“Finale contrastato per le Borse europee, con Milano che ha accusato la perfomance peggiore, penalizzata dalla notizia del mancato accordo tra il governo e le parti sociali sulla riforma del lavoro. Notizia che ha riportato lo spread sopra i 300 punti e il rendimento dei titoli di stato a dieci anni sulla soglia del 5%”
Questo sosteneva l’agenzia stampa Sole 24 ore – Radiocor il 21 marzo. E’ credibile? Difficile sostenerlo.
Basta guardare infatti lo spread degli altri paesi periferici dell’area Euro per rendersi conto che l’aumento del differenziale nella settimana trascorsa è un fenomeno generalizzato. Vediamo i grafici tratti da Bloomberg (in colore blu è evidenziata l’ultima settimana).
ITALIA:
SPAGNA:
IRLANDA:
GRECIA:
A meno di voler sostenere che gli spread di Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo siano tutti influenzati dall’atteggiamento del sindacato sulla riforma del mercato del lavoro in Italia, l’affermazione che la rottura sull’articolo 18 faccia salire lo spread è quanto meno improbabile. Eppure è quanto si leggeva sui giornali della scorsa settimana.
L’uso propagandistico e ideologico dell’andamento degli spread è in atto da diversi mesi nel nostro paese, come anche negli altri paesi deboli dell’UE. Occorre invece guardare i dati reali, in primo luogo la politica della Banca centrale europea e l’andamento dell’economia nell’Unione, in particolare nei paesi periferici. La situazione sempre più precaria del Portogallo, i pessimi dati dell’economia reale dei PIIGS (che si riflettono successivamente sui conti pubblici), come anche l’annunciato veto tedesco a nuove iniezioni di liquidità da parte della BCE, dovrebbero essere considerati con più attenzione. E’ lì la chiave per comprendere il ritorno di fiamma degli spread.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Guardando l’andamento dello spread della Spagna si potrebbe anche osservare che il loro spread non ha tratto grandi benefici dalla riforma del mercato del lavoro approvata il mese scorso dal governo spagnolo. Una riforma molto simile nella sua filosofia a quella in discussione ora in Italia. Forse lo spread risente di tutt’altri fattori che non il grado di flessibilità del mercato del lavoro e il grado di facilità nei licenziamenti.
Ritengo lo spread un fenomeno puramente “di avvertenza”. Cioè non la conseguenza ma la causa per successive politiche dei governi. In poche parole i governi si adeguano allo spread e non viceversa.
lo spread secondo me e uno spauracchio che la germania (BANCHE)e la francia sfruttano per imporre la loro visione dell,europa ed un arma per omologarci sempre di piu ai loro progetti
[…] Lo spread e l’articolo 18 […]