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Il Personal Computer è figlio della spesa pubblica

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Xerox Alto, il primo personal computer, 1973

Il mito popolare che circonda l’origine del personal computer è che esso sia stato sviluppato interamente con gli sforzi del settore privato. Questa storia, però, trascura lo sforzo concertato del governo di sostenere questa nuova tecnologia sia con finanziamenti che personale, prima, durante e dopo la sua “nascita” a Xerox.

Ciò che rende il PC ” personale” è la sua interfaccia uomo-computer (human-computer interface, HCI). È l’HCI che rende possibile a chi non è tecnicamente preparato di utilizzare il computer. La HCI è stata concettualizzata da Vannevar Bush, il capo consigliere scientifico di Harry Truman. Egli immaginò un computer con un monitor e una tastiera su una scrivania e forniva l’accesso a una biblioteca virtuale. Vannevar Bush ed i suoi successori hanno usato le loro posizioni nella pubblica amministrazione per sostenere la ricerca necessaria a rendere questa tecnologia una realtà.

Con il sostegno alla ricerca da Esercito, Marina e Aeronautica, Ivan Sutherland del MIT [Massachusetts Institute of Technology] ha prodotto quella che è probabilmente la svolta fondamentale nello sviluppo dell’HCI. Egli ha creato nel 1962 un programma chiamato Sketchpad che è stato il primo ad utilizzare un monitor e un dispositivo di puntamento simile al mouse. Sutherland è diventato direttore del progetto Information Technology della Defense Department’s Advanced Research Projects Agency (DARPA, agenzia del ministero della difesa americano per la ricerca avanzata). Egli ha fornito i finanziamenti per fondare i dipartimenti di informatica a Stanford, Carnegie-Mellon, Utah e MIT, e li spinse a sviluppare il lavoro che aveva iniziato con Sketchpad.

Il successore di Sutherland alla DARPA, Robert Taylor, ha continuato a sostenere il lavoro sullo sviluppo della HCI, e divenne poi capo del Laboratorio di Scienze Informatiche presso lo stabilimento PARC della Xerox Corporation. Insieme con altri informatici, finanziati con fondi di ricerca dal DARPA, Taylor ha contribuito a creare il primo PC vero e proprio, con un word processor, una stampante, cartelle di file, [finestre con] barre del titolo, barre di scorrimento, menu a discesa e multi-tasking . Fu questa tecnologia del Xerox PARC ad essere poi commercializzata con successo da Bill Gates e Steve Jobs. L’immagine di smanettoni che danno vita al personal computer nei loro garage è solo un’altra parte del mito del mercato autosufficiente.

Bibliografia:

Allan, Roy A. A History of the Personal Computer: The People and the Technology. London, Ont.: Allan Pub, 2001.
Fong, Glenn R. ARPA Does Windows: The Defense Underpinning of the PC Revolution. Business and Politics 3, no. 3 (2001): 213-237.

Fonte: Longview Institute

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19 commenti su “Il Personal Computer è figlio della spesa pubblica

  1. Ottimo. Segnalo in proposito (anzi esorto chiunque a leggerlo) il recente “The Entrepreneurial State, Debunking Public vs Private Sector Myths” http://www.anthempress.com/the-entrepreneurial-state
    della brillante Mariana Mazzucato, che non si limita a distruggere la leggenda degli “inventori” del pc, ma fa terra bruciata di miti (compreso quello dei capitani coraggiosi del venture capital) in tutti i settori dell’innovazione. Il libro è molto ben scritto, argomentato ed è una ricca miniera di dati. Un vero must.
    L’articolo di Keynesblog è comunque corretto e meritevole di elogio. Grazie.

  2. Non c’è assolutamente nulla di strano se da un gigantesco carrozzone che spende percentuali elevatissime della ricchezza prodotta in un Paese ogni tanto esce anche qualcosa di utile. Ci mancherebbe. E non prova alcunché.
    Si potrebbe anche dire che un qualcosa che era ormai maturo nelle menti dei ricercatori ha trovato una strada per venire alla luce; ed ovviamente ha trovato la strada più facile, ed altrettanto ovviamente ciò non significa che non avrebbe potuto trovarne altre.
    Ciò che purtroppo NON possiamo sapere, invece, è: come sarebbe il Mondo se la spesa pubblica fosse più contenuta; se tante teste vuote intente unicamente all’autogratificazione non occupassero posizioni di rilievo grazie unicamente a conoscenze e patti più o meno scellerati; se tante risorse non venissero sprecate in spese inutili se non dannose (si potrebbe avviare una riflessione sull’enorme inquinamento legato alle spese militari, per esempio); e se i cittadini, meno oberati dalla pressione fiscale, potessero vivere con più libertà, serenità e tempo a disposizione per sè stessi, le proprie famiglie e le proprie naturali inclinazioni.

    • un mondo con meno spesa pubblica, essendo questa (al netto di tante possibili inefficienze che non ne mutano però l’essenza) una importante forma di redistribuzione, sarebbe un mondo ancora più ineguale e iniquo dell’attuale. in più, siccome l’interesse privato viaggia su tempi brevi e brevissimi mentre solo l’interesse collettivo cura i tempi lunghi, sarebbe un mondo con ancora meno ricerca di base – e dunque con ancora meno invenzioni utili. come il PC ad esempio… è incredibile come ci siano pposizioni ideologiche, anzi dogmatiche, che reggono contro ogni evidenza, come l’ideologia del “mercato libero” e quella dello “stato parassita”:e la cosa piùà incredibile è che tanti assertori di queste ideologie non ne traggono di fatto alcuna utilità in proprio….

      • Dici bene: è incredibile come esistano tante posizioni ideologiche, dogmatiche, che non si arrendono nemmeno alla più lampante evidenza. Come quella di chi si ostina a blaterare di “spesa pubblica” in un Paese in cui la pressione fiscale si è rivelata ormai in molti casi niente meno che assassina, senza che i cittadini possano godere nemmeno lontanamente di ciò che un tale livello di spesa dovrebbe invece garantire. Per cui dire che la spesa pubblica è “solo” parassitismo per definizione è una cosa molto discutibile; ma non ammettere che la spesa pubblica in Italia è “soprattutto” parassitismo, e di quel parassitismo andrebbe mondata, il che implicherebbe un miglioramento enorme dell’efficienza e della giustizia sociale (perché è terribilmente ingiusto pagare stipendi ai manager di Stato che valgono 100 o 1.000 volte quelli dei livelli più bassi, ed è anche più ingiusto erogare pensioni molto più alte di quelle che i contributi pagati giustificherebbero facendole pagare a lavoratori che vengono così privati del diritto di garantire a sé stessi lo stesso trattamento, e nemmeno un trattamento comunque dignitoso) ed in ultima analisi una riduzione drastica della spesa pubblica, non è solo discutibile; ma anche disonesto (come minimo).

      • g.e.o., non ci siamo affatto. sicuramente le pensioni d’oro e i megastipendi sono qualcosa di eticamente ripugnante; sono però una parte sostanzialmente ridotta della spesa pubblica, anche in Italia. con quell’alibi si va invece a colpire la spesa pubblica seria (sanità, scuola, viabilità, sicurezza….). come la favola sull’inefficienza dei lavoratori della PA, che sono 10 anni che vedono incrementare i carichi di lavoro (tra blocco delle assunzioni e limiti al turn-over…) e quasi altrettanti che hanno gli stipendi bloccati, o meglio in riduzione dato che i tagli ai bilanci degli enti colpiscono i salari accessori. sono alibi davvero _ideologici_ nel senso deteriore del termine (personalmente credo nelle ideologie, laddove si dia a quel termine il contenuto giusto), tesi in realtà a effettuare una subdola redistribuzione verso l’alto dei redditi (marxianamente è un modo _classico_ per contrastare la tendenza alla caduta del saggio tendenziale di profitto). in quanto alla pressione fiscale, anche qui un’altra bella leggenda metropolitana, e non solo perché la nostra non è tanto dissimile da quella di altri paesi che vivono situazioni meno tragiche, ma anche per due semplici ragionamenti “da cortile”: 1) è che una pressione fiscale ‘giusta’ in assoluto non è definibile dal momento che quel che rileva per il tenore di vita del cittadino è il rapporto tra quanto paga e quanto riceve (come in qualunque transazione, anche se in questo caso si tratta in ampia parte di ‘prestazioni’ che il mercato non garantirebbe mai); 2) che il fatto grave e lampante non è il peso in assoluto ma la sua distribuzione: ci sono strati che pagano troppo poco, e continuano a godere di favore (tutti i ‘rentiers’ di vecchio e nuovo tipo): il mio stipendio di circa 35.000 euro lordi annui paga imposte per oltre un terzo, se io vivessi con 35.000 euro annui lordi di affitti attivi pagherei poco più del 10%…….

      • una tantum,

        una parte sostanzialmente ridotta, dici? Mah. A me pare che ridotta o no da lì bisognerebbe iniziare. Poi si vede. Io credo che già basterebbe a ridare fiato all’economia “vera”. Comunque io non ce l’ho con la spesa pubblica tout court, ma con quella parte che non trova giustificazione né etica, né sociale, né pratica.
        Quanto all’efficienza dei lavoratori della PA. Ho esperienza di gente che lavora sul serio, ed anche bene; e vedo con molta chiarezza che esiste comunque una torma di scaldasedie che si fa scudo di questi e vive sostanzialmente alle loro spalle.
        Vero che la pressione fiscale in Italia non è troppo lontana da quella di tanti altri Paesi; mi risulta però che in questi altri Paesi il livello dei servizi garantiti dallo Stato sia ben diverso da quello che abbiamo in Italia e che alla fine, al netto di tutto ciò che si deve spendere per sopperire alle manchevolezze della PA (da noi: molto; altrove: molto meno), il tenore di vita sia ben diverso dal nostro. Inutile giocare con le parole e nascondersi dietro al solito dito, di solito il mignolino del piede sinistro.
        Del tutto ideologico il tuo discorso sugli odiati rentiers, non so se nasce da malafede, da fuoco ideologico o da vera e propria ignoranza. Ti ragguaglio. La mia famiglia gode di alcune rendite immobiliari, per cui conosco l’argomento abbastanza bene. Tra le nuove tasse patrimoniali sugli immobili, dall’IMU alla TRISE, e l’imposta sul reddito, i rendimenti degli immobili in Italia sono ormai a livelli di nessun interesse. Oggi solo un deficiente comprerebbe un appartamento o un capannone industriale per realizzare una rendita: comprare titoli di Stato costa molta meno fatica, dà molti meno problemi e garantisce un rendimento basso, ma ormai analogo (capannoni industriali) o superiore (appartamenti). In più bisogna considerare alcune cosettine. 1) Gli immobili commerciali ed industriali in questi tempi di crisi hanno subito un crollo dei canoni di locazione e, complici anche le nuove tasse, dei valori. 2) Un proprietario persona fisica non può detrarsi alcunché delle spese di manutenzione e ristrutturazione. 3) Causa crisi molti immobili restano sfitti anche molto a lungo. 4) Hai un’idea di quali possibilità e prospettive abbia un locatore se il suo inquilino decide di smettere di pagare? Specialmente in campo abitativo? Evidentemente no, per cui te lo dico io. Il nostro sistema della “””giustizia””” (tre ordini di virgolette ed iniziale minuscola) permette di contare sullo sfratto in circa 12 – 18 mesi se si parla di commerciale/industriale e se tutto va bene; e non ha quasi limiti di tempo nel caso dell’abitativo, si parla comunque di anni (diversi).

        D’altra parte andrebbero considerate anche alcune altre cosettine che invece passano del tutto inosservate. Fino a prova del contrario in Italia esiste libertà economica; per cui nulla vieterebbe a nessuno di decidere di costituirsi una rendita per il futuro a mò di pensione per la vecchiaia; decisione tipica per esempio degli imprenditori (quelli di cui ci si ricorda quando vengono a mancare i posti di lavoro, dando loro ogni colpa) che non hanno una cassa di previdenza. Nulla di male: non è un crimine, anzi, ha il merito e l’utilità sociale di mettere a disposizione immobili a chi non potrebbe permettersene l’acquisto, per mezzo della locazione; altra cosa che non è vietata, non è un male e presume l’esistenza di un proprietario/locatore. Ora, in questo patetico ed ipocrita Paese, esiste l’abitudine di stracciarsi le vesti urlando “diritti acquisiti!” quando si parla di rivedere il sistema pensionistico, il quale come noto, con assai poca eleganza e nessuna giustizia, impone sostanzialmente ad alcuni di pagare contributi e/o tasse per elargire ad altri ciò che essi non avranno MAI. Ma come mai nessuno difende i diritti, questi veramente “acquisiti” a tutti gli effetti (materialmente pagati con denaro sonante e soprattutto PROPRIO, cioè NON ALTRUI), di quanti hanno SCELTO di acquistare immobili per garantirsi una vita/vecchiaia/pensione serena? Perché a quanto pare il reddito (netto) da immobili oggi è crollato all’incirca alla metà (per farla breve, semplice e per essere ottimisti) di quello che era prima del governo Monti.

        Per concludere. Mi spiace disilluderti, ma se tu vivessi con 35.000 € di fitti attivi all’anno pagheresti NON il 10%, ma all’incirca il 60 – 70%: vai da un qualunque commercialista e fatti fare un conto. E questo partendo da un capitale investito che non so se hai un’idea di quanti sacrifici dovresti fare per accumulare; ed ipotizzando la continua occupazione degli immobili ed il pagamento regolare dei canoni. Dammi retta: continua serenamente a fare l’impiegato (pubblico, presumo?), spenditi i soldi del tuo stipendio e goditi la tua futura pensione. Per andare nell’acqua alta bisogna saper nuotare molto bene o quanto meno non aver paura di annegare.

        Ah, la “pressione fiscale giusta” non so qual’è, ma di certo non è quella che fa chiudere le aziende e che induce gli imprenditori ad andare all’estero.

      • Un sacco di livore, g.e.o…. per inciso si sono attualmente funzionario PA e ne conosco tutti i problemi e sacrifici (compreso il fatto di veder portaborse e scaldasedie – ma ne ho visti tanti anche quando lavoravo nel privato), ma come ho detto ho lavorato anche nel privato (da libero professionista per la precisione) e un appartamento lo ho comprato con mille sacrifici. per viverci. tutta la sparata sulle disgrazie dei proprietari di immobili l’ho trovata un po’ melensa, visto che io NON mi riferivo a chi ha da parte due-tre appartamenti (che non sarebbe certo in grado di vivere con quanto incassa dagli affitti…) ma a patrimoni un po’ più consistenti; per di più parlavo anche di “vecchi e nuovi” rentiers, e tra i nuovi ci stanno quelli che investono in titoli di stato o altre forme finanziarie e speculative. Mettiamo anche sul piatto una cosa: molte di queste fortune immobiliari e mobiliari sono state costruite EVADENDO il fisco (non è un caso se da qualche anno son state rese più restrittive le norme che regolano le compravendite immobiliari…. quanto “nero” è stato ripulito acquistando immobili rogitati a prezzi assai inferiori a quelli effettivi?); mentre in campo pensionistico occorre meno, qui sì!, pregiudizio ideologico. L’INPS nel 1992 aveva i conti in ordine, e sarebbero restati tali per molto ancora, se non avesse dovuto far fronte a due cose: alcuni fondi settoriali tradizionalmente appesantiti da usi clientelari (e qui sono d’accordo con te sono sacche di parassitismo da eliminare), sostenere l’assistenza (= pensioni “sociali”) che avrebbero dovuto invece essere a carico del Tesoro. Da lì l’alibi per massacrare i lavoratori dipendenti e le loro pensioni. Ah, altro inciso: se anziché nei fondi INPS e nei TFR i lavoratori in quesi decenni avessero investito sul mercato finanziario, anche nelle migliori ipotesi NON avrebbero conseguito rendimenti superiori…. [tutto questo è documentabile, basta andare a cercare documenti dell’epoca]. Ed infine, ribadisco: non incensiamo a vanvera questa o quella categoria. La PA italiana è piena di scaldasedie, come tra gli imprenditori italiani ce ne son tanti, troppi, più bravi a mungere le veacche dei contributi pubblci che ad affrontare il “mitico” libero mercato. Ce ne son tanti che giunti all’età della pensione piangono miseria per NON aver accantonato alcunché (forse adesso meno, che le sorgenti sono asciutte; ma quand’ero giovane tanti commercianti e piccoli imprenditori si mettevano in fila per le pensioni sociali, dopo aver scialato allegramente negli anni di attività). Insomma, continuerò sempre a ritenere che il dogma dominante della superiorità del mercato e della libera impresa, con il corollario del dispregio per il pubblico, è il peggiore dei dogmi che io abbia mai incontrato.

      • Ma guarda un pò il caso, eh! Un funzionario della PA! E sono anche assolutamente certo che sei l’unico in tutta Italia che ha ottenuto il posto senza qualche poderoso e ben assestato calcio in c**o …

        1) Parassiti raccomandati e corrotti: nel pubblico hanno un significato ben diverso da quello che hanno nel privato. Se ancora non fosse chiaro: certi comportamenti nel pubblico indignano perché il denaro dei contribuenti è sacro. Se un imprenditore non vuole/riesce ad eliminare certi comportamenti dalla sua azienda, sono in primo luogo fatti suoi. Mentre nel caso del pubblico non esiste un imprenditore che decide liberamente di investire il suo capitale, ma contribuenti che DEVONO pagare le tasse.

        2) Non ti riferivi “a chi ha da parte due-tre appartamenti … ma a patrimoni un po’ più consistenti”?!? E chi accidenti sei tu per decidere fino a quale livello la rendita è “tollerabile” e da quale livello in poi diventa degna di biasimo? Ti rammento che fino a prova del contrario viviamo in uno Stato in cui vige la libertà economica. Anzi. La nostra economia si fonda su di essa.

        3) “… e tra i nuovi ci stanno quelli che investono in titoli di stato o altre forme finanziarie e speculative”. E allora? A parte il fatto che vorrei capire bene quali sarebbero queste forme “speculative”. Ti sammento che chi investe in titoli di Stato comunque sostiene la spesa pubblica ed in ultima analisi l’economia nazionale. E ti ragguaglio sul fatto che il concetto di “rendita” ha assai poco a che vedere con la speculazione, attività necessariamente soggetta a rischi.

        4) “… molte di queste fortune immobiliari e mobiliari sono state costruite EVADENDO il fisco”. Aaah, me lo aspettavo! E poi ti permetti di parlare di “livore”! Siamo davanti alla solita equazione: “quello ha messo da parte una lira più di me = deve aver rubato per forza, se no come ci riusciva”! Beh se questo è il tuo livello evidentemente faccio male a perdere tempo con te. Guarda che l’evasione NON è l’unico modo per mettersi da parte qualche soldo. Esistono anche capacità, sacrificio, risparmio. Esistono formiche, cicale, e tutto quello che c’è nel mezzo. Ovviamente chi vive di stipendio fisso fa fatica a concepire la possibilità di non spendere tutto ciò che guadagna, proprio perché per lui il reddito è (più o meno) garantito; cosa invece piuttosto normale per chi sa di non poter contare su un reddito fisso.

        5) Comunque. Ti informo che la soluzione per l’evasione NON può essere la politica fiscale, che tratta allo stesso modo tutti, evasori e persone oneste (anzi … a ben pensarci …). La soluzione semmai passa per GdF e magistratura.

        6) “… se anziché nei fondi INPS e nei TFR i lavoratori in quesi decenni avessero investito sul mercato finanziario, anche nelle migliori ipotesi NON avrebbero conseguito rendimenti superiori…. ” E grazie al cavolo. A parte che non c’entra un bel niente. INPS e TFR sono foraggiati da contributi e tasse; e le prestazioni erogate sono garantite e superiori a quelle che, per l’appunto, potrebbero essere; tanto c’è chi paga.

        7) I “dogmi” sono tutti tendenzialmente stupidi, ma io parlavo appunto non di dogmi ma di giusto equilibrio tra “stato” e “mercato”. E con riferimento a questo articolo trovo idiota incensare la “spesa pubblica” come se fosse la soluzione di tutto. Il pc sarebbe figlio della spesa pubblica, e allora? Cosa c’è di strano? Di invenzioni e scoperte ne sono state fatte tante; se una parte dei soldi li spende il privato ed una parte il pubblico è OVVIO che di tali invenzioni e scoperte alcune abbiano i natali in ambito privato ed altre in ambito pubblico. Punto.

        Quanto alla postilla. Ti piace giocare con le parole. Ma ciò che conta è il rapporto tra quanto si versa allo Stato ed il reddito lordo. Quanto alla “riserva di valore”, ti faccio presente che di un valore teorico non si campa. Se nessuno chiede un immobile in locazione o in acquisto, quell’immobile vale zero. E ci si pagano le tasse comunque. A me pare che oggi l’unica ultima “riserva di valore” sia il lavoro di chi è veramente capace (ed è riconosciuto come tale).

      • Postilla: so anch’io che i redditi degli immobili pagano COMPLESSIVAMENTE di più. Ma anche il reddito da lavoro o da impresa paga DI PIU’ della sola imposta sul reddito, ed io a quella mi riferivo…. in quanto alla difficoltà verso inquilini morosi, c’è anche quella dell’imprenditore / lavoratore autonomo / libero professionista che non si vede pagare le fatture, c’è quella del dipendente che deve accettare i ritardi nei pagamenti se la ditta è in difficoltà, o attendere per mesi l’erogazione della CIG, o dell’indennità di disoccupazione…. specialmente adesso che siamo in crisi. Ma tutti questi hanno come riserva di valore qualcosa che in tempo di crisi perde assai più valore degli immobili, pur perdendone anche questi….

      • mister g.e.o., lascio perdere la discussione perché non mi piace perdere tempo con i preconcetti e con le persone che si permettono di travisare ampiamente ciò che gli altri scrivono – io non lavoro di sottintesi. altra cosa, il sottoscritto dove è arrivato lo deve solo a se stesso, non ha mai ricevuto aiuti o spinte. la prossima volta che ti permetti una affermazione del genere finisci davanti al giudice.

      • mister g.e.o., lascio perdere la discussione perché non mi piace perdere tempo con i preconcetti e con le persone che si permettono di travisare ampiamente ciò che gli altri scrivono – io non lavoro di sottintesi. altra cosa, il sottoscritto dove è arrivato lo deve solo a se stesso, non ha mai ricevuto aiuti o spinte. la prossima volta che ti permetti una affermazione del genere finisci davanti al giudice.

        una tantum,
        1) bravo e grazie, comunque rileggiti (o fatti rileggere da qualcuno un pò più sereno ed obiettivo di te) ciò che TU hai scritto prima di parlare di preconcetti (ed anche di livore);
        2) vorrei proprio capire cosa avrei travisato, comunque la sensazione di perdere del tempo non è solo tua;
        3) sì esatto è quello che ho detto, l’unico nella PA ad essere stato capace di tanto … del resto chi ti scrive è l’unico proprietario di immobili a non avere mai evaso il fisco, no? Per cui mi sa che dal giudice nel caso ci finiamo in due;
        4) datti comunque una bella calmata, le minacce anche (o soprattutto) se su un blog non sono una gran dimostrazione di carattere;
        5) in ogni caso, e tutto ciò premesso, se per caso veramente tu fossi un funzionario della PA che non ha MAI ricevuto un “aiutino”, allora mi scuso per averti offeso facendo riferimento ad una categoria che, nella mia personale esperienza, non ammette eccezioni.

    • Sì che lo possiamo sapere. Eccolo: https://www.youtube.com/watch?v=7QDv4sYwjO0

      • ma al di la di tutte le giuste considerazioni che vengono posti su questo blog mi sembra che attualmente mettere in discussione lo stato, e la spesa pubblica; significa fare un grosso favore se non rendersi (“complice”)dell,attuale ideologia dominante che usa la crisi per quel processo di distruzione dell,attuale ordine sociale , e per la restaurazione di un “nuovo” ordine sociale, e mondiale, Che punta al completo smantellamento del sistema di welfare ed alla privatizzazione di quasi tutti servizi sociali e beni comuni ,acqua in primis , puntando a quello che si puo definire “il consumatore perfetto” cioe colui che per avere beni e servizi deve pagare una “giusta tariffa” e nel frattempo averne i mezzi.certo è un mondo ideale cio che prospettano potrebbe perfino essere bello peccato che ha come risvolto un lato negativo, per poterlo attuare ci vorrebbero (per loro)miliardi di morti, e di altrettanti disperati.per chi pensa che io sia un complottista lo invita a fare una semplice riflessione: cioe a considerare come sara la vita alla fine di questo secolo con le nuove tecnologie che gia oggi se fossero utilizzate cambierebbe il mondo per come lo consciamo. senza contare alle nuove “teorie”( ma gia qualcosa di piu) nel campo della fisica.

    • davvero ottimi, questo e gli altri commenti. e son basati su logica praticamente elementare. purtroppo la risposta ottenuta, sulla somalia, invece non soddisfa nemmeno questo requisito minimo…

    • Tanto per dire anche Internet esce dal DARPA, all’inizio è nato come DARPAnet. Invece il Web cioè il World Wide Web è nato al CERN di Ginevra da Berners-Lee e Caillau. Per altro il PC non sarebbe decollato, o con molto più ritardo, se Ibm non ci avesse messo il suo peso, al di là dell’Apple II. Ma le favole sono molto più belle ….

      • I discorsi si farebbero fin troppo lunghi se si volesse risalire a tutta la verità evitando, con buona pace degli istituti dalla vista lunga, troppe favole.
        E detto ciò, certamente Wikipedia non è il luogo della verità, ma intanto a volte aiuta almeno a rinfrescar la memoria.
        Voce: Personal Computer
        “Nel 1957 l’Olivetti, impegnata su impulso di Adriano Olivetti (stimolato da Enrico Fermi) nello sviluppo dei calcolatori elettronici, grazie al contributo dell’ingegnere italo-cinese Mario Tchou (morto nel 1961 l’anno dopo di Olivetti), lancia l’Elea 9003 (il nome evoca i filosofi eleatici), presentata alla fiera di Milano davanti al presidente Giovanni Gronchi. È tra i primissimi antenati del moderno computer. Nell’ottobre del 1965 venne presentato all’esposizione Bema Show di New York l’Olivetti Programma 101, antesignana del moderno computer. La P101, ideata dall’ingegnere italiano Pier Giorgio Perotto, era una macchina da calcolo per uso personale, che possedeva un set di istruzioni interne ben definito. Era realizzata con componenti discreti e output su nastro di carta.”

        Così, tanto per gradire una prima piccola puntualizzazione. Se poi, tralasciando la causa sulla priorità vinta da Olivetti contro l’americana Hewlett Packard, si volesse invece indagare cosa c’entri, ad esempio, Enrico Fermi in tutto questo si può andare alla voce: Calcolatrice Elettronica Pisana
        “Le province di Pisa, Lucca e Livorno nel 1953 misero a disposizione la somma, allora significativa, di 150 milioni di lire per la realizzazione di un sincrotrone, che poi fu invece costruito a Frascati. Fermi suggerì allora di utilizzare la maggior parte di quel finanziamento per progettare e costruire un calcolatore elettronico. La CEP fu realizzata come prima macchina pilota nel 1957, grazie agli sforzi di Marcello Conversi, direttore del Dipartimento di Fisica, e di Alessandro Faedo, matematico, poi preside della Facoltà di Scienze, Rettore dell’Università di Pisa e Presidente del CNR.
La CEP era già dotata di circuiti a transistor, era microprogrammata ed era dotata di una delle prime applicazioni del linguaggio Fortran mai realizzate. Il gruppo di ricerca che aveva progettato la CEP confluì nel CSCE (Centro Studi Calcolatrici Elettroniche) del CNR, poi ridenominato IEI (Istituto per l’Elaborazione dell’Informazione). Lo sviluppo della CEP presso il Dipartimento di Fisica fu accompagnato da un’importante attività progettuale presso un laboratorio della Olivetti a Barbaricina, un sobborgo di Pisa, che portò allo sviluppo della linea di calcolatori Olivetti Elea. Questa linea ebbe notevole successo, fino alla vendita da parte della Olivetti di tutte le attività relative ai calcolatori alla General Electric.”

        A vantaggio poi di qualcuno qui particolarmente infervorato contro la spesa pubblica: i nomi di Fermi, Conversi, Faedo, per tacer degli altri, non sono propriamente i nomi di giovani imprenditori della brianza, e men che meno del nord-est.

      • Se hai mai seguito il blog di “””informatica””” di Iodice sapresti che ha una visione della realtà tutta sua ;)

        Ora scusami ma mi hanno rubato del codice BSD quindi devo denunziarli alla polizia.

  3. L’ha ribloggato su flaneurkh.

  4. L’ha ribloggato su salescult.

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