27 commenti

L’uscita dall’euro e l’Italia che non c’è più

Prosegue in dibattito aperto dall’articolo di Riccardo Realfonzo e Angelantonio Viscione sull’uscita dall’euro. Dopo la risposta di Biasco e la nostra, seguite dalla replica di Gennaro Zezza, è la volta del prof. Mauro Gallegati. “È interessante analizzare i costi di un’uscita dall’euro, ma una moneta nazionale opererebbe in un contesto ben diverso dai tempi della lira” – spiega Gallegati. Inoltre “l’Italia è too big e too connected” per poter uscire dall’euro senza causare “un incontrollabile effetto domino” una nuova e ulteriore grande depressione. “Ma senza un cambiamento profondo – rileva Gallegati – l’Europa non si riprenderà. 

di Mauro Gallegati*  

Non credo esista una demarcazione netta nelle scienze sociali. Così l’economia si interseca con la storia, e queste si sovrappongono alla politica ed alla sociologia. Di per sé questo approccio ripudia il modello unico, la pretesa naturalità dell’economia. Se, per usare le parole di Piketty, “ci sono questioni che sono troppo importanti per essere lasciate agli economisti”, il tema dell’uscita dall’euro non fa eccezione. Le sofferenze sociali soprattutto dei Paesi più fragili dell’Europa, stanno producendo conseguenze sociali che ci fanno chiedere: quanto resiliente sarà la democrazia in Europa? L’euro ha lasciato i cittadini – soprattutto nei Paesi in crisi – senza voce in capitolo sul destino delle loro economie. Gli elettori hanno ripetutamente mandato a casa i politici al potere, scontenti della direzione dell’economia – ma alla fine il nuovo governo continua sullo stesso percorso dettato dalla Troika.
Ma per quanto tempo può durare questa situazione? E come reagiranno gli elettori? In tutta Europa, abbiamo assistito a un’allarmante crescita di partiti nazionalistici estremi, mentre in alcuni Paesi sono in ascesa forti movimenti separatisti. E per quanto tempo ancora le economie (e le stesse istituzioni democratiche) dei paesi periferici sopravvivere ad una unione monetaria incompleta e asimmetrica? Serve un cambiamento strutturale dell’Eurozona se si vuole che l’euro possa sopravvivere: o ci sarà l’Europa politica (Stati Uniti d’Europa) o non ci sarà l’euro. Coloro che pensavano che l’euro non sarebbe potuto sopravvivere si sono ripetutamente sbagliati. Ma i critici hanno ragione su una cosa: a meno che non venga riformata la struttura dell’Eurozona e fermata l’austerity, l’Europa non si riprenderà.

Condividere una moneta unica costituisce ovviamente un problema poiché così facendo si rinuncia a due dei meccanismi di aggiustamento: i tassi d’interesse ed il cambio. Se si aderisce a una moneta unica, la rinuncia ad alcuni strumenti di politica economica può essere compensata sostituendoli però con qualcosa d’altro, come una politica fiscale comune e condivisione dei debiti, mentre ad oggi l’Europa non ha messo in campo altro che il fiscal compact.

Il lavoro di Realfonzo e Viscione “Gli effetti di un’uscita dall’euro su crescita, occupazione, salari” è assai suggestivo e meritevole di ulteriori sviluppi. Se le svalutazioni hanno effetti positivi sulla crescita e meno sul lavoro è tema, di per sé stimolante. Qui però, dopo aver prima fatto notare che questa crisi non è come tutte le altre poiché determinata dalla dinamica strutturale e poiché avviene in piena globalizzazione (altrove argomento perché), vorrei enfatizzare alcuni dei problemi legati all’uscita dell’Italia dalla moneta unica, cosa possiamo aspettarci dal tramonto dell’euro e perché cercare risposte nella storia può essere fuorviante.

Credo che l’uscita del nostro Paese si tradurrebbe, tramite i mercati, in un incontrollabile effetto domino – ma siamo too big e too connected per abbandonare l’Unione senza provocarne la disgregazione – che porterebbe in primis al crollo dell’architettura dell’euro e di conseguenza all’abbandono dell’idea di Europa e la possibilità della trasformazione della Grande Recessione in Grande Depressione, se non altro perché l’euro è ormai una valuta di riserva mondiale. L’euro non è insomma una porta girevole: come avviene sempre nelle cose della vita – ma non nella teoria economica dominante – esiste una freccia del tempo e ritornare indietro può voler dire non riconoscere più il punto di partenza perché le scelte fatte nel frattempo l’hanno cambiato.

Le svalutazioni precedenti sono poi accadute in regime di cambi fissi e ciò di per sé muta il contesto rispetto all’uscita dall’unione monetaria. Conseguenze politiche a parte, l’uscita sarà temporalmente lunga ed alcune misure saranno necessariamente “repressive” – chiusura dei movimenti di capitale e della Borsa – e pesanti per chi ha debiti in euro o tassi debitori in Euribor.
Uno dei pro, si dice spesso, è che l’uscita dall’euro ci consentirebbe di svalutare e quindi di aumentare la competitività. È un copione già visto – e sulla cui efficacia rimando a Realfonzo e Viscuone – che funziona solo per pochi anni. Indipendentemente dall’inflazione che potrebbe conseguire (di certo aumenterebbe il costo delle materie prime) occorrerebbe ricordare che la svalutazione equivale ad un impoverimento del paese in media e l’economia mainstream non ha gli strumenti per valutare l’impatto distributivo. Nel caso più favorevole la svalutazione produce una espansione della produzione – e dei profitti – quando la crisi ha già messo in moto i processi di de-leveraging e risparmio di spesa che coinvolge l’occupazione. L’espansione della produzione avrà quindi effetti meno che proporzionali su salari ed occupati. Gli interessi sul debito, a meno di avere autarchia finanziaria, aumentano e così la redistribuzione. Inoltre, difficilmente si può sostenere che la fuga dei capitali interessa i meno abbienti. Ma soprattutto le svalutazioni danno respiro temporaneo e non cambiano la struttura produttiva di un paese: quel che davvero occorrerebbe ai Paesi periferici dell’Europa in crisi non per il troppo debito pubblico (come i casi di Irlanda e Spagna dimostrano).

Benefici dalla svalutazione credo si avranno, ma quantitativamente assai limitati. E per 2 ragioni.
Intanto ora le nostre esportazioni vivono di qualità. L’export italiano è composto non più dai soli prodotti tradizionali, ma dal made in Italy e dai macchinari destinati all’industria: beni di qualità e poco soggetti alla concorrenza di prezzo. Svalutare non produrrà grandi benefici.

Poi ci sono ora i BRICS sulle cui produzioni, più tradizionali, siamo in concorrenza come Paese a Sviluppo Recente, ma i costi relativi non sono paragonabili e tali rimarranno anche per svalutazioni eccezionali. Una politica industriale o meglio post-industriale è la strada.

Un altro falso mito è quello del tornare Italia, non più uno dei PIIGS, col solo ritorno alla sovranità monetaria – e il nuovo matrimonio tra Tesoro e Banca d’Italia. Eravamo identificabili come PIIGS ben prima dell’euro, seppur con una definizione più aggraziata, come quella di Fuà: Paesi a Sviluppo Tardivo dell’Europa (già nel 1980 in un lavoro per l’Ocse, Fuà individuava caratteristiche comuni – alta inflazione, dualismo territoriale, deficit della bilancia dei pagamenti e di bilancio pubblico, alta disoccupazione e notevole quota di economia sommersa – in Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). La struttura economica li caratterizza mentre la rinuncia alla sovranità monetaria aggrava tale fragilità strutturale, ma non ne è la causa.
Ammesso che di sovranità monetaria si possa parlare con integrazione finanziaria e mobilità dei capitali. In fondo, con gli accordi di Bretton Woods ci vincolarono l’emissione di moneta, ma non impedirono il boom economico.

Il malessere dell’Ue è in massima parte auto-inflitto, a causa di una lunga serie di pessime decisioni di politica economica, a partire dalla creazione dell’euro. Sebbene l’intento sia stato quello di unire l’Europa, alla fine l’euro l’ha divisa: i Paesi più deboli sono riusciti, per ora, a rimanere nell’euro a prezzo di disoccupazione e deflazione salariale, crollo della domanda interna e aumento del “sommerso”. Ma non sarà per sempre.

Quali saranno i costi di una nostra uscita dall’euro resta materia di dibattito. Ciò che pare certo è che senza Europa perderemo tutti.

* Economista. Insegna Macroeconomia avanzata presso l’Università Politecnica delle Marche. È stato presidente della società ESHIA (Economic science with etherogeneous interacting agents)

Fonte: Sbilanciamoci.info

Sullo stesso argomento:

Gli eccessivi ottimismi sull’uscita dall’euro

Sull’uscita dall’euro non siamo “catastrofisti”

Varoufakis spiega gli enormi costi dell’uscita dall’euro

Il GREXIT porterebbe alla fine dell’euro?

 

27 commenti su “L’uscita dall’euro e l’Italia che non c’è più

  1. Valido articolo che conferma come l’unica soluzione sia quella dell’uscita dall’euro della sola germania ( e forse dei relativi paesi satellite del nord europa). Se convinciamo la francia ad adottare l’inglese (in un sistema di bilinguismo: la lingua nazionale e l’inglese come lingue ufficiali) come lingua comune europea insieme agli altri PIGS (impresa non facile, lo so), questa rimane nell’euro in una nuova europa che vedrebbe forse anche l’ingresso britannico e la germania sarebbe di nuovo nella stessa condizione in cui la mise Hitler prima della sconfitta nella seconda guerra mondiale.
    Se vogliamo cavarcela, noi PIGS+F dobbiamo prendere i tedeschi per la “lingua” e non per il portafoglio.
    Abbiamo fatto l’errore di cercare di costruire l’europa partendo dalla moneta, invece dovevamo partire dalla lingua. E’ tempo di rimediare.

  2. L’ha ribloggato su Appunti Scomodi.

  3. ……….e continuo a leggere le solite minchiate dei difensori dell’euro! Mi piacerebbe sapere quale è la loro reale fonte di reddito. Sono convinto che ne vedremo delle belle …..

  4. “….Ammesso che di sovranità monetaria si possa parlare con integrazione finanziaria e mobilità dei capitali…”
    —-
    Il Giappone ha ricomprato, tramite la Bank of Japan, 2/3 del suo debito pubblico per cui il debito pubblico lordo è il 240% del PIL, ma quello netto, cioè in mano a investitori in qualche modo privati è il 75% circa del PIL. Di conseguenza il Giappone non ha mai dovuto fare politiche di austerità comee l’Italia che da circa venti anni, prima per “entrare nell’Euro” e poi perchè era dentro l’Euro non ha fatto altro che finanziarie su finanziarie portano la pressione fiscale sul lavoro alla più alta del mondo o quasi.
    Questo perchè il Giappone è indipendente, può creare moneta se vuole (“sovranità” è un termine pessimo).

    A questo punto si alzano quelli per cui”… ma il giappone è molto più efficiente ed esporta microchips degli Iphone e non ha deficit esteri…”. Bene, ma ad esempio ha tenuto fino a ieri l’IVA al 5% (alzandola solo all’8% ora), mentre l’Italia aveva l’IVA al 21%. Prova a pensare cosa sarebbe stato l’export italiano nel mondo con l’IVA al 5%….

    Lo stesso vale per la Corea, la Malesia, la Thailandia tutti paesi che non si sono mai sognati o nemmeno posti il problema di creae unioni monetarie, ma hanno usato in modo aggressivo la politica monetaria e fiscale a differenza dell’Italia

    Gallegati non capisce i fatti più elementari, forse perchè studia modelli matematici astratti, non lo so…ma uno Stato deve poter CREARE MONETA, ALTRIMENTI LA CREANO SOLO LE BANCHE e poi ti ritrovi sommerso di debito privato e se in aggiunta emetti titoli sul mercato per finanziare lo stato alla fine sei fritto. Lo stato deve creare moneta, quando è necessario ed è scarsa, altrimenti l’economia finisce sommersa di debito. Il modo di creare moneta è farla creare dalla Banca Centrale comprando lei il debito pubblico o finanziando direttamente il deficit, cosa che è vietata nell’eurozona.
    —-
    con gli accordi di Bretton Woods ci vincolarono l’emissione di moneta, ma non impedirono il boom economico. (Gallegati)
    —–
    ‘azzo ma era un sistema TOTALMENTE DIVERSO, da cima a fondo, ma ha idea di cosa parla ?

    All’epoca c’erano controlli ai capitali, per cui il debito pubblico aveva un costo negativo reale ed era detenuto per il 60% da banche pubbliche e Banca Centrale…. Se tu chiudi le frontiere ai capitali, nazionalizzi le banche ricreando l’IRI e fai loro comprare il debito pubblico il costo di questo diventa irrilevante (negativo al netto dell’inflazione) come era fino agli anni ’70. In più se agganci il dollaro all’oro e tutte le monete al dollaro nessuno può più fare surplus esteri rilevanti, nemmeno la Cina e la Germania e tutta l’Asia non riesce ad esportare perchè automaticamente gli si alzano i tassi e soffoca il credito ecc… come era con il sistema di Bretton Wood.
    Questa era la situazione degli anni ’50 che dice Gallegati. In quel caso non vieni alluvionato di importazioni cinesi o giapponesi o tedesche, non hai delocalizzazione e non devi preoccuparti molto della loro concorrenza a basso costo !
    E in più non devi preoccuparti del debito pubblico perchè non lo comprano gli esteri (controlli ai capitali), ma le banche pubbliche

    Vogliamo rifare questo sistema ? OK, ma allora devi rifarlo tutto, mica dire che all’epoca c’erano dei cambi fissi come l’euro oggi che è una balla, devi agganciare tutti all’oro e mettere i controlli ai capitali in tutto il mondo tanto per cominciare

    Siamo messi male con gli economisti in Italia

    • Anche tu fai parecchia confusione, non solo gli economisti italiani, o presunti tali…la malesia e la Korea dal punto di vista monetario non hanno nulla a che spartire col Giappone… nemmeno la Cina ad oggi ha niente a che spartire col Giappone…il debito del Giappone e’ in yen, la boj stampa yen, l’inflazione non c’è, la disoccupazione è la piu’ bassa del mondo, questo consente al governo di fare deficit e monetizzarlo di fatto, senza fare austerity…la stessa identica cosa si potrebbe fare in Europa, ma in Italia con la neolira ho molte perplessita’…l’Italia dal dopoguerra all’euro non ha mai dico mai avuto bassa inflazione, che è condizione assolutamente necessaria alla stampa di moneta, poiché il debito che emetti nella moneta che controlli te lo puoi ricomprare, ma se la tua moneta perde costantemente di valore il sangue scorrera’ per le strade e ci sarà presto penuria di beni…che poi è il motivo per cui noi siamo entrati nell’euro e l’Inghilterra no per dire…o pensi davvero che siano tutti stupidi tranne te? Pensi che se Amato aveva la possibilita’ di stampare liberamente senza ripercussioni prelevava i soldi dai cc degli Italiani? Un politico doveva fare questa cosa qui avendo un’altra possibilità?

  5. Gallegati ha ragione.

    L’uscita dell’Italia causerebbe un maremoto mondiale.

    ed è proprio per questo che dobbiamo uscire.

    il bello è che qui si vuole il benessere senza mettere in discussione la globalizzazione.

    siamo giusto a 100 fa.

    • “ed è proprio per questo che dobbiamo uscire.”

      Ecco, allora incomincia tu, noi veniamo dopo..

      • le rivoluzioni gratis non le hanno ancora inventate.

        fa ridere chi crede che sia possibile cambiare qualcosa al mondo senza sacrificare nulla.

        di tutti i grandi uomini della Storia nessuno soffriva di codardìa. su questo non c’è dubbio.

        a seguire ragionamenti come quelli che fate voi keynesiani euristi nel 1943 saremmo rimasti tutti a fianco dei tedeschi fino all’ultimo proprio per la paura della loro ritorsione….ohibò…ma è proprio quello che fecero i fascisti!

  6. La moneta senza l’integrazione fiscale non potrà mai sopravvivere, abbiamo constatato tutti il fallimento dell’AVO endogena. Se vediamo il comportamento dei paesi, almeno di quelli che hanno governato l’Europa, non si può scommettere una Lira su una possibile integrazione fiscale, la morte della moneta unica e’ già stata decisa. Certo che la “vera” politica monetaria espansiva (QE), concedendo respiro ai paesi meridionali (allentamento del cappio al collo che avevano con la moneta unica), provocherà un ritardo sul collasso dell’euro. È’ vero che dopo le svalutazioni della moneta si è sempre avuta una politica dei cambi fissi, ossia la politica monetaria, per un periodo attua la politica del cambio fisso, poi il variabile e poi il fisso, ciò dimostra che il cambio fisso non potrà mai durare nel lungo periodo se non vi è l’unione politica che dovrebbe attuare una forma di integrazione fiscale. Ad esempio se oggi l’Italia divenisse virtuosa come ma Germania con gli stessi dati economici, vi sarebbe con l’euro una competizione tra i due paesi che porterà entrambi ad una diminuzione dei salari interni per essere più competitivi sull’esportazione, ciò penso che sia contrario allo spirito fondante l’Europa, dove si parla di benessere e non di competizione selvaggia per essere il primo della classe, non si deve vincere nessuna guerra; la moneta unica senza integrazione fiscale fa attuare sempre uno scenario di guerra economica, ciò a danno della democrazia dei popoli, che rimarrà solo un sogno europeo.
    Per questo motivo, e’ giusto che non vi può essere uno stato senza una moneta o una moneta senza uno stato.

  7. L’Italia negli anni 80 arrivo ad essere la quarta potenza economica mondiale.
    L’uscita dell’Italia dall’euro non provocherebbe nessun problema, essendo il paese troppo grande, chiaro che lo stato riappropriandosi della politica monetaria forra eliminare la sciocca normativa sul divorzio stato/Banca d’Italia, normativa che ha prodotto l’effetto contrario a quello auspicato, siamo passati dal 70% debito /Pil al 130% debito PIL, nel momento che questa normativa non esiste, tale percentuale perde di importanza cone in Giappone e quindi lo stato di potrà concentrare veramente sulla crescita economica senza nessun condizionamento, una crescita economica che dovrà tendere alla piena occupazione, naturale che ciò non potrà avvenire mai senza l’aiuto della politica monetaria che come in America corregge i cicli economici.

    • “L’Italia negli anni 80 arrivo ad essere la quarta potenza economica mondiale.”

      Già, e c’era lo SME all’epoca.

      “L’uscita dell’Italia dall’euro non provocherebbe nessun problema, essendo il paese troppo grande, ”

      Appunto perché troppo grande (e troppo connesso) gli effetti sarebbero ingestibili. Ma l’ha letto l’articolo?

      • sì l’italia diventò potenza economica perchè c’era lo SME…non NONOSTANTE. Iodice davvero ha raggiunto vette di partigianeria che le fanno davvero poco onore.

        non dico altro perchè c’è davvero da lasciar perdere di fronte a cotanta accademia.

      • Lo sme entro in vigore nel 1979, e la lira stava nella banda larga, non penso che ciò fu il motivo che fece arrivare l’Italia dopo un anno a quel successo economico, anzi il contrario, quel successo fu raggiunto grazie ai cambi variabili che c’erano prima. Ricordiamoci che lo sme salto nel 1992, e con la svalutazione di quegli anni l’Italia ebbe una ulteriore crescita.

  8. è lampante che questo articolo dice tutto ed il contrario di tutto e lo si potrebbe smontare pezzo per pezzo es quando dice…” Ma i critici hanno ragione su una cosa: a meno che non venga riformata la struttura dell’Eurozona e fermata l’austerity,” ……quindi se hanno ragione su questo hanno ragione su tutto, anche sulle cose dette prima cioe che l,economia come scienza “astratta” puo dissertare su una quantita di argomenti, ma quando essa viene applicata diventa ne piu ne meno che una tecnica una “tecnologia” che riflette l,esatto equilibrio dei fattori in campo es(riflette i rapporti di classe e di democrazia esistente in un determinato contesto) e la tecnica economica sara sempre il frutto di complicate dinamiche di classi e di interessi conflittuali (“almeno fino a quando saranno gli uomini a determinare le propie sorti”.concludendo l,euro e un patto scellerato tra le classi dominanti, che niente ha, a che fare con la democrazia.2) l,articolo dice……”occorrerebbe ricordare che la svalutazione equivale ad un impoverimento del paese in media e l’economia mainstream non ha gli strumenti per valutare l’impatto distributivo.” perche? insieme ad una svalutazione prettamente di una moneta diciamo (del 20%) insieme si abbatte l,equivalente di ricchezza reale all,interno di un paese., oppure che si possiede una moneta un po piu debole che favorisce l,esport. anche se poi l,articolo dice che l,esport italiano non compete col prezzo, “questo lo vorrei verificare, nel rapporto con i paesi con monete piu deboli a livello mondiale 3)si parla sempre di importazioni piu care con moneta debole pero si dimentica sempre che le importazione riguardano prima i capitali (anche con target 2) peraltro in crisi, i saldi possono essere negativi o positivi e quindi rispondono a deficit o surplus tra stati, inoltre l,importazione potrebbe essere contenuta con maggiore consumi di beni prodotti in casa, “sostituzione dell,import” e con una importazione solo dei beni intermedi inoltre ed è qui che casca l,asino… ma siamo too big e too connected per abbandonare l’Unione senza provocarne la disgregazione… ” ma siamo too big e too connected per abbandonare l’Unione senza provocarne la disgregazione” propio perche ci sarebbe una disgregazione (che in ogni caso ci sara) sarebbe il momento che si uscisse , anche cosiderando l, ottusita di una elite che se ragionasse in termine di condivisione (reale) magari avrebbe meno beni finanziari ma molto piu beni reali.per il resto sono d,accordo con zibordi ed altri sulle cose prettamente tecniche

    • Mi pare che lei si stia notevolmente arrampicando sugli specchi. I punti centrali dell’articolo sono chiari, se lei vuole trovarci qualche contraddizione faccia pure, ma la sostanza non cambia.

    • “propio perche ci sarebbe una disgregazione (che in ogni caso ci sara) sarebbe il momento che si uscisse”

      Mi pare che lei non abbia capito che la disgregazione incontrollata dell’euro sarebbe uno tsunami finanziario ingestibile che creerebbe una nuova grande depressione che andrebbe a sommarsi alla situazione in essere già grave ma per lo meno stabile. Un medico che dicesse: il paziente è grave quindi diamogli una botta in testa vediamo se si riprende, non sarebbe un medico.

  9. non mi sono arrampicato sugli specchi volevo solo far notare che “l,anomalia economica ” ha una serie di implicazioni anche in campo sociale e politico enorme, per il resto semplificavo in quando condividevo col signor zibordi, se lei si riferisce a too big too connected, mi sembra che la risposta che ho dato sia esauriente ,se poi si riferisce a questo …” Una politica industriale o meglio post-industriale è la strada”. sono d,accordo con lei ma questo rimane un desiderio (parola che lei usa spesso) in quando neppure la efficiente germania va in quella direzione, per non parlare dell,italia attualmente completamente sprovvista, di qualsiasi piano industriale autonomo, e con disponibilita di risorse scarse, va da se che quasi tutto dipende da bruxelles.

  10. signor guidoc siamo tutte persone ragionevoli ed abbastanza “conoscitori” della vita ma mi dica se lei dovrebbe intraprendere un viaggio lo farebbe con due ruote bucate. euro e democrazia.

    • Quando smetteremo di credere ad economisti e politicanti incapaci. La storia insegna che l’intelligengas del midlle market e meglio dei super so tutto io.

      • Non ere una risposta a Claudio, che condivido. C’e stato semplicemente un errore di posizione nella risposta

  11. Questo è un blog serio tuttavia io resto sempre più esterrefatto nei confronti di chi ancora si ostina inspiegabilmente a difendere l’euro o cmq si pone nella posizione di osteggiare un’eventuale uscita (e non dite che non è così si evince chiaramente dai commenti di sopra o altrimenti prendete una posizione ).
    Come funny king di rischio calcolato, zingales, e gli altri soggetti pro euro vi ostinate a sostenere che è meglio quest’europa di un’eventuale uscita o scioglimento che provocherebbe caos ma anche nuove opportunità.
    Non sono d’accordo sul discorso della svalutazione e del problema della competitività per via dei paesi brics; il paragone a mio avviso non è condivisibile per via del fatto che le merci e i prodotti fabbricati in italia da personale in italia seppur più cari anche in fase di svalutazione avrebbero una qualità e un mercato garantito.
    Quello che continuo a vedere sono fuffe pillole e paranoie varie paure o paure di paure nessuno che ha le palle di prendere una posizione; donnicciole e checche impazzite che si combattno l’un l’altro ma nessuno riesce a imporre una seria politica che ci faccia uscire da questa melma; e la strada è una sola uscire dall’euro punto, tutte le menate che ancora vanno dicendo i sacerdoti dell’euro sulle materie prime sgli interessi del debito sul caos che si crea..ma è meglio avere una crescita al 4 5 %con interessi maggiorati o una situazione di guerra civile con gli interessi stabili?Tanto abbiamo visto che lo spread è una grande truffa oppure anche quello è complotto?
    ma voi ci siete resi conto di tutti i danni che questa moneta ha creato?
    Sono più importanti dei trattati che nessuno ha autorizzato o la dignità della gente?Sono più importanti gli indicatori economici o la prosperità dell’essere umano?M
    vi siete resi conto della distruzione di tutti gli stati del sud dell’europa, dei welfare dei comparti produttivi, di una tradizione storico culturale, della povertà di gente che non mangia più , in grecia ad atene i negozi sono tutti i chiusi e caro moderatore non venirmi a dire la solita stronzata che i greci sono corrotti e che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità non dirmela assolutamente perchè la rigetterei …
    Queste politiche assurde hanno causato deflazione, distruzione della domanda , disoccupazione e la germania insiste ; la stessa germania che grida all’europa che non vuole erogare i surplus che utilizza per finanziare il debito per arricchirsi ancora di più,che non vuole assumersi le conseguenze del disastro che ha creato, germania che ha svalutato il costo del lavoro e che beneficia anche dell’ulteriore svalutazione del Qe che senza euro starebbe alla fame , ma qua ancora si ragiona sul iu meno meno mentre in francia con sapir le pen, in spagna con podemos e ovunque si stanno attivando seriamente , ma si sa che questo è il paese dei filosofi e continuiamo a solfeggiare finchè una tranvata non spazzerà via tutti questi dotti economisti …c’è morte ovunque ma che vuol dire meglio questa situazione gestibile che il caos?MA che dobbiamo tutti morire per questo cazzo di euro?Non vi siete resi conto che ci avete un pò stancato per non dire altro di queste teorie e che ora di fare un salto che dobbiamo fare per forza si per forza il tempo delle chiacchiere è finito o ci liberiamo o moriamo.

    • Dire che l’uscita è impraticabile non significa difendere l’euro, altrimenti dire che non è opportuno bombardare l’Iran equivarrebbe a difendere la Sharia

  12. Qualcuno si è accorto che l’euro si è svalutato del 30% in un anno?
    Qualcuno si è accorto che la Svizzera ha mollato l’ancoraggio all’euro e ha rivalutato ?!!! Voglio dire: ha rivalutato il franco svizzero, non è che ha svalutato l’euro, ma possibile che nessuno si accorge di quel che accade e ci si avventura in spiegazioni che hanno più a che fare con la fantaeconomia che con scenari plausibili?
    Realfonzo si è accorto che la svalutazione aiuta la crescita, ma non i salari, bene, ma la teoria economica lo dice da sempre e allora? Vogliamo dire che è meglio la disoccupazione che aiuta i salari dato che data la situazione porta deflazione?
    L’Europa è una macchina liberista, inutile cercare di cambiare quello che non è cambiabile, è stata fatta apposta, ma qui si pensa che l’Europa debba cambiare, ma se fosse così non avremmo la commissione avremmo un governo, qualcuno ricorda che il parlamento europeo ha censurato il Fiscal compact? E’ servito a qualcosa? Tutti questi interventi mi sembrano davvero una inutile esercitazione accademica, ma la realtà è davvero molto triste, per favore un pò di dignità.

  13. Ma cosa pretendete da Galegati…

I commenti sono chiusi.