
Hyman Minsky
Nel tormentato periodo che va dal 1929 al 1936 gli economisti accademici… non avevano saputo offrire pressoché nessun suggerimento politicamente accettabile circa un piano d’azione governativo, in quanto essi erano fermamente convinti della capacità d’autoregolazione del meccanismo di mercato… l’economia prima o poi si sarebbe ripresa da sola, a patto che la situazione non venisse aggravata ulteriormente dall’adozione di un’errata politica economica, inclusa la manovra fiscale
Per tutta la seconda metà del 1930 e del 1931 la situazione economica si deteriorò costantemente ovunque. Con la caduta dei redditi il bilancio statale e i conti con l’estero divennero squilibrati e la prima reazione dei governi fu quella di varare provvedimenti deflazionistici, che non fecero che peggiorare le cose.
Derek H. Aldcroft,
L’economia europea tra il 1914 e il 1990, Laterza, 1994, p. 107
Tenendo a mente il fresco ricordo dell’inflazione e la dimostrazione più recente di speculazioni irresponsabili negli Stati Uniti, i politici cercarono di evitare qualsiasi cosa che minacciasse la stabilità della moneta o dei bilanci in pareggio. L’appello all’incremento dei lavori pubblici finanziati col disavanzo incontrò resistenze perché sentito come una minaccia radicale alla sicurezza finanziaria e alla fiducia nell’impresa, per essere raccolto solo alla fine del periodo recessivo quando tutti gli altri espedienti avevano fallito. La gran parte dei governi seguì i manuali, con tagli alle spese pubbliche e all’occupazione. In Francia lo stato perseguì una rigida politica monetaristica sino al 1936, riducendo gli stipendi dei funzionari pubblici e dei dipendenti dello stato, e tagliando le spese per la difesa e l’assistenza sociale. Nella Germania del 1932 si ebbe una serie di tagli forzosi sui salari pubblici, sulle rendite e sulle pensioni”
Richard Overy,
Crisi tra le due guerre mondiali. 1919-1939, Il Mulino, 2009, p. 95
(citazioni raccolte da Vladimiro Giacché)