di Andrea Terzi per Keynes Blog(*)
Proviamo a decifrare il senso e le conseguenze dell’ultima mossa della Fed. Cosa ha detto Bernanke? Che riprenderà a fare il Quantitative Easing e cioè acquisterà titoli legati ai mutui immobiliari dalle agenzie governative che erogano quei mutui.
Ciò servirà a stimolare un calo dei tassi sui mutui e quindi promuovere l’acquisto privato di immobili, che a sua volta farà decollare i prezzi delle case, farà sentire le famiglie americane più ricche e ne spronerà i consumi, con effetti positivi sui fatturati delle imprese e quindi sull’occupazione.
Se vi pare un po’ lunga questa catena di eventi avete ragione. Ma c’è un’altra cosa che dovrebbe risaltare agli occhi. La Fed stimola la crescita caldeggiando un aumento del debito privato (più mutui). Fateci caso: quel che viene descritto come imprudente per lo stato federale diventa la cura per il settore privato. La logica economica dice un’altra cosa: che solo una maggiore spesa del settore pubblico oppure una riduzione del carico fiscale ha un effetto immediato, diretto e certo sulla ricchezza finanziaria del settore privato di una nazione.
Ma allora fa bene la Fed? Si potrebbe dire che siccome la Fed non può fare nulla per indurre una cura fiscale espansiva, che dipende dal Presidente e dal Congresso, fa quel che può, non disponendo la banca centrale di opzioni migliori.
Ma non è vero nemmeno questo. La Fed avrebbe l’autorità per mettere sul tavolo il proprio parere ad uso del Presidente e del Congresso, spiegando agli americani che invece di temere la bancarotta del bilancio federale si dovrebbero preoccupare degli effetti dei tagli fiscali sulle proprie finanze private, la cui bancarotta diverrà più probabile se ci saranno altre restrizioni fiscali.
E infine c’è la reazione dei mercati. Molti traders sono convinti (a torto) che il quantitative easing sia inflazionistico, e quindi comprano azioni, comprano merci (petrolio, oro) e i prezzi salgono. La cosa è naturalmente controproducente per quella lunga catena di eventi che Bernanke si aspetta che accada. E che si può ulteriormente inceppare se sale il prezzo della benzina, costringendo gli americani a ridurre le loro spese su tutto il resto. Con effetti negativi su fatturato e occupazione. Buona fortuna, America.
(*) Docente di Economia monetaria, Università cattolica di Milano e al Franklin College, Svizzera, coordinatore del progetto Mecpoc (www.mecpoc.org)
Andamento del mercato immobiliare USA:
Indice dei prezzi delle abitazioni, USA
“Ciò servirà a stimolare un calo dei tassi sui mutui e quindi promuovere l’acquisto privato di immobili, che a sua volta FARA’ DECOLLARE I PREZZI delle case, FARA’ SENTIRE LE FAMIGLIE AMERICANE PIU’ RICCHE e ne spronerà i consumi, con effetti positivi sui fatturati delle imprese e quindi sull’occupazione.”
In pratica, ha gettato i presupposti truffaldini della prossima BOLLA.
Lettura breve, interessante, altamente consigliata.
L’inflazione è persino troppo bassa negli USA, agitare il pericolo iperinflazione è come preoccuparsi dell’aumento di peso di una anoressica.
http://www.shadowstats.com/alternate_data/inflation-charts
Riesci ancora a fidarti dello stato? Dell’elite politico-burocratico-finanziaria che non si è assolutamente accorta dell’arrivo della seconda grande depressione e della stagflazione imminente?
Riesci ancora a fidarti di costoro?
Jeff, secondo me quelli di Shadow, sottostimano ancora la vera inflazione. Se andassero a prendere il paniere dei consumi per il calcolo dell’inflazione del 1930, si scoprirebbe che sarebbe ancora più alta.
Ma come si fa a non rendersi conto che nel frattempo è cambiata la struttura dei consumi? Nel 1980 si usava meno tecnologia di oggi e quindi aggiornando il paniere dei beni e dei servizi, si riduce il peso di certe spese, mentre se ne introducono di nuove per tener conto di come viene speso il reddito delle famiglie. Ed è noto che i beni tecnologici – che fanno parte della nostra vita più di quanto lo fossero nel 1980 – hanno prezzi tendenzialmente decrescenti.
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