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I conti truccati di Saccomanni

saccodanniNessun Governo ha mai osato quanto fatto da Saccomanni: non solo truccare il PIL, ma contemporaneamente sgonfiare le spese per interessi. Dell’1% del PIL, 16 miliardi, una cifra colossale, una bugia incredibile fatta per evitare che impietosamente i conti pubblici raccontassero la vera sconfitta di questo esecutivo: la sua incapacità di saper fare politica economica.

di Gustavo Piga

Ma da dove nasce questa incapacità? Ovvio, dalla incredibile incapacità di saper fare politica economica. Incapacità che a sua volta discende da un’altra incredibile incapacità: quella di non saper spiegare a Bruxelles quello che sa anche un bambino, ovvero che solo con maggiore domanda interna da vera spesa pubblica (finanziata senza addizionale debito) la ripresa sarà vera e non meramente una menzogna scritta e firmata sulla carta del DEF.

Non può sfuggire ai più come vi debba essere una fortissima correlazione positiva tra spread sui tassi del debito e prospettive di crescita di un Paese. Un debito diventa più rischioso se peggiorano le aspettative dei creditori che questo venga ripagato. E ovviamente se un’economia non tira, non convince, non affascina gli investitori con le sue prospettive di dinamicità, lo spread sale perché sale il rischio che non vi siano risorse per ripagarlo.

Con una doppia botta, conseguenza inevitabile del ragionamento di cui sopra, sui conti pubblici: meno entrate e più spese dall’andamento negativo dell’economia, più spesa per interessi.

Governi che non hanno saputo, con la giusta politica economica e le giuste riforme (già, non quelle sbagliate!) di cui abbisogniamo veramente per la crescita, dare ossigeno all’economia hanno sempre cercato meccanismi artificiali per tenersi in vita coi loro conti pubblici. Tipicamente, con la sovrastima del PIL futuro, inserito sempre in maniera birichina nelle stime dei conti per l’anno che verrà. Un trucco seguito da quasi tutti i governi che ricordo, un trucco che addormenta il Paese, destinato l’anno successivo a risvegliarsi sempre con conti sempre peggiori che nel frattempo, come logica conseguenza, non sono stati messi in ordine da chi li ha truccati. Era troppo impegnato ad imbellettarli per pensare ad altro.

Ma ora il gioco è al rialzo. Nessun Governo ha mai osato quanto fatto da Saccomanni: non solo gonfiare il PIL, e passi (ma lo certificheremo solo l’anno prossimo, tranquilli), ma – e in un certo senso coerentemente, in una logica perversa – sgonfiare le spese per interessi. Dell’1% del PIL, 16 miliardi, una cifra colossale, argomentando che i tassi di mercato previsti dagli operatori sono troppo pessimisti (peccato che dal 95 usavamo sempre il loro parere!) e scommettendo che gli spread caleranno ben di più di quanto previsto oggi.

In effetti, si potrebbe dire, se si fosse governanti da strapazzo: se il PIL tira, grazie alle mie stime fasulle, allora anche lo spread scenderà. Peccato che da una crescita fasulla non potrà che discendere una discesa di spread …. anch’essa fasulla.

Una bugia da 16 miliardi fatta per evitare che impietosamente i conti pubblici raccontassero la vera sconfitta di questo Governo: la sua incapacità di governare i conti pubblici. Non riusciamo a stare nei conti che ci chiede di rispettare l’Europa? Semplice, abbattiamo “virtualmente” la spesa per interessi, così sembrerà che ce l’abbiamo fatta.

Ma da dove nasce questa incapacità? Ovvio, dalla incredibile incapacità di saper fare politica economica. Incapacità che a sua volta discende da un’altra incredibile incapacità: quella di non saper spiegare a Bruxelles quello che sa anche un bambino, ovvero che solo con maggiore domanda interna da vera spesa pubblica (finanziata senza addizionale debito) la ripresa sarà vera e non meramente una menzogna scritta e firmata sulla carta del DEF.

Ma le bugie hanno le gambe corte. Tenetevi forte: tra un paio d’anni Saccomanni, o un suo successore equivalente, vi diranno che ohibò, la spesa per interessi è stata sottostimata di 16 miliardi di euro e che, ohibò, bisognerà trovare 16 miliardi in più, magari rimettendo l’IMU e l’IVA e la Service Tax e la Patrimoniale, per far … quadrare i conti.

Ma il crimine più grave non sarà stato quello di questa pietosa bugia: sarà stato quello di aver fatto perdere due anni al nostro Paese, nell’illusione che tutto andava bene, facendo fuggire tanti altri giovani all’estero, facendo scivolare tanti altri lavoratori verso la disoccupazione e l’abbandono della forza lavoro, facendo spegnere la fiammella del sogno di chi ancora crede che questo Paese può e deve meritare di più.

Bonanotte popolo.

Fonte: gustavopiga.it

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12 commenti su “I conti truccati di Saccomanni

  1. va corretto “sovrastimata di 16 miliardi di euro” con sottostimata

  2. L’intervento è convincente, ma un impulso alla domanda interna a bilancio in pareggio (condizione per non far aumentare il debito) si potrebbe avere in due casi: 1) Attraverso un rivoluzionamento della politica fiscale che porti a una elevata redistribuzione del reddito a favore dei redditi più bassi e alle imprese per fare investimenti aggiuntivi; 2) Liquidità creata dalla Banca d’Italia e/o dalla BCE a disposizione del governo italiano con vincoli di utilizzo volti ad aumentare la domanda interna.
    Per la prima soluzione certamente questa coalizione è in grado solo di agire in modo opposto, come abbiamo visto con l’abolizione dell’IMU e l’aumento dell’IVA; quanto alla seconda, difficilmente si riuscirà a capovolgere l’impostazione in termini di politica economica della BCE, specialmente da parte di coloro che di fatto condividono tale impostazione.
    Insomma un’attenuazione della crisi potrà avvenire solo se, e quando, ci sarà una forte espansione della domanda estera, sempre che nel frattempo la nostra struttura industriale sia ancora in grado di produrre qualcosa.

    • Concordo sul primo punto e, più in generale, sulla logica sottesa di provare a fare qualcosa di utile in casa nostra, senza attendere l’evoluzione (o rivoluzione) dello scenario macro internazionale.

      Per conto mio, le linee guida sono due: investire con determinazione sulla competitività delle produzioni italiane (possiamo chiamarla politica industriale) e riequilibrare in senso più egualitario la distribuzione dei redditi e delle utilità (possiamo chiamarla politica dei redditi).

      Nella mia wishlist metterei al primo posto i seguenti interventi:

      1 – Credito di imposta integrale e continuativo per le imprese che investono nel nostro Paese

      2 – Riduzione concordata del costo del lavoro a fronte della compartecipazione dei lavoratori al capitale d’impresa

      3 – Spostamento del carico fiscale su patrimoni, rendite, diritti acquisiti e basi imponibili non dichiarate

      4 – Misure di deterrenza dei comportamenti predatori delle imprese a danno dei lavoratori

      5 – Servizio civile obbligatorio cassintegrati e pensionati a favore della comunità

      6 – Affitto forzoso degli alloggi sfitti a favore delle famiglie a basso reddito

      Un cordiale saluto.
      http://marionetteallariscossa.blogspot.it/

      • Scusi, si è dimenticato della abolizione della proprietà privata e dei mezzi di produzione!
        Vedrà che con queste ricette il nostro paese diventerà ancora più attraente per gli investimenti stranieri!

  3. Ottimo articolo, condivido tutta la linea.

  4. La presunzione fatale del pianificatore centrale accomuna tutti i manipolatori del denaro e del libero mercato, dai monetaristi liberisti ai socialisti interventisti keynesiani.
    Entrambe le scuole non mettono mai in discussione la banca centrale e lo stato centrale.
    Questo sistema corrotto e corruttore del fiatmoney crollerà da se’. Non è questione di se, ma solo di quando.

  5. Professore, abbiamo una domanda da farle, ci può spiegare in termini semplici, come spiegherebbe alla “casalinga di Voghera”, cosa intende per (FINANZIATA SENZA ADDIZIONALE DEBITO)?
    Consideri che questo blog, così come tanti altri, ormai sono letti da tantissime persone che si informano e vogliono sapere la verità.

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