Ce ne parla Dimitri Papadimitriou, presidente del Levy Economic Institute del Bard College – che ha supportato programmi per la creazione diretta di posti lavoro nell’economia ellenica – nonché coautore di un rapporto sulle tendenze dell’occupazione in Grecia, firmato anche dal centro studi dei sindacati greci.
Papadimitriou esprime tutto il suo scetticismo sulla possibilità che le misure di austerità possano consentire alla Grecia di risollevarsi, in particolare aumentandone la competitività. L’imperativo è invece quello dell’innalzamento dei tassi di occupazione per una serie di questioni cogenti:
- deprimere così fortemente l’occupazione inficia le possibilità di crescita futura: alla perdita secca di produzione si aggiunge il depotenziamento della qualità della forza lavoro rimasta inoccupata, con la conseguente perdita di attrattività nei confronti delle imprese potenzialmente interessate ad investire;
- aumenta in maniera abnorme il peso dell’economia sommersa, che in Grecia rappresenta già più di un quarto del PIL;
- aumentano le disuguaglianze: in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna si stima mediamente un aumento nella disparità dei redditi di circa il 10%; tutto questo ha inoltre come conseguenza quella di alimentare pericolose derive anche di natura ideologica;
- si disintegra rapidamente la coesione sociale: aumentano la povertà, i senza tetto e la criminalità, mentre peggiorano le condizioni di salute della collettività, con un incremento dei suicidi e di numerosissime tragedie individuali.
Tutto questo è già una pesante realtà nell’economia della Grecia: disoccupazione al 20% (per i giovani il tasso è del 40% ed è in crescita), 20 mila i senza tetto. Le misure sostegno al reddito e all’occupazione da parte del governo sono state finora ben poca cosa, limitandosi ad incidere sull’accorciamento della settimana lavorativa e sull’erogazione di sussidi.
Un’azione diretta del governo per la creazione di posti di lavoro nel settore dei servizi, appare invece l’opzione più credibile, ancorché su piccola scala con un obiettivo iniziale di 55mila posti di lavoro e con la compartecipazione delle ONG. Un altro piano potrebbe generare (questa volta senza l’ausilio delle ONG) fino a 120mila posti di lavoro.
Prima della crisi la Grecia aveva trainato la sua crescita attraverso significative politiche pubbliche per l’occupazione. E sono proprio queste, a maggior ragione in un momento di depressione economica, che debbono tornare a fare la loro parte.