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Nicky Kaldor e l’ingenua apologia del cambio flessibile

Nicholas-Kaldor-Geneva-1948

Davvero i cambi flessibili sono il migliore dei mondi possibili? L’economista Post Keynesiano Nicholas Kaldor (tra i più prolifici e rilevanti studiosi di questa scuola) ha cambiato radicalmente opinione sui regimi di cambio quando si è trovato di fronte a nuove evidenze.

In un paper del 1965 intitolato “The Relative Merits Of Fixed Exchange And Floating Rate” (I meriti relativi dei cambi fissi e dei cambi flessibili), un memorandum scritto come consigliere economico del Ministero delle Finanze britannico, aveva sostenuto che i cambi flessibili costituivano la migliore soluzione possibile. Ma nel 1978, dopo aver toccato con mano il loro funzionamento (nel 1971 infatti salta il sistema di Bretton Woods) Kaldor rivede completamente le sue vecchie tesi.

Nell’introduzione al sesto volume della sua raccolta “Further Essays On Applied Economics”, ammette:

“… la strategia sostenuta nel mio paper del 1965 si è dimostrata in pratica inutile …

… la politica che ho sostenuto negli anni ’60 e sviluppato più a lungo nel mio Presidential Address del 1970 alla British Association, di conciliare la crescita della piena occupazione con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti attraverso l’aggiustamento del rapporto tra le propensioni alle importazioni ed esportazioni tramite una politica di manipolazione continua del tasso di cambio, si è rivelata di una chimera nella realtà. La ragione principale di questo è che (insieme con la maggior parte degli economisti) ho molto sopravvalutato l’efficacia del meccanismo dei prezzi nel cambiare il rapporto tra esportazioni ed importazioni ad un dato livello di reddito. La dottrina che le esportazioni e le importazioni sono tenute in equilibrio attraverso i cambiamenti indotti nei loro prezzi relativi è antica e profondamente radicata come quasi ogni proposizione in economia….”

“… ciò che la teoria di Harrod afferma è che il commercio [con l’estero] è tenuto in equilibrio da variazioni di produzione e di reddito piuttosto che dalle variazioni dei prezzi: un’affermazione che implica che l’elasticità della domanda al reddito degli abitanti di un paese per le importazioni e quella degli stranieri per le sue esportazioni, sono variabili esplicative molto più importanti dell’elasticità di prezzo.”

“… Se la teoria di Harrod fornisce la spiegazione realistica delle forze sottostanti che mantengono i flussi commerciali di un esportatore industriale in equilibrio (soggetto, ovviamente, alle eccezioni a questa regola nella forma di paesi in surplus o deficit nel lungo periodo, che deve poter essere spiegata nello stesso quadro), questo porta anche l’implicazione che il rapporto tra le propensioni all’importazione e alle esportazioni sarà relativamente insensibile a quelle variazioni dei prezzi relativi che possono essere realizzate da politiche monetarie e valutarie.

Quest’ultima implicazione (anche se discussa nel 1930) sembra essersi persa quando il dibattito su cambio fisso contro cambio flessibile si è riacceso negli anni ’60 . Questo spiega forse le esagerate speranze poste sulle variazioni dei tassi di cambio come strumento del ‘processo di aggiustamento’ nel commercio internazionale e dei pagamenti e, per la Gran Bretagna in particolare, su un sistema di “fluttuazione gestita”, come mezzo per garantire più elevati e stabili tassi di crescita.”

“… Ero convinto che una volta che i tassi di cambio fossero stati liberati dalle rigidità imposte da Bretton Woods, le forze della causazione cumulativa che hanno fatto sì che alcuni paesi crescessero velocemente e altri lentamente, non avrebbero più funzionato, o non nello stesso modo. Questa convinzione è stata gravemente scossa dall’esperienza degli anni successivi…”

Naturalmente ciò non significa che occorra incatenarsi, aderendo ad una unione monetaria così mal congegnata come l’eurozona (Kaldor stesso si espresse contro l’idea). Ma non bisogna per questo neppure cadere nell’ “ingenua apologia del cambio flessibile”, come ricordato nel “Monito degli Economisti“. Piuttosto emerge la necessità di un nuovo sistema monetario che prenda atto dell’incapacità dei mercati di prezzare “correttamente” le valute e del tasso di cambio di riequilibrare i conti con l’estero. Un sistema monetario keynesiano, magari partendo dall’Europa.

(Le citazioni di Kaldor sono tratte da concertedaction.com)

56 commenti su “Nicky Kaldor e l’ingenua apologia del cambio flessibile

  1. “Internal devaluation – lowering domestic wages and prices – is no substitute for exchange-rate flexibility. Indeed, there is increasing worry about deflation, which increases leverage and the burden of debt levels that are already too high. If internal devaluation were a good substitute, the gold standard would not have been a problem in the Great Depression, and Argentina could have managed to keep the peso’s peg to the dollar when its debt crisis erupted a decade ago.”
    Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/joseph-e–stiglitz-says-that-the-europe-will-not-recover-unless-and-until-the-eurozone-is-fundamentally-reformed#H427g8c2egiVfFLO.99

    Joseph E. Stiglitz

    io sono un povero ignorante ma sottoscrivo Stiglitz piuttosto che il secondo Kaldor!!!!
    Non è che Kaldor fosse stato contattato nel frattempo da uomini di Goldman Sachs prima di cambiare idea? Come un noto banchiere centrale allievo di Caffè?

    • Stiglitz pensa che la flessibilità dei prezzi sia la migliore cosa del mondo. Va dallo psicoanalista e gli dice “purtroppo ho degli incubi notturni ove questa bellissima cosa non si reazlizza per vie delle asimmetrie ma come sarebbe bello se non ci fossero. ” Ed in questa impostazione sta tutto il fallimento del pensiero economico neoclassico al meglio. Crea illusioni circa le varie flessibilità e nient’altro. Se si accetta la flessibilità dei tassi di cambio non vedo perchè non si dovrebbe accettare la flessibilità dei salari in rapporto alla disoccupazione. La battuta su Kaldor e Goldman Sachs è superflua.

  2. Filippo, guarda che quello che dice Stiglitz non è affatto incompatibile con quel che dice Kaldor. Quanto all’accusa di essersi venduto, francamente hai detto una cavolata.

    • si era una sciocchezza, per me solo gli stupidi non cambiano mai idea ed è quindi leggitimo che kaldor lo bbia fatto, ma vorrei sentire una sua ricetta per risolvere i problemi italiani, specie del manifatturiero, restando con una moneta così forte.

  3. “ingenua apologia del cambio flessibile”

    Speriamo che questa mistificazione degli strumenti operativi non intacchi la fiducia dei manifatturieri della refrigerazione nel motore elettrico. Sarebbe assai seccante vedersi arrivare a casa un frigorifero che funziona con compressore pilotato da un motore a vapore. Eddove lo metti poi il carbone (o peggio la legna) per far bollire la vaporiera?

  4. La diga non crollerà se ci si infila dentro un dito?
    La rinuncia di una nazione alla sovranità monetaria è una “ingenua apologia”?
    E ora, se si vuole, si può tornare a vedere cosa ne pensava Kaldor.

  5. Questo è un modo veramente sciocco di citare Kaldor.

    • Il tuo è un modo davvero sciocco di rispondere. Argomenta.

      • Ti ha risposto il prof. Zezza sulla questione sottostante (il livore).

        Ti rispondo io sul modo di citare Kaldor a caso. Kaldor iniziò a sottolineare l’importanza, o meglio la maggiore importanza della competitività non di prezzo. Questo però non significa che una frase sia generalizzabile a tutti i paesi, né a tutte le strutture produttive e questo Kaldor lo sapeva, visto che la metodologia sua non era quella dei turisti dell’economia. In più andrebbe vista l’elasticità al prezzo e al reddito dell’Italia, non basta dire semplicemente che è più importanza quella al reddito, perché questo è da turista dell’economia, va bene per i neoclassici dalla ricetta facile. Come bisognerebbe dire che la competitività di prezzo è più importante per strutture produttive come quella italiana, fatta di piccoli e medi che non per altri casi. In più Kaldor non si riferisce a sempre, lui era ben conscio della necessità di svalutare in certi casi, vedi i discorsi del 83 su politiche inglesi. Senza contare che se è per questo lui considerava utile una politica di controlli alle importazioni. ecc ecc

        Io Guido capisco la tua posizione, e per certi versi la condivido. L’idea che conti la domanda è sacrosanta, cambio o non cambio, ma per favore, non ti abbassare a questo livello, che va bene per Monacelli (che secondo te avrebbe asfaltato, ma non si capisce cosa).

      • Caro Istwine, qualche punto: 1) come ho spiegato a Gennaro, in realtà l’idea dell’articolo nasce dal coraggioso accostamento di Cesaratto tra Meade e Kaldor. Nella prima versione, il nome di Meade veniva citato ma poi l’ho tolto appositamente perché si evitasse di vederci una polemica con qualcuno e invece si cogliesse il punto di teoria economica che distingue l’evoluzione del pensiero di Kaldor. Evidentemente non è bastato. 2) ti pregherei di rivolgere ad altri l’invito “non ti abbassare a questo livello”, anche perché io non mi sono abbassato per nulla, sto tenendo il discorso nell’ambito dell’educazione e del rispetto. Noto una certa, come chiamarla, “asimmetria” tra i rimproveri che tu ed altri siete sempre pronti a rivolgere a questo blog e la tolleranza verso atteggiamenti di ben altra levatura. 3) “Kaldor iniziò a sottolineare l’importanza, o meglio la maggiore importanza della competitività non di prezzo”. Perdonami ma non c’entra assolutamente nulla la “competitività non di prezzo”, con la quale si intende la qualità dei prodotti, o i servizi associati, ecc.. Il punto di Kaldor in questo scritto è che la bilancia con l’estero è influenzata più dai redditi che dai prezzi ed è un risultato consolidato nella scuola post keynesiana. Se questo è vero in generale, oggi è ancor più rilevante in presenza di una domanda estera scarsa. 4) Paragonare la svalutazione del 1992 a quella (eventuale) odierna non tenendo conto delle enormi differenze in termini di carenza della domanda globale (per non parlare dell’intreccio finanziario molto maggiore e del fatto che l’euro non è solo un sistema di cambi fissi), ecco, questo, potrebbe essere definito da qualcuno da “turisti dell’economia”, io non lo faccio perché non intendo “abbassarmi a questo livello”, per cui dirò solo che … bah, niente, che vuoi che ti dica, la cosa è talmente evidente.

      • ah, quindi la qualità dei prodotti tedeschi, prima ciofeche, diventa improvvisamente imbattibile dal 2002 (vedi grafico che ho postato sotto sul commercio ita-ger)…
        figliuioli, qualsiasi motivazione addotta, che non sia il prezzo, cade di fronte all’evidenza empirica che gli sconquassi nelle variabili macro iniziano guarda caso nel 2002.
        si deve partire dal dato empirico!
        altro grafichetto:

      • Senta signor Monte, che l’euro abbia avuto effetti negativi per l’Italia l’abbiamo scritto in lungo e in largo. Quello che non considera, e che qualunque economista sa perché è scritto nei libri più elementari, è che la domanda diventa insensibile ai prezzi in caso di carenza di domanda. Pensi a quando ci sono i saldi: se l’economia tira, tirano anche i saldi, se l’economia è in crisi i saldi vanno male. Lo stesso vale nel commercio internazionale. Se le altre nazioni fanno espansione, la svalutazione funzionerà, ma se tutti facciamo austerità come ora, non succederà (quasi) nulla (o nel caso peggiore la bilancia commerciale potrebbe persino peggiorare a causa dell’aumento dei prezzi delle importazione non sostituibili).

        Quindi tutta questa fede nella svalutazione è fede nell’idea che una volta che noi usciremo dall’euro gli altri si metteranno a fare politiche espansive per farci contenti. Ovviamente è una pia illusione.

      • Guido,

        D’accordo. L’accenno alla competitività non di prezzo era più che altro per dare una panoramica brevissima sui punti cardine del pensiero di Kaldor a riguardo (ho tralasciato altre cose ovvio) e sul fatto che comunque il sistema produttivo italiano fosse più sensibile al prezzo in generale, quindi il cambio necessario come strumento di politica economica. Ho anche scritto che le elasticità vanno misurate da paese a paese, e ho anche scritto che la svalutazione non è vista sempre come inutile (ma qui anche Graziani, che ha scritto vieppiù su necessità di svalutare con Germania e rivalutare con USA, ma questo non capisco perché non se ne parla più spesso visto che è un punto politico secondo me interessante). La svalutazione non è comunque solo per l’export, se necessaria.

        Poi attenzione, conosco anche il paradosso che fu notato dallo stesso Kaldor (vado a memoria) sulle maggiori quote di mercato acquisite dai paesi che apprezzavano e le minori da quelli che deprezzavano, quindi non è così lineare certamente.

        Ad ogni modo, se questo è il discorso va bene. Era la dicitura riguardante l’apologia del cambio flessibile che mi ha fatto storcere il naso, benché anche io conosca i limiti a grandi linee

        PS: Il “non abbassarti” era proprio sull’accademico, non bado molto a parolacce e offese se dietro c’è un discorso serio. Monacelli è un mistificatore, e da studioso degli autori postkeynesiani, lo sai anche tu.

      • … il sistema produttivo italiano fosse più sensibile al prezzo in generale, quindi il cambio necessario come strumento di politica economica. Ho anche scritto che le elasticità vanno misurate da paese a paese, e ho anche scritto che la svalutazione non è vista sempre come inutile …

        Certo, l’export italiano è storicamente stato più sensibile ai prezzi (purtroppo!) di quello di altri paesi. Ma chi fa paragoni con il 1992 dovrebbe prima fare un’analisi su quanto questo sia rilevante ora con la carenza di domanda estera. Perché non vorrei che scommettessimo su un margine di manovra risicato che ci costringerebbe comunque ad attuare l’austerità. Ricordiamoci poi che sull’altro piatto della bilancia c’è il rischio di un contagio stile 2008 e lì non so proprio a chi esporteremmo. I mercati sono inquieti, non credo convenga dar loro un poderoso incentivo al panico.

      • Monacelli è un mistificatore, e da studioso degli autori postkeynesiani, lo sai anche tu.

        Monacelli però dice una cosa giusta. La legge di Kaldor-Verdoorn (come del resto quella di Thirlwall) è una legge di lungo periodo, mentre Bagnai la usa nel breve. Quindi diciamo che usare Kaldor a sproposito pare un vizio comune ;)

      • senti caro, sono un economista anch’io, e per i fondelli non mi ci prendi.
        1) spiegami i grafici sulla base della tua teoria della competitività non di prezzo (non me li spieghi perchè non ci riesci)
        2) il discorso “importazioni non sostituibili” lo fanno tipicamente i piddini, non dirmi che non sai che la quota sul pil di tali importazioni è irrisoria…
        3) la svalutazione non aiuta se gli altri non fanno espansione bla bla? certamente L’ARTIFICIALE RIVALUTAZIONE cui siamo sottoposti è DISTRUTTIVA.

      • spiegami i grafici sulla base della tua teoria della competitività non di prezzo (non me li spieghi perchè non ci riesci)

        Forse lei ha qualche problema di comprensione.

        1) non ho parlato di “competitività non di prezzo”. L’ha fatto Istwine, non io.
        2) io mi riferisco alla situazione attuale, non quella passata. Il passato non possiamo cambiarlo. Ma la situazione attuale è di scarsità della domanda estera e non c’è alcun motivo plausibile per cui uscendo noi dall’euro gli altri dovrebbero smettere di fare austerità per farci contenti
        3) “certamente L’ARTIFICIALE RIVALUTAZIONE cui siamo sottoposti è DISTRUTTIVA.”
        Probabile che lo sia, ma la svalutazione non risolverà probabilmente il problema. Quindi è necessario pensare ad un sistema monetario differente che consenta a tutti di fare politiche espansive senza temere squilibri con l’estero.

      • Guido,

        Io personalmente credo che l’analisi dal lato KV debba essere accompagnata da un ragionamento in stile Kalecki su bassi salari e precarietà, non solo attraverso il tasso di cambio. Però credo che Monacelli faccia confusione perché semplicemente non conosce KV, ma ha letto in fretta e furia giusto per poter poi dire la sua. A partire dalla faccenda dell’endogeneità, superata vieppiù dalla letteratura che però non conosce e quindi fa credere al lettore che i keynesiani siano dei gonzi. Comunque poi c’è tutta la questione tra ciclo e trend ecc.

        C’erano altri errori e sponsor ridicoli. Ad ogni modo, un giorno magari ci si scrive due righe su quel doppio articolo, se non altro perché c’è qualcuno che crede che sia scientificamente e metodologicamente credibile.

        A me non pare di non aver mai evidenziato errori, ne ho evidenziato uno macroscopico con dati ecc ma quello a molti sta bene e quindi lo ripetono, perché politicamente comodo.

        Sul sistema monetario e gli squilibri, credo che sia un po’ ottimista. Permarrebbero. Ma ne condivido a grandissime linee l’idea. Teniamo però sempre a mente una cosa: la specificità dei paesi. e questo è costantemente dimenticato da molti commentatori anche critici verso l’Euro, che mi pare facciano un po’ l’errore dei vecchi “dependentistas” o dei “modernizzatori” dall’altra.

      • un giorno magari ci si scrive due righe su quel doppio articolo

        Chi deve rispondere a Monacelli non sei tu però.

        Sul sistema monetario e gli squilibri, credo che sia un po’ ottimista. Permarrebbero.

        Complicato farli permanere a lungo se il sistema viene fatto bene. Ma, in ogni caso, sarebbero decisamente più ridotti. Persino sotto BW lo erano eppure non c’era un meccanismo preciso di riequilibrio, solo aggiustamenti dei cambi concordati. Addirittura nel 1964 noi fummo attaccati, gli USA garantirono una linea di credito, la speculazione cessò e non dovemmo neanche svalutare. Un “whatever it takes ante litteram”. A questo serve una banca centrale, no?

      • p.s. peraltro una cosa interessante è notare che il nostro boom economico si ebbe in un periodo in cui eravamo importatori netti… per dire…

      • Nella pagina di Concertedaction da cui sono state estratte le righe scritte al tempo da Kaldor, c’era anche questa breve ma concisa chiosa di Tobin http://dido.econ.yale.edu/P/cd/d05a/d0506.pdf : “I believe that the basic problem today is not the exchange rate regime, whether fixed or floating. Debate on the regime evades and obscures the essential problem.” Frase che continua nel documento linkato sullo stesso blog così e che riporto:”That is the excessive international — or better, inter-currency — mobility of private financial capital… Goods and labour move, in response to international price signals, much more sluggishly than fluid funds… These facts of life are essentially the same wheter exchange rates are floating or fixed.”. L’adozione dell’Euro nei paesi dell’UEM è stato l’ultimo tassello del quartetto: libero commercio estero, libera circolazione dei capitali, indipendenza BC, cambio fisso. Mantenendo o meno l’ultimo punto, si rimane sempre all’interno di un trio inconciliabile. Bisognerebbe partire quindi da una limitazione dei movimenti dei capitali a breve ed una BC di nuovo alleata del Tesoro. Non credo però che questo sia possibile stando all’itnerno nei trattati UE. Come non vedo qualsivoglia apertura dei “creditori” a vantaggio dei “debitori”. Essi viaggiano spediti sulla loro strada. E non servirà un’Italia che vada a sbattere i pugni su di un banco, quello della discussione (e della “azione concertata”) che nemmeno esiste. Saluti.

      • Guido,

        Credo abbia ragione Flavio, non è così lineare. Peraltro citare una linea di credito statunitense non è veramente forte come argomentazione secondo me, anzi. L’asimmetria è globale, non riguarda certamente solo l’Europa. Ad ogni modo, non è neanche questo, io di per sé sono molto più scettico su tante cose. La stessa idea di Zezza che stando al saldo commerciale la nuova moneta non svaluterebbe mi lascia perplesso, non esiste mica solo quello. Non ho idea di cosa succederebbe, stante comunque l’eccessivo apprezzamento attuale dell’euro “italiano”, ma basare una previsione dei cambi solo sul saldo commerciale (o sulla BdP), o solo sui differenziali d’inflazione non è proprio valido, in genere. Poi potrebbe succedere esattamente questo però!

        Su Monacelli, che risponda io o Bagnai, o tu o chiunque altro non importa. Di fatto quell’articolo è una serie di cose incoerenti scritte da uno che non ha mai letto nulla di teoria postkeynesiana e che per giunta ha anche quella imbarazzante idea della concezione cumulativa della scienza economica. Parla di “rivoluzione copernicana” dell’economia. Suvvia, lo sai anche tu che sta a pezzi quello lì. Perché quando parla di TFP secondo te ha ragione? Mica è così lineare neanche quello, se hai mai letto qualcosa di Felipe, Fisher, McCombie ecc. Anzi, potrebbe essere un dato pressoché inutile.

  6. ovviamente un cambio flessibile non risolve tutti i problemi. ma se nick fosse sopravvissuto un’altra 20ina d’anni, sarebbe certamente tornato alle idee del 65 osservando catastrofi come questa:

    e osservando il rifiorire esuberante delle economie emergenti in seguito all’abbandono della dollarizzazione nel 98.

    • non vorrei smentire nessuna tesi onorevole ma solo allargare un po’ il discorso da bravo allievo…………….che la domanda diventa insensibile ai prezzi in caso di carenza di domanda. Pensi a quando ci sono i saldi: se l’economia tira, tirano anche i saldi, se l’economia è in crisi i saldi vanno male………..ho tratto questa tesi per una valutazione 1)perche le generalizzazioni possono valere per le medie ma per lo specifico qualcosa cambia per esempio la qualita POTREBBE essere una variabile2) limiterei il discorso specifico alla pecularieta italiana (che non mi sembra di poco conto visto che siamo ancora la 8/9 economia riguardo al pil, ma in quanto a reddito procapite di qualche punto piu avanti)quindi se mi è concesso vorrei fare una piccola riflessione su due punti 1)la domanda mondiale seppur bassa c,è quindi la possibilita di trattare i nostri prodotti non sono completamente preclusi 2)si è parlato anche in questo blog qualche mese fa di problemi simili facendo il raffronto cambi fissi e variabili sulla questione dell,india….ed è propio l,india che mi porta a pensare che in fondo il cambio diventa o diventera secondario propio quanto le acquisizioni estere diventeranno cosi grandi e cosi elevati da condizionare qualsiasi politica autonoma che uno stato ed un governo vorranno fare per i propi cittadini……pertanto mi permetterei di dire che il problema del cambio non puo essere sganciato dalla questione della sovranita economica visto che le acquisizioni gia raggiungono un terzo della nostra capitalizzazione ….con stima saluto tutti

      • la qualità, come ogni altro parametro, è importante… ma quello che i proeuro non riescono a spiegare è come mai PROPRIO NEL 2002 sta qualità (o ogni altro parametro) è miracolosamente esplosa in germania e implosa nel resto d’europa…

  7. Caro Kaldor,alla fine,sempre di cambio flessibile si tratta…

    • GINO MONTI infatti era propio quello che intendevo ma quello che volevo mettere in risalto era il fatto che eventuali correttivi sia sul cambio che ogni altra politica sarebbe stata piu difficile (se non addirittura “impossibile”)attuarla perdendo il controllo sul capitale. mi ponevo il problema se le acquisizioni estere non possono diventare una palla al piede ed una forma di ricatto qualora volessimo ritornare ad un mercato meno deregolamentato….(se non sbaglio queste sono le politiche che ci stanno proponendo sia il governo monti che lo stesso letta) in questo caso allora tornare alla moneta sovrana sarebbe un passo necessario……almeno che l,europa si ravveda

  8. E’ il grande sogno della finanza internazionale, rimettere il laccio attorno al collo degli stati.

    Questa proposta , ha ragione Filippo, puzza di Goldman Sachs & CO.

    E’ già un po’ che la contro-riforma neoliberista (ben al corrente dell’opposizione anti-liberista finalmente in corso) tira fuori idee di questo tipo cosicché ci fregano ancora prima che arriviamo ad usare la moneta per cio’ che uno stato moderno ci si aspetti che la usi, e cioè per creare PIENA OCCUPAZIONE e prosperità per tutti.

    … non cadiamo nella trappola di incoraggiare questo tipo di narrativa nei media, solo perché vogliamo pubblicare qualcosa di nuovo .. che in realtà e’ MOLTO vecchio!!!

  9. Sul suo blog Gennaro Zezza ha scritto un post polemico verso questo articolo del Keynesblog e verso il “monito degli economisti”. Uno strano comportamento, il suo: prima firma il “monito”, poi se la prende inspiegabilmente con Brancaccio (facendo illazioni secondo me pure un poco ridicole, visto che Brancaccio se ne strafrega di Bagnai e vola un pelino più alto). Più che evitare polemiche inutili, Zezza sembra intenzionato ad avviarne una.

    Francesco

    • Zezza sarà stato folgorato sulla via dell’infantilismo di goofy?

      A proposito di volare più alto, bello l’intervento del Branka a Piazza pulita lunedì. Una specie di seduta di psicanalisi per Prodi, eurista caduto nel dubbio… eeheheheh:

      PRODI E BRANCACCIO SULL’EURO

    • Il passo del warning di Brancaccio, Rodrik, Semmler e Thirlwall contro “le ingenue apologie del cambio flessibile” è giustissimo, tranne che per un fatto: la parola “ingenue” è troppo accomodante. La verità è che su una nuova epoca di cambi lasciati al gioco del mercato puntano i più rapaci speculatori del mondo. Zezza non ha capito una mazza: figuriamoci se Brancaccio e Rodrik pensano all’insulso Bagnai. Il loro nemico sta nel rischio altissimo di un Friedman redivivo. Uscire dall’euro, certo, ma contro ogni ipotesi di libera fluttuazione sui mercati dei cambi! roberto paccini

    • Il post di Zezza è scandaloso. Inventa oscuri propositi dietro un documento firmato da studiosi in odore di Nobel per mettersi dalla parte di Bagnai, una reginetta isterica che ha battuto ogni record in materia di “inutili polemiche”. Non me lo aspettavo da Zezza.

      • E’ ovvio che Brancaccio, Rodrik, Kirman e gli altri illustri firmatari del “Monito” se ne fregano di un econometrucolo ignorantissimo come Baqnai, un arrivista individualista e un po razzista (basta vedere il modo schifoso in cui tratta i suoi lettori). Però hanno fatto bene a criticare l’apologia dei cambi flessibili, che è un’alternativa di puro mercato alla crisi dell’euro. Come dice Brancaccio, si rischia di passare dalla ideologia del “vincolo esterno” a quella del “cambio flessibile” lasciato alle forze del mercato: due ideologie speculari entrambe liberiste nemiche del popolo. Zezza è un altro zuccone chiuso nella torre di avorio queste cose non le capisce minimamente e crede che la questione importante sia la SUA previsione sull’andamento del tasso di cambio….

  10. guarda che uno Stato sovrano ha anche strumenti per influire sul corso dei cambi….che facciamo allora,non si tratta di apologia,ma di scegliere,le soluzuioni sono solo due:o fisso o flessibile.Tu che sceglieresti…?

    • Solo due? Applicare la logica binaria al tema complicatissimo dei sistemi monetari è una totale cazzata.

      • E voler complicare ulteriormente un sistema gia’ complicatissimo e’ anch’esso una cazzata!

        … in fondo e’ un sistema convenzionale, vediamo di ridefinirlo in modo piu’ semplice, e non il contrario, … altrimenti hanno ragione quelli come me che sospettano che voi economisti stiate lavorando per Wall Street e per la City, e non per l’uomo della strada!

  11. Che la domanda sia elastica rispetto al reddito è per chi, come me, non lavora in accademia (detto senza offesa, sia chiaro) ma nella trincea della GDO è una verità naturale come quella che il Sole sorge sempre ad Est.
    E però è altrettanto ovvio e naturale che sul reddito influiscano i prezzi e, in periodi come questi, i prezzi sono il fattore più importante di scelta del prodotto da acquistare per tutti i prodotti alimentari ed il grocery, cioè prodotti per i quali esistono “sostituti” italiani che, qualora aumentassero i prezzi dei beni importati, aumenterebbero le loro quote di mercato.
    Su altri settori non so esprimermi, così come non so esprimermi (e manco mi interessa, a onor del vero) dei consumi dei benestanti per i quali un aumento del prezzo è del tutto irrilevante, ma che sono una quota sempre più piccola dei consumatori.
    Un aumento del prezzo delle merci importate avrebbe come ovvia conseguenza una riduzione delle loro quote di mercato ed un aumento di quelle nazionali.
    Nessuno è “ingenuo” apologeta del cambio flessibile, ma sostenere che un cambio flessibile non avrebbe alcun beneficio sul mercato nazionale è, mi scusi Guido, una sesquipedale sciocchezza.

  12. Prima di esprimere delle valutazioni economico quantitative, bisognerebbe analizzare la storia.

    I cambi fissi negli anni 70 stabiliti a Bretton Woods, hanno garantito crescita negli anni 70 a tutti, ma in particolare agli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno però investito quella ricchezza, in due guerre quella di Corea e del Vietnam. La guerra ha arricchito le multinazionali della guerra e messo in ginocchio la nazione.

    Negli anni 70 l’uscita dal sistema aureo, e la svalutazione del dollaro, ha causato una profonda inflazione dovuta alle ritorsioni sui prezzi del petrolio dei petrolieri impossibilitati a convertire i petroldollari in oro. L’inflazione è conseguenza evidente poi negli anni successivi della guerra del Kippur, delle rivolte Khomeiniste o successivamente di quelle irachene.

    I cambi flessibili ha ragione Kaldor, non sono politiche utili, ma servono solo a riequilibrare gli squilibri naturali che si manifestano tra due paesi caratterizzati da funzioni di produzione diverse.

    Se importo come l’Italia inflazione da paesi che mi vendono le materie prime e decidono i prezzi, poi accumulerò uno svantaggio competitivo sui prezzi che verrà riequilibrato dal tasso di cambio naturalmente. Quello che deve fare lo Stato, è immettere quella moneta necessaria a sostenere il calo dei consumi, e tassare progressivamente chi accumula ricchezza sfruttando la sua posizione dominante, immaginate le banche, o i monopolisti nel settore dei trasporti o delle autostrade in momenti di crisi.

    In un momento in cui noto un ritorno eccessivo ad aspetti microeconomici, importanti ma non fondamentali, un approccio astratto, basato sulla storia e sull’etica, credo aiuti a focalizzare meglio i problemi economici.

  13. Ah sì,è una cazzata? Ok,dimmi una terza ipotesi di cambio che non sia fisso o flessibile…e che c’entra il sistema? qui si parla di cambio…uno dei parametri di sistema…certo che ce ne sono altri,che scoperta!
    Quanto a “Se le altre nazioni fanno espansione, la svalutazione funzionerà, ma se tutti facciamo austerità come ora,”….beh,non credo affatto che ora tutti facciano austerità..
    Nessuna apologia,ma il cambio fisso abbiam visto dove ci ha portato,questa sì una cazzata.

  14. citane uno…che possa imparare…

  15. Nella citazione di Kaldor non si afferma che i cambi flessibili NON siano il miglior sistema possibile, e neanche lo si implica. Kaldor dice soltanto che sono un sistema meno buono di quanto aveva inizialmente creduto, ma non dice che siano meno buoni dei sistemi alternativi.

  16. Infatti…ma la questione alla fine é che non ci sono alternative tra cambio fisso e flessibile…o uno o l’altro……di perfetto non c’è nulla,tanto più in una disciplina che non è scienza esatta,ma che si deve fare i conti con una realtà sempre cangiante….e tra le due scelte,il cambio flessibile è il miglior sistema possibile…
    Che poi sia meno buono di quanto pensava,é un sua opinione che in pratica non significa nulla…visto che l’alternativa è peggio.

  17. Kaldor parla di esperienza, di constatazione empirica. Non credo che ci sia una risposta in termini teorici di legge generale dell’economia se sono meglio i cambi fissi oppure no. Lo strumento da usare al contrario, dipende dal tempo, dall’efficacia nel tempo e dalle aspettative. “Experientia magistra rerum”……

    • i cambi fissi rafforzano il più forte.
      NAZISMO.
      fate voi…

      • Notoriamente gli USA hanno mandato all’aria Bretton Woods per indebolirsi. Molto logico.

      • gli usa non erano più economicamente tanto forti, proprio a fine anni 60 era chiaro che sarebbero andati in deficit corrente, se fossero rimasti i cambi fissi a quest’ora sarebbero quarto mondo e obama sarebbe emigrato in guatemala a cogliere banane :)
        ora la cogli la logica???

  18. Gli Usa hanno mandato all’aria BW perchè nessuna riserva d’oro poteva garantire le spese che un governo deve affrontare se vuol dare una degna convivenza civile al proprio popolo,infatti tutti gli Stati sono in deficit….oltre ad un altro paio di cosette che dovreste sapere…e che li hanno rafforzati….mi sa che in questo blog Keynes sia fuori luogo…

  19. caro Andrea,la realtà ha dimostrato che i cambi fissi sono una sciagura,specialmente nella truffa Ue…

  20. beccatevi questo

  21. Si e’ detto…la svalutazione non risolverà probabilmente il problema. Quindi è necessario pensare ad un sistema monetario differente che consenta a tutti di fare politiche espansive senza temere squilibri con l’estero.

    E se ti dicono di no?E’ lo stesso principio della NON fattibilità attuale della Tobin Tax.Chi garantisce che le regole vengano stabilite ed attuate da tutti?

    L’unica difesa e’ nel cambio di paradigma.

    Import substitution industrialization,
    moderati dazi
    controllo del credito quindi matrimonio BC/TESORO
    controllo della circolazione dei capitali in entrata e uscita
    Flessibilità del cambio e al massimo eventuali accordi paritari di limiti alle bande

    Se tutto questo e’ brutto,perche additabile come protezionista.Mi si spieghi che collaborazione mondiale sia possibile quando GLI ALTRI nel mondo operano queste scelte,e a te vengono precluse.

  22. Questo articolo è così forviante a prima lettura che è diventato interessante solo ed esclusivamente per i commenti. Molto diverso come taglio rispetto ai bellissimi articoli che leggo in questo blog.
    In particolare ho potuto riscontrare una posizione a priori della parte che dovrebbe essere un moderatore.
    In diverse affermazioni KBlog, cade in affermazioni aprioristiche, e comunque pur girandoci intorno si mette ( nei commenti di quest’articolo) per il mantenimento dell’esistente e/o comunque di un qualcosa che potrebbe accadere per gentile concessione ( Bancor?).
    Gentile concessione della Germania? Con quali tempi , quali maggioranze e quali disastri e conseguenze.
    Le affermazioni che mi hanno maggiormente portato a tale deduzione sono queste :
    “………….non c’è alcun motivo plausibile per cui uscendo noi dall’ euro gli altri dovrebbero smettere di fare austerità per farci contenti” …………… Quindi è necessario pensare ad un sistema monetario differente che consenta a tutti di fare politiche espansive senza temere squilibri con l’estero” .
    Mi è sembrato di vedere affermazioni da ortodossia Neoclassica. Di ricadere nella contraddizione di difesa dei cambi fissi e/o comunque nello sminuire l’importanza dei cambi flessibili, senza contestualizzare l’argomento.
    Ovvero che per poter scegliere l’una o l’altra misura è necessario un rapporto tra Tesoro e Banca centrale e che anche in caso di non convenienza si può passare dall’uno all’altro e correggere la misura. Situazione oggi inesistente e che non tiene conto che di tutta l’impalcatura UEM E UE non certo ” Keynesiana”.
    Ovvero mi è sembrato di vedere una difesa aprioristica dell’euro e o/ di riporre la una speranza di un cambio di rotta che porti a un benessere collettivo un domani in un tempo non definito ( lungo periodo?). Uno scollamento dalla realtà più vicina a modelli neoclassici e di economia ortodossa che eterodossa e/ o post Keynesiana.
    Lascio la riposta a altri accademici ( non avendo io la presunzione di esserlo ).

  23. “………… E’ una visione della società fuori dal tempo, dove nulla può accadere per negare la cosiddetta perfezione della nullità.” ( Parguez. Dallo Stato sociale allo Stato predatore, pag. 28)

    ……” l’approccio è ingannevole e non permette di descrivere il mondo reale in modo appropriato, poiché si erge su fondamenta immaginarie; le fondamenta sono nel vuoto” ( M, Lavoie) ….
    Davidson [1984, p. 574] scrive che il motto degli economisti postkeynesiani è “è meglio avere ragione in modo approssimativo, che aver torto in modo preciso’. È meglio descrivere il mondo reale con qualche approssimazione che descrivere un mondo immaginario con estrema precisione.”
    Tratto da: M. Lavoie: L’Économie postkeynésienne
    M. Passarella: Corso di Teoria dell’impresa. Dispense per gli studenti ad uso interno.

    Prof. Alain Parguez in uno scritto del 1998: “La teoria economica dell’Euro rigetta tutte le caratteristiche di una vera moneta moderna. Privando gli Stati membri di qualsiasi potere monetario, essa va sostituendo i mercati finanziari allo Stato come fonte suprema di legittimità per la nuova valuta. Tale assoluta privatizzazione della moneta condurrebbe ad una privatizzazione dello Stato medesimo. Per finanziare la loro spesa desiderata, gli Stati membri dovranno ottenere
    credito dalle banche private e la loro capacità di prendere a prestito dipenderà dalla capacità e dalla volontà delle banche private di finanziare le spese del governo”.

    “In assenza di un intervento finanziario da parte del governo, se un agente vuole avere una occupazione, al fine di aumentare le sua attività finanziarie (ad esempio i risparmi), un altro deve decidere di ridurre le sue attività finanziarie nette (ad esempio indebitandosi). Se nessun agente è disposto a ridurre le sue attività finanziarie nette, la piena occupazione non si verifica. Questo è definito come disoccupazione involontaria”
    W. Mosler..

  24. […] (non bisogna tuttavia credere che il tasso di cambio sia un riequilibratore efficace, come Kaldor sottolineò negli anni ’70) Non solo quindi, come anche nei modelli neoclassici, alcune variabili possono essere considerate […]

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