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Varoufakis spiega gli enormi costi dell’uscita dall’euro

giannis-varoufakis

Nel 2011, rispondendo ad una proposta di Warren Mosler e Philip Pilkington, l’attuale Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis spiegava perché la rottura dell’eurozona sarebbe un disastro e perché le proposte di Mosler e Pilkington sarebbero una mossa della disperazione.

Secondo Mosler e Pilkington, basterebbe ridenominare le tasse e i pagamenti dello stato nella nuova valuta, lasciando invece i depositi e i mutui in euro. Varoufakis smonta in modo garbato (come si usa fare tra colleghi, infilando qua e là qualche frase di circostanza) ma deciso tale idea, e soprattutto mette in guardia sui costi sociali ed economici che avrebbe l’uscita unilaterale dall’euro. Riportiamo qui alcuni passaggi significativi con un nostro commento:

  • Le banche rimarranno a corto [di liquidità, NdT] e non saranno mantenute attive dalla BCE. Il che significa che l’unico modo in cui l’Irlanda o la Grecia o chiunque adotti questo piano possono mantenere le proprie banche attive è che esse siano ricapitalizzate nella nuova valuta nazionale da parte della Banca Centrale. Ma questo significa che i depositi nei conti bancari, di fatto, saranno convertiti dall’euro nella nuova valuta; annullando così la misura benefica dell’assenza di conversioni obbligatorie dei depositi bancari nella nuova valuta.

Ovviamente è così e negarlo vuol dire non rendersi conto o ignorare volutamente l’ovvietà che un sistema bancario deve usare prevalentemente la valuta in cui sono denominate le riserve emesse dalla sua banca centrale (altrimenti si è di fronte ad una “eurizzazione” di fatto). A ciò va aggiunto, come abbiamo spiegato qui e qui, che lasciare sia i depositi e i prestiti in euro significa far fallire le famiglie e le imprese indebitate, mentre lasciare solo i depositi in euro significa far fallire le banche. La partita doppia, banalmente.

  • Gli autori sostengono che gli effetti negativi di cui sopra saranno mitigati dalla ritrovata indipendenza monetaria del governo, che gli consentirà di interrompere immediatamente i programmi di austerità e di adottare una politica fiscale anticiclica, come ha fatto l’Argentina dopo il suo default e la fine del cambio fisso pesos-dollaro. Questo può essere vero, ma tutti i confronti con l’Argentina devono essere presi con grande scetticismo. La ripresa dell’Argentina, con le politiche fiscali associate, fu dovuta al suo ritorno all’indipendenza solo marginalmente, e fu molto più legata ad un inaspettato aumento della domanda di semi di soia da parte della Cina.

Già. Non viviamo più negli anni ruggenti dei commerci mondiali che crescevano a doppia cifra. E chi ha svalutato se ne sta accorgendo.

  • Mentre è vero che la valuta più debole aumenterà le esportazioni, essa avrà anche un effetto devastante: la creazione di una nazione a due livelli. Una nazione che ha accesso agli euro accumulati e un’altra che non ne ha. La prima acquisirà un immenso potere socio-economico sulla seconda, forgiando così una nuova forma di disuguaglianza che inevitabilmente opererà a lungo come un freno per lo sviluppo – proprio come la disuguaglianza che crebbe nel periodo successivo agli anni 70 provocò danni enormi allo sviluppo reale dei nostri paesi (contrariamente ai numeri sulla crescita del PIL) nella fase del secondo dopoguerra.

Per questa considerazione Varoufakis merita un applauso. Il suo background marxista gli permette di analizzare lo spostamento di ricchezza in termini di classi. Certo, lo stato potrebbe togliere a chi guadagna dalla svalutazione e dare a chi ci perde, ma è realistico pensare in un gigantesco spostamento di ricchezza? Ad essere ottimisti lo stato cercherà di raccattare dollari ed euro (per il poco tempo in cui l’euro esisterà ancora dopo l’uscita di un paese) da quelli che hanno titoli in tali valute e puntellare coloro che invece sono indebitati in tali valute. Ed anche questa è un’operazione tutt’altro che facile dal punto di vista politico.

  • In ultimo, ma certamente non per importanza, anche se un Paese uscisse dall’Eurozona in questo modo, l’Eurozona si sgretolerebbe entro 24 ore. Il Sistema Europeo delle Banche Centrali scoppierà subito, gli spread italiani raggiungeranno i livelli della Grecia, la Francia diventerà immediatamente un paese con rating AA o AB e, prima di poter fischiettare la Nona Sinfonia, la Germania avrà dichiarato la ricostituzione del marco tedesco. Una recessione di massa colpirà poi i Paesi che costituiranno la nuova zona del marco tedesco (Austria, Olanda, possibilmente Finlandia, Polonia e Slovacchia), mentre il resto dell’Eurozona precedente opererà in una condizione di significativa stagflazione. Le nuove guerre valutarie intra-europee sopprimeranno, in sintonia con la galoppante recessione/stagflazione, il commercio internazionale ed europeo e, di conseguenza, gli Stati Uniti crolleranno in una nuova Grande Recessione. Gli anni 30 post-moderni di cui continuo a parlare saranno una tragica realtà.

Varoufakis scrive ciò nel 2011, oggi il quadro è anche peggiore perché questo avverrebbe dopo che la crisi dell’eurozona, malgestita dai leader europei, ha già prodotto una grande depressione in stile anni ’30. Insomma due Grandi Depressioni, una di seguito all’altra. E vale a poco dire che se non ci fosse stato l’euro le cose sarebbero andate diversamente. E’ andata così e da qui si deve partire nell’analisi. L’euro c’è e non esserci entrati non è la stessa cosa che uscirne una notte di venerdì.

Sempre Varoufakis:

Il motivo per cui io sono fermamente convinto che questo non sia ancora il tempo di abbandonare la nave, è l’enorme costo umano che conseguirebbe dal collasso dell’Eurozona… un piano come quello di Mosler e Pilkington può essere l’equivalente delle nostre scialuppe di salvataggio. Dovremmo, comunque, tenere sempre a mente che le nostre scialuppe di salvataggio saranno lanciate nei mari ghiacciati e, arenati su di essi, molti periranno.

Come abbiamo detto recentemente, provocare la fine traumatica dell’eurozona attraverso l’uscita unilaterale non è una soluzione, ma un nuovo male.

 

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22 commenti su “Varoufakis spiega gli enormi costi dell’uscita dall’euro

  1. uno stato semi-fallito senza LoLR non può minimamente opporsi al disastro che è gia li e ora con € e libera circolazione dei capitali, con svendite del patrimonio sia pubblico che privato, con inevitabili trasferimenti di patrimoni dei poveri e della ex classe media indebitata ai pochi ricchi, in questo momento presumibilmente stranieri.

    Tutte queste analisi andrebbero confrontate con la situazione attuale, per capire se realisticamente potrebbero peggiorare

  2. Il punto non è eslcusivamente se attuare MMT oppure no, altrimenti diventi una diatriba fine a se stessa tra appassionati economici. Il punto è che le soluzioni offerte attualmente da Varufakis sono a mio parere peggiori di quelle di Mosler alla lunga.
    Le cose sono due e sembra che non ci siano compromessi:
    1- La grecia resta nell’euro e soccombe facendo finta che qls sia cambiato.
    2- Esce dall’euro e si prende dei rischi, ma soprattutto si allea con forze che la possono sorreggere. (la Russia non è poi così lontana).

  3. Non mi sempra che le esportazioni (de SOJA) abbiano trainato la ripresa Argentina ma la spesa pubblica.

    Da Bagnai post Varoufakis:

    Il tasso di crescita delle esportazioni argentine fu questo:

    2000 1.8
    2001 6.1
    2002 0.2
    2003 5.0

    Sì, avete visto bene: nell’anno post-svalutazione cadde di sei punti. Arrivo a due cifre sapete quando? Nel 2005, quattro anni dopo (11%) e per un solo anno, quando l’Argentina già cresceva al 9% DA DUE ANNI. Domanda: de che cazzo stamo a parlà? Non sono le esportazioni che hanno salvato l’Argentina. Guardate cosa successe alle importazioni, invece:

    2000 -2.4
    2001 -16.6
    2002 -53.5
    2003 48.4

    Chiaro, no? L’effetto di import substitution fu molto maggiore di quello di export promotion (notate che le importazioni stavano comunque già in picchiata a causa della deflazione: effetto Monti/Menem, che infatti si stimavano, com’è noto).

    Come fu sostenuta la crescita del mercato interno, visto che i beni non venivano più dall’estero?

    Questo è il tasso di crescita della spesa pubblica:

    2000 -1%
    2001 -1%
    2002 52%
    2003 -6%

    Si capisce, no, come andarono le cose, a cosa serve un default, a cosa serve una svalutazione? Ma Varoufakis fa finta di non capirlo. Perché?

    • “L’effetto di import substitution ”

      Si chiama depressione:

      GDP 2002 -14.7%

      Grazie al ciufolo che sono crollate le importazioni!

      Infatti poi appena c’è la ripresa salgono del 48% nonostante la crescita sia “solo” dell’8%

      • Gross domestic product, constant prices Percent change
        See notes for:
        Gross domestic product, constant prices (National currency).
        2000 -0.789%
        2001 -4.409%
        2002 -10.894%
        2003 8.955%
        2004 8.911%
        2005 9.179%
        CHE DEPRESSIONE
        Vorrei che anche l’economia Italiana fosse sempre così depressa
        Io ad una catastrofe come questa fossi un Greco ci metterei la firma.

      • Come mi aspettavo la risposta non c’entra nulla.
        Il punto del passo di Bagnai che hai riportato dice che l’Argentina ha ridotto le importazione per l’effetto sostituzione causato dalla svalutazione. Ed è una balla, perché nel 2002 l’import diminuisce perché crolla il PIL e poi riprende quando l’Argentina torna a crescere.
        Ma ovviamente la logica argomentativa non interessa a chi ha una visione religiosa.

      • Mi scusi ma il problema della Grecia qual’è? La possibilità di crescita economica che la Germania mi sembra chiaro non permetterà mai. Poi l’unica cosa che ho capito è che ai dati gli “espertoni” di economia gli fanno dire ciò che vogliono.

    • chissa perche in questa analisi del professor realfonzo manca l,analisi fatto da bagnai e postato da GABRIELJOSEPONTELLO vi propongo cio che dice il prof realfonzo……………”con un cambio iniziale di uno a uno, dovrebbe portare subito a un deprezzamento della moneta rinata, che diverrebbe così più a buon mercato rispetto alle altre valute. Ciò dovrebbe favorire le esportazioni del Paese e limitarne le importazioni, migliorando il saldo della bilancia commerciale, spingendo la crescita e una maggiore occupazione. In che misura però l’abbandono degli accordi di cambio e le svalutazioni aumentino effettivamente la crescita è oggetto di infinite dispute. La svalutazione aumenta il costo dei beni importati e per questa via tende a incrementare il livello dei prezzi interni (quindi il prezzo delle stesse esportazioni), riducendo il vantaggio competitivo. A complicare le cose, si aggiungono gli effetti redistributivi della svalutazione, sui quali pure vi è ampio dibattito. L’aumento del livello generale dei prezzi interni che tende a seguire la svalutazione tende ad esempio a ridurre il potere di acquisto dei salari monetari. La riduzione dei salari reali può generare (in presenza di meccanismi di adeguamento dei salari ai prezzi o per la reazione dei sindacati) una pressione al rialzo dei salari monetari e ciò potrebbe accentuare l’inflazione, erodendo ulteriormente il vantaggio competitivo della svalutazione. Inoltre, la caduta della quota salari sul pil (wage share) può determinare una riduzione della domanda interna di beni di consumo e ciò tenderebbe a ridurre la crescita. – See more at: http://www.economiaepolitica.it/primo-piano/gli-effetti-di-unuscita-dalleuro-su-crescita-occupazione-e-salari/#.VPCQRC6m1Rw “……………….. come potete vedere l,effetto di sostituzione dell,import, non viene neanche preso in considerazione. ma non solo non si tiene conto dell,effetto positivo che avrebbe sul tutto un programma di governo promosso in favore dell,occupazione. ma non si capisce neanche perche il “sindacato” dovrebbe remare contro ad un governo che si pone come obiettivo principale la lotta alla disoccupazione.

  4. Ma come può pensare che la produzione di un solo bene, la soia, possa risollevare le sorti di una intera nazione Edil suo sistema economico ?

  5. Io vi cito nel mio libro (nuovamente) ma non lo meritereste.Intanto confondete la solidità dell’Italia con la Grecia inoltre il caro Varoufakis o come cappero si chiama non smonta un bel niente dice semplicemente la sua e nemmeno in modo molto incisivo.

  6. lasciare solo i depositi in euro significa far fallire le banche INVECE LASCIARE TUTTO COM’E’ SIGNIFICA FAR FALLIRE E MORIRE MILIONI DI ITALIANI TRANNE I VOSTRI AMICI COME FASSINA

  7. Una nazione che ha accesso agli euro accumulati e un’altra che non ne ha. La prima acquisirà un immenso potere socio-economico sulla seconda
    E INVECE SECONDO VOI GAUDENTI STARE NELL’EURO CONTINUANDO A REGALARE TASSI POSITIVI A QUEI PORCI DELLE BANCHE VA BENE?A REGALARE 95 -20 (TASSE)=65 MLD DI SPECULAZIONE L’ANNO? E A CONTINUARE CON IL GAP TRA TEDESCHI E ITALIANI IN COMPETITIVITA’ DOVUTO AL 990 DEL 24 11 96 = DISOCCUPAZIONE ED ESERCITO DI RISERVA DISOCCUPATI E SVENDITE PATRIMONIO!

  8. Capisco proteggere Piddinia ma l’uscita “da sinistra” dall’euro è molto più virtuosa che le vostre posizioni anglosioniste.

  9. The objections stated here contain serious errors of logic which I offered to discuss with the Finance Minister. I have yet to hear from him.

    Briefly, his knowledge of the banking issues is incomplete and the ‘disaster scenario’ he fears is in fact inapplicable, my proposal results in a strong drachma, and the euro zone would not ‘crumble’ as described.

    I have had subsequent, recent discussion with Professor James Galbraith who now agrees with me, however the Greek government remains uninformed as to these matters and therefore is in an inferior negotiating position.

  10. La tesi sostenuta nell’articolo, uscire dall’Euro comporta alti costi, avrebbe meritato una valutazione di Varoufakis recente sia per aggiornare eventuali costi che per confrontarli con quelli indotti da una politica dominante in Europa prepotente e asservita a evidenti potentati finanziari. Solo se é possibile modificare l’attuale struttura dell’Unione Europea,stato confederale con unica legislazione fiscale e piena sovranità monetaria o il fallimento del progetto europeo é inavitabile e quindi i costi per quanto alti tenderebbero a crescere.

    • Varoufakis la pensa esattamente così anche oggi. A maggior ragione, visto che nel frattempo la crisi ha in parte deindustrializzato la Grecia che così avrebbe ancora più difficoltà a beneficiare di una svalutazione

  11. (Varoufakis)…Le banche rimarranno a corto [di liquidità, NdT] e non saranno mantenute attive dalla BCE. Il che significa che l’unico modo in cui l’Irlanda o la Grecia o chiunque adotti questo piano possono mantenere le proprie banche attive è che esse siano ricapitalizzate nella nuova valuta nazionale da parte della Banca Centrale. Ma questo significa che i depositi nei conti bancari, di fatto, saranno convertiti dall’euro nella nuova valuta; annullando così la misura benefica dell’assenza di conversioni obbligatorie dei depositi bancari nella nuova valuta….
    —-
    Quello che dice Varoufakis è naive, è ingenuo ed è proprio sbagliato, non sa di cosa parla il nostro uomo ad Atene.
    Se passi alla Lira, ma non converti i depositi in Euro com suggerisce Mosler, devi imporre alle banche però di convertire su richiesta del cliente i mutui e debiti in Euro, altrimenti questi ne vengono schiacciati (giusto ?). Stesso problema che hanno avuto in Ungheria, Polonia e altri paesi dell’Est con i mutui in franchi. Bene, la soluzione è che appunto lo Stato impone alle banche di coprire il rischio di cambio dei clienti, perchè le banche sono in grado di farlo. Dato che sanno che il giorno X si comincia ad usare lire e i clienti possono chiedere di convertire mld di mutui e crediti in Lire le banche possono prendere posizioni di copertura (hedge, short…) cioè vendere short Lire così quando gli tocca comprarle e poi girarle ai clienti compensano la perdita. Questo Varoufakis sembra che non lo sappia…

    Comunque se però queste politiche di copertura del cambio non sono sufficiente e le banche italiane o greche hanno perdite tali che azzerano il loro capitale allora devi ricapitalizzarle

    Varoufakis non sa però di cosa parla quando dice che se passi alla lira come suggerisce Mosler, senza convertire i depositi in euro, poi avendo la banca delle perdite :”…i depositi nei conti bancari, di fatto, saranno convertiti dall’euro…”
    Una banca la ricapitalizzi come vuoi una volta che sei di nuovo un stato come tutti gli altri e non soggetto ai vincoli della UE. La ricapitalizzi con le lire o le dracme, senza toccare i depositi, perchè NON C’ENTRA UN TUBO LA RICAPITALIZZAZIONE CON LE PASSIVITA’ cioè i depositi, come crede il Varoufakis .
    Nel bilancio di una banca a sinistra ci sono le passività che sono depositi, bonds e altri debiti e poi ci sono i mezzi propri (il “capitale” o equity). I primi tipicamente sono il 90-95% e il secondo il 5-10%. Se devi “ricapitalizzare” perchè le perdite hanno fatto sparire il capitale o mezzi propri hai diverse opzioni NESSUNA DELLE QUALI RICHIEDE CHE TOCCHI I DEPOSITI:
    a) nazionalizzare brutalmente, metterci qualche miliardo di capitale e poi dopo qualche anno quando tutto si è calmato torni a privatizzare e qui una volta che sono statali fai quello che ti pare
    c) crei una “bad bank” in cui scarichi tutte le perdite, come ad esempio stanno pensando Renzi e Padoan ora dove però la banca originale resta in piedi e salvi anche con soldi pubblici i creditori della banca (soluzione USA e UK del 2009 per intenderci) e dove con un QE la Banca Centrale appunto compra tutte le perdite…
    b) dividere in “good bank” e” bad bank” spostando nella seconda i crediti incagliati o tossici o l perdite da conversione in lire e togliendole la licenza bancaria mentre nella prima crei una nuova banca in pratica e lasci come dice e sposti la parte buona dell’attivo e i depositi (ma spazzando via i creditori, cioè i detentori di bonds della banca…)
    Questa è la soluzione migliore tra parentesi (http://blogs.ft.com/maverecon/2009/03/dont-touch-the-unsecured-creditors-clobber-the-tax-payer-instead/#axzz3StYlOC4C), ma anche se gli esperti la suggeriscono i politici comprati dalla lobby finanziaria non la applicano spesso…

    In tutte queste opzioni di ricapitalizzazione NON OCCORRE TOCCARE I DEPOSITI DEI CLIENTI. Stamperai moneta sostanzialmente, che è poi quello che fanno tutti. La Cina è la quarta volta adesso che ricapitalizza in modo silenzioso le sue banche, USA e UK lo hanno fatto per migliaia di miliardi nel 2009. La Germania stessa ha avuto perdite di 700 mld nel 2009 a causa delle sue banche… L’Irlanda ha avuto perdite superiori al PIL o quasi nel 2009-2011 a causa delle sue banche. Ma nessuno ha toccato i depositi

    Quando si parla del funzionamento delle banche hai da una parte Mosler che ha lavorato in banche da Bankers Trust negli anni ’70 in giù per 30 anni, una sua banca (piccola) in Florida l’ha venduta due anni fa con profitto dopo averla comprata nel 2009 e ed è stato il più grosso compratore di BTP nel 1994-1997 forse al mondo… e dall’altra un accademico specializzato in qualcosa di astratto (game theory) che come campo di studio suo si è occupato molto di economia monetaria, banche e mercati finanziari senza contare che non ha nessuna esperienza pratica.

    • Le valute non sono tutte uguali, stampare dollari, euro, sterline o yuan non ha lo stesso effetto che stampare lire o dracme, le monete sono carta colorata, anzi sono numeri su un terminale, sono gli uomini che danno a quei numeri un valore…se le neodracme avranno valore zero per gli uomini, come fai a stampare per creare un valore di anche pochi miliardi di euro? Sarebbe difficile come trasformare il piombo in oro…la svalutazione non è sempre un alito di vento passeggero, lo è se è moderata e non provoca iperinflazione, se no finisci come in Russia, Brasile e la stessa Argentina…che sovranità hanno questi paesi? Che possibilità di stampare, di abbassare tassi ecc? Guarda il costo del denaro di quei paesi…su questa roba di stampare carta straccia è bene smetterla, se non altro per evitare di perdere tempo e energie preziose…il che non significa smettere di cercare delle alternative all’euro…ad esempio la proposta sull’emissione di crediti fiscali è ordini di grandezza più concreta e merita un serio approfondimento…si potrebbe pensare ad esempio di finanziare il deficit con queste emissioni, quindi 4-5% del pil ogni anno…potrebbe funzionare, soprattutto per la Grecia che in questo modo potrebbe fare default sull’80% del suo debito pubblico senza ripercussioni…

  12. errata corrige: ” a sinistra ci sono le passività…” leggasi “a destra ci sono le passività…”

  13. […] Varoufakis spiega gli enormi costi dell’uscita dall’euro […]

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