Lo ammettiamo, il titolo di questo post è piuttosto impegnativo, ma è difficile non sintetizzare così il pensiero di Guido Rossi pochi giorni fa sul Sole 24 ore. Scrive Rossi:
Il rapporto tra il debito degli Stati e le sovranità popolari rimane incerto e inquietante. […] questa incredibile tensione tra democrazia e debito rimane inquietante anche laddove le maggioranze democratiche siano costrette, per ragioni esterne, ad affrontare serie politiche di austerity, come sta succedendo attualmente nei Paesi dell’Unione Europea.
Difficile non concordare, constatando che i parlamenti nazionali vengono svuotati di poteri e in alcuni paesi i governi vengono indicati direttamente dall’esterno: Bruxelles, Francoforte, Berlino.
Non sarebbe tuttavia serio affrontare la questione tra economia, finanze e democrazia come spesso si sente fare in certi ambienti estremisti, riducendo il tutto a “complotti” di questo o quel gruppo ristretto e segreto. Il problema è ben più profondo e Rossi lo indica bene:
La verità è che Stati come quelli europei, che non controllano la loro politica monetaria, sono in preda a una disciplina diversa rispetto a quella degli Stati completamente sovrani, che hanno tutti i loro strumenti di politica finanziaria e monetaria sotto il loro controllo e a loro disposizione. E non corre dubbio che, tuttavia, anche per quegli Stati a piena sovranità, i limiti costituzionali agli investimenti pubblici e a ogni tipo di politica fiscale e di restrizione dei requisiti di bilancio, costituiscono un ostacolo al retto processo rappresentativo politico, condizionando i rappresentanti dei cittadini a svolgere pratiche di governo che sovente sono contrarie al bene comune che dovrebbero perseguire.
Per il professore la soluzione è tornare ad una politica sopra la finanza e l’economia, una politica che metta l’interesse pubblico prima dell’interesse privato dei creditori:
Anziché badare esclusivamente alla difesa del sistema finanziario, che invece necessita di una rigorosissima nuova regolamentazione, occorre che le politiche economiche e sociali si orientino all’eliminazione delle disuguaglianze, per assicurare ai cittadini la priorità dei diritti che Norberto Bobbio usava chiamare di prima e di seconda generazione, piuttosto che soddisfare l’interesse dei creditori, da pagare col sacrificio dei contribuenti.
i saggi nessuno o pochi li ascoltano