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L’atto di accusa di Giuliano Amato: “La Germania vuole buttarci fuori dall’Euro”

“Le diagnosi di questi giorni dello stato dell’eurozona e delle sue prospettive portano in genere al più nero pessimismo.” Così Giuliano Amato esprime il suo pessimismo sulle colonne del Sole 24 Ore in un editoriale pubblicato domenica scorsa dal titolo estremamente eloquente: “Il cinismo tedesco più forte dell’ipocrisia”

“L’eurozona – prosegue Amato – viene perciò giustamente descritta come un organismo che ha subito un infarto. È più di là che di qua, come si dice sbrigativamente per gli esseri umani.”

Il pessimismo dell’ex presidente del consiglio è però soprattutto un atto di accusa verso la Germania di Angela Merkel. Il particolare, secondo Amato, se si guarda alla Grecia “si ha la sensazione di essere davanti a un esercizio sempre più scoperto di ipocrisia da parte della leadership europea.”

Per Amato “dietro le parole non trapela nessuna intenzione di mettere in campo quelle armi pesanti, che tutti sanno essere necessarie per bloccare i mercati prima dell’uscita della Grecia, dal via libera agli interventi della Banca Centrale Europea per evitare il collasso delle banche, alla garanzia dei depositi, all’una o all’altra forma di mutualizzazione di debiti pubblici.”

E qui arriva il j’accuse: “sono incline a pensare che in Germania – scrive Amato – e non nella cosiddetta pancia dell’elettorato, ma nei circoli di coloro che sanno e che contano, stia prevalendo la convinzione che per salvare l’eurozona bisogna buttarne fuori i Paesi troppo deboli per starci e fonte per questo di guai per tutti gli altri.”

7 commenti su “L’atto di accusa di Giuliano Amato: “La Germania vuole buttarci fuori dall’Euro”

  1. Amato Giuliano: exCraxiano, vicinissimo al leader, ma che non sapeva nulla di nulla.
    Oggi percepisce circa 31000 euro al mese di pensione avendone sommate 5.
    Coresponsabile del prossimo crack del sistema Stato-banche.
    Complimenti per la scelta di opinionleader come questo!

  2. Del tutto d’accordo sulla valutazione del soggetto. Ma proprio perché certe cose le dice uno come lui e con il suo passato hanno ancora più valore che se le avesse pronunciate un incrollabile detrattore dell’euro e dell’unione europea.

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  4. “Giuliano Amato: la Germania vule buttarci fuori dall’Euro”

    Che enorme fortuna se ciò avvenisse !!! Se la Germania si riprendesse il marco e lasciasse ai Paesi mediterranei (e magari alla Francia) l’attuale euro, che ovviamente verrebbe deprezzato almeno al 50 % !! In questo modo non costerebbe fatica alcuna ai Paesi mediterranei onorare i propri debiti con un euro dimezzato, e immediatamente le loro economie si riprenderebbero poiché sparirebbe la concorrenza tedesca, con un marco rivalutato al 50 % rispetto all’euro-mediterraneo.
    E non sarebbe uno svantaggio nemmeno per la Germania, basterebbe che un nuovo governo post-Merkel invece di mortificare i salari riducendo progressivamente il potere d’acquisto dei lavoratori come avvenuto negli ultimi 10 anni, facesse ora altrettanto coi profitti, cresciuti in modo esponenziale insieme al numero di milionari (mentre secondo le statistiche UNICEF a ben 1.200.000 bambini tedeschi mancano dell’ essenziale poiché i loro genitori non hanno i mezzi economici per provvedere).
    Senza crescita della domanda interna la Germania si autocondanna a vivere di esportazioni e di conseguenza ad invadere coi prodotti venduti in regime di dumping esattamente i Paesi mediterranei ai quali a tutti i costi vuole imporre l’euro. Purtroppo la disinformazione sulla “moneta unica” (che unica poi non é, poiché ben 10 Paesi della CEE hanno preferito tenersi le proprie valute nazionali (come GB, CZ, PL, S, DK, Norvegia, ecc..) ed hanno economie in crescita o almeno non in calo come quelle degli Stati Eurodipendenti.
    Dunque premesso che certamente Grecia, Spagna, Italia e Portogallo devono risolvere i propri problemi economici strutturali e/o politici, mettendo fine agli sperperi e regolando almeno i rispettivi settori bancari insieme agli obsoleti apparati burocratici, non sarà certo l’austeritá predicata ed imposta dalla Germania a salvarli, ma invece una sana politica di investimenti, unica possibilitá in economia di rilanciare l’occupazione. La scelta è fra austeritá e disoccupazione crescente da un lato, e quindi la via che ha condotto in passato ai fascismi ed alle guerre, e promozione del pieno impiego e rinnovamento democratico.
    I politici tedeschi potrebbero giocare un ruolo decisivo in questo senso: riconoscere le enormi responsabilità accumulate con la sciagurata fissazione sull’esportazione, smettere di mentire sull’euro (non é l’Europa che rischia di cadere se l’euro sparisce, ma sono le banche tedesche che speculativamente ed incautamente hanno fatto credito a Paesi che chiaramente erano indebitati al di lá di ogni sensata misura ed impossibilitati a saldare i debiti senza soffocare le proprie economie.
    Ovviamente saranno i contribuenti tedeschi a pagare il conto, non certo gli speculatori e le banche: ma per ogni cittadino tedesco (come il sottoscritto) é più sensato veder svanire nel nulla qualche migliaio di euro di tasse finite nelle tasche degli speculatori piuttosto che continuare a vedere il resto d’Europa svenarsi e cadere nell’estremismo antidemocratico illudendosi di poter saldare debiti crescenti. Riprendendo il marco la Germania si troverebbe nella stressa situazione della Svizzera, che però ha deciso dopo un giusto periodo di attesa, sensatamente, di non lasciar rivalutare a dismisura la propria moneta nazionale ed ha iniziato ad aquistare euro per contrastare la rivalutazione del franco. Lo stesso potrebbe fare dopo un certo tempo anche la Germania, svalutando a sua volta il marco e negli anni a venire il progetto di moneta unica potrebbe essere poi rifondato sulla base di chiare regole di convergenza fiscale ed economica (compreso il divieto di superare un certo grado di surplus d’esportazione). Ci vorrà certo tempo ad analizzare a fondo tutti gli errori commessi nell’introduzione insensata e priva dei presupposti minimi dell’euro. Ma poiché quasi tutti i possibili errori sono stati commessi, una volta ben compresi ed evitati, il secondo tentativo
    potrebbe avere successo.
    Attualmente invece continuando a mentire ed a fingere di non vedere, si corre tutti insieme verso la rovina.
    (Graziano Priotto, corrisp. stampa, Parigi/Praga/Radolfzell)

  5. Alcuni paesi europei, fra cui l’Italia, stanno attraversando, una profonda crisi economica che da “crisi di liquidità” si sta rapidamente trasformando in una “crisi di solvibilità”. In altre parole non sono solo e tanto gli Euro in circolazione a mancare, quanto la capacità del sistema Italia di produrre abbastanza ricchezza da autosostenersi e fare fronte alle proprie obbligazioni.
    Le ragioni cogenti della crisi di solvibilità sono:
    – eccesso di spesa pubblica,
    – eccesso di pressione fiscale,
    – sistema burocratico pletorico, costoso e inefficiente,
    – magistratura civile e penale da terzo mondo arretrato.
    Lo spirito di iniziativa dell’individuo, che in ultima analisi è e rimane il motore di ogni avanzamento sociale ed economico, è stato completamente ingabbiato, dunque stiamo assistendo ad una fuga di capitali, uomini e fabbriche verso nazioni in cui è possibile un rapporto “ragionevole” e “giusto” fra stato e uomo.
    Paesi come la Svizzera o l’Austria, in cui lo stato fornisce buoni servizi ad un costo accettabile, chiede ed ottiene tasse ad un livello ragionevole e in cui vi sia una ferrea tutela della proprietà privata e del segreto bancario (avete fatto caso che dove esiste il “segreto bancario” c’è un livello di evasione fiscale bassissimo?), e sopra ogni cosa,ove il merito e la ricchezza individuale NON sono considerati una “colpa”.
    L’Italia per cause culturali, ovvero per una tradizionale propensione alle “consorterie” di ogni genere e colore, oggi esprime una classe dirigente miope, stupida, e parassitaria, introflessa nella strenua difesa di interessi particolari.
    Il pagatore di ultima istanza in un sistema di questo genere è naturalmente chi è fuori o ai margini di questo sistema, imprese e cittadini spremuti come limoni per mantenere i livelli criminali e insostenibili di privilegio dei “parassiti-associati”.
    Il punto nodale è che parte rilevante dei produttori di ricchezza netta (ovvero non sussidiata) NON riescono più a tenere sulle spalle il peso del sistema, dunque rinunciano o delocalizzano.
    La fuga di capitali, in quanto più semplice, ha preceduto quella delle fabbriche, oggi stiamo assistendo all’ultima parte del fenomeno, la fuga dei “migliori italiani”, coloro che sanno fare e produrre cominciano a varcare la frontiera con la famiglia, chiedono la residenza e costruiscono una nuova vita professionale o imprenditoriale all’estero.
    In questo scenario, e non scorgendo all’orizzonte alcun cenno di cambiamento politico e culturale, il disastro economico e finanziario italiano è inevitabile.
    Ed ancor più certo se, oltre a continuare ad aumentare la spesa pubblica in deficit come stimolo dopante ad un moribondo (andrebbe invece curato togliendogli la malattia, non drogandolo per dargli un’illusione di guarigione), si consentisse alla BCE di stampare dal nulla (proprio dal nulla) altra moneta sempre più inflazionata e svalutata.
    Tratto da http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=806:funnyking&catid=23:economia-narrata&Itemid=178

  6. Ma quando si guarderà la realtà anzichè ripetere noiosamente il solito mantra che non ha riscontro nella realtà?
    La spesa pubblica per abitante è più bassa in Italia, Spagna e Grecia anzichè in Germania, Francia, Austria e Olanda. Si guardi il grafico pubblicato dall’Istat:

    http://noi-italia.istat.it/index.php?id=7&user_100ind_pi1%5Bid_pagina%5D=119&cHash=9794dadd5a47fd61cfc0b2c375ef5265

    Quanto all’evasione, un’altra correlazione molto interessante – che smentisce il solito luogo comune – è quella che si desume dai dati del Tax Research LLP,

    Fai clic per accedere a 3842_EN_richard_murphy_eu_tax_gap_en_120229.pdf

    in cui emerge che l’evasione maggiore avviene ove la pressione fiscale è più bassa. Si ritrovano in questa sfera paesi come la Romania, la Grecia, la Polonia, il Portogallo e la Spagna (paesi con un sommerso tra il 20 e il 35% e una pressione fiscale tra il 25 e il 32,5%).
    I paesi con alta pressione fiscale, sui livelli dell’Italia, tra il 40 e il 45%, sono la Francia, l’Austria, la Finlandia e il Belgio. Ma i primi tre paesi hanno un sommerso inferiore al 20%, mentre l’Italia ha un sommerso tra il 25 e il 30%, ossia agli stessi livelli della Grecia e della Polonia. Il guaio è che chi pensa di essere più furbo degli altri, spinge il paese verso questi ultimi paesi, mentre potremmo essere al livello della Francia e dell’Austria.

    Infine, ben venga lo spirito imprenditoriale individuale. Il guaio è che non si vede. Si vede molto più frequentemente imprenditori con visioni limitate, che guardano al proprio orticello, che non fanno spese per la ricerca e lo sviluppo. E se i privati non sono capaci di fare il loro mestiere o non trovano convenienza ad investire, non è una buona ragione per lasciare andare l’economia alla deriva. Ben venga l’intervento pubblico.
    Purtroppo, l’Italia ha la sfortuna di avere non solo una classe imprenditoriale inadeguata, ma anche una vasta classe politica uguale o peggiore degli imprenditori con cui si accorda per gli affari più o meno leciti.

  7. BISOGNA FAR TORNARE LIQUIDITA’ ALL’INTERNO DEL PAESE PER LA CRESCITA INTERNA:

    COME FARE? ECCO COME

    1. cacciare tutti gli extracomunitari senza permessi che ci rubano il lavoro, o se vogliono stare qui quando rimandano i soldi nel loro paese tassarli al 90%;

    2. lotta alla mafia: con tutti i soldi liquidi della mafia devono finanziare le imprese, con i beni immobili costruire beni per il paese:( tipo x es.carceri con annessi campi per coltivare)..ecc….

    3. mafiosi e tutti i delinquenti non in galera a guardare la tv a vita, ma a lavorare a vita la terra dalla mattina alla sera per produrre per il paese;

    4. chiudere tutti i VIDEOPOKER, GIOCHI D’AZZARDO , SLOT MACHINES….fanno male a tutto il sistema (sembra ke lo stato guadagna ma ci perdono i cittadini e dunque anche lo stato);

    5. far pagare le tasse alle prostitute

    6. burocrazia più snella subito

    7.controllo serrato dell’immigrazione

    8. togliete tutti i privilegi a tutti i politici che ci hanno portato nello stato di povertà attuale devono vivere con 1000 euro al mese PROPRIO TUTTI COLORO CHE HANNO DERUBATO QUESTO MERAVIGLIOSO PAESE!!!

    NOI VOGLIAMO ANCHE PAGARE TUTTE QUESTE TASSE SE SERVE PER IL PAESE MA ALMENO VOGLIAMO RINCUORARCI UN Pò,IL POPOLO STA MALE, VI PREGO ATTUATE QUESTI PUNTI : RISPETTATECI…GRAZIE

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