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Come superare l’euro senza farsi male

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Tra l’attuale, insostenibile, moneta unica, e l’idea ingenua e propagandistica che si debba uscire dall’euro un venerdì sera e poi “vedere di nascosto l’effetto che fa”, una terza plausibile via è trasformare l’euro da “moneta unica” a “moneta comune”, in un nuovo sistema di cambi tra monete nazionali

D.Palma, G.Iodice – da “Euro Tunnel”, allegato a il Manifesto del 28 febbraio 2014

Il dibattito sul destino dell’euro sembra polarizzato su due posizioni: uscire, possibilmente domani, o rimanervi a qualsiasi costo. Due posizioni che rischiano di mettere in secondo piano l’analisi economica, la quale deve tenere conto dell’insieme delle ripercussioni che una rottura dell’unione monetaria comporterebbe, probabilmente non solo a livello europeo.

In un contesto in cui nessuna economia può dirsi in salute, nessuno studio, ipotesi o fantasiosa previsione può eliminare l’incertezza sugli esiti dello scioglimento dell’eurozona a causa dell’uscita unilaterale di un grande paese. Né il mero ripristino del tasso di cambio sarebbe sufficiente per rilanciare le economie in crisi, soprattutto se si tiene conto degli effetti destabilizzanti dell’uscita di un paese debitore sull’insieme dell’area euro e del fatto che l’ “eurexit” non comporterebbe, di per sé, la ripresa della domanda estera, mandando in fumo ogni previsione circa il rilancio dei Piigs attraverso l’export. La fine dell’euro non può tuttavia nemmeno continuare ad essere agitata quale causa di catastrofiche inflazioni o addirittura guerre continentali, dipingendo l’attuale status quo come il minore dei mali. Al contrario, l’austerità prima, e le politiche di liberalizzazione dei mercati poi (in particolare quello del lavoro), hanno dato impulso a tendenze deflattive, in alcuni casi assai pronunciate, che aggravano la posizione debitoria dei paesi più fragili, rendendo sempre più probabile il default sui debiti pubblici e privati. D’altra parte le contromisure in campo, basate sull’intervento condizionato della Bce, appaiono deboli e contraddittorie, essendo vincolate alle politiche di risanamento e alle cosiddette “riforme strutturali”, fonte di spinte deflazionistiche.

Ma se questo è, e se politicamente risulta irrealistico immaginare la creazione di una federazione politica di Stati con fiscalità comune, come evitare che la situazione si avviti? Una terza plausibile via sarebbe quella di trasformare l’euro da “moneta unica” a “moneta comune”, in un nuovo sistema di cambi tra monete nazionali. Riprendendo la proposta di Keynes a Bretton Woods, si tratterebbe di implementare un meccanismo di riequilibrio preventivo tra i paesi dell’area euro, con l’introduzione di una stanza di compensazione attraverso la quale si terrebbe il conto, denominato in Ecu, delle partite correnti dei membri dell’area valutaria. Attraverso interessi negativi crescenti su deficit e surplus eccessivi e, per questi ultimi, l’aggravante di una possibile requisizione, si scoraggerebbe la deflazione interna come strumento competitivo e si indurrebbero i paesi in surplus ad un aggiustamento simmetrico, ad esempio attraverso l’aumento dei salari nominali, l’espansione fiscale o la spesa diretta del surplus in produzioni dei paesi in deficit. Il sistema prevederebbe anche la possibilità di aggiustamenti del cambio concordati tra i membri dell’area valutaria.

Un meccanismo che amplierebbe la sovranità fiscale e monetaria degli stati nazionali, assicurando al contempo l’equilibrio della bilancia dei pagamenti, che non richiederebbe trasferimenti fiscali, superando così molte obiezioni politiche circa la sua adozione, e che potrebbe essere adottato anche dai soli paesi meridionali, allo scopo di ottenere un atterraggio morbido in caso di uscita dall’euro. Una soluzione sicuramente preferibile tanto all’attuale, insostenibile, moneta unica, quanto all’idea ingenua e propagandistica che si debba uscire dall’euro un venerdì sera e poi “vedere di nascosto l’effetto che fa”.

Fonte:  il manifesto

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10 commenti su “Come superare l’euro senza farsi male

  1. Da molti anni ho formulato l’idea di creare una doppia moneta circolante
    Una interna e non valida all’estero.
    Altra che può essere la Vostra idea di Euro per scambio tra Stati.
    kiriosomega

  2. Il problema secondo me che non sono un economista sta nel fatto che nessuno voglia spendersi per un progetto del genere per quanto possa essere interessante, nessuno si spende per far funzionare l’euro per quel minimo che potrebbe, figuriamoci se si spendono per qualcosa che proprio non li interessa, alla fine se saremo fortunati l’euro si romperà traumaticamente e chi dovrà pagare pagherà, in Italia il PD in testa.

  3. Bancor e compensazioni sono la soluzione migliore, anche perché una cosa simile fu fatta in europa negli anni 50. Purtroppo questa soluzione migliore a mio avviso può essere imposta solo forzando la mano, uscendo dall’euro e proponendo agli altri la soluzione e i suoi vantaggi. Arrivo a questa conclusione perché se questa soluzione non è stata implementata prima (nonostante appunto i pregevoli precedenti storici) non è certo per distrazione o ignoranza.

  4. L’ha ribloggato su lattesigarettee ha commentato:
    Ma nessuno ha mai pensato che l’Eurozona va da merda semplicemente perchè al suo interno si vogliono far coesistere economie e culture troppo fottutamente diverse?

    Come la questione inflazione e deflazione.
    Minchia, già nel Seicento si eran messi in testa che potesse sussistere una specie di prezzo unico a livello mondiale (addirittura)

    Così, mi sorge la domanda, ma vengo in pace

  5. Francamente le proposte vanno ben oltre il dualismo prospettato in questo post.
    Alcuni economisti propongono al contrario una uscita ordinata e programmata dove lo stato garantisca l’applicazione della Lex Monetae e la tenuta dei fonti correnti.
    Il dilemma purtroppo non è se uscire o meno dall’euro, ma se subire o gestire la crisi che ne deriva.
    Ma mi sembra che non se ne faccia parola ai piani alti …

  6. Attendismo.
    Belle idee, e belle parole. Cattivi sono gli altri.
    Solo depistaggio dopotutto.
    Si fa alla fine tutto un conto unico.
    Ma mi rendo conto che questo ultimo proposito vale solo per la storia. Il popolo è sufficientemente anestetizzato per bersi la buona disposizione d’animo ai buoni sentimenti. E molti ci hanno la loro pagnotta in gioco. Per cui se Berlusconi sparava mirabolanti castronerie e continuavano a votarlo, perché non dovrebbe funzionare anche per noi?

  7. trasformare l’euro da “moneta unica” a “moneta comune in un nuovo sistema di cambi tra monete nazionali ” non fa alcuna differenza con il ritorno alle monete nazionali di un tempo , si tratta solo di un gioco di parole. Peraltro nessuno può dimostrare che ritornando alle monete esistenti prima dell’Euro vengano provocate catastrofi economiche, soprattutto per paesi come l’Italia che prima dell’Euro era la 7a potenza economica mondiale – il ritorno alla Lira, anche con conseguente relativa svalutazione;
    sarebbe per l’Italia l’unica possibilità di aumentare il debito pubblico e quindi generare le condizioni di vera “crescita”, possibile solo con l’indebitamento dello Stato verso i propri cittadini – Francamente la sorte degli altri stati , mi interessa molto poco

  8. Non si risolve nulla con questa soluzione perchè l’euro verrebbe sempre emesso a debito dalla BCE che è una banca privata che non è la proprietaria dell’euro all’emissione. Infatti non è scritto da nessuna parte chi è il proprietario dell’euro all’emissione e dietro la creazione di moneta non c’è più l’oro da 15 agosto 1071 che faceva dire alle banche: la moneta è mia perchè l’oro che la garantisce è mio!!.
    Salui

    Casimiro Corsi

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