Austerità e crescita non vanno d’accordo
di Paul Krugman – articolo originale su krugman.blogs.nytimes.com
Guardando l’Europa sprofondare nella recessione – e la Grecia tuffarsi nell’abisso – mi sono trovato a chiedermi cosa ci vorrebbe per convincere le aule vocianti che l’austerità di fronte a un’economia già depressa è una pessima idea.
Dopo tutto, bastava il fallimento prevedibile e previsto di un piano di stimolo insufficiente per convincere la nostra élite politica che gli stimoli non funzionano mai, e che dovremmo sterzare immediatamente verso l’austerità, non importa se lo sforzo di tre generazioni della ricerca economica ci dice che questo è esattamente la cosa sbagliata da fare. Perché il fallimento schiacciante, e molto più decisivo, dell’austerità in Europa, non sta producendo una reazione simile?
Lasciate che vi dia un quadro, ispirato da alcuni degli studi empirici di politica fiscale che i Romers descrivono nelle loro dispense per un corso. Nel grafico seguente metto a confronto due misure riguardanti i paesi europei. L’asse x mostra la variazione della spesa pubblica reale di beni e servizi rispetto al primo trimestre del 2008, la data più recente ho potuto ottenere da Eurostat, misurata come percentuale del PIL del primo quadrimeste 2008. (Ciò significa, tra l’altro, che non ho potuto includere l’austerità in Grecia). L’asse y mostra la variazione percentuale del PIL reale dal primo trimestre 2008 all’ultimo trimestre 2011. Possiamo dire che c’è una correlazione chiara, e non certo nella direzione che i sostenitori dell’austerità vorrebbero vedere?
OK, mi rendo conto di tutti i problemi. In una certa misura possiamo essere alla ricerca di causalità inversa, con le economie in difficoltà costrette all’austerità, mentre quelli in buono stato (ad esempio la Polonia) che possono continuare ad espandere la spesa. Inoltre, i programmi di austerità comportano generalmente forti tagli nei trasferimenti ed aumenti delle tasse, come anche il decremento negli acquisti in termini reali, sicché non si può interpretare la pendenza della linea – circa 3 – che attraversa la dispersione come una misura del moltiplicatore*.
Ma è piuttosto sorprendente, non è vero? La verità è che abbiamo appena avuto una prova forte della affermazione keynesiana che, quando la politica monetaria non è disponibile, le variazioni della spesa pubblica spostano l’economia nella stessa direzione. I risultati di questo test dicono che ciò che è recentemente passato per saggezza politica è invece sostanzialmente una follia criminale.
* in questo passaggio Krugman intende dire che sarebbe scorretto sostenere, partendo solo da questi dati, che la spesa pubblica di un euro produce necessariamente 3 euro di PIL (ndr)
[…] Anche l’economista Paul Krugman, premio Nobel nel 2008, sostiene che guardando l’Europa sprofondare nella recessione e la Grecia tuffarsi nell’abisso è evidente che l’austerità di fronte a un’economia già depressa è una pessima idea (Leggi) […]
Reblogged this on Imbuteria's Blog.
Con una riflessione apparentemente troppo semplicistica, l’austerità non va d’accordo con ogni eventuale crescita, se non si tiene in debito conto delle esigenze di tutti i Paesi,in particolare, di quelli che soffrono più’ degli altri, della crisi. Penso sia necessario individuare interventi e politiche comuni più’ redditizie che non una austerità sterile che è causa certamente, di immobilismo economico e sociale. Il rispetto dei parametri di Maastrict se,attuati,possono essere d’aiuto, per tentare di risolvere con gradualità gli scompensi e le difficoltà delle economie maggiormente in dissesto.Sono principi fondamentali che vennero discussi proprio per tentare di affrontare e rinsaldare un rapporto di crescita comune a vantaggio di tutti i Paesi partner.Il progetto europeo deve avere queste fondamenta (come previsto all’art.129 del “trattato di Roma”che istituisce la comunità europea),altrimenti, che senso ha unirsi,forse, per rafforzare, le fin troppo inique, disuguaglianze???
Errata corrige :art.121,del “Trattato di Roma”