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Perché serve una banca centrale soggetta al governo

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Un articolo dell’economista e storico dell’economia Nicholas Crafts, pubblicato da VoxEU, offre l’occasione per tornare a parlare del rapporto tra governo e banca centrale. Nell’eurozona, si sa, la Banca Centrale Europea è costruita sul modello dell’indipendenza totale dall’esecutivo (la Commissione Europea) e ancor più dai governi nazionali[1].

Crafts mette a confronto la situazione dell’odierna eurozona con quella dell’Europa durante la Grande Depressione. E’ noto che i paesi che uscirono prima dal Gold Standard (l’area della sterlina) ebbero un recupero più veloce di quelli rimasti legati all’accordo di cambio basato sull’oro. L’eurozona, in effetti, sembra comportarsi come questi ultimi.

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PIL reale. Note: ‘Il blocco della sterlina’ comprende Danimarca, Norvegia, Svezia e Regno Unito, ognuno dei quali ha lasciato il gold standard e svalutato nel settembre 1931, il ‘blocco dell’oro’ è composto da Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi e Svizzera, ognuno dei quali è rimasto in gold standard fino all’autunno 1936 a parte dal Belgio che è uscito marzo 1935.
Fonte: Maddison (2010) aggiornato con Maddison (2013), OCSE (2013).

Quel che però è meno noto è l’effetto dell’uscita dal Gold Standard sui debiti pubblici. In soli 5 anni, dal 1933 al 1938, il debito pubblico britannico si ridusse di ben 35 punti dal 179,2% al 143,8% del PIL (per inciso, si noti che ciò smentisce la cantilena di coloro i quali sostengono l’idea che “il mondo di Keynes” era fatto di paesi con debiti pubblici molto più bassi di quelli odierni).

I cambi flessibili però sembrano non essere il punto dirimente. Nel dopoguerra, con gli accordi di Bretton Woods, il mondo decise di legarsi al dollaro. Eppure si ebbe esattamente lo stesso effetto. Sempre guardando alla Gran Bretagna, il debito pubblico crolla dal 199,5% del 1950 al 64,7% del 1970, vale a dire 134,8 punti in meno. Il tasso di riduzione appare simile nei due casi, 7% contro 6,7% per anno. Si tenga inoltre presente che il ventennio 1950-1970 è caratterizzato dall’espansione delle funzioni dello Stato, con le nazionalizzazioni e l’introduzione dello Stato sociale da parte dei governi laburisti. Niente austerità insomma.

Cosa ha prodotto questo risultato? Secondo l’autore il merito va al modello di banche centrali sottomesse al governo, che hanno controllato i tassi di interesse reali sul debito, rendendo possibile finanziare la spesa pubblica senza accrescere il debito ma addirittura riducendolo.

E’ qui che, secondo Crafts, vi è il difetto principale dell’eurozona: una banca centrale che non agisce come branca dello Stato.

Sullo stesso argomento, il ruolo della Banca centrale, interviene anche Barry Eichengreen (con una posizione molto meno radicale ma comunque interessante) che sul Guardian sottolinea il pericolo della deflazione sui debiti e l’esigenza che la BCE, se davvero è pronta a fare “qualsiasi cosa” per salvare l’euro, non debba perdere tempo negoziando riforme strutturali con i governi, ma anzi deve essere pronta ad agire, anche al di là del Fondo salvastati, che costituisce più una distrazione che un aiuto. Eichengreen sembra quindi ribaltare l’argomento dell’indipendenza della BCE, una banca centrale indipendente non deve dire ai governi cosa fare:

Quindi cosa dovrebbe fare una buona banca centrale? Per cominciare, dovrebbe concentrarsi sul mantenimento di adeguate condizioni monetarie e uscire dal business della negoziazione politica delle condizionalità con i governi. Il mandato di base di una banca centrale è quello di mantenere l’inflazione su livelli adeguati, non negoziare le riforme strutturali con paesi come la Grecia, un compito che è meglio lasciare alla Commissione europea e al Fondo monetario internazionale.

Allo stesso modo, il programma OMT della BCE, annunciato sulla scia della dichiarazione di fare “tutto quanto sarà necessario” del presidente Mario Draghi nel discorso nell’estate del 2012, è nella migliore delle ipotesi una distrazione. Mentre una banca centrale dovrebbe garantire il buon funzionamento dei pagamenti e il sistema finanziario, non ha senso che questo compito sia subordinato alla negoziazione di un programma di riforme con il fondo salvastati dell’Unione europea, il Meccanismo europeo di stabilità (ESM), come è il caso degli OMT.

L’impegno a preservare l’integrità del sistema dei pagamenti deve essere incondizionato. Se la BCE ritiene che gli investitori in preda al panico stanno minacciando l’integrità del sistema dei pagamenti con la vendita dei titoli di uno Stato membro, allora dovrebbe intervenire, acquistando le obbligazioni sul mercato secondario, in accordo con l’ESM o meno .

Il collegamento con l’ESM è pensato per rassicurare l’opinione pubblica tedesca che la BCE non interverrà indiscriminatamente. Ma crea anche incertezza e ritardi, e impedisce alla BCE di agire come un vero prestatore di ultima istanza…. una banca centrale responsabile non deve dare soddisfazione alle paure irrazionali di inflazione in quello che è in realtà un contesto deflazionistico, così come non è il ruolo di una banca centrale indipendente quello di stringere le viti per le riforme fiscali e strutturali.

Insomma, se si vuole salvare la moneta unica senza infliggere sofferenze ai popoli europei, i modelli e le esperienze di riferimento esistono, a partire dal ruolo della banca centrale. Le resistenze sono tutte politiche, non tecniche, né vi sono vincoli insuperabili di natura economica. Tali resistenze, come ha sottolineato più volte Paul Krugman, mirano chiaramente ad usare la crisi per indurre la cancellazione definitiva dei residui del “modello sociale europeo” fatto di welfare, obiettivi di piena occupazione, tutele del lavoro e intervento pubblico nell’economia.

Una banca centrale indipendente, insomma, non è una scelta tecnica “neutrale” basata su una solida teoria economica, ma uno strumento tutto politico. 

Note

[1] Nella pratica, tuttavia, la BCE sembra essere in realtà dipendente dalla volontà di un solo governo, quello tedesco, a volte in accordo, altre in contrasto, con il parere della Banca centrale tedesca rappresentata nel consiglio direttivo della BCE, in un gioco che somiglia spesso allo stereotipo “poliziotto buono / poliziotto cattivo” dei film polizieschi americani.

4 commenti su “Perché serve una banca centrale soggetta al governo

  1. Mia opinione, non si possono paragonare periodi così lontani tra loro, ora ci troviamo in economie molto più complesse e relativamente stabili.

    Un analisi completa andrebbe fatta citando quei paesi che nel 2013 hanno banca centrale sotto controllo del governo, ovvero: Venezuela e Argentina. Questi sono la dimostrazione degli immensi rischi di natura populistica, che si possono verificare quando la banca centrale non è indipendente.

    Detto questo c’è da chiedersi… I nostri governi sono stati inefficienti, spreconi e incapaci senza banca centrale, possiamo dargli in mano un bancomat di quel calibro?

    • La FED opera in accordo con l’Amministrazione e non mi pare che vi siano “rischi di natura populistica”.

      Il fallimento dell’Argentina è derivato da un debito pubblico espresso in valuta estera a cui non sono stati in grado di far fronte per aver vincolato la propria moneta al dollaro. Nel momento in cui il dollaro si è rafforzato nei primi anni del nuovo millennio le esportazioni sono crollate, creando i deficit nelle partite correnti che hanno svuotato le riserve e reso impossibile rispettare i propri impegni.

      Quanto all’Italia, dal 1992 abbiamo cumulato un avanzo primario di oltre 650 miliardi di euro (ovvero le spesa pubblica al netto degli interessi è stata INFERIORE alle entrate). Lo “spreco” è imputabile agli interessi, che cumulati ammontano ad oltre 1.800 miliardi di euro.

      Il bancomat è stato quindi utilizzato prevalentemente dal sistema finanziario interno ed estero (che deteneva oltre l’85% del debito pubblico).

      La banca centrale che coopera con il governo avrebbe quindi potuto tagliare le unghie alle pretese dei mercati finanziari e risparmiaci un esproprio – come detto – di oltre 650 miliardi di prelievi fiscali, superiore a quanto è stato ritornato al settore privato in termini di servizi, pensioni, investimenti e domanda rivolta alle imprese dal 1992 ad oggi.

  2. Un testo di studio utile sui temi è il seguente.Il nuovo testo del circuitista più vicino alla MMT, Proff. Alain Parguez Storia segreta di una Tragedia: l’Unione Monetaria Europea.
    Nato come estensione dell’opera completa uscita con Andromeda, è diventato “altro” arricchendosi e può essere preso come una vera opera di studio economico e storico. Con note esplicative molto approfondite sia di economia che di storia, con una pregevole post-fazione di Riccardo Bellofiore che inquadra il circuitismo di Alain Parguez in relazione alla scuola circuitista italiana e in relazione alla MMT. Illuminante sul falso mito della scarsità di spesa pubblica possibile e sul falso mito dell’inflazione, grazie all’allegato di Daniele della Bona. http://www.edizionisi.com/

  3. […] Rossi dovrebbe leggere quello che ha detto il governatore della Banca del Giappone e ricordare quello che dice la teoria economica. Quella mainstream, mica gli eterodossi che stanno simpatici a noi. […]

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