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La tragedia greca

Che la Grecia sia in una situazione drammatica lo si può apprendere leggendo i giornali. Ma per sapere quanto drammatica sia, è sempre opportuno mostrare i dati. E’ ciò che ha fatto Francesco Saraceno, economista italiano presso l’Observatoire français des conjonctures économiques di Parigi, già noto ai lettori di Keynes Blog.

“L’unica cosa che tre anni di vertici hanno dato alla luce – scrive Saraceno – è una versione super-restrittiva del patto di stabilità, il famoso fiscal compact. Funzionerà? Guardando la Grecia, ho qualche (!) dubbio. E qui arriva il grafico più spaventoso di tutti”.

“Facendo il 2007 pari a 100, il PIL è sceso a 83 nel 2011, quasi un 20 per cento di perdita“, sottolinea l’economista.

“Queste dolore a breve termine è un guadagno a lungo termine? Niente è meno sicuro. In primo luogo, il debito non è più sostenibile oggi di quanto  fosse nel 2007. In secondo luogo – continua Saraceno – l’investimento (linea rosa) è stato dimezzato dal 2007. Ciò significa che non solo la Grecia sta attraversando la depressione oggi, ma si sta facendo in modo che la crescita non riprenda per anni, [poiché] la sua capacità produttiva è stata gravemente intaccata”.

“Ciò che rende triste tutto ciò, oltre che inquietante, – conclude Saraceno – è che dietro queste curve c’è la vita delle persone. E che non c’era bisogno che tutto questo accadesse.”

6 commenti su “La tragedia greca

  1. alla faccia dell,unita europea .questo e un quadro fedele della disunita europea che cosa sperano ancora i greci dall,europa .peccato pero perche l,europa unita era stato motivo di speranza per molte persone che si sentivano orgogliosi di essere europei..a questo punto bisogna solo dire grazie allo stoico popolo greco che nonostante tutto ci ha dato una grande prova di civilta

  2. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. La lotta deve essere contro la imperante tirannia liberista, che purtroppo anche la sinistra condivide o subisce, che provoca nell’immaginario collettivo come unico rimedio e salvezza quello dell’ossessione del rigore dei conti pubblici e dei deficit, ora anche iscritti demenzialmente nelle costituzioni.

  4. Oramai quello che assilla oggi sia gli economisti che i politici di tutti i paesi CEE e’ la sistemazione dei conti pubblici,il risanamento del bilancio statale e la riduzione dell’indebitamento statale……..Grecia docet e poi ,in fila indiana Portogallo,Spagna e sic….Italia.Ma a cosa serve sistemare il bilancio statale se non viene fatta una corretta politica di incentivi per il settore produttivo privato che e’ il vero sistema trainante dell’economia di un paese??terrorizzare un popolo ,disincentivare qualsiasi spesa non strettamente necessaria,scoraggiare qualsiasi iniziativa commerciale privata certamente non portera’ a nessun beneficio concreto…spostare il problema di qualche anno nn aiutera’ nessuno.molto più sensato sarebbe attuare una politica di svalutazione del valore nominale delle obbligazioni del bilancio dello stato che porterebbe a un immediato risanamento dei conti pubblici.un blocco al pagamento di ulteriori interessi,una rettifica al ribasso del debito pubblico ci darebbe la possibilità di partire in modo positivo con la possibilità di iniziare in modo proficuo un periodo di sviluppo economico Ma gli interessi in gioco sono molteplici e discordanti e questa soluzione drastica non desta l’entusiasmo ne della classe politica italiana ne dei rappresentanti delle forze sociali,ne di qualsivoglia potere economico in quanto la storia ci insegna che alla fine e’ sempre prevalso il volere dei potenti sulle speranze dei deboli…….meditate…..meditate…

  5. […] migliorare la competitività e favorire la crescita trainata dalle esportazioni. Oltre al fatto che non funziona, questo equivale a legare il destino dell’Europa alle performance del resto del mondo, […]

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