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Nazionalizzare per Fermare il Declino

lenin-giannino

Oscar Giannino nei panni di Lenin, tratto dalla pagina Facebook “Comunisti per Giannino”

Convertire in azioni le obbligazioni del Monte Paschi acquistate dallo Stato, che acquisirebbe così il controllo della banca; risanarla in 2-4 anni; venderla sul mercato, addirittura guadagnandoci.

No, non è la proposta di qualche impenitente statalista. E’ invece il contenuto di un articolo di Oscar Giannino e Michele Boldrin pubblicato sul sito della lista “Fare per Fermare il Declino”.

Chiariamo che l’ipotesi avanzata dai due esponenti di “FiD” è tutt’altro che insensata. Sicuramente è preferibile alla situazione attuale, nella quale il MPS si trova pesantemente indebitata con lo Stato a tassi di interesse insopportabili (Mario Monti in proposito ha spiegato che altrimenti sarebbe considerato un aiuto di Stato, non compatibile con le ormai bizzarre regole europee sulla concorrenza).

Il problema, va da sé, è che una proposta del genere appare smaccatamente in contraddizione con la filosofia di fondo che anima “FiD”, per la quale il mercato è sempre la soluzione, al punto che va introdotto anche nel cuore dello Stato, attraverso la concorrenza e la “selezione darwiniana” delle amministrazioni pubbliche.

Qualche domanda sorge spontanea e ci si perdoni se per una volta, con fini per così dire maieutici, prenderemo le parti dei difensori delle virtù taumaturgiche del mercato:

  • Se, come dice Boldrin [link] il problema di MPS deriva dalla politica, come è possibile che la nazionalizzazione (e quindi maggiore potere alla politica) sia la soluzione?
  • Se, a detta di Giannino-Boldrin, i danni ad MPS sono stati procurati dal PD senese (e nazionale) attraverso la Fondazione, cosa ci assicura che danni maggiori non siano possibili (e anzi probabili) grazie al PD nazionale attraverso la statalizzazione della Banca?
  • Cosa induce Giannino e Boldrin a ritenere che lo Stato abbia la capacità di risanare MPS? Lo Stato possiede qualche capacità speciale, qualche dote previsionale, qualche talento pianificatore che i manager nominati dalla Fondazione, a sua volta controllata dai poteri pubblici locali, non posseggono? E’ forse portatore di un’intelligenza collettiva di cui i due esponenti di “FiD” non si erano precedentemente accorti e che invece, per qualche ragione ancora da indagare, manca agli Enti locali?
  • Se, come ama ripetere Giannino, lo Stato italiano è “ladro”, perché affidargli il compito di risanare una Banca? Non è probabile che, facendo così, lo Stato conquisti una scusa in più per “mettere le mani in tasca agli italiani”?
  • Si rendono conto Giannino e Boldrin del doppio azzardo morale che una proposta del genere implica? Da un lato lo Stato – così bravo ed efficiente nel risanare MPS – una volta scoperto che da esso può trarne significativo profitto potrebbe decidere di rimanerne proprietario e così distorcere la concorrenza. Ma, anche se ciò non accadesse, il rischio è che da ora in avanti qualunque azionista di una banca (compresi gli stessi manager che possiedono azioni dell’istituto che dirigono) saprà che in caso di malinvestimenti in qualche “bolla”, ci sarà sempre lo Stato (quindi i contribuenti) disposto a pagare, prima della bancarotta, un prezzo  probabilmente molto superiore a quello che verrebbe offerto dal mercato dopo un fallimento o comunque dopo che le leggi del mercato abbiano fatto il loro lavoro nel determinare il giusto prezzo della società.
  • Cosa ci assicura che, una volta che i capaci manager scelti dal Ministero del Tesoro avranno reso MPS efficiente e profittevole, la politica non decida di venderla a qualche “amico degli amici”?
  • Se, per ipotesi, l’operazione di salvataggio/ripulitura di MPS dovesse fallire, chi ne pagherebbe le conseguenze? Chi restituirebbe i soldi malspesi ai cittadini? Sono gli autori della proposta disposti a far correre ai contribuenti questo rischio?

Ovviamente si tratta di domande puramente retoriche. E’ chiaro a chiunque, infatti, che una banca non può essere lasciata fallire. Ma allora c’è da chiedersi come mai, persino dopo aver visto gli effetti del fallimento di Lehman Brothers, Giannino abbia continuato a sostenere che si sarebbe dovuto lasciare agire il mercato, facendo fallire tutte le banche e non solo Lehman:

“Alcuni o molti di voi penseranno che è stato saggio e inevitabile, nei Paesi padri del modello finanziario ad alta leva e bassa congruità patrimoniale, nazionalizzare e salvare le banche. Al contrario, noi pensiamo che non sia vero affatto, perché la certezza di essere salvati non costituisce freno al moral hazard del banchiere e non spinge l’azionista a sorvegliarlo, ma solo a chiedergli utili e dividendi.” [link] (grassetto nostro)

E ancora:

Penso invece che la soluzione di Milton [Friedman, ndr] al problema TBTF [Too Big To Fail, troppo grandi per fallire, ndr] non sarebbe stata “evitiamo a tutti i costi” i fallimenti dei grandi intermediari. […] Una linea forse più produttiva, del solo sì al fallimento Lehman che ha confermato poi a tutti i grandi istituti mondiali che tanto non rischiano nulla di definitivo” [link] (grassetto nostro)

Forse la risposta è quella che una volta diede Robert Lucas, economista certo non accusabile di statalismo: “Siamo tutti Keynesiani quando siamo in trincea” (We are all Keynesians in the foxhole). In altre parole, di fronte ad una crisi è l’azione collettiva, incarnata dallo Stato, la sola soluzione praticabile anche per i più restii all’intervento pubblico, poiché seguire le leggi del mercato provocherebbe danni maggiori.

L’unica cosa che si potrebbe chiedere a Giannino e Boldrin, a questo punto, è un minimo di coerenza e, ci si permetta, di decenza: non sparare continuamente a palle incatenate su quello che poi viene chiamato, quando le cose si mettono male, a salvare il mercato da se stesso.

Immagine tratta da: “Comunisti per Oscar Giannino

30 commenti su “Nazionalizzare per Fermare il Declino

  1. E’ un classico del liberismo fondamentalista: esserlo senza se e senza ma, con le terga (scusate l’eufemismo) degli altri.

  2. Non ho letto il post, l’immagine di Giannino/Lenin mi impedisce di andare avanti nella lettura: troppo assurda! muhauhah
    L’ho girata ad un collega fermatore del declino.

  3. E’ la prova che Fid non è un movimento necessariamente liberista, ma bensì un movimento necessariamente ragionevole. Ed è altresì la controprova del fatto che i vostri occhioni pregiudizievoli si illuminano soltanto a sentir parlare di nazionalizzazione. Mentre il loro non è un movimento necessariamente liberale, le vostre idee sono invece necessariamente stataliste. Peccato che la ragionevolezza, come dimostra Fid con il vostro stesso articolo, non risiede agli estremi. Le vostre critiche sono sterili, in quanto incoerenti con la premessa, e cioé che quelle proposte non sono sbagliate. Se invece è vostra intenzione dedicarvi tanto animatamente alla critica del liberismo che predica libertà e attua statalismo, è vostro dovere farlo fino in fondo, però! Nazionalizzare (per poi rivendere) una sola banca è ben più semplice e ben più in sintonia con il principio secondo cui è più facile gestire lo stato se questo è di ridotte dimensioni, che non se è sproporzionato ed elefantiaco. Nazionalizzare una banca per 2 anni non vuol dire darla in pasto alle fondazioni bancarie per sempre. Vuol dire controllare un oggetto delimitato, con tempistiche limitate e persone autorevolmente al di fuori della politica. E poi come potete trascurare il fatto che la crisi di mps non è dovuta al libero mercato, ma bensì proprio allo statalismo? Vi siete dati la zappa sui piedi da soli. Peccato che non avrete mai l’onestà intellettuale per accorgervene.

    • “E poi come potete trascurare il fatto che la crisi di mps non è dovuta al libero mercato, ma bensì proprio allo statalismo?”

      E quindi la soluzione è affidarla allo Stato che sicuramente la risanerà. Non fa una piega.

      • E’ assurdo, vero? Pensa che quella è la soluzione che propongono in questo blog, cioè di cederla allo stato a tempo indeterminato. La proposta di Fid è differente, ripeto (per l’ultima volta), gestire un singolo caso per un periodo determinato di tempo è ben diverso dal rendere la cosa pubblica e lasciare che si disperda per sempre nel tessuto statale composto da migliaia di altre entità pubbliche che per dimensione e numero sono incontrollabili.

      • Ah, aggiungo un altro piccolo dettaglio: quella banca è GIA’ nazionalizzata. Quella che è da te definita una scelta paradossale e paradossale, si, ma non per scelta di Fid. La scelta di Fid è piuttosto il non ripetersi di quella scelta. Non ci sono tante soluzioni: o la si riprivatizza, o non la si riprivatizza. Ciò che avviene prima – la nazionalizzazione – è già avvenuta. Quindi…….

      • “Pensa che quella è la soluzione che propongono in questo blog”

        Essendo un autore del blog, credo di sapere meglio di lei cosa viene qui proposto.

        “non ci sono tante soluzioni: o la si riprivatizza, o non la si riprivatizza. Ciò che avviene prima – la nazionalizzazione – è già avvenuta. Quindi……”

        Quindi logica vorrebbe che la Fondazione venga obbligata a vendere, come Boldrin sosteneva solo poco tempo addietro. Ma evidentemente una volta scesi in politica si può fare a meno della logica e proporre tutto e il contrario di tutto.

  4. Concordo con Giò: l’idea keynesiana e quella lanciata da Boldrin e Giannino non sono la stessa cosa. La differenza sta nel fatto che un keynesiano vorrebbe probabilmente un Mps nazionalizzato per sempre. E voi, nel vostro arguto post, ponete le stesse sensate domande che un liberista porrebbe a un keynesiano: lo Stato (in specie quelli italiano) non possiede alcun “talento pianificatore”, e non intendo affidare le mie sorti economico-sociali a nessun uomo politico, che mediamente nella vita è stato professore universitario, libero professionista, giornalista (come anche chi vi scrive del resto) o magari politico da sempre. E voi sì, invece, voi affidereste le vostre sorti a gente che non ha la minima idea di cosa significhi gestire un’impresa, e addirittura vorreste che pianificasse un sistema d’imprese. Questo è il vero problema.
    Giannino e Boldrin propongono qualcosa di molto diverso. Salvare ciò che sta letteralmente affondando in miliardi di debiti e poi basta, togliersi di mezzo.

    • Giannino e Boldrin propongono di affidare il risanamento ai politici, visto che dovrebbero essere loro a nominare i dirigenti di MPS dopo la nazionalizzazione. L’unica differenza è che sarebbero politici nazionali e non locali (ma anche nel caso dell’MPS attuale la politica nazionale ha influito, come è noto). Sia onesto: è una posizione indifendibile. Se lei ritiene che il controllo pubblico di MPS sia la causa del problema, non può contemporaneamente sostenere che sia anche la soluzione per risanare la banca. Sarebbe come affidare un asilo nido ad Erode.

  5. first, see my proposals for the US here: http://www.moslereconomics.com/?p=8968

    I see all of today’s banks as public sector institutions, much like the military. they have govt. charters, are members of the central bank clearing system, have govt. insured deposits (for all practical purposes), are regulated and supervised by govt., which includes which assets are legal, and also includes the gov’s right to alter management. The private sector aspect is the ability to price risk and self promote, again within regulatory limits. Likewise the military has ‘rules of engagement’ but is none the less a public sector entity.

    Second, with today’s capitalism, ‘failure’ simply means the shareholders lose all. It doesn’t mean the buildings and other business assets have to be destroyed.

    So the questions regarding a failed bank include whether the private sector or public sector (nationalization) should price risk. Europe has a history of both and the choice is political. And both alternatives carry their own serious forms of risks to the general welfare of the population that we are all painfully aware of.

    if the choice is for the private sector to price risk, the alternatives are disposal of the remaining assets via sales of those assets to other banks, or ‘recapitalizing’ the failed institution via taking in new shareholders to carry on with the remaining bank assets. Either way the govt. is likely to ‘take a loss’ as the net assets are likely to be insufficient to cover the funds owed to the insured depositors, as that’s generally the cause of the failure in the first place.

    The additional macro problem in the euro zone is that the national govts provide the deposit insurance, and not the ECB, the issuer of the euro. But that’s another story, ultimately resolved by the ECB, directly or indirectly, providing the deposit insurance and also being responsible for bank regulation and supervision (all as discussed as early as 1996 at our Bretton Woods conference).

    Warren Mosler

  6. Non mi preoccuperei della coerenza di Giannino , l’importante e che lui, come d’altra parte ha fatto l’FMI facendo mea culpa sulle valutazioni degli effetti dell’austerità,che questi liberisti a tutto tondo accettino una volta per tutte la realtà che non esistono miti, come non si può dar credito alle virtù salvifiche della dittatura del proletariato di Marx , ne allo Stato asso piglia tutto , tantomeno dobbiamo continuare credere alla favola della mano invisibile del mercato ( che anche Smith oggi da uomo intelligente non esporebbe) , la realtà è che il mercato ha bisogno dello Stato e lo Stato del mercato, quando la bilancia pende troppo da una parte ci ritroviamo o nel bolscevismo o in uno dei disastri economici a scelta degli ultimi 150 anni

  7. Il mito del mercato: Lehman Brothers (fallita), Banco Ambrosiano di Calvi (fallito), privatissima era la Banca Privata di Sindona (direi mafiosa, ed è fallita).
    Il privato non è più affidabile del sistema politico. La Mps, a controllo pubblico locale, è a rischio, per operazioni fallimentari.
    Le persone sono quindi fondamentali, tanto nel privato quanto nel pubblico. E voglio vedere chi dice che preferisce perdere i suoi soldi con una banca gestita dai privati piuttosto che da una pubblica.
    Il ragionamento non può essere quindi posto a livello “personale”. Solo dopo, purtroppo, si saprà se hanno gestito bene, onestamente e con oculatezza. Le nefandezze possono essere compiute tanto nel pubblico, quanto nel privato.
    Il ragionamento deve allora essere spostato su un altro terreno: cosa è più opportuno per l’economia e il paese?
    Che il sistema privato possa essere meglio perché induce alla concorrenza è una favola (basta guardare agli accordi tra le banche sul Libor). L’oligopolio è la norma che domina nel sistema economico, tanto industriale, quanto finanziario.
    Si può quindi solo sperare che una presenza pubblica rompa i cartelli che vi sono più o meno sottobanco ed accentui la concorrenza. Ma ovviamente non vi è garanzia.

    L’alternativa è cambiare completamente sistema e riconoscere che il capitalismo, per come lo conosciamo, è endemicamente irriformabile e dannoso per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

  8. Reblogged this on francescosamani.

  9. Come mai tutte quelle ragionevolissime domande non ve le fate quando proponete una sempre maggiore egemonia e predominio dello stato e della politica sui privati, in ogni settore economico, da estendersi sull’intero globo terracqueo?

    Ma per piacere….

  10. Nazionalizzare le banche,ottima cosa! Qualcuno ricorda che nel 1939 certo A. Hitler provò a farlo, e cosa avvenne subito dopo? Svegliaaaa… I banchieri non sono disposti a subire ingiurie. Dietro la guerra di Troia non c’era Elena, ma l’economia come preda di guerra.

    • Le banche sono state recentemente nazionalizzate anche nel Regno Unito. Ma sarei cauto a definire quel paese sulla strada del nazismo!
      Forse guarderei ad altri elementi: l’instaurazione di un regime dispotico e fascista, il razzismo, la violenza verso gli oppositori e i “deviati” all’interno e le tendenze aggressive verso l’esterno, ecc.

  11. Se perliamo di storia della Germania allora dobbiamo ricordare che l’ascesa di Hitler fu favorita delle pesanti condizioni economiche imposte alla Germania dopo la sconfitta della prima guerra mondiale, che Keynes criticò aspramente ( vedi le conseguenze economiche della pace), acuite dalle scellerate scelte di politica economica di contenimento della spesa pubblica e sociale di Heinrich Brüning. Quando si parla di “economia” non si puo ridurre tutto agli aspetti razionali e strettamente economici ma va integrata con gli aspetti sociali e storici.

  12. A chi affidare la gestione delle imprese pubbliche, o nazionalizzate ? Il rischio, che è sempre esistito, è che diventino spazio occupato dai partiti, che le utilizzano per il proprio interesse di parte, diverso da quello della collettività.
    Allora avanzo questa proposta: i dirigenti delle imprese pubbliche siano nominati direttamente dal popolo (tra candidati competenti). Alle elezioni politiche si affianchino delle ELEZIONI ECONOMICHE, con cui i cittadini possano eleggere i propri rappresentanti dei beni comuni. E se non sono beni comuni le banche, non saprei cos’altro lo sia.

  13. Salvare (con i soldi dello stato) ciò che sta letteralmente affondando in miliardi di debiti (fatti per conseguire dividendi esagerati con azioni eufemisticamente spregiudicate) e poi basta, togliersi di mezzo (perdendo qualsivoglia voce in capitolo nella gestione e nell’indirizzo di una più oculata gestione volta ad evitare le derive che hanno portato a richiedere l’intervento statale). A casa mia questa si chiama: privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite. In altre parole: fate quel che volete con le compagnie “too big to fail”, tanto c’è pantalone che alla bisogna vi salva le terga. Etica allo stato puro.

  14. Ma come fa ad essere credibile uno che mente alle conferenze in bocconi sul suo master e dice di aver incontrato il premio nobel “bob arrow”: “cordate sempre quello che disse a me, il primo giorno del mio master a Chicago, quello che poi divenne Nobel…ehm…Bob Arrow! Diceva: ‘La distinzione è che chi ha un titolo di studio inferiore può, al massimo, se starà male nella vita, rubare nelle carrozze dei treni. Chi ha un master, può rubare un’intera ferrovia’”.”.

    Che fa finta di andarsene dopo lo scandalo ma rimane candidato premier e capolista. Uno che si definisce economista quando nn lo è….

    Tolto questo, dovuto perchè sono queste persone a deturpare la figura degli economista, sono le solite ipocrisie neo liberiste. Lo fa anche con il finanziamento pubblico ai giornali. Tutti liberi ma i giornali finanziati….sempre le solite contraddizioni.

    E la frase di lukas me la rivendo perché è splendida. Eh si che la devo dire pure a dottrandi di note università che fan i fichi neo liberisti ma senza la scuola pubblica ora sarebbero a far i contadini….

  15. Certo…socializzare le perdite e privatizzare i profitti: in questo si sostanzia la grande ricetta del Giannino e co. senza che nemmeno vengano sfiorati dalla diatriba sulla capacità di gestione del pubblico o del privato. Diatriba cmq inutile: sono d’accordo sul fatto che sia “l’uomo” a fare la differenza, senza persone oneste e capaci nemmeno la MMT (che io apprezzo moltissimo) potrebbe farci uscire dal tunnel in cui ci troviamo. Però l’ABC sulla questione sovranità monetaria e debito pubblico non si può e non si deve ignorare …

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  20. […] Sia chiaro, nessuno sostiene che azionisti e obbligazionisti vadano sempre e comunque garantiti al 100%, tutt’altro, ma solo che l’applicazione pedissequa di un principio “morale” di mercato può rivelarsi una scelta peggiore del male che si intende affrontare. Gli atti più disastrosi della storia sono stati compiuti in nome di principi che si ritenevano sacri. Alla fede nei principi, gli economisti e i politici dovrebbero contrapporre invece la valutazione caso per caso delle circostanze, da cui far discendere le soluzioni pratiche, ivi compresa la nazionalizzazione delle banche in crisi. Eppure ci era sembrato che i liberisti, almeno questo, l’avessero capito. […]

  21. […] Sia chiaro, nessuno sostiene che azionisti e obbligazionisti vadano sempre e comunque garantiti al 100%, tutt’altro, ma solo che l’applicazione pedissequa di un principio “morale” di mercato può rivelarsi una scelta peggiore del male che si intende affrontare. Gli atti più disastrosi della storia sono stati compiuti in nome di principi che si ritenevano sacri. Alla fede nei principi, gli economisti e i politici dovrebbero contrapporre invece la valutazione caso per caso delle circostanze, da cui far discendere le soluzioni pratiche, ivi compresa la nazionalizzazione delle banche in crisi. Eppure ci era sembrato che i liberisti, almeno questo, l’avessero capito. […]

  22. […] Un ultraliberista, convinto di essere originale e di buon gusto, invoca la nazionalizzazione di Monte Paschi, della serie “tutti comunisti con i soldi degli altri”.Un tizio che ha autorizzato due condoni edilizi, ha millantato opere di bonifica mai effettuate, ha creato New Town invece di tutelare il patrimonio artistico a L’Aquila, ha cercato di affossare le politiche europee sulla riduzione delle emissioni atmosferiche di gas serra, ha “risolto” l’emergenza rifiuti a Napoli smaltendoli come fa la camorra da anni, ha prospettato la messa in campo dell’esercito per la costruzione di centrali nucleari, ha tentato di privatizzare l’acqua che ancora si combatte con gli imbecilli che si è lasciato dietro, adesso dice che da parte sua e del suo partito c’è sempre stata grande attenzione per l’ambiente e punta sulla green economy. In futuro qualcuno che non vanterà differenza tra la faccia e le terga dirà di lui che “per molti versi ha fatto bene”. A proposito, visto che stiamo parlando di “un narcisista di successo” consiglio vivamente la lettura di questo post.Monti promette di ridurre le tasse. Leggevo qualche tempo fa che è incredibile la quantità di cose che un tecnico non può fare e che un politico può fare. A suo onore va detto che nella sua lista ci sono anche poveri terremotati, che i suoi nipotini sono tanto dispiaciuti della sua entrata in politica e che di tanto in tanto è possibile vederlo insieme alla moglie «mentre passeggiano in corso Buenos Aires a Milano»!A sinistra, tra una figura di merda e l’altra, si discute di voto disgiunto, che date le condizioni in cui siamo si potrebbe più correttamente chiamare voto schizofrenico!Quelli che non sono né di destra né di sinistra saranno pure tanto bravi e onesti ma quello che penso di loro l’ho già detto nei commenti di questo post.Poi c’è chi predica l’astensionismo, e sono quelli che sopporto meno, soprattutto quando citano il Saggio sulla lucidità di Saramago senza capire un cazzo dell’impegno politico di quel gigante. Comodo l’astensionismo, così ci si può lamentare di tutti e tenersi fuori dalla mischia e magari non si considera neanche il fatto che alle elezioni non c’è quorum per cui se votano in tre, dico tre, chi prende due voti governa per la maggioranza degli italiani. […]

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