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L’Italia antikeynesiana (1981-2013)

Keynes-Verboten

Una leggenda si aggira per l’Italia: il nostro sarebbe un paese keynesiano.

1) Nel 1981 la Banca d’Italia e il Tesoro “divorziano”. Lo Stato quindi rinuncia al controllo sui tassi di interesse dei titoli e lascia crescente spazio nella loro determinazione e nel finanziamento del debito pubblico ai mercati finanziari.  Risultato: il debito pubblico incomincia ad aumentare rapidamente. Keynes riteneva che lo stato dovesse controllare i tassi di interesse.

2) Durante gli anni ’80, al contrario di quel che quasi tutti credono, la crescita della spesa primaria (cioè al netto degli interessi) si arresta. Alla fine degli anni 80 tornano a salire le tasse …

bdi

… e a partire dai primi anni 90 l’Italia produce sistematicamente avanzi primari fino ad oggi (con la sola eccezione del 2009, quindi oltre 20 anni, a prescindere dal ciclo), mentre è in deficit considerando la spesa per interessi. La conseguenza è che lo Stato toglie risorse all’economia reale e le sposta verso la rendita mentre i mercati stabiliscono i tassi di interesse. Keynes invece proponeva l’eutanasia del rentierSiamo così bravi nei “sacrifici” da fare sfigurare anche i virtuosi tedeschi.

3) Negli anni 90 vengono privatizzate tutte le banche pubbliche. Keynes invece parlava di una “socializzazione di una certa ampiezza dell’investimento”. Al di là delle banche, l’entità delle privatizzazioni è seconda solo alla Gran Bretagna della Thatcher(*). Insieme ai “panettoni di stato” si privatizzano anche imprese strategiche e relative reti (Telecom).

4) Soprattutto sotto i governi Berlusconi si procede ad appiattire la curva delle aliquote fiscali,che invece Keynes riteneva dovesse essere ripida per mantenere alta la propensione al consumo.

5) Nel 1998 l’Italia aderisce all’euro, una moneta unica basata sull’idea di una banca centrale indipendente (secondo il postulato neoclassico delle “aspettative razionali”), un bilancio pubblico molto piccolo e mai in disavanzo, nessun riequilibratore automatico federale, nessun sistema che impedisca sistematici deficit/surplus delle partite correnti e criteri macroeconomici che limitano l’autonomia fiscale degli stati membri, senza alcuna compensazione “federale”. Ovvero esattamente il contrario delle prescrizioni keynesiane.

6) A partire dagli anni ’70 gli scambi commerciali e i movimenti di capitale vengono liberalizzati senza alcun meccanismo di riequilibrio. Cioè l’opposto di quanto Keynes propose a Bretton Woods. Il mercato unico europeo è l’apoteosi di questa politica.

7) Con la cosiddetta “legge Draghi” si procede alla liberalizzazione del sistema bancario abolendo la vecchia legge bancaria, mentre (come sanno anche i sassi) il keynesismo prescrive una forte regolamentazione delle banche (come con il Glass-Steagall Act) e la “repressione” dei mercati finanziari.

8) Con la crisi dei debiti sovrani l’Italia decide di applicare un’austerità ancor più dura che nei 20 anni precedenti, tagliando la spesa e aumentando le imposte nel tentativo di raggiungere il pareggio di bilancio (inserito peraltro in Costituzione). Il risultato, come prevedono i modelli keynesiani, è che il PIL si riduce più dell’aggiustamento fiscale, portando così a crescere il rapporto debito/PIL.

La sintesi è che abbiamo fatto l’esatto opposto di quanto prescrivevano Keynes e i Keynesiani. Sostenere che siamo nei guai perché siamo stati “troppo keynesiani” facendo deficit (in realtà accumulando avanzi sistematici) suona piuttosto ironico.

_______

(*) UK: 13,4% del PIL periodo 1984-1996; ITA: 12,3% periodo 1992-2003. Alberto Quadrio Curzio ha calcolato una classifica differente tenendo conto di periodi più estesi e senza rapportare al PIL: “Dal 1985 al 2012 l’Italia ha effettuato dismissioni (sia dello Stato che degli Enti locali, sia parziali che totali) con introiti per 157 miliardi di euro correnti preceduta nella Ue25 (senza Bulgaria e Romania) solo dalla Francia (174 miliardi) e seguita da Regno Unito e Germania”. Il Sole 24 Ore: http://24o.it/CR3zQ

53 commenti su “L’Italia antikeynesiana (1981-2013)

  1. Guido,

    una domanda: ma da (post) keynesiano, come fai a sostenere che essendoci il Divorzio (che manco ci fu come narrato, stando ai dati) la BC perde il controllo dei tassi d’interesse? Il divorzio c’è ovunque (unica eccezione il Canada, tra i paesi occidentali), ma mica i tassi sono in balia dei mercati.

    Senza polemica, è un errore che fanno in tanti.

      • Era una domanda senza polemica, ma suppongo che io sia considerato truppa cammellata, e quindi discutere serenamente non sia possibile.

      • Anche la risposta era senza polemica, ho messo uno smile. Davvero, mi interessa sapere il tuo punto di vista. Cosa ha fatto schizzare in su il debito?

        p.s.: spesso discuto serenamente con Borghi su Twitter. Per dire…

      • Bé io credo che sia stato causato dallo SME e dalla cura Volcker, cioè fu una tendenza generale. Non per altro, perché seguendo appunto sia la teoria dei postkeyenesiani, sia l’evidenza empirica dei vari casi, il Divorzio di per sé non significa che la Banca Centrale perde il controllo dei tassi d’interesse, questi rimangono funzione del tasso a breve per la maggiore (semplificando molto va da sé). Si deve infatti considerare che il Divorzio è la prassi dei paesi occidentali, ma in questi non si hanno tassi fuori controllo, anzi. In più il Divorzio presuppone il non intervento al primario, ma volente o nolente, gli interventi sul secondario, e le operazioni quotidiane influiscono sui tassi.

        A mio avviso sostenere quella tesi sul Divorzio in primo luogo è strizzare l’occhio alle teorie della RPD (reserve position doctrine), e secondo è automaticamente negare la realtà di tanti paesi europei e non, che il Divorzio lo hanno. Inoltre sarebbe come dire che la BC a quel punto non controlla i tassi, ma controlla la liquidità, perché poi questa era un po’ l’impianto teorico di Andreatta quando scriveva quel famoso articolo. Ma studi come quelli di Marselli (1991, 1993) dimostrano che la moneta sempre endogena è stata e la liquidità emessa in base alla domanda, quindi non sotto controllo della BC.

        Aggiungiamo che il Divorzio non fu netto e immediato come si sostiene, ma per diversi anni dopo il 1981, pur diminuendo le quote, la BC è intervenuta sul mercato primario, vedi Marinelli (2011) e una riflessione di Draghi credo del 2011 dove dice tra le altre cose:

        “Il nuovo regime viene avviato nel luglio del 1981. La riforma non è completa:
        alle aste dei Bot il Tesoro continuerà a fissare un tetto massimo ai rendimenti (il “tasso
        base”) fino al 1988-89; fino al 1994 la Banca d’Italia continuerà a intervenire
        discrezionalmente in asta e fino a quell’anno rimarrà anche in essere il finanziamento
        automatico del Tesoro tramite il conto corrente presso la Banca.”

        Difatti mi pare che il finanziamento su scoperto nel conto di Tesoreria viene abolito nel 93 da Piero Barucci, se ricordo bene.

        Per questo a mio avviso la teoria non regge prima di tutto da un punto di vista teorico (e mi pare lo fece notare pure il prof. Terzi) ma soprattutto da un punto di vista pratico (non vero e proprio divorzio) e sul piano del confronto con altri casi di Divorzio, tuttora prassi diffusa.

        Quindi volendo stiracchiare la questione il Divorzio può essere considerato compartecipe, ma proprio stiracchiando credo. Prenderla come unica o principale causa sarebbe erroneo e contradditorio. Che dici?

      • Procediamo con ordine. Tu dici che è uno strizzare l’occhio alla RPD. Forse non siamo stati chiari ma ti faccio un esempio di quello che intendo: la BCE ha annunciato l’OMT e per questo solo fatto i tassi di interesse sono scesi precipitosamente. Ciò non ha nulla a che vedere con gli acquisti effettivi. Chiaramente vale anche il contrario: la BdI annuncia urbi et orbi il divorzio e quindi mi pare che buona parte dell’argomentazione che porti sugli acquisti effettivi cada (da cui sembra che sia più tu “cedevole” verso l’RPD).
        Nessun cedimento, proprio perché pensiamo (come ha sottolineato Cesaratto in coerenza con la tradizione p-k) che la Banca centrale “fa i tassi”.

        p.s. ho corretto la frase così da essere esplicito sul punto ed evitare ambiguità (che effettivamente vi erano): “Lo Stato quindi rinuncia al controllo sui tassi di interesse dei titoli e lascia crescente spazio nella loro determinazione e nel finanziamento del debito pubblico ai mercati finanziari”.

      • Punto secondo: chiaramente la riduzione dell’inflazione aumenta notevolmente l’onere reale del debito ma a quel punto non hai strumenti “coercitivi” sul mercato per riportare l’onere reale dove vuoi tu.

      • Terzo (ma questo non è scritto nell’articolo): in precedenza anche le banche erano obbligate a comprare una quota di titoli e quelle banche erano pubbliche, sicché lo stato reintascava anche quegli interessi.

      • Guido,

        “Chiaramente vale anche il contrario: la BdI annuncia urbi et orbi il divorzio e quindi mi pare che buona parte dell’argomentazione che porti sugli acquisti effettivi cada (da cui sembra che sia più tu “cedevole” verso l’RPD”

        Non credo abbia senso quel che dici. Sia il mio discorso che il tuo semmai confermano che è sempre stata la BC a fare i tassi, quindi dire che nel post divorzio i tassi sono in balia dei mercati finanziari. Poi, se tu per Stato intendi il Tesoro, è un’altra cosa. Ma in ogni caso, per attrarre capitali (e per difendere il cambio), in seguito a Volcker e allo SME quei tassi elevati erano necessari comunque, anche se non ci fosse stata l’autonomia della BdI. Questo è il mio punto. Non sto dicendo che il debito non cresca per via degli interessi (anzi!), sto dicendo che non è il Divorzio la causa in sé dell’aumento degli interessi, ma è la volontà e la necessità di avere interessi alti in un mondo (USA) di tassi elevati.

        Ovvero, in quel contesto, Divorzio o meno, i tassi sarebbero stati elevati, perché la volontà, come ricordato anche da Graziani (1985) era anche quella di attrarre capitali esteri.

        Capisci che intendo?

        Se in più ci aggiungiamo gli interventi, non reggerebbe neanche la tesi che vuole che siano i mercati e solo loro a fare i tassi (cioè la tesi mainstream).

      • “quindi dire che nel post divorzio i tassi sono in balia dei mercati finanziari… è sbagliato.”

        Avevo dimenticato una parte.

      • “ma è la volontà e la necessità di avere interessi alti in un mondo (USA) di tassi elevati.”

        Per un paio d’anni?

      • Non ho capito la domanda.

        [Peraltro, non ho neanche capito perché hai difficoltà a condividere, visto che poi è teoria postkeynesiana base che conosci se hai letto gli autori citati nel testo sulla moneta endogena.]

      • “[Peraltro, non ho neanche capito perché hai difficoltà a condividere, visto che poi è teoria postkeynesiana base che conosci se hai letto gli autori citati nel testo sulla moneta endogena.]”

        Ti ho già detto che condivido che sia la banca centrale a fare i tassi.

    • @istwine.

      chiedi a Ciampi oppure a Andreatta …..per il “divorzio”….chiedi chiedi per sapere “chi ” decide i Tassi per il NON comprato dei titoli ….( prima acquistava Banca d Italia i Titoli)

    • Perdona la rozzezza, ma in effetti ci vedo diversi anelli:
      1. da una parte un cattivo indirizzamento delle entrate che, anziché produrre un effetto moltiplicatore della spesa pubblica, hanno finanziato le mazzette, la metto per prima perché la giudico meno rilevante;
      2. il divorzio, con conseguente passaggio da interessi reali negativi a positivi per il successivo indebitamento collegato a
      3. inflazione che cala a seguito del crollo del prezzo del petrolio ad inizio anni ’80, rendendo più onerose le posizioni debitorie;
      4. lo SME, che ha fatto apprezzare il nostro tasso di cambio reale e che, associato alla scala mobile che ha parzialmelmente tutelato i salari reali in controtendenza all’estero che ha invece applicato politiche disinflazionistiche, ha ulteriormente aggravato la nostra posizione con deficit commerciali

    • Il differenziale tra tassi USA e Italia si impenna per due anni per poi crollare nell’83-84 molto al di sotto dei livelli precedenti.

    • @istwine

      Galloni, al contrario di ciò che mi pare tu sostenga, avvertì Andreatta sui possibili effetti del Divorzio e dei provvedimenti che cita giustamente @Keynesblog.

      Provvedimenti voluti dall’ala più radicale ed europista rappresentata dalla corrente democristiana di Andreatta, espressione politica vincente dopo la morte di Moro con la conseguente sconfitta della sua corrente più moderato-europeista.

      Studi successivi certificarono, come riporta sempre il prof. Galloni che fu richiamato al Tesoro sotto il governo Andreotti nei primissimi anni ’90, che in paesi come l’Inghilterra, nonostante il Divorzio, le politiche monetarie dei decenni precedenti erano comunque coordinate tra Tesoro e BC, come se il Divorzio in realtà non ci fosse.

      Come ci insegna anche la recente esperienza post Maastricht, l’Italia era stata anche in quel contesto la più diligente (e masochista) a fare i compiti.

      Come altro esempio oltre il Canada citerei la Norvegia: l’unico paese al mondo dove Keynes ha preso realmente dimora e spicca sugli angloliberisti con la sua quota salari e la sua distribuzione del reddito .

      • AL MINUTO 4 GALLONI spiega come le banche che si stavano privatizzando usano un metodo per aumentare l’interesse –> http://www.youtube.com/watch?v=gQ84n4pJzjA
        sarebbe bello capire tecnicamente come è possibile … che ne dici @istwine ?

      • Lasciamo perdere Galloni, che crede nella “truffa del signoraggio”

      • @guiodic

        Perché attaccare screditando la persona senza entrare nel merito? Ci sono prove che sia falso ciò che sostiene?
        Che io sappia non è mai neanche stato tacciato di autoreferenzialità.

        Per quello che ci riguarda può anche credere alle “scie chimiche”: il punto è che è un “testimone storico” di entrambi i processi oltre che averli direttamente analizzati.

        Non testimonia di aver visto gli UFO, ricorda a chi non ha partecipato a questi avvenimenti che chi lavorava al Tesoro (e di conseguenza i loro riferimenti politici) era “tecnicamente consapevole” del pericolo di togliere il controllo dell’esecutivo alle politiche monetarie.

        Nino Galloni potrebbe anche aver passione per la letteratura “complottista”: sta di fatto che è stato testimone storico di un complotto “vero”, definito dallo stesso Andretta una “congiura”.

        Ciò accredita la teoria percui, nonostante le apparenze, tutti i paesi soggetti al Divorzio sono paesi a “sovranità limitata”, indipendentemente dal fatto che vengano fatti dei danni o meno, idipendentemente dall’esitenza di sistemi di cambi fissi. In questo senso si avvalora parte delle argomentazioni di @istwine in quanto sembra sorgere un problema politico prima che economico.

        Certo che il problema non si pone se, sia dietro all’esecutivo, sia dietro all’autorità bancaria, si trova lo stessa “classe dominante”.

  2. Sia pur decrescenti negli anni ’80 ci furono disavanzi primari abbastanza seri. Poi tutto il resto che voi dite e` vero.

    • Erano così seri che tra il 1980 e il 1991 il pil crebbe ad un tasso medio annuo del 2,4%, mentre dal 1992 ad oggi è cresciuto dello 0,6% annuo (quattro volte meno rispetto al periodo precedente).

    • Sì, ma quelli degli anni 70 erano maggiori e la crescita del debito fu decisamente più contenuta, solo 20 punti, tra l’altro solo nella prima parte del decennio, poi si stabilizzò.

  3. ottimo articolo.. diciamo che i tassi d’interesse alti dipendono dall’azione combinata del “divorzio” e dallo SME.. giusto questo piccolo appunto..

    • il “divorzio” è figlio dello SME.

      per Istwene:
      Il terzo punto di “Keynes blog” a tua risposta è FONDAMENTALE, inoltre:

      C’è divorzio e divorzio. Non so se anche, per dire, la BoE sia stata così “divorziata” dal tesoro come nel nostro caso. Oggi, di sicuro, molto “divorziata” non lo è, nonostante formalmente lo sia e nonostante Maastricht.

      • Sì ma nessuno lo nega quello, se capite di che parlo io. Il fatto è che spesso chi parla di BC e tassi poco sa di come funzionano concretamente (e non parlo di Iodice).

      • ah, bè, a me pareva proprio che “negassi quello”.
        Magari, potresti contemplare anche l’ ipotesi che ti sei spiegato male tu, anziché abbiano capito male i tuoi interlocutori, per quanto non alla tua altezza…

      • Se mi indichi la frase dove lo nego o dove parlo del fatto che il debito non sia aumentato per via degli interessi, te ne son grato.

      • tu hai scritto che il “divorzio” c’è stato ovunque nel mondo occidentale senza portare ai medesimi esiti.
        Diciamo che la mia era una precisazione. Mettiamola così.

        Vediamo se ci troviamo d’ accordo e troviamo una spiegazione condivisa:

        La politica della “guerra dei trent’ anni del capitale contro il lavoro” (è una citazione, non è mia), presente in tutto il mondo, è stata portata avanti in Italia , in maniera più “cruenta” che altrove (su questi aspetti) dalla sua banca centrale (il tesoro invece è semplicemente una sua succursale da 20 anni).
        Si è passati dal “popolo sovrano” al “debito sovrano” (termine mai sentito fino a qualche anno fa).
        No, non siamo in balia dei “mercati finanziari” ma della rendita finanziaria, anche se la questione temo sia meramente semantica, e lo dobbiamo proprio alla nostra BC (BdI+BCE) che da trenta anni ha smesso gradualmente , ma neanche tanto, di fare il suo lavoro (in un ambito democratico, si intende)

  4. Beh … ma anche la spesa per interessi va considerata, mica è solo teorica, e va coperta. Quindi sono gli avanzi ad essere teorici. Solo questo.
    Circa la conclusione solo una battuta: probabilmente quando qualcuno sembrava fare il keynesiano si trattava solo di un caso …. io ho seri dubbi (vista la classe politica, che ora è pessima e che non era meglio prima) che le scelte fatte siano (e siano state) ben comprese nelle loro implicazioni economiche (aderendo a questa o quella scuola di pensiero/teoria: secondo voi quanti ne sapevano/sanno qualcosa?). Si sono fatte delle cose perchè nel momento facevano comodo politicamente, Keynes o non Keynes. E’ come se io dicessi ad un mio Cliente – al quale è andato bene un affare – che è stato uno scaltro investitore ed ottimo imprenditore: ha solo avuto qlo ;-))

    • Bene. ora sappiamo che quando, da una parte, aumentnao le accise sui carburanti, introducono l’imu, aumentano l’iva, i ticket e le rette degli asili e dall’altra, lasciano i pazienti nelle corsie, le macchine della polizia senza benzina, le scuole fatiscenti, un territorio che provoca morte e disastri ad ogni temporale un po’ più forte del solito e la metà degli anziani con una pensione da fame, è solamente teorico.
      Siamo tutti più sollevati.

      • Ma io non ho detto che è teorico: è proprio il contrario. Leggi bene :-)) E non ho criticato l’articolo se è questo che ti interessa (e così sei ancora più sollevato ….. scusa eh).

  5. Istwine.perche’ grazie al britannia 92 e grazie al PC..l’ Italia il paese che si è completamente messa nelle mani della finanza internazionale..ecco perchè

    • Lasciamo perdere i complottisti del Britannia. Le scelte sono state fatte alla luce del sole – a parte il “divorzio” a dire il vero, che è stato un “fatto compiuto”. Che nel 1992 qualcuno abbia fatto una riunione sul Britannia o meno è irrilevante.

    • condivido,è necessario analizzare tutto il contesto socio-politico-economico…:)

  6. Comunque vorrei rispondere a chi prima ha detto che i divorsi dalla banca centrale sono il trend dell occidente:allora 1 in effetti l occidente è un pò tutto messo male,poi la “grande germania” in realtà possiede l KFW che è una banca pubblica controllata all 80% dalla cancelleria e il 20% dai lander.Questa banca prende i soldi allo 0.5 dalla bce e finanzia lo stato allo 1.59%.Solo questo è il motivo per cui la Germania è virtuosa e l italia ha uno spread rispetto ai tedeschi,non perchè loro sono più sani anche perchè se si somma il debito pubblico tedesco con i debiti della kfw e quelli dei lander il loro debito è di gran lunga superiore al nostro!!!

    • Rispondo a te rispetto al “divorzio” ma riguarda anche Istwine. Attualmente tutti i paesi UEM sono divorziati dalla loro banca centrale. Ma alcuni hanno interessi bassissimi, altri altissimi. Chiaramente essere divorziati (in certi casi “per finta” o aggirando in vario modo il divorzio stesso) non ha necessariamente lo stesso effetto su tutti.

      Comunque sia, il punto di questo articolo era un altro. Quale che sia la ragione per gli alti tassi, è chiaro che è dovuta a politiche monetarie indotte da scelte diametralmente opposte a quelle auspicate da Keynes e dai (post)keynesiani.

      • Sostanzialmente keynes avrebbe voluto che le banche centrali stampassero moneta a basso tasso d interesse qualora ce ne fosse stato bisogno per raggiungere la piena occupazione,e una buona ridistribuzione.In effetti la finanza odierna sta andando un pò dalla parte opposta!!!

  7. Buongiorno a tutti,

    vorrei suggerire che di modelli economici ne esistono diversi. La loro validità è relativa ai centri di interesse intorno ai quali ruotano che, per semplificare, ridurrò banalmente a “pubblico” (sociale) e “privato” (singolo).
    Al di là della meravigliosa teoria filosofico-economica che vi tiene impegnati in brillanti ed interessanti dissertazioni ma che spesso allontana dal centro del problema,
    è opportuno rimarcare che,
    oggi, è l’interesse privato che impera inghiottendo e mascherando quello pubblico. Quest’ultimo deve invece essere difeso strenuamente e per primo, e per opera di soggetti pubblici.
    Altrimenti si produce il modello economico-finanziario attuale, il quale finge di curare il pubblico. I governanti, che oggi non riescono più a nascondere (l’asimmetria informativa scema con la rete) gli interventi “palliativi”, da loro eseguiti, nonché strumentali al perseguimento degli obiettivi di mercato finanziario, arricchiscono i nuovi signori; non si chiamano più Re, Marchesi, Feudatari etc. bensì Banchieri, Tycoon etc.
    Basti citare il signoraggio, senza scendere in discussioni troppo profonde (la mela non cade mai lontano dall’albero)

    Mi permetto di osservare che il dilemma pubblico-privato è esattamente identico al dilemma imprenditore-operaio. Sono necessari gli uni agli altri! Lo dico da piccolo Imprenditore quale sono.
    per spiegare il mio concetto vorrei descrivere le mie priorità:

    1) pagare i dipendenti
    2) pagare i fornitori
    3) pagare me stesso altrimenti non mangio evidentemente)
    4) pagare le tasse

    Tali punti non sono sviluppati a caso…..

    Il ruolo dell’imprenditore ha per me una spiccata connotazione sociale. Egli è colui che possiede qualità straordinarie, evidentemente non possedute o non perpetrate dal resto della società cui appartiene, le quali consentono di organizzare il capitale proprio unito al lavoro di persone, più persone, producendo valore per le stesse e per se stesso. Dunque VALORE SOCIALE e soprattutto reale!! Non speculativo!!!

    Pagare gli stipendi significa alimentare la possibilità di consumi (non la propensione, evidentemente condizionata da manovre diverse)
    Pagare i fornitori significa alimentare ulteriormente i consumi
    Pagare l’imprenditore significa alimentare ancora una volta i consumi
    Pagare le tasse significa alimentare…..i consumi!!!!! (siiiiii lo so: la spesa pubblica etc. ma rimaniamo sul semplice)

    COnsumi=domanda=offerta

    Se tutti i soggetti deputati a vigilare su queste semplici fasi di un ciclo economico virtuoso, o peggio a determinarle, sono privati, quale di queste sarà privilegiata????
    “forse” la fase che paga L’ imprenditore???? NO perchè non si può definire imprenditore uno che si arricchisce:
    1) pagando male o non pagando i dipendenti
    2) pagando male o non pagando i fornitori
    3) pagando male o non pagando le tasse

    e mi pare che sia un contesto molto più verosimile, visti gli ultimi accadimenti.
    Lontanissimi da quella idea di condottiero come un Olivetti per esempio!

    Abbiamo uno stato che sa fare lo stato???? NOOOO
    Oggi non abbiamo neanche l’ombra di uno statista tra le fila di chi governa e, men che meno, la saggezza popolare per individuarli, evidentemente!!!!!

    Scusate qualche eventuale errore…..:D

    • Fiero di essere tuo connazionale e di condividere i tuoi stessi valori, che sono profondamente radicati nella cultura italiana e codificati in maniera inecceppibile dai padri costituenti:

      Articolo 41 della Costituzione italiana:

      L’iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. 

    • ..L’analisi più adeguata che ho letto sinora. Grazie @Marco Schioppa.
      C’è la possibilità di seguirla da qualche parte qui sul web? Leggerei con molto interesse i suoi articolo/post/interventi/analisi.

  8. io farei un’altra periodizzazione. i tassi d’interesse USA cominciano a crescere a fine ’79,si mantengono alti fino all’inizio ’82 per poi scendere.la b’di si accodò subito a tali decisioni e quindi già dal’79 i nostri tassi schizzarono su,dal 10,5% al 19%, tra il ’79 e l’ ’81 (c’era di mezzo il disavanzo della bilancia dei pagamenti).ciononostante i tassi d’interesse REALI si mantenennero NEGATIVI. solo dopo il “divorzio” del febbraio ’81, nell’asta dei bot del secondo semestre i tassi tornarono (e per sempre) ad essere POSITIVI.non succedeva dal ’72. venne debellata l’eutanasia del rentier.

  9. http://www.lavoce.info/tasso-di-occupazione-in-italia/

    Posto che i dati siano attendibili, ci sono due picchi che non mi spiego. O meglio: capisco che nonostante “tutto” si assumeva. Ma non so il perchè :(

  10. […] spende a fronte del gettito fiscale ricevuto. E come abbiamo sottolineato molte volte, un paese che da 20 anni toglie all’economia reale per dare alla rendita non farà mai nessun passo in avanti, quand’anche riuscisse a ridurre […]

  11. […] a fronte del gettito fiscale ricevuto. E come abbiamo sottolineato molte volte, un paese che da 20 anni toglie all’economia reale per dare alla rendita non farà mai nessun passo in avanti, quand’anche riuscisse a ridurre […]

  12. Istwine sta solo dicendo che certi errori,sono errori solo visti in modo unilaterale.Niente di nuovo.Come la salita di Goofy,dal basso sembrano errori,dall’alto pianificazioni.Volonta di serviliamo piu accentuata di una classe dirigente al confronto ad altre,contro l’interesse del paese.Ma per il mainstream (che coinvolge le masse) e’ “complottismo omini verdi col disegnino al tavolino” sottolineare la volonta’ piuttosto che l’errore tecnico.Molti professionisti in buona fede (e buon senso) lo sanno ma non possono esplicitarlo.I tempi non sono maturi.

  13. A proposito, credete che Filippo Taddei il nuovo responsabile economico del Pd sia keynesiano?

    Leggete qui:
    http://parola-di-cammarata.blogspot.it/2013/12/i-vecchi-e-i-giovani-taddei-tra-vecchia.html?m=1

  14. E’ facile essere keynesiani in tempo di crisi. Essere per i deficit pubblici, per la piena occupazione e per i servizi pubblici significa però essere anche in buona fede. Ecco un testo che al più avanzato post-keynesismo unisce l’obiettivo della giustizia. Di Alain Parguez. Storia ed economia. Scuole di pensiero cugine unite per uscire dalla crisi in questo progetto librario: il nuovo testo del circuitista più vicino alla MMT, Proff. Alain Parguez Storia segreta di una Tragedia: l’Unione Monetaria Europea.
    Nato come estensione dell’opera completa uscita con Andromeda, è diventato “altro” arricchendosi e può essere preso come una vera opera di studio economico e storico. Con note esplicative molto approfondite sia di economia che di storia, con una pregevole post-fazione di Riccardo Bellofiore che inquadra il circuitismo di Alain Parguez in relazione alla scuola circuitista italiana e in relazione alla MMT. Illuminante sul falso mito della scarsità di spesa pubblica possibile e sul falso mito dell’inflazione, grazie all’allegato di Daniele della Bona. http://www.edizionisi.com/

  15. […] a fronte del gettito fiscale ricevuto. E come abbiamo sottolineato molte volte, un paese che da 20 anni toglie all’economia reale per dare alla rendita non farà mai nessun passo in avanti, quand’anche riuscisse a ridurre […]

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