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Il tasso di cambio tra mito e realtà

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Pubblichiamo alcuni stralci di un interessante articolo comparso nel 2010 su “Sbilanciamoci.info”

I giornali plaudono alla promessa di Hu Jintao di lasciar fluttuare il cambio del renminbi in risposta alla lettera di Barak Obama, che il 16 giugno si è rivolto ai “colleghi” del G-20 richiamando la loro attenzione sul fatto che “tassi di cambio determinati dal mercato (nota del traduttore: liberi di fluttuare) sono essenziali per la vitalità dell’economia globale”. […]

Il tasso di cambio del quale parlano i giornali è quello nominale: il prezzo di una valuta (in questo caso lo yuan) in termini di un’altra (il dollaro). La competitività di un paese però non dipende solo da quanto costa la sua valuta, ma anche da quanto costano i suoi prodotti e quelli dei concorrenti. Questo calcolo è sintetizzato dal cambio reale, che tiene conto del differenziale di inflazione fra partner commerciali. Bene: i dati del Fmi ci dicono che dal 1994 al 2007 il saldo estero della Cina è cresciuto di circa 9,5 punti di Pil mentre il cambio reale si andava apprezzando del 30%, cioè la competitività di prezzo cinese peggiorava.

Nel periodo citato l’inflazione cinese ha viaggiato in media al 4.5%, quella statunitense al 2.6%. Dato che dal 1994 il cambio cinese era fisso al valore di 8.7 yuan per dollaro, i beni cinesi diventavano progressivamente meno convenienti. Questa dinamica era accentuata dal fatto che dal 1994 al 2002 il dollaro si era apprezzato di circa il 20% in termini effettivi, e quindi mantenendo una parità fissa con esso, la Cina in teoria perdeva competitività rispetto agli altri partner commerciali (ad esempio, l’Europa). In effetti, fino a tutto il 2002 la preoccupazione dei commentatori era che lo yuan, seguendo il dollaro, diventasse troppo forte (non troppo debole). Nel frattempo il surplus cresceva.

Che la sottovalutazione del cambio (posto che ci sia) non spieghi tutto non è una grande novità. Già nel secondo dopoguerra Kaldor (1978) notava come la quota di mercato delle esportazioni tedesche e giapponesi era andata aumentando in concomitanza con una perdita di competitività di prezzo. Trenta anni di ricerche indicano che innovazione e ricerca (gli elementi che riassumiamo come “competitività non di prezzo”) incidono sulle esportazioni molto più del tasso di cambio reale (Fagerberg e altri, 2007).

Alcuni dati di cui non si parla: dal 1996 al 2006 la spesa cinese in ricerca e sviluppo è più che raddoppiata in rapporto al Pil (negli Usa è rimasta costante); lo stesso vale per il numero di ricercatori per milione di abitanti (che negli Usa è aumentato solo del 10%); lo stesso vale per la quota di esportazioni high-tech, che è arrivata a un terzo del totale, superando di qualche punto quella degli Stati Uniti […]

Se questi argomenti hanno un qualche peso (e altri se ne potrebbero aggiungere), rimane da farsi una domanda: perché si parla così tanto di una cosa così irrilevante?

Il fatto è che l’argomento del tasso di cambio ha, accanto ai suoi scarsi meriti scientifici, due impagabili vantaggi tattici: la apparente semplicità, e il fatto di scaricare le colpe sugli altri […] I cinesi servono a Obama come i “clandestini” servono a Bossi: stessa consistenza degli argomenti, stessa spendibilità politica. È la democrazia, bellezza… […]

L’articolo da cui sono tratti questi stralci è di Alberto Bagnai

Si ringraziano Luca Alfieri e Gianluca Frattini per la segnalazione

35 commenti su “Il tasso di cambio tra mito e realtà

    • Vedo che l’asilo Mariuccia si è radunato di nuovo a collaborare per mistificare l’unico movimento culturale che ha offerto spunti al dibattito sulla mezzogiornificazione incipiente e sul tasso di suicidi nei padri di famiglia della periferia. Anche l’eurotroll mitomane Yanez è venuto a giocare a chi ce l’ha più corto. (Il CV).

      Quell’articolo da cui sono state presi quei “copy&past ad minkiam”, non è un articolo volto a dimostrare come si lascia intendere: «…che le politiche valutarie non servono una beamata nel giugno 2010 mentre nell’ottobre 2010 diventano esiziali per i prof. egonarcisisti». Bagnai, come qualsiasi banale economista, CONFERMA che NON ritiene esiziali in assoluto le politiche valutarie, o le politiche industriali con i relativi finaziamenti in R&D, o le politiche di compressione della domanda interna, ecc. ecc.

      L’articolo linkato DIMOSTRA l’ovvietà che le considerazioni sul cambio sono, per il vostro amico fiorentino e per qualsiasi diversamente collaborazionista, prioritarie nell’eurozona…

      Per i diversamente abili intellettualmente, e per i diversamente ONESTI intellettualmente, specifico che l’articolo linkato è un gran bel pezzo divulgativo che ha per oggetto il motivo principale degli squilibri economici globali post WWII: non è la Cina che ci mangerà tutti per cui abbiamo bisogno dell’eurogrande per aver l’€uropagrande, ma è IL SIGNORAGGIO DEL DOLLARO: quello dei Padroni che tramite il vassallo teutonico stanno combinando questa catastrofe umanitaria nel nostro Paese, in Europa e nel mondo.

      Infatti:

      «Se questa analisi non è del tutto scorretta, la sintesi che possiamo trarne è che forse in Europa […] bisognerebbe avere il coraggio politico di proporre architetture alternative del sistema monetario internazionale. […] Per un paese che stava per sganciare due atomiche non fu difficile snobbare a Bretton Woods la proposta di Keynes di fondare il sistema monetario mondiale su una moneta sovranazionale, accordando a se stesso il “privilegio esorbitante” di essere il banchiere del mondo.»

      Saluti a voi e anche all’amico “frazione di cracker” @istwine, che è stato sostituito dalla controfigura Crazy Yanez.

      (Ma siete per caso azionisti di BlackRock?)

      • Caro topino,
        mentre Lei vorrebbe negare a me la libertà di commentare e di discutere, io non ho alcuna intenzione di negare a Lei la libertà di arrampicarsi sugli specchi. Continui pure a farlo, è divertente.

      • @crazy yanez

        Eppure non mi sembri tanto divertito….

        (Noi ti abbiamo preso come mascot, altro che impedirti di ragliare! Tu vivi e lotti con noi, volente o nolente: dove c’è troll, c’è fake ;-) Thanks)

  1. non mi è perfettamente chiaro cosa si voglia “dimostrare” con questo articolo

    in attesa di un commento o “update” di corollario dell’autore vorrei porre questo quesito

    Ragioniamo per assurdo , e ipotizziamo di cancellare la penisola Italiana con una “gomma geologica” dal continente europeo . A questo punto la tecnologia ci viene in soccorso per completare questo giochino , e con il nostro “mouse geologico” clicchiamo sulla Germania col tasto destro , selezioniamo copia , e con il “puntatore geologico” , laddove si trovava la penisola , “incolliamo geologicamente” la Germaniacopia .
    Ovviamente era un anche un “mouse demografico” , ed in un paio di click ecco replicati circa 82 milioni di produttivi teutonici (non propriamente tutti teutonici , ma è un giochino)
    Era anche un “mouse istituzionale” , “mouse climatico” , “mouse politico” e dulcis in fundo un “mouse etico-morale”
    Insomma le due Germanie sono identiche in tutto e per tutto

    Ora vi porgo la seguente domanda : in questo scenario ipotetico ed assurdo , la situazione attuale di “crisi economica” si sarebbe ripetuta ?

  2. Se capisco bene, il Bagnai ha completamente cambiato rotta ora che insiste sul ruolo esiziale dell’euro per l’Italia in quanto moneta forte. È così?

    • Ma Bagnati o non Bagnati si perde il senso delle cose. La Cina ha migliorato il suo surplus non perché ha apprezzato il cambio ma perché, partendo da una situazione di scarsa qualità dei suoi prodotti, li ha migliorati con R&S, permette a produttori mondiali di hardware di poter produrre in Cina pagando pochissimo di manodopera e quindi esportando ciò che si produce, ha stipulato accordi commerciali con i Paesi occidentali…
      Sono felice per la Cina che riesce ad esportare apprezzando il cambio.
      È però giusto chiedersi (senza considerare se l’apprezzamento è in linea con i fondamentali o se è frenato dal governo) nel caso in cui non avesse apportato miglioramenti, un eventuale apprezzamento avrebbe rallentato o no l’esportazione?

  3. La frase

    “Il fatto è che l’argomento del tasso di cambio ha, accanto ai suoi scarsi meriti scientifici, due impagabili vantaggi tattici: la apparente semplicità, e il fatto di scaricare le colpe sugli altri”

    è semplicemente spettacolare : nel 2010 Bagnai anticipava le critiche che riceve adesso !

    LOL

    • Lei continua ad insultare l’intelligenza di Bagnai (ma questo è affar suo) ma soprattutto la mia, così come continua a fare Iodice. Credo di essermi fatto male le dita a scrivere che quella contro cui vi scagliate è la parodia, anzi la macchietta di un pensiero che certamente NON ritiene che basti uscire dall’euro e permettere alla nuova lira di svalutare per risolvere tutti i problemi. E’ chiaro? Questa volgarizzazione sta diventando la foglia di fico per nascondere la pochezza delle vostre alternative: una “clearing union”? E’ più facile che Renzi diventi un politico serio che si faccia qualcosa del genere. Se davvero vi voleste distinguere dovreste partire dal dato di fatto che l’euro si schianterà prima o poi e che bisognerebbe cominciare a parlare del dopo euro, non di babbo natale.
      Vorrei anche sommessamente far ricordare che Bagnai non si è mai sognato di dire che la competitività delle merci sia esclusivamente di prezzo: in un’occasione ebbi uno scambio vivace con lui su questo tema sul suo blog. Nel caso cinese, in particolare, la rivalutazione del renmimbi è stata oggetto di trattativa politica con gli USA, più che conseguenza dell’innalzamento della qualità delle produzioni cinesi (limitata – finora – all’elettronica di consumo)

      • e allora perchè non si pone un pò di evidenza anche sulla competitività non di prezzo quando si parla di queste cose in tv?

        sento solo io la santificazione della PMI? io sono contro la partigianeria….ma dobbiamo dare pane al pane.

        se ci sono problemi su più lati è importante parlarne. non si può pensare solo al tasso di cambio per ora.

        Qualcuno mi spiega perchè, che fatica si farebbe, a iniziare anche a parlare di indicizzazione dei salari all’inflazione? oh ormai il dibattito sull’uscita dall’euro è bello che sdoganato si può iniziare ad affrontarlo in maniera meno semplicistica no?

        Io sono per uscire senza dubbio ma….lo facciamo “con un tratto di penna” come dice Salvini? stiamo perdendo la brocca del tutto?

      • Caro amico,
        forse Lei non ha capito che qui si ironizza sul fatto che Bagnai adesso insulta chi sostiene le cose che lui sosteneva nel 2010.

        Naturalmente è lecito cambiare opinioni e prospettiva teorica a patto però di non far credere agli altri di essere stati sempre coerenti e lineari.

        Purtroppo Bagnai ha questo vizio, cioè vuol far credere di essere stato sempre anti-€ e di essere venuto allo scoperto nel 2010 ma non è così : nel febbraio del 2010 Bagnai era ancora un “eurista critico” (cfr. l’articolo “Anche l’Europa ha i suoi (Stati) subprime” del 23/02/2010) e solo nell’agosto del 2011 assumerà una netta posizione anti-€.

        P.S. l’euro si schianterà prima o poi ??!! Beh, prima o poi accadrà ma per ora le previsioni sono andate a vuoto : Krugman ha previsto il crollo dell’€ per 11 volte ma non è accaduto, forse un astrologo sarebbe stato più prudente.

      • Ben scritto Saverio, co voleva anche questo

  4. Ragazzi! Non avrei mai detto che nei blog di economia avrei trovato colpi di scena peggio che in “Trono di spade”!

  5. A questo punto un diritto di replica è d’obbligo……
    pur considerando che qui si parla di Cina, mercato asiatico, di quattro anni fa. In ogni modo è bene sentire Bagnai in merito

  6. La contraddizione che leggerei è che nell’articolo(intero) Bagnai parla dell’ assimmetria di un sistema monetario internazionale e quindi la questione Cina -.rivalutazione renminbi diventa irrilevante. Pertanto anche lo sganciamento dei vari paesi aderenti all’euro (che sarebbe anche auspicabile secondo me, meglio se fatto da tutti come First Best), potrebbe diventare irrilevante a fronte dell’attuale situazione monetaria mondiale?

  7. tadadadadaaan……ma era già stato tirato fuori per caso? forse sbaglio ma mi pare un dejavu….

  8. Mah… Anzitutto aspettiamo un commento o update dell’autore come dice Attualmentesonounostupido perché non è chiaro per nulla cosa l’articolo voglia dimostrare. La sorpresa quindi evidenziata da Taddeo e Ab normal non mi sembra di poterla condividere; anzi parrebbe proprio questo l’elemento di novità: ciurlare nel manico, confondere le acque, effettuare una manovra diversiva, buttarla in caciara. Sarà che non capisco niente di economia, possedendone solo una laurea e lo dico senza alcun intendimento ironico, anzi con sincera invidia nei confronti dei tanti neanche laureati o solo laureati che pontificano, ma mi pare che Bagnai non ce l’abbia col tasso di cambio del’€ ma con l’€ come moneta comune. Non credo francamente che si possa assumere nella questione che presenta aspetti rilevanti che vi sfuggono o perché non ci arrivate o perché siete disonesti (disoccupazione che resta una parola vuota fino a che non ti tocca da vicino, povertà, impoverimento di interi strati sociali della nazione, futuro dei nostri figli, finanche forma di governo, mantenimento della democrazia e tenuta alla larga dalla guerra) l’atteggiamento tipico italiota del tifoso alla guerra santa (juventini contro interisti, destri contro sinistri, euristi contro no euro). Al contrario ci sarebbe bisogno di responsabilità maggiore da parte di chi ha gli strumenti adeguati. Appunto.

    • l’atteggiamento italiota non c’entra nulla.

      c’entra che ad ogni apparizione televisiva e non Bagnai conclude implicitamente o, più spesso, esplicitamente dicendo che recuperare i cambi flessibili farà ripartire tutto.

      e se permetti…..

      • Devo essere sincero , io l’avevo capito qual era il senso di questo post , ma preferivo una esplicitazione , che credo a questo punto mai verrà

        ed allora ve lo dico io , con tutta l’arroganza di cui sono capace , qual è il senso di questo post

        si definisce in un’unica parola : competizione

        ed ora se mi permettete , ce lo metto il “corollario” a questo mio commento

        LA COMPETIZIONE è ME*DA!

  9. Buongiorno,

    in merito ai possibili esiti del ritorno ad una lira svalutata, segnalo questa analisi sulle conseguenze della svalutazione avviata nel 1992 …

    http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2014/01/fuori-dalleuro-il-mito-della.html

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

  10. A AB normal, no, lo seguo ma non me ne sono accorto che conclude ogni intervento dicendo che col cambio flessibile riparte tutto. A Attualmentesonostupido, ho capito anch’io, ma non è competizione bensì atteggiamento italiota, checché ne pensi AB normal o disonestà intellettuale mirata a orientare il pensiero nella direzione voluta. A tutti: è vero che è una crisi di domanda? Un cambio flessibile ci aiuterebbe tramite la svalutazione ad aumentare le esportazioni con conseguente incremento di domanda? La sovranità monetaria ci consentirebbe un maggiore circolazione monetaria con effetti sulla componente interna di domanda aggregata? Uscire dai parametri di Maastricht ci consentirebbe di aumentare la componente pubblica della domanda aggregata, tramite l’adesso impossibile spesa pubblica? È questo un blog keinesiano o mi trovo su “monetaristi a parte” o magari su Milton Friedman & friends? La ricetta keinesiano per la soluzione della crisi del ’29 prevedeva spesa pubblica, deficit spending, o sbaglio? Allora non sarà solo un problema di cambi flessibili. Forse, non vorrei sembrare Bagnai, sarà un problema di cambi fissi? E si potrebbe non personalizzare in modo italiota le questioni e parlare di sostanza? E si potrebbe evitare di parlare per slogan come a uno mattina di un paio di giorni fa sull’argomento (peraltro lo stesso Bagnai ha deragliato un paio di volte in 20 minuti, giustificato)?

    • forse allora qualcuno dovrebbe consigliargli di essere più chiaro quando parla. dal momento che sono in molti davvero a capire quel che capisco io come bottom line alle escursioni televisive di Bagnai.

      è inutile girarci attorno: non si possono trattare con l’accetta questioni complicate. svalutare la moneta senza indicizzare i salari espone i ceti deboli a un certo grado di rischio. non si può negare.

      in più svalutare per fare politica mercantilista implica che qualcuno sia disposto ad assorbire le nostre esportazioni…e che noi svalutiamo e gli altri non prendono provvedimenti? si fanno soffiare quote di mercato così? lo sapete che se la Bundesbank si mette a comprare lire noi anche uscendo dall’euro non svalutiamo?

      io personalmente sono assolutamente per l’uscita dall’euro. ma supersemplificazioni della questione rischiano di esser davvero pericolose. andavano bene finchè Bagnai era l’unico a parlarne. Ora che il dibattito è aperto io mi aspetterei un comportamento più serio a riguardo e spiegazioni (e i famosi piani B) più approfonditi.

      • Le suggerirei, caro amico, di leggersi il Tramonto dell’euro, in particolare l’ultimo capitolo, che potrei intitolare “Che fare?”. Lì di indicizzazione dei salari, si parla, a dimostrazione del fatto che molti (anche qui) per comodità se la prendono con la parodia di Bagnai, anzichè con lui personalmente

      • e allora che queste cose le dica anche quando va in tv. dato che mi pare proprio che non lo faccia.

  11. …diciamo anche che avere i cambi flessibili, permette di non scaricare le tensioni sui salari completamente e attenua di molto la deflazione. Poi , chiaramente, non sarà tutto lì. Ma per capire questo non occorre ricercare articoli in rete per cercare di sbugiardare qualcuno. Lo sappiamo benissimo che occorrerà una nuova sorta di Glass-Steagall Act, reintrodurre una banca crntrale pubblice DIPENDENTE, una politica industriale che manca in Italia ecc. ecc.

  12. Diciamo anche che avere i cambi flessibili (Bagnai economics:non avere i cambi fissi!) permette di non scaricare le tensioni sui salari e attenua di molto la deflazione! Hai detto niente! Salari flessibili, per cominciare, for ever. Ma che, qui sopra commentano solo imprenditori e capitalisti? E che, solo io è il mio collega siamo salariati?

  13. Chiedo scusa, cambi flessibili for ever.

  14. Cari Signori , perdonate la tracotanza , ma quale che sia il vostro pensiero , credo o depravazione , ritengo sia saggio tenersi a questa massima

    cerchiamo di cooperare , e di stare e far stare quante più persone possibile alla destra della corda M

  15. @ Peter Yanez.
    Se lei ha un problema con Bagnai, affar suo. Non so, vada da uno psicologo per farsi sbloccare da questa sindrome.
    Vivaddio che si cambi idea: solo gli stupidi rimangono ancorati alle proprie, quando i fatti dimostrano che esse non coincidono con la realtà.
    E allora: quello che ha cominciato a scrivere dal 2011 (anzichè dal 2010) sono stupidaggini? Lei imperversa ovunque, le ho già chiesto in altra sede di dimostrare che si tratti di stupidaggini, ma finora nulla!

  16. In effetti è notevole come Bagnai abbia cambiato posizione così radicalmente, ad ogni modo il punto e’ che sbaglia anche qui e di brutto…una nazione con un surplus commerciale costante avrà una moneta forte inevitabilmente, se decide di bloccare il cambio, per di più ad un valore basso, fa una scorettezza perché è dumping monetario…questo è il primo livello della questione, una roba su cui gli USA hanno battuto per anni…non e’ vero come dice l’articolista che non ci sono conseguenze, le conseguenze sono tangibili ed è la perdita di competitivita’ nostra e la pressione al ribasso sui salari…fa specie che uno che chiama assassini quelli che non ci permettono di esportare svalutando, rimanga poi indifferente davanti a chi trucca i prezzi delle merci che vende…ma quello è il personaggio…vi è poi un secondo livello, che è quello a cui si richiama Obama…cioè bloccare il cambio come fa la Cina non solo è scorretto, ma ha conseguenze nefaste nel lungo periodo, poiche’ e’ una distorsione del mercato…bloccare il cambio si puo’ fare entro certi limiti, se esageri le conseguenze sono iperinflazione o crisi di liquidità, o entrambe le cose, mercato nero, strozzinaggio o shadow banking come si dice oggi…tutte cose che si stanno puntualmente verificando in Cina…

  17. Il tema centrale è che le democrazie devono avere potere sulla moneta e fare in modo che la moneta sia disponibile per tutte le opera del bene comune invece che ingrassare i conti miliardari di alcune elite che sfruttano le ricchezze delle Nazioni.
    Le Banche Centrali devono dipendere dalle democrazie e non da poche oligarchie.

    Poi ogni momenta deve funzionare in base alla propria nazione e quindi in base ad una forma economica radicata nella cultura di quella/e nazioni con contiguità economica e culturale. Il modello Renano è profondamente differente dal nostro.

  18. […] Ciò vuol dire che il tasso di cambio non conta nulla, che l’euro è una buona cosa, che dobbiamo fare come dicono i tedeschi? Per nulla. Vuol dire solo che è il caso di non insistere sull’argomento del tasso di cambio, che rischia facilmente di trasformarsi in una sorta di ossessione flessicambista, contro la quale peraltro il Prof. Bagnai metteva in guardia pochi anni fa.  […]

  19. […] ciò dovrebbe rendere molto più prudenti coloro i quali recentemente ripongono una eccessiva fiducia negli effetti benefici delle […]

  20. […] cambio e/o compressioni del costo del lavoro) non è evidentemente sufficiente. Non lo è perché non è la competitività di prezzo il fattore vincente, e non lo è perché se – come le ultime evidenze mostrano – il sistema produttivo italiano è […]

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