La qualità del lavoro è essenziale per la competitività

“In Italia, anche nella fase peggiore della crisi in atto, ci sono imprese fortemente competitive che operano in produzioni a forte valore aggiunto. Il punto allora – se davvero, fuori dalle ideologie, si vuole generare crescita e sviluppo – è capire come estendere questa competitività al resto del paese, puntando contemporaneamente sulla qualità del lavoro.” Lo afferma l’economista Patrizio Bianchi in apertura ad una intervista rilasciata a rassegna.it.

Bianchi torna in sostanza a parlare di quelle che sono le debolezze strutturali del nostro sistema produttivo ed in particolare della necessità di innovazione del comparto manifatturiero, un asse centrale per il rilancio della competitività e della crescita del nostro paese.

“Le chiavi disponibili sono due: ricerca ed educazione. Innanzitutto bisogna riuscire a consolidare strutture in grado di stare non solo sulla frontiera della ricerca, ma anche di fare da catalizzatrici al resto del nostro sistema diffuso, università, Cnr e istituti vari. La seconda chiave, altrettanto evidente, è il recupero di una capacità di investimento nell’educazione superiore e tecnica.” Precisa Bianchi. E aggiunge che in tutto questo “Il pubblico ha un ruolo essenziale innanzitutto nell’indicare la direzione di marcia in cui muoversi. Perché la questione sviluppo non si risolve puntando su singoli innovatori e singole eccellenze. La vera innovazione è solo di sistema: tutto deve muoversi. E qui un compito fondamentale e centrale è riservato alla politica: dare una rotta netta e chiara perché s’investa sulle persone. Il capitale umano è la nostra più grande ricchezza. Il problema, non da poco, è che oggi la politica sembra la parte più fragile in campo.”

L’innovazione deve essere di sistema, dunque, ed è così che se una tra le azioni più incisive di rilancio dello sviluppo viene demandata alla politica industriale è necessario anche chiarire che “il compito per una moderna politica industriale: la capacità di mettere insieme tutti questi pezzi di ragionamento.” L’esito di questa strategia dovrà essere una produzione di più elevata qualità, a maggior contenuto di conoscenza, e quindi una maggiore produttività. Perché, torna a ribadire Bianchi così come ricordato da Gallino: “Un conto è la produttività del lavoro misurata a prodotto dato e processo dato. Vale a dire: lavorate di più. Un conto la capacità di andare a vedere quanta “testa” ci si mette dentro a un prodotto e così cambiare e migliorare il processo e il prodotto stesso.”

E conclude chiarendo quali sono le insidie sottese a errate politiche per l’occupazione che non abbiano chiari gli obiettivi di cui sopra: “Attenzione: le politiche occupazionali in alcuni casi possono diventare trappole mortali. Se si precarizza il lavoro, è fatale che dopo un po’ si precarizzino le produzioni stesse e, conseguentemente, se ne abbassi il valore. Se invece vogliamo consolidare attività ad alto livello, bisogna creare un ambiente e una condizione di qualità che permetta loro di crescere.”

Leggi l’intervista a Patrizio Bianchi su Rassegna.it

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