di Gustavo Piga
Continuiamo con i dati della stupida austerità?
E perché no.
Ecco come a distanza di soli 3 mesi la BCE aggiorna le sue previsioni sull’area euro. Ed a soli 3 mesi di distanza … la forchetta del PIL euro 2013 peggiora di minimo 0,5% nella sua stima pessimistica e di … 1,1% in quella ottimistica. Siamo ad un passo dal secondo anno successivo di recessione euro. Un disastro.
Una recessione dovuta alla scellerata austerità che mette a repentaglio la stessa sopravvivenza dell’euro e dell’Europa, e che nulla ha a che vedere con fattori fuori dal nostro controllo.
Lo conferma il miglioramento della previsione sull’inflazione. E’, quella che sperimentiamo, una crisi da domanda aggregata interna che evidentemente stempera gli aumenti dei prezzi.
La BCE lo conferma, come se fosse un tranquillo osservatore sugli spalti e non un giocatore:
“l’export all’interno dell’area dell’euro è stimato crescere molto meno dell’export fuori area euro a causa della relativa (!!, NdR) debolezza della domanda interna all’area euro”.
“gli investimenti pubblici sono stimati decrescere fino alla fine del 2014 (!! NdR), a causa del consolidamento fiscale in molti paesi dell’area euro“.
Qui non è più solo questione di criticare i Governi dell’area euro né la BCE per le sue previsioni sempre errate. C’è da svegliare la BCE una volta per tutte facendola scendere in campo: cambiando una volta per tutte il mandato della BCE adeguandolo a quello della Fed Usa, con inflazione e disoccupazione i due mali da combattere.
Draghi sostiene da Budapest, commentando l’interessante caso di una banca centrale in Europa (quella ungherese) che non si adegua così facilmente alle visioni di Francoforte, che “un prerequisito chiave di una politica monetaria credibile è l’indipendenza della banca centrale” (in corsivo nel testo del Governatore). Parla al Governo ungherese a muso duro.
Sarebbe bene che anche i Governi cominciassero a parlare alla BCE.
Perché lo possono fare.
Sostiene, il Governatore Draghi, che “l’obiettivo principale della politica monetaria dovrebbe essere la stabilità dei prezzi, e la politica del tasso di cambio dovrebbe essere trattata come materia di interesse comune”.
Giusto sulla stabilità dei prezzi, ma solo perché lo hanno voluto i Governi che hanno firmato i Trattati. Così come hanno firmato questo obiettivo anni addietro possono modificare tale obiettivo e imporne uno diverso alla BCE, appunto come quello che deve perseguire la Fed statunitense. Sarebbe cosa, lo ripeto, ormai essenziale per svegliare dal suo sonno meramente anti-inflazionistico la BCE. Sarebbe a quel punto, per fare un esempio, impossibile dire frasi come quella sugli investimenti pubblici senza tradire il proprio mandato: la stessa politica fiscale diverrebbe più intelligente se la politica monetaria lo diventasse.
Giusto anche sul tasso di cambio come materia d’interesse comune, sempre senza dimenticare che tale questione spetta, esplicitamente secondo il Trattato, al Consiglio Europeo (ed alla Commissione) e non alla BCE.
Quindi cominciamo a parlarne. Un’alleanza con Hollande al riguardo del prossimo Presidente del Consiglio, e dopo le elezioni tedesche, potrebbe divenire materia che coagula un’alleanza per una politica economica europea meno irresponsabile.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Le analisi del professor Piga sono sempre ottime, se riuscisse anche ad accettare il fatto che l’Euro, oltre ad essere causa degli squilibri della UE, è anche un progetto FALLITO E FALLIMENTARE, da smantellare subito, farebbe un notevole salto di qualità.
Concordo al 100%.
Purtroppo e’ quel salto che gli economisti italiani non sembrano disposti a fare.
Comm.NON mio
Una Banca Centrale non soggetta a controllo di Governo, che fa gli interessi propri, che coincidono prevalentemente con quelli di un sistema bancario privato, suona male.
Ecco la soluzione. Una Banca Centrale Indipendente suona bene. Indipendente è bello. La conquista dell’indipendenza, la Festa dell’Indipendenza, indipendenza di giudizio, “io sono indipendente”, la stampa libera e indipendente ecc..tutti valori positivi.
L’informazione avrebbe dovuto spiegare che significava in questo caso.
Se fosse stata “indipendente”. Ma non lo è mai stat. La gente lo crede ancora.
E una persona avrebbe dovuto comunque riflettere e informarsi, se fosse stata provvista di sufficienti strumenti critici durante la sua crescita.
Cioè se non avessero ridotto educazione, scuola e cultura in quel modo.
Ma quello l’hanno fatto appositamente, sempre tra gli applausi.
Anche lì era una scuola, più “libera” e “democratica” suona bene.
Voleva dire in realtà dequalificata, in modo da creare una massa di creduloni, superficiali e quindi più proni a propaganda e parole d’ordine.
L’indipendenza della BCE (dai desiderata dei governi e della politica) è strettamente funzionale al suo mandato, che è stato fissato a livello di Trattato internazionale. Non c’è arbitrio della BCE sui fini, ma solo vasta discrezionalità tecnica sui mezzi, per un fine predeterminato e molto preciso: mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine (solo in via secondaria la BCE può supportare le politiche economiche della EMU/EU in un senso più lato). Questo obiettivo è stato precisato dalla stessa BCE nel senso di una inflazione target ideale “below but close to 2%”. E’ un obiettivo verificabile facilmente e l’obiettivo è stato sostanzialmente adempiuto finora dalla BCE nei 13 anni della sua azione. Questo significa che la BCE si è conquistata sul campo la sua reputazione di serietà, il che è importante perchè le aspettative inflazionistiche dipendono molto dal credito di cui una Banca centrale gode.
Ora però nella tempesta della crisi le mosse sul tasso di interesse non bastano più e sulle misure non standard, adottate ripetutamente negli ultimi 12 mesi, è impossibile un regime di accountability elementare come quella sul tasso di inflazione. E nella latitanza della politica, la BCE si è trovata ad essere l’istituzione propulsore di ulteriore integrazione, perchè non si può garantire la stabilità della moneta senza garantire la sua esitenza. Approfonditamente qui: http://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2012/html/sp121201.en.html
Mah, una BCE immobile la vede solo lei: dall’inizio della sua presidenza Draghi ha già fatto 3 tagli del tasso di interesse, due LTRO giganteschi e ha creato un backstop sui bond sovrani che ha cambiato i giochi, calmato i mercati e riequilibrato vari indicatori. Il motivo per cui Draghi stesso era contrario a un abbassamento dei tassi a dicembre è che avrebbe portato in liquidity trap senza essere efficace in un contesto frammentato: l’effetto si sarebbe trasmesso dove non ce n’è bisogno e non dove occorrerebbe. L’obiettivo prioritario della BCE al momento è ridurre la frammentazione del sistema come condizione perché i suoi strumenti standard tornino efficaci.
C’è ben poco, oltre ai consigli, che la BCE possa fare per rendere più competitivo il sistema produttivo italiano o per migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, o per ridurre la spesa improduttiva o l’onere fiscale che pesa su chi fa impresa, ecc. E sono queste le cose da fare per rimettere in moto la crescita qui. Pericoloso spargere l’illusione che le banche centrali possano rendere efficienti i sistemi-paese allagandoli di liquidità. Fino a che un sistema resta inefficiente, aumentare i consumi interni rischia solo di far comprare più iPhone e più Audi.
Quanto alla modifica del setup istituzionale della BCE mi pare politicamente impraticabile, a prescindere da chi vinca le lezioni tedesche del prossimo settembre: la Germania (opinione pubblica, stampa, politica, una grossa fetta di economisti, ecc.) già si lamenta continuamente dei rischi inflazionistici della politica effettivamente molto espansiva della nuova BCE. Es. Intervista a Spiegel di ottobre: http://www.ecb.int/press/key/date/2012/html/sp121029.en.html
Capirai: tre tagli dei tassi d’interesse, quando i medesimi restano più alti di USA JP SVI UK, ecc. Per non parlare delle manovre quantitative. Per non parlare del fatto che comunque in quei paesi la domanda è meno depressa che da noi. Ergo: la BCE e l’Eurozona, visti dal resto del mondo, sono in mano a dei fanatici estremisti. Il cambiamento istituzionale e politico sarà ‘impraticabile’ fino a quando qualcuno non ci proverà in modo serio. Ma in Italia manca una proposta politica che rappresenti un’alternativa qualificata: persino Bersani ha mollato. Bisognerebbe fare una lista di economisti keynesiani alle elezioni politiche. Chi ci sta?
Non sembrano essercene le condizioni. Anche guardando l’esperienza opposta, e messa in piedi da tempo, di Fermare il Declino.