
Mario Draghi e il suo predecessore Trichet
Difficile trovare una qualche razionalità nel nuovo trattato dell’Unione, il cosiddetto fiscal compact. Ma, a ben vedere, esso altro non è che il peggioramento del Trattato di Maastricht e della costruzione dell’Euro. A spiegarlo è Marcello De Cecco in un articolo pubblicato da Repubblica.
De Cecco analizza le assurdità dell’unione monetaria europea, a partire dalla BCE: “un esemplare unico nella storia monetaria: una banca centrale priva di sovranità monetaria che quindi abdicava a due delle funzioni caratterizzanti una banca centrale, la possibilità di creare moneta per finanziare i bilanci pubblici degli stati membri e di fungere da prestatore di ultima istanza per le banche dell’area della moneta unica.”
Errori che si pagano, secondo De Cecco: “Per questo abbiamo assistito a continui rinvii invece che a interventi tempestivi e massicci da parte della Bce, o anche degli organi della Unione Europea, e alla faticosa elaborazione di istituzioni e metodi di intervento nuovi, come la Efsf e Esm, tentativi abbastanza penosi di riuscire ad affrontare i gravissimi problemi posti dalla crisi senza voler prendere il toro per le corna, cioè dare alla Bce un vero statuto di banca centrale e promuovere risolutamente i passi necessari a realizzare una unione politica avente gli stessi confini della zona euro o anche solo di una parte di essa.”
Sempre sulla BCE e i suoi limiti interviene anche Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, secondo il quale la Banca centrale diretta da Draghi sta tentando di proteggere interessi privati nella ristrutturazione del debito greco: “Non sono molte le prove a dimostrazione che una ristrutturazione involontaria sarebbe in qualche modo più traumatica di una ristrutturazione volontaria di pari livello. lLa Bce cerca di garantire che la ristrutturazione non sia profonda; in questo caso mette però gli interessi delle banche davanti a quelli della Grecia, per la quale una ristrutturazione profonda è fondamentale per uscire dalla crisi. La Bce sta mettendo gli interessi delle tante banche che hanno sottoscritto credit-default swaps davanti a quelli della Grecia, dei contribuenti europei e dei creditori che hanno agito con prudenza e si sono tutelati con una copertura assicurativa.”