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Guido Rossi contro Krugman: “L’Euro si può salvare”

“Ebbene, caro Krugman, l’euro non è una reliquia barbara e il suo paragone è sbagliato.” Guido Rossi sulle pagine del Sole 24 Ore contesta il parallelo di Paul Krugman tra il vecchio sistema aureo, così inviso a Keynes che appunto lo definì una “reliquia barbara”, e la moneta unica europea.

Rossi concorda con Krugman riguardo l’austerità distruttiva: “I programmi di austerità – scrive – e il loro continuo irrigidimento portano, come ormai è evidente, a peggiorare lo stato di depressione, dal quale sarà sempre più difficile uscire per l’Europa intera.”

Ma quando si tratta di passare ad una possibile soluzione consistente nell’uscita dalla moneta unica da parte dei paesi periferici, tra cui l’Italia, Rossi si irrigidisce: “Già altri hanno sostenuto con dovizia di argomentazioni che l’abbandono dell’euro provocherebbe una sorta di disastro finale nelle economie occidentali e nella finanza mondiale.”

Secondo Rossi non solo il paragone Euro-Gold Standard non regge, ma l’Euro può essere salvato cambiando in corsa il suo funzionamento: “[L’Euro] è invece la moneta unica di un’Europa che si salva solo se continua nel suo processo di unificazione – sostiene l’economista italiano – affiancando all’euro una politica fiscale e monetaria unitaria e una forte spinta verso una vera Europa federale. Si potrà allora dotare la Banca centrale europea di veri poteri di una banca centrale, favorire l’emissione degli eurobond, il cui progetto ha molti sostenitori ed è già stato ampiamente illustrato nei particolari e fors’anche stimolare la domanda con meno riguardo a pur controllati processi inflazionistici.”

Tuttavia Rossi deve riconoscere che si tratta di una strada tutta in salita: “Ma di questo pare che ai leader europei, schiavi della logica del capitalismo finanziario, poco importi, tant’è che il tanto esaltato fiscal compact firmato a marzo trova le risposte alla depressione europea solo nell’austerità fiscale: basta che i mercati finanziari speculino e guadagnino. E’ dunque l’ora di cambiare rotta senza alterigia e non solo a parole.”

Val la pena ricordare che Guido Rossi, insieme a Romano Prodi e altri illustri esponenti della politica e dell’intellighenzia europea, è firmatario di un appello in cui è davvero difficile scorgere critiche al fiscal compact che al contrario viene assunto come dato (perfino auspicabile) e al limite, andrebbe “compensato” con qualche intervento come quelli descritti da Rossi.

Ciò su cui però val la pena insistere è che la permanenza o l’uscita dall’Euro hanno entrambe effetti catastrofici se non accompagnate da politiche di riequilibrio nel caso della permanenza e di protezionismo nel caso dell’uscita. Per essere più chiari: fatti salvi tutti gli interventi auspicati da Rossi (e sicuramente con una maggiore enfasi sullo stimolo alla domanda) l’Euro può salvarsi come moneta a 17 solo se si risolve il problema delle bilance commerciali. Dall’altro lato, un’uscita dall’Euro dovrebbe essere accompagnata da misure protezionistiche contro l’invasione di capitali esteri (che verrebbero ad acquisire a basso prezzo i capitali dei PIIGS una volta svalutata la loro moneta).

A questo proposito richiamiamo l’intervista odierna a Marco Passarella che mette in evidenza rischi e opportunità di entrambe le soluzioni.

9 commenti su “Guido Rossi contro Krugman: “L’Euro si può salvare”

  1. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. Se posso spezzare una lancia, Krugman ha sempre detto che l’euro così com’è è insostenibile, e ha sempre delineato l’alternativa integrazione/dissoluzione. I suoi argomenti possono/devono essere usati per chiedere più Europa accanto all’euro; non meno. E anche Krugman sembra orientato in questa direzione, soprattutto quando ci compara agli USA

  3. Sostanzialmente d’accordo sul fatto che nell’attuale competizione tra macrosistemi se l’Europa non addiviene ad una maggiore integrazione sia nelle politiche industriali ,che fiscali rischia la fine del vaso di coccio. Molta stampa specialistica USA di fatto mostra un’interessata visione negativa verso l’Euro. Quindi mofificare lo statuto della BCE per ottenere un maggior controllo sulla moneta Euro e rilanciare la crescita sono due imperativi basilari. Risulta evidente che questi obiettivi non si raggiungono con politiche di pareggio di bilancio nella profonda crisi attuale. La vittoria della sinistra in francia come affermo da tempo nel mio blog dovrebbe risultare il big bang di una politica neo keynesiana in Europa.

  4. sono completamente d,accordo con l,ultima parte dell,articolo innanzitutto le risposte il dottor rossi se li da da solo qando dice .se..se..troppi se ,e troppo tardi innanzittutto se si volevano correggere gli errori di una integrazione europea fatta male bisognava intervenire subito nel 2008 e non aspettare 4 anni addirittura ponendo altri vincoli come quello dell,ESM anchio penso che e troppo tardi anche per gli eurobond,e che il problema dell.equilibrio della bilancia sia essenziale per non scaricare tutte le colpe di una integrazione fatta male a chi ne a pagato di piu le conseguenze ,come propio i paesi del sud europa.inoltre la germania secondo me troppe volte essa stessa a barato,(come quanto a venduto titoli dell,area euro sui mercati secondari,oppure quando a trattenuto una quota dei titoli nella sua banca ..inoltre mi sembra che manca propio quello spirito di amicizia e di lealta che dovevano caratterizzare l,area euro..l,europa non deve essere succuba della germania..il progetto europeo era ed è una cosa troppo grande che dovrebbe andare oltre gli egoismi nazionali…secondo me bisognerebbe fermare adesso monti per impedire che possa fare manovre che se ne avvantaggi il grosso capitale anche europeo..soprattutto per evitare che esso possa mettere le mani sulle aziende strategiche

  5. L’euro vero come moneta unica di fatto non esiste più.

    Quello continuiamo a chiamare euro è ormai una pura finzione.
    O meglio ci sono due tipi di Euro, a seconda delle tasche dove si trovano: uno è quello dei benestanti, che coi loro redditi non toccati da misure di austerià si arricchiscono in continuazione. L’altro euro è quello dei lavoratori dipendenti a basso reddito, dei pensionati e di coloro che vivono dei sussidi di disoccupazione (e ciò vale in Italia come in Grecia ed anche in Germania).

    Quello che apparentemente è sempre lo stesso euro, quando entra nelle tasche
    dei meno abbienti perde valore (costoro comprano sempre meno coi salari e le pensioni ridotte) mentre quando esce dalle loro tasche per acquistare beni riprende lo stesso valore che ha nelle tasche dei benestanti, cioé i prezzi sono gli stessi per tutti.
    La riduzione dei redditi per le fasce meno abbienti va dunque immediatamente a gonfiare le tasche dei profittatori della moneta unica.
    Questo è l’innegabile effetto delle misure di austerità: ora ditemi voi a chi veramente servono! Non certo a salvare l’economia o l’euro.
    Il secondo effetto perverso delle misure d’austerità è la crescita continua della disoccupazione: se diminuiscono i mezzi finanziari per comperare i beni, a che serve produrli?
    Infatti si licenzia. E producendo di meno, ma con meno ancora addetti, i profitti (finché non scoppia una rivolta) continuano a salire.
    Irresponsabilitá pura dei grandi cervelloni tipo Mario Monti & C. Ma già si avvertono i primi sintomi di una rivolta: per ora cominciano a cadere soltanto i governi (vedi Olanda) ma la cosa non si fermerà lí.
    Il Prossimo Paese a chiedere lo sconto sui debiti, dopo la Grecia, sará probabilmente l’Italia. Ciò perché è il Paese che raccoglie in sé tutti i mali esaltati dalla moneta unica (scarsa produttivitá, burocrazia e apparato statale incompetente ed asfissiante, corruzione politica a tutti i livelli, inefficienza, mafia, opere inutili, distruzione del patrimonio culturale, sistema di istruzione e formazione professionale alla deriva, profittatori in ogni settore – sanguisughe storiche come il Vaticano ed i beni della Chiesa cattolica, mancava soltanto l’annientamento dei diritti dei lavoratori, mi pare che si stia arrivando).
    Unico freno che impedisce la rivolta: la grande, enorme, epica pazienza degli italiani (Giobbe è il vero patrono d’Italia, non San Francesco): … o non sarà per caso pura incoscienza ?

  6. L’euro funzionerebbe bene se si annullase la finanza sporca …. i derivati valgono 14 volte le borse di tutto il mondo….. 647.000 miliardi di $ …. cosa aspettiamo a mettere a punto nuove regole e farle rispettare come ci auspicavamo gia 4 anni fa.. insieme alla ristrutturazione della politica ( in Italia prima di tutto) occorre che a monte di qualsiasi manovra di politica economica sia nazionale che mondiale sia ristrutturato il sistema fiscale (fiscal compact) e finanziario mondiale … finquando anche un solo paese del mondo non sottoscriverà e rispetterà le regole qualsiasi manovra economica verrà invalidata e l’euro penalizzato
    E’ obbligatorio che dopo gli accordi positivi raggiunti dalla UE ( Fiscal compact) ora si proceda speditamente ad accordi su tematiche finanziarie a livello mondiale
    al G8 chiediamo :
    1) un fiscal compact globale
    2) un pareggio di bilancio in costituzione di tutti i paesi del mondo
    3) abolizione di tutti i Paradisi fioscali ( ne basta uno per affossare tutte le politiche fiscali del mondo )
    il nostro Presidente Mario Monti dovrà far approvare in Italia la legge anticorruzione e falso in bilancio e ristrutturare la politica
    seguite la causa

    http://www.causes.com/causes/120616-stop-anarchy-in-finance-new-rules-not-overregulation-in-international-and-local-financial-market

  7. Stiamo parlando di un premio nobel e di un signor Rossi, non c’è storia.

  8. Aggiungo non per polemica, ma per desiderio di verità, che il luogo comune circa il valore dei premi Nobel in questi ultimi 20 anni deve essere rivisto.
    Mi riferisco in particolare alle discipline scientifiche, parascientifiche e tecniche. L’economia, lungi dall’essere una scienza, é annoverata tra le scientifiche.

    Bene, se porrete la giusta attenzione, vi renderete conto che in questa ,come in medicina, i Nobel abbondano sulle bocche universitarie americane.
    La ragione é molto semplice .
    La disponibilità di risorse finanziarie quasi illimitate crea di fatto un divide tra quelle dell’Ivy League ed il resto del mondo.
    E queste istituzioni, lungi dall’essere pubbliche, sono disposte ad offrire ponti d’oro a studiosi in odore di nobel per poi fregiarsi negli anni seguenti delle loro supposte eccellenze.
    Non per niente la sola tuition in media in queste prime 12 Università si aggira sui 350 mila, 400 mila dollari per corso di studi.
    Ecco che i loro C.d.A. possono ammortizzare i loro investimenti.
    L’estensore della presente detiene un Master della Johns Hopkins e conosce bene il sistema . Quindi Il sig. Rossi talvolta può avere ragione. L’importante é, come affermava un protocapitalista, acchiappare il topo , non farsi impaurire dalle dimensioni del gatto.

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