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Il Fondo Monetario insiste: sull’austerità ci siamo sbagliati

Blanchard

L’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale aveva gettato i sostenitori dell’austerità nel panico: il rapporto, curato dal capo economista Olivier Blanchard, sottolineava gli effetti del rigore erano stati fortemente sottovalutati dalle previsioni dello stesso FMI e di altri organismi internazionali, Commissione Europea e OCSE in testa. [Qui un commento di Brad DeLong con le tabelle e i grafici che mostrano l’entità dell’errore]

Un nuovo working paper del fondo [link], firmato proprio da Blanchard e da Daniel Leigh, torna sul punto, rifacendo i calcoli. Secondo Blanchard e Leigh i moltiplicatori fiscali non sono stati modesti come previsto (0,5) ma significativamente più elevati (1,5). Questo significa che una contrazione fiscale di 1 euro ha creato una depressione di 1,5 euro invece che solo 0,5. Già nel 2009, tuttavia, il fondo aveva sottoposto al G20 una nota in cui si affermava che i moltiplicatori potevano essere compresi tra 0,3 e 1,8 per i tagli alla spesa e tra 0,3 e 0,5 per gli aumenti delle imposte (si noti che coerentemente con la teoria keynesiana, i moltiplicatori delle tasse misurati sono minori di quelli della spesa pubblica).

L’FMI spiega l’errore sostenendo che non si è tenuto conto delle particolari condizioni dell’economia, confidando che i bassi moltiplicatori calcolati nel periodo pre-crisi fossero validi anche durante la recessione. In particolare Blanchard e Leigh sottolineano la presenza di una “trappola della liquidità” (cioè l’attività economica sembra insensibile all’abbassamento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ormai arrivati a zero o intorno allo zero).

Gli autori non disconoscono l’importanza – a loro dire – del rigore di bilancio, ma questo studio è in ogni caso un nuovo passo del FMI verso politiche meno restrittive.

Non è la prima volta che il FMI prende posizioni moderatamente contrarie all’austerità, basti ricordare la disamina critica della tesi dell’ “austerità espansiva” di Alberto Alesina [link]. In quello studio il FMI trovava, appunto, moltiplicatori bassi (intorno a 0,5) ma positivi, sulla base dei quali sono state formulate le previsioni troppo ottimistiche riguardo la contrazione fiscale durante la crisi post 2008. In altre parole, il FMI ha mostrato che Alesina aveva sbagliato sul passato, ma ciò non ha impedito che esso stesso si sbagliasse, largamente, sul futuro.

 

43 commenti su “Il Fondo Monetario insiste: sull’austerità ci siamo sbagliati

  1. Doesn’t matter what the multipliers were. It’s wrong headed in any case. The problem is deficits are too small, while policy makers all think they are too large

  2. forse è un po tardi per piangere sul latte versato , forse ci voleva un po più di avventatezza prima, adesso siamo in recessione e non mi pare che con il fiscal compact stiamo andando nella direzione giusta, quanti disastri dobbiamo vedere prima che qualcuno cambi la direzione della politica economica europea, dobbiamo vedere altri morti e disperati in Grecia, Spagna, Italia e la disocuppazione giovanile arrivare al 100% ? Dio ci salvi dalla Budesbank e dalla Merkel !

  3. @Warren: psyscological fear of BIG NUMBERS (the debt), leads to “repressive” budget policies.
    As it’s clear the fact that deficit spending may contribute to a bubble formation process during an expansionary period, it should be clear that deficit spending has a large, positive effect, non inflationary, during a recession.

    As the recession starts at let’s say T1 and the production limit falls behind the pre-crisis (let’s say T0) production limit, firms see a non voluntary increase in their stock: in the first stage, they compensate the downshift in consumption by lowering production and prices to sell the unsold. That is, the simple rule of the offer.
    My guess is that they lower wages and occupation at a later time, as these are much more sticky than the previous options, as they require much more negotiation.

    So recession starts with many unsold produced goods, which firms are trying to sell by seeking a new equilibrium price to minimize losses.
    Here, my guess is that expansionary monetary policies should not be applied, to let the prices fall to compensate the increase in prices of energy and first need goods. Monetary lever should only be used to finance budget deficits, short terms bonds could be a good way too, and small amounts of public debt should be repaid to reduce the interest rate on most bonds, so that banks would put this cash into a commercial activity, by both financing production and consumption. Not yet big monetary actions.

    As the second period starts, let’s say T2, production would be lowered of Y-Ut1 or the unsold of T1 period. To avoid a large loss in production, an expansionary fiscal policy to reduce labour cost, should be the leading policy. This would help firms to compensate the losses, to prevent a wage deflationary line of action and convince them to keep a sustained level of production. It should be a stimulus strong enough to allow a price reduction to regain market competitiveness. The reduction in prices can both stabilize or end the recession, stimulating again consumption. It depends on how deep the recession is and here we can think to a public investement plan, monetary financed.

    Now, the actual crysis, is a much more deep recession than that. It would be a T10 without any corrective action and requires a strong, firm action to invert the tendency. How? For sure not by a large low wage occupation plan, nobody would expect it to work in the long run as it does not sound as something that is going to add anything new..
    The only way is by innovation. This would for sure mix up any expectations any economic agent has on the future. Name it Green Economy, name it R&D on alternative sources of fuel, name it NASA, name it better transport plan, name it new car technology, see in it whatever way you want it, but the workers of this sector would be the modern keynesian hole diggers plus a very large life interest: they would not sound like a “job saving plan”, which would lower market expectations on public finance health. Those worker would not get a low wage that would sustain only first need goods, but a wide variety of wages sustaining significantly the whole aggregate demand consumption. They would sound like they would add something new in the future, to improve our future. So they would sound like a large public investement that WILL BE REPAID (it will never be, but let em think so!), not like a lefty “let’s save the poor by taking from the rich”.
    No, that would sound interesting, innovative, progressive. Even if would sound very expensive (but that’s what we want in this moment, right?), you’d get the margin to say that this is an INVESTEMENT, not a loss to help people.
    Shame that in the Eurozone this is nearly impossible!

    Cheers!

  4. What you are suggesting is MMT – full employment in high tech, environment, scientific research, transport, education, etc. The only unemployed the die-hard bankers and brokers!

  5. […] tornato a scendere in conseguenza dei tagli alla spesa pubblica e dell’aumento delle tasse, come ha ammesso anche il Fondo Monetario Internazionale. L’Europa si ritrova oggi in una situazione peggiore che nel 2010, quando invece sembrava […]

  6. […] è tornato a scendere in conseguenza dei tagli alla spesa pubblica e dell’aumento delle tasse, come ha ammesso anche il Fondo Monetario Internazionale. L’Europa si ritrova oggi in una situazione peggiore che nel 2010, quando invece sembrava essere […]

  7. Ciò che lascia sgomenti è che viene spacciato come “errore di valutazione” (di natura tendenzialmente tecnica) una questione che, in realtà, costituisce un “errore di visione” (di natura scientifica e politica). Dire che il moltiplicatore fiscale è pari a 0,5, piuttosto che 1,5, significa, in fondo, dire se si è “keynesiani” o meno (scusate la banalizzazione). D’altra parte è facile dimostrare, analiticamente, che in presenza di un moltiplicatore pari a 1,5 un politica fiscale restrittiva non solo genera un effetto recessivo importante ma, in presenza di un rapporto debito/PIL già elevato, tende a peggiorare il rapporto stesso (inducendo una riduzione del denominatore maggiore della riduzione del numeratore conseguente alla stretta fiscale), frustrando anche l’obiettivo assunto come prioritario dai sostenitori dell’austerity. Non a caso, il rapporto debito/PIL in Italia è peggiorato (SIC!) negli ultimi mesi proprio per effetto della politica fiscale restrittiva (aumento delle imposte; tagli della spesa; blocco degli investimenti pubblici come conseguenza del Patto di Stabilità).

  8. […] O., Leigh D. (2013), Growth Forecast Errors and Fiscal Multipliers, IMF Working Paper, 13/1, Washington (USA), IMF, […]

  9. […] Che le manovre di taglio della spesa pubblica abbiano effetti recessivi è una cosa nota. Vengono però imposte lo stesso perchè, secondo i loro sostenitori, gli effetti negativi sono compensati dalle energie liberate per lo sviluppo del mercato privato. Già all’epoca molti economisti (in Italia i firmatari della Lettera degli Economisti, in Francia gli Economisti Sgomenti, solo per fare esempi) dicevano che quei calcoli erano sbagliati. Ora, anche l’economista capo del Fondo Monetario Internazionale ammette gli errori in quei calcoli. […]

  10. […] più profonda è stata la crisi. In effetti, questa relazione è stata così forte che il Fondo Monetario Internazionale, con un sorprendente mea culpa, ha ammesso di aver sottovalutato il danno che l’austerità avrebbe […]

  11. […] più profonda è stata la crisi. In effetti, questa relazione è stata così forte che il Fondo Monetario Internazionale, con un sorprendente mea culpa, ha ammesso di aver sottovalutato il danno che l’austerità avrebbe […]

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  13. […] del capo economista del FMI Olivier Blanchard che, prima del World Economic Outlook 2012 e poi con un apposito working paper aveva spiegato che l’austerità è controproducente perché deprime […]

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  20. Yes! Finally something about back pain after pregnancy.

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  22. […] da qualche tempo, il fantasma del suo ideatore sta gettando scompiglio. Dopo aver (ri)scoperto la rilevanza dei moltiplicatori fiscali, il Fondo  ora ammette, in un rapporto riservato svelato dal Wall Street Journal, che quanto fatto […]

  23. […] da qualche tempo, il fantasma del suo ideatore sta gettando scompiglio. Dopo aver (ri)scoperto la rilevanza dei moltiplicatori fiscali, il Fondo  ora ammette, in un rapporto riservato svelato dal Wall Street Journal, che quanto fatto […]

  24. […] monetario prevedeva che le politiche recessive avessero un impatto negativo dello 0.5, mentre quello corretto era di 1,5. Ciò spiega perché, secondo le stime del Fondo monetario, l’economia della Grecia si sarebbe […]

  25. […] austerità di bilancio, per ridurre i loro deficit e riportare i debiti pubblici al 60% del PIL, ma ha riconosciuto la catastrofe che da quelle politiche è scaturita; in particolare nella zona euro, che ha visto una crescita […]

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  28. […] realtà già da tempo in corso, capeggiata dal capo economista del Fondo Monetario Internazionale Olivier Blanchard. Come negli anni ’30, con un po’ di ritardo in più, gli economisti incominciano ad […]

  29. […] Vi ricordate del moltiplicatore fiscale? (vedasi Uno nuovo studio del FMI conferma: l’austerità fa crescere il debito pubblico e Il Fondo Monetario insiste: sull’austerità ci siamo sbagliati) […]

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  33. […] il mea culpa, ampiamente discusso nel World Economic Outlook dell’ottobre 2012, quando il FMI ha sostanzialmente sconfessato le proprie precedenti stime delle dimensioni dei moltiplicatori, e così facendo ha certificato che […]

  34. […] fu il mea culpa, ampiamente discusso nel World Economic Outlook dell’ottobre 2012, quando il FMI ha sostanzialmente sconfessato le proprie precedenti stime delle dimensioni dei moltiplicatori, e così facendo ha certificato che […]

  35. […] che peggiorare la situazione. Anche diminuire le spese ha un effetto negativo sull’economia: secondo il Fondo Monetario Internazionale, per ogni euro di spesa tagliato l’effetto negativo sull’economia è di -1,5 euro, […]

  36. […] Anche il Fondo Monetario Internazionale, da sempre sostenitore dell’austerity nell’ultimo World Economic Outlook ha riconosciuto che l’abbassamento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali non ha portato nessun beneficio alle economie ed ha calcolato come ogni euro di spesa tagliato alla spesa pubblica abbia generato un effetto negativo sull’economia di circa -1,5 euro. […]

  37. […] capo economista del FMI Olivier Blanchard che, prima del World Economic Outlook 2012 e poi con un apposito working paper aveva spiegato che l’austerità è controproducente perché deprime l’economia. Ora un nuovo […]

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