”, resi disponibili agli studenti. Una delle principali spinte alla “pulizia etnica” che ha colpito i dipartimenti di economia di tutto il paese, come spiega un professore di Manchester, è il Research Excellence Framework (il sistema con cui il governo alloca i fondi per la ricerca tra le università). Ogni quattro anni una commissione di accademici di spicco giudica le riviste di economia da 0 a 4 stelle a seconda della loro qualità accademica. Il problema è che in questa commissione non ci sono economisti che sia possibile identificare come non-mainstream, e che le valutazioni vengono fatte a porte chiuse e vengono pubblicati solo i risultati. A causa di ciò, le riviste con i maggiori rating sono tutte neoclassiche e le università devono assumere ricercatori che aderiscano a questa scuola di pensiero.

A dispetto di questo predominio, i pochi che avevano previsto la crisi finanziaria erano economisti di provenienza teorica non-mainstream. Questo mostra chiaramente che ci sono alternative che hanno grossi contributi da dare alla disciplina economica. L’economia neoclassica è il mainstream ed è indispensabile per gli studenti di economia capirla, e ci sono dei motivi per i quali essa si è dimostrata così attraente per tante menti eccellenti. Mentre negli ultimi decenni è stata solitamente usata per sostenere il libero mercato, potrebbe essere usata per argomentare a favore di un’economia socialista, come in effetti fu negli anni ’30. Quindi non ci si deve necessariamente limitare ad un unico punto di vista politico. Comunque, essa non esaurisce l’intera economia – o almeno non dovrebbe. Qui non si tratta di ideologia, si tratta solo di migliorare la nostra istruzione economica.

Noi proponiamo che le teorie neoclassiche siano insegnate a fianco e in abbinamento con una grande varietà di altre scuole di pensiero durante tutto il corso di laurea. In questo modo la disciplina sarà aperta alla discussione critica e alla valutazione. Quanto le diverse scuole di pensiero sono in grado di spiegare i fenomeni? Su quali assunzioni dobbiamo costruire i nostri modelli? Dobbiamo credere che i mercati siano auto-stabilizzanti o ci sono altre scuole di pensiero che spiegano la realtà in modo migliore? Quando agli economisti viene insegnato a ragionare in questo modo, tutta la società ne beneficia e ci saranno più economisti in grado di prevedere l’arrivo della prossima crisi. Il pluralismo critico apre opportunità e immaginazione.

L’ attuale stato di cose non va molto bene. I nostri compagni di corso ci dicono di essere imbarazzati quando le loro famiglie e gli amici gli chiedono di spiegare le cause della crisi attuale e loro non ne sono in grado. A uno dei nostri professori è stato detto che deve seguire il programma di ricerca dominante o altrimenti trasferirsi alla business school o al dipartimento di scienze politiche. A un altro è stato detto che se fosse rimasto sarebbe stato “ignorato”. Questa situazione si ripete nei dipartimenti di economia di tutto il paese – è un problema nazionale. Il mondo accademico dell’economia può e deve essere migliore di così, ed è per questo che chiediamo un cambiamento

Fonte: Voci dall’estero

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37 commenti su “Agli studenti di economia non bisogna insegnare solo le teorie mainstream

  1. Che c’è da scandalizzarsi? Quando una teoria, qualunque teoria, viene insegnata dogmaticamente e si afferma che è ” scientifica” allora qualcuno dovrebbe alzarsi e chiedere: ” Cos’è la scienza?”. Minton Friedman e quelli della Scuola di Chicago sono stati e continuano ad essere gli economisti più dogmatici e più matematizzanti sulla Terra. Ma la matematica impone rigore e astrazione, mentre la nuda cruda realtà impone realismo e dubbio. Friedman quando consigliava a quel… di Pinochet negli anni 70 del secolo scorso di proseguire nella sua opera di distruzione della società cilena secondo la sua visione neo-classica voleva eliminare uno dei fattori principali dell’economia: l’uomo, la sua storia, il suo vissuto. Il caos umano doveva essere distrutto affinchè le sue belle equazioni si realizzassero. Peccato che la nuda realtà si rifiutava di assecondarlo… La cultura americana ed i neo-classici rifiutano la storia. E non sanno neanche cos’è la scienza e, paradossalmente, cos’è economia. Aristotele, il padre del termine, se fosse stato vivo negli anni di Pinochet, sarebbe finito minimo in qualche fossa comune col plauso di Friedman. Ci si dimentica poi che la Terra è una sfera, che tutte le cose sono interconnesse. Il significato vero di ” economia” è ” la gestione delle risorse in maniera ottimale”, vabbè in Cina l’equivalente è ” gestione delle eccedenze”, ma siamo in zona. Però stavo dimenticando la cosa più importante: la teoria neo-classica dal punto di vista scientifico è ” merda” ma diventa ” oro” se finalizzata ad un’altro scopo: modificare la ripartizione della ricchezza in un paese. Questo è il vero fine della teoria. Far sì che chi è già ricco diventi più ricco e chi è povero diventi ancor più povero. I neo-classici sono anti-democratici per natura…

    • I Liberisti non sono scienziati perché hanno il peccato originale: procedere per induzione in modo analogico e non logico. Adam Smith per dare una base alla moderna economia “analogicamente” si ispirò alla meccanica newtoniana e quindi teorizzò l’esistenza di una forza che porta tutto in equilibrio ma senza dimostrarne la realtà fattuale.(la cd. “mano invisibile”) Ora come allora quell’errore (l’analogia nell’induzione) di 300 anni fa c’è ancora nei modelli dei liberisti. (Monetaristi, austriaci, neoclassici e altri). Essi quando ci azzeccano (caso raro) significa solo che le loro estrapolazioni sono particolarità in dinamiche più vaste, particolarità che potrebbero verificarsi come no.(guardasi per es. la teoria quantitativa della moneta) L’analogia dunque sovrappone significato e significante e crea un dannoso effetto di contaminazione dell’osservatore rispetto al fenomeno osservato. I liberisti sono analogisti, scambiano il significato per il significante, la matematica che dimostra su ciò che c’è da dimostrare. Purtroppo In troppi sono andati loro dietro (non solo studenti) e ora il mondo è un posto peggiore.

    • Si, per questo il Cile sotto il Keynesiano e Marxista Allende stava diventando un Paese sovietico del Terzo Mondo e da quando sono state introdotte riforme liberali (tra cui la riforma pensionistica, un modello per tutti) e ripristinato il libero mercato esso è divenuto uno dei Paesi più prosperi del Sud America e non solo.

      • Cambia fornitore!

      • Se il “generalissimo” avesse privatizzato anche le miniere di rame non si sarebbero ripresi dalla crisi indotta dai chicago boys. Ma chissà perché (forse di questi non si fidava manco lui fino in fondo) non lo fece e quindi, piano, piano, il Cile si è ripreso.

      • Si, ma tu non dici come si è ripreso. Grazie ai consigli di Milton Friedman: tasse basse, spesa pubblica bassa, debito bassissimo e poca o nulla inflazione.
        La ricetta dei liberisti per una crescita sostenuta sta funzionando piuttosto bene. Quella dei keynesiani, dei marxisti e collettivisti vari ha portato o sta portando alcuni Paesi (Bolivia, Cuba, Venezuela, Argentina, Ecuador) verso la povertà assoluta.

      • Sta funzionando… lol

  2. Concordo appieno con la segnalazione degli studenti di Manchester. Dopodiché, se non si è soddisfatti si possono anche aprire dei libri. Tanto più se si tratta di persone che, come detto nell’articolo, stanno facendo un percorso di master o dottorato.

  3. Andrea, hai stramaledettamente ragione! Ma pochi sanno una cosa, visto che parli di Newton:ha barato! Leggiti ” Le bugie della scienza” di Federico Di trocchio. I neo-classici prima creano il loro mondo ideale matematico, poi cercano, infischiandosene delle conseguenze, di rimodellare il mondo reale… e falliscono ripetutamente… Poi dimenticano cos’è la scienza: osservazione della realtà, creazione di una teoria e verifica sperimentale e superamento, meglio messa in dubbio, della teoria rivelatasi giusta. Hai poi dimenticato una cosa: l’ossessione per il ” libero mercato”. Ci si dimentica, e qui interviene lo storico, che il modello economico inglese dell’epoca di Adam Smith nacque in un contesto economico e sociale manipolato dalle classi ricche. La Gran Bretagna ebbe in rapida successione: eliminazione delle strutture economiche medievali ( campi aperti, ecc…), creazione di estesi latifondi e creazione di manodopera a basso costo, introduzione del Protestantesimo con la legalizzazione dell’usura, creazione del mito del ” Popolo Eletto” di stirpe anglosassone, eccetera. Il ” libero mercato” ha poi un corollario: l’eliminazione con tutti i mezzi dei concorrenti, vedi Cina ed India. Le ” Guerre dell’oppio” insegnano. Perchè credi che si sia fatto l’11 Settembre 2001? L’America era ed è in serie difficoltà economiche e dove poteva procurarsi soldi? In Afghanistan con l’oppio insieme a petrolio, gas e metalli preziosi. Poi deve minacciare la Russia e la Cina… ” Libero commercio” è sinonimo di mitra e droghe…

  4. A conferma dell’articolo di cui sopra andate a leggere il working paper della BCE n. 1097 di ottobre 2009 Monetary and fiscal policy aspects of indirect tax changes in a monetry union a firma Anna Lipinska e Leopold van Tadden. Lo stesso articolo è stato ripubblicato dalla FED Americana senza modifiche. Non è difficile capire che dietro un complesso formulario apparentemente perfetto c’è il nulla totale in rapporto alla realtà fisica del mondo. E lo dicono gli stessi autori con la definizione dell’ambito di applicazione: un luogo immaginario ed inesistente nello spazio-tempo. Questo documento è stata la base degli interventi di politica della tassazione in Europa con la conseguente marginalizzazione di molti paesi come attori del sistema economico mondiale (Italia inclusa).
    Per questo il post è pienamente condivisibile: non si può costruire un modello inesistente e su quello applicare, per deduzioni matematiche più o meno contraddittorie, una politica economica senza verificare, almeno qualitativamente, gli effetti collaterali che si verificano nel sistema reale. Ad esempio la teoria che occorre ridurre la tassazione indiretta a favore di quella diretta apparirebbe accettabile nel senso che in questo modo la politica potrebbe regolare lo sviluppo economico più agevolmente. Ma il “paper” della BCE dimentica la dimostrazione (questa volta rigorosa) di Frank Ramsey che in un regime di mercato perfetto l’aumento della tassazione su un bene comporta una riduzione della produzione di questo. In un sistema reale, senza correttivi, l’azione dell’aumento della tassazione diretta porta ad una contrazione della produzione e tendenzialmente ad un aumento della povertà e all’arricchimento di pochi che possono lucrare anche sull’effetto inflattivo dell’aumento della tassazione (beni indispensabili, senza concorrenza estera, ecc.).

  5. L’ha ribloggato su flaneurkh.

  6. Reblogged this on Kiriosomega's Weblog and commented:
    …e in Italia l’università è arroccata al libricino che il docente, della materia che si sta preparando, ha scritto. E non t’azzardare a ampliare i ragionamenti! Il baronetto, figlio del barone, ti caccia perché non capisce e non sa!

  7. C’è un’altro problema insito nel pensiero neo-classico ed è un bug gigantesco: le loro formule matematiche. Questi algoritmi sono progettati per funzionare entro certi limiti che non vengono enunciati. In informatica esiste un’intera classe di procedure per verificare se un programma od un’algoritmo sono in grado di sopravvivere a valori fuori-scala. Quanto sarebbero stabili quelle belle equazioni neo-classiche se fossero sottoposte ad un bel stress test? Cosa succederebbe se fossero introdotte delle variabili pertinenti a quelle funzioni ed andassero a caso?

    • La teoria generale di Keynes è uno dei testi che ha più formule matematiche tra tutti i testi di economia. Altro che Milton Friedman e gli austriaci,i quali contestavano fortemente l’utilizzo della matematica in economia(in quanto scienza dell’azione umana). Avete mai sentito parlare di Mises e Hayek!!!

      PS: Mi risulta che Olivier Blanchard (il cui libro ho studiato per passare l’esame di Macroeconomia) sia un moderato keynesiano non un liberista neoclassico

      • La teoria generale io l’ho letta e ne ha poche di formule anche se Keynes era ferrato in matematica. Per i neo-kynesiani posso dire questo: cercano una sintesi tra neo-classico e pensiero Keynesiano e io quindi dedico loro un’osservazione fatta dal Dalai Lama sulla possibilità di essere cristiani e buddisti insieme e cioè cercare di fissare la testa di uno Yak sul corpo di una pecora.

      • Si vede che manco l’ha aperta la TG

      • Friedman contestava cosa?

      • Io l’ho letto eccome la Teoria generale (purtroppo). E di formule matematiche ce ne sono tante. E comunque l’ho trovata una lettura molto poco interessante rispetto ad altri testi economici come Capitalismo e libertà di Friedman o Human action di Mises o Constitution of liberty di Hayek.

        Ps: Effettivamente i successori di Friedman alla scuola di Chicago soprattutto Bob Lucas hanno eccessivamente abusato della matematica nei loro studi economici

      • Quelli sono libri di filosofia.

      • Solo perchè non ci sono le formulette matematiche a voi care sono libri di filosofia. Come si vede che non l’hai neanche aperto Human action di Mises.
        E detto per inciso in tutte le facoltà di economia in Italia si insegnano solo ed esclusivamente Keynes e Marx. Se domandi ad un qualsiasi professore di economia chi sono Mises e Hayek non saprebbero come risponderti

      • Temo che Marx lo insegnino davvero in pochi. E Keynes in genere lo si insegna attraverso la sintesi neoclassica.

      • A proposito della presunta egemonia del liberismo (pensiero neoclassico) nelle università italiane ti consiglierei di leggerti questa bella indagine condotta da Andrea Gerbaudo all’università La Sapienza liberamente scaricabile dal sito http://www.lazioliberale.it
        e qui l’art. de il Giornale
        http://www.ilgiornale.it/news/cultura/non-pervenuti-mises-hayek-leoni-e-rothbard-dominano-invece-825548.html

      • L’indagine citata da Luca si riferisce appunto solo all’Università La Sapienza di Roma. Immagino che se si facesse un’analoga statistica sull’Università Bocconi di MIlano i risultati sarebbero diversi…

      • Ti sbagli di grosso. I risultati sarebbero molto simili. Così come in tutte le Università italiane, dove regna il pensiero unico keynesiano in tutte le sue sfaccettature

      • ” as the old saying goes, all models are false but some are useful”…. In risposta a Giovanni: Sono uno studente della Sapienza (laurea Magistrale) e ho studiato prevalentemente l’economia Neo-Keynesiana, con tanto di limiti (divine coincidence, time inconstistency e via discorrendo) e raffronti con teorie Post- Keynesiane e l’idea che mi sono personalmente fatto è che chiunque pensi strettamente di attenersi alle IRFs di un DSGE può tranquillamente essere considerato un idiota, perché è evidente come la realtà non funzioni in tal modo, tuttavia è anche evidente come alcuni di quei modelli, se calibrati bene, se pensati bene, se confrontati con un modello empirico e quindi econometrico ( VAR, CI-VAR etc. etc.) possano aggiungere qualcosa in più alla comprensione delle dinamiche economiche, ovvero di un mondo che cambia in fretta. Le aspettative razionali altro non sono che un modo per garantire un equilibrio di sella al modello, in modo tale da poter simulare un modello che converga ad un equilibrio (che ovviamente è un artificio) in modo da avere un valore “predittivo”!! E non ci crederai ma in ogni equazione di tali modelli (in particolare quelli empirici, dove valgono tecniche analitiche più avanzate, ma anche nei DSGE, applicate nello specifico alle serie storiche,) può essere introdotta una qualsiasi variabile stocastica, ovvero uno shock, che per definizione, può muoversi come vuole, in maniera completamente “esogena” ( proprio come dici tu).Certo che sarebbe stato folle cercare di prevedere la crisi finanziaria attraverso un modello che non ha equazioni caratterizzanti il comportamento dei marcati finanziari (non so se voi avete strumenti in grado di predire l’andamento dei mercati finanziari in modo puntuale, onestamente non credo esista qualcuno che disponga di tali strumenti, in quanto tali mercati sono governati da algoritmi talmente tanto complessi che nemmeno chi li costruisce riesce a capire come e dove fa tilt l’algoritmo). Il punto che mi lascia perplesso è : Cosa ci può essere, al momento attuale, di meglio di cercare di valutare eventuali policies attraverso il raffronto di più modelli, e in più abbinati ad una sempre importante “coscienza storica” ? Io mi ritengo, moderatamente o almeno per quel che concerne la mia preparazione tecnica, un Neo-Keynesiano e non sono certo un “Neoclassico” come apostrofate voi chiunque studi o utilizzi DSGE o tecniche econometriche a livello Macro, non credo nel libero mercato, non credo nelle privatizzazioni, non credo ovviamente nell’austerità e nei trattati Europei e soprattutto non credo che stabilizzare l’inflazione voglia dire garantire elevati tassi di crescita ad un determinato paese ( fatti per altro ampiamente smentiti dalle evidenze empiriche), anzi credo che la crisi finanziaria sia dovuta al fallimento della regulation dei prodotti finanziari da parte delle BC (in particolare della FED, ma anche del Tesoro USA, vedi Larry Summers). Il problema semmai sta nell’approccio dogmatico che alcuni studenti e professori adottano nell’utilizzare tali modelli, il che non implica che essi siano inutili o privi di senso, semplicemente vanno utilizzati con giudizio. Per concludere, a me sembra che la vostra sia una battaglia ideologica contro le aspettative razionali e la modellistica che ne discende perché esse sono state frutto del lavoro di economisti neo-classici, anche se adesso hanno assunto una dimensione molto più vasta e un significato diverso. A me, e parlo da studente che si approccia a diventare un Economista, non frega niente di chi ha scoperto cosa e perché, per dimostrare cosa e come faceva di cognome e se gli piaceva Keynes, se qualcosa può essere utile merita di essere approfondita!! Come sono utili molte critiche post-keynesiane, che non vanno rigettate solo per essere Post-Keynesiane, ma possono essere un impulso a migliorare gli strumenti di cui uno dispone e a renderli più affidabili. Sempre in attesa di qualcuno che proponga una modellistica alternativa in grado, per lo meno, di valutare (che è diverso da prevedere, visto che la palla di vetro non ce l’ha nessuno) possibili scenari futuri in maniera discretamente puntuale.

  8. Ai curatori del blog
    Perchè non chiedete a soggetti come il Luca qui sopra (che confonde opere di economia con libelli di propaganda) di fornirci le loro foto? Sarei curioso di trarre, lombrosianamente, i tratti caratteristici del viso che li identificano e vedere a cosa assomigliano!

    • Come fai a dire che Human action di Mises o Constitution of liberty di Hayek sono libelli di propaganda. Abbi rispetto. La tua arroganza, oltre che la tua ignoranza, non conosce limiti

  9. Aggiungerei che agli studenti di chimica andrebbe insegnata l’alchimia, a quelli di medicina la frenologia e a quelli di astronomia l’astrologia.

    • L’economia non è una scienza “dura” e persino nelle scienze dure vi sono diverse interpretazioni in alcuni casi.

  10. @guidoic: francamente non lo so, forse qualcuno ha detto che poteva prevedere il futuro, forse l’ha detto lo stesso Friedman durante una bevuta con i suoi amici di Chicago o forse era solo qualche outlook del FMI, non lo so. So che ai corsi di time-series delle scuole mainstream di economia il concetto che “predire il futuro non sono cazzi nostri” è reso in modo piuttosto chiaro. Le forecast si possono fare ma, per l’appunto, sono forecast, e in genere è già insito nella struttura dei modelli che, nel caso di catastrofi economiche, essi non aiutino più di tanto. Quindi, a meno di trovarsi nella solita pacchinata televisiva, trovo impensabile che un economista assennato se ne vada in giro a dire che abbiamo risolto il problema macroeconomico forever visto che non è un problema risolvibile per sempre. Che pure i keynesiani credevano di aver risolto il problema macroeconomico fino alla crisi degli anni 70.
    Per altro, nelle scuole di economia si parla gran poco di tutto questo, di “soluzione al problema macroeconomico” io non ne ho mai sentito parlare. Si studiano altre cose, molto più utili alla comprensione della disciplina.
    Sulla microfondazione dei post-keynesiani non lo so, può darsi che mi sia sbagliato, pazienza. Ripeto, nessun professore ti dice a che scuola fa riferimento il modello di turno, quindi se ho detto una cazzata pazienza e chiedo scusa.

    @gengiss: la questione sulla semplificazione degli agenti a me è parsa irrilevante dopo tre giorni di università. Nessuno, o quasi, tra chi studia economia crede in cose come l’homo oeconomicus, questi sono semplici modelli, neanche tanto rigidi, che rendono la trattazione più agevole nei corsi base. Da un certo punto in poi tutto quello che sai sull’agente è che sta ottimizzando una sua qualche funzione secondo le sue preferenze e tecnologia/informazione disponibile. Vuoi metterci la limitatezza della razionalità nella tecnologia/inforazione disponibile? Metticela. Per come la vedo io le preferenze potrebbero anche “irrazionalizzare” l’agente, ma alla fine trattarlo come razionale ha senso. Gli outcome variano, non esistono solo i first best. Tutte le discipline sociali semplificano gli agenti. Per altro nel braccio empirico della micro le ipotesi si fanno molto molto rilassate

  11. Salve a tutte e tutti!
    Vi segnalo il concorso GoToWeb Talent che finanzia progetti dedicati al web. Si può partecipare anche come giurati web, per la cui iscrizione la scadenza è il 28 Febbraio 2014.
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