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I socialisti europei in ordine sparso di fronte alla crisi

Incominciano a delinearsi i nodi che il nuovo presidente francese, François Hollande, dovrà affrontare nel suo difficile lavoro di capo del secondo paese dell’Eurozona. Il quadro, però, non è dei migliori.

Mentre la signora Merkel ribadisce che di ritrattare il Fiscal compact non se ne parla, sempre dalla Germania arriva l’intervento di Martin Schulz, esponente di spicco dell’SPD e presidente del Parlamento Europeo.

Sulle colonne di Project Syndicate, Schulz saluta con entusiasmo la vittoria di Hollande, scrivendo che “raramente il cambio di leadership in un singolo paese europeo suscita tante speranze”. La speranza, si intende, di un cambiamento di rotta nell’Unione europea che metta da parte l’austerità.

Sul “programma” della nuova fase, Schulz mette in fila una serie di punti molto interessanti ma, come vedremo, non tanto per ciò che c’è, quanto per ciò che manca.

In primo luogo, Schulz chiarisce che di politiche monetarie espansive non se ne deve parlare:

Un nuovo master plan per la crescita non dovrebbe riguardare la stampa di nuova monetaLa disciplina fiscale resta essenziale, così come lo sono profonde riforme strutturali. Il patto di crescita può essere adeguatamente finanziato da nuove fonti di entrate, come una tassa sulle transazioni finanziarie e project bonds per investimenti in infrastrutture o arginando l’evasione e la frode fiscale, eliminando i paradisi fiscali, nonché da un uso più efficiente e intelligente dei fondi strutturali.

Il presidente del Parlamento europeo prosegue indicando “investimenti mirati” e la “priorità dei giovani” attraverso l’educazione e sgravi fiscali per le assunzioni. Riguardo il ruolo della BCE, per Schulz essa deve fornire denaro a basso costo alle banche che poi lo presteranno a piccole e medie imprese:

La BCE ha offerto prestiti a lungo termine alle banche ad un tasso favorevole. Questo denaro dovrebbe essere prestato a favore delle imprese di piccole e medie dimensioni, che sono la linfa vitale dell’economia europea.

Infine, Schulz sostiene che:

Gli Stati membri non dovrebbero tagliare il bilancio dell’UE indiscriminatamente nel corso dei negoziati sul piano di spesa a lungo termine per il periodo 2014-2020. Se vogliamo sul serio un piano generale per la crescita, abbiamo bisogno di fornire i mezzi necessari. Il bilancio dell’UE è un veicolo di investimento per aumentare la crescita economica e creare posti di lavoro.[…] Il bilancio dell’UE accresce gli investimenti, permette economie di scala, e non può presentare deficit.

L’SPD quindi, qualora dovesse vincere le elezioni nel 2013, non appoggerà quanto richiesto da Hollande: ricontrattare il Fiscal Compact e riformare la BCE perché diventi “prestatore di prima e ultima istanza” degli Stati (così, letteralmente, si è espresso Hollande). In particolare un ruolo della BCE comparabile a quello della Federal Reserve negli USA è stato indicato da numerosi economisti come la priorità se si vuole risolvere la crisi dei debiti sovrani. Ed è in effetti uno dei punti su cui Hollande ha insistito anche in campagna elettorale.

L’unica concessione reale di Schulz riguarda gli Eurobond ma, chiarisce l’esponente socialdemocratico, “nel lungo termine”.

Ad oggi ciò che emerge è che il socialismo europeo non ha un’idea unitaria sulle urgenze da affrontare, nonostante la firma del “Manifesto di Parigi”.

Nel frattempo Hollande affina la sua tattica. Incontrerà la Merkel dopo il 15 maggio e le porrà l’alternativa: subito eurobond o riforma della BCE, non può dire no ad entrambi.

16 commenti su “I socialisti europei in ordine sparso di fronte alla crisi

  1. Trovo che le idee di Schulz siano la ricetta giusta: consolidamento dei debiti ed eurobond per stimolare la crescita. Per quanto riguarda Hollande e l’idea di rinegoziare il Fiscal Compact credo sia piuttosto una promessa elettorale e niente di piu’.

    Riguardo alla monetizzazione del debito ritengo sia un falso problema: quando la BCE ha dovuto finanziare il debito di alcuni paesi acquistando titoli lo ha fatto senza problemi. Inoltre i 2 LTRO altro non sono che forme indirette di sostegno finanziario ai paesi in difficoltà.

    • Ricordo che il fiscal compact comporterà per l’Italia una manovra di almeno 40-50 miliardi di euro per ognuno dei prossimi 20 anni. Non mi sembra che sia la politica giusta per la crescita. E’ piuttosto il modo migliore per strangolare l’economia italiana o buttarla fuori dall’euro!
      La Bce ha acquistato titoli pubblici dei paesi in difficoltà con notevoli problemi! Si sono dimessi ben due membri tedeschi … ed ora che gli acquisti sono terminati tutto è ritornato come prima: il differenziale italiano con i bund balla sui 400 pb.
      Quanto ai LTRO, permettono alle banche di guadagnare il 3-4% annuo sulle somme ricevute in prestito, senza alleviare più di tanto gli oneri sul debito dei paesi in difficoltà e non sono per nulla affluiti al sistema delle imprese.
      E’ così strano che dietro ad una moneta vi sia una Banca centrale a pieno titolo?

      • Infatti non é il fiscal compact la ricetta per la crescita, ma la possibile introduzione degli eurobond o del possibile intervento della BEI. Che ovviamente hanno lo scopo di riequilibrare gli effetti deflattivi del Fiscal Compact, dato che si tratta di espansione della spesa per investimenti.

        Per quello che mi riguarda finché la BCE mantiene il mercato liquido si possono dimettere anche tutti i membri tedeschi o finlandesi che siano.
        Lo spread oggi é a 370, il che coincide con una discesa del 35% circa da quando Monti é al potere. Questo significa una quantità notevole di interessi in meno da pagare sul debito, e non é un effetto deflattivo.

        Il mestiere delle banche é anche quello di guadagnare (sono anch’esse imprese) e se contemporaneamente lo fanno acquistando titoli del debito pubblico non vedo dove sia il problema.
        In un momento di crisi é normale che le banche sia riluttanti a investire nell’economia reale, ripeto sono imprese e vogliono guadagnare non perdere. Ripeto ancora gli investimenti in un periodo di crisi vanno sostenuti dalle autorità pubbliche (keynes?) attraverso gli eurobond o eurobill che siano.
        Insisto, la crescita é un problema europeo non nazionale.

        Che un giorno la BCE sia prestatore di ultima istanza come la FED lo auspico ma non é prioritario rispetto al sostegno alla crescita.

        Ovviamente si tratta di opinioni personali.

  2. Ok per le opinioni personali. Ma, personalmente, trovo strano che la Bce si preoccupi di far guadagnare le banche. In altri termini, che le banche vogliano guadagnare, non mi scandalizza. Trovo “barocco” che per fare acquisti sul mercato aperto dei titoli di Stato la Bce debba finanziarie il sistema bancario.
    Che i trattati non permettano gli acquisti diretti da parte della Bce mi è noto. Ma è proprio questo il punto: la Bce non può fare da Banca Centrale (come la Fed o la Boj). Con il risultato che, da un lato, finanzia in tutti i sensi le banche, e dall’altro non raggiunge l’obiettivo, pur avendo una potenza di fuoco incomensurabile rispetto al sistema bancario al fine di sconfiggere la speculazione che si accanisce contro il debito sovrano dei paesi in difficoltà, (sempre che non sia lo stesso sistema bancario a provocarla, come è avvenuto per qualche banca tedesca verso il debito italiano)!

    • Vorrei spezzare una lancia in favore dei “maledetti” speculatori (sono un trader): gli speculatori sono persone che fanno il loro lavoro in maniera oggettiva, non hanno preconcetti verso un paese o un’altro. Si limitano a valutare i fondamentali di un paese e agiscono di conseguenza. Non é un caso che sono i politici a parlarne come fossero appestati, dato che non fanno altro che guadagnare grazie agli errori commessi dai politici stessi.

      Se un paese é in difficoltà non é per problemi fisiologici, ma perché la classe dirigente di quel paese é una banda o di incompetenti o di corrotti o di entrambe le cose.

      • Ho usato il termine “speculazione” per capirci subito.
        I trader privati agiscono come meglio credono e perdono o guadagnano mettendoci del loro. In questo contesto, mi interessa poco dare giudizi morali.
        Trovo invece inefficace il metodo di intervento della Bce. Si potrebbe dire che anche il sistema bancario tedesco ha ritenuto “opportuno” ridimensionare il proprio portafoglio titoli di Btp. Non contesto le motivazioni. Ritengo tuttavia che una banca centrale debba attuare una politica monetaria che eviti instabilità (e di instabilità noi ne abbiamo avuta un bel po’ e non è ancora finita, temo). A tal fine sarà un problema degli speculatori o dei trader giocare contro la banca centrale (e bruciarsi le dita) o assecondare il vento.

  3. E così anche schulz ha gettato la maschera… un finto socialista antikeynesiano

  4. Quanto al fiscal compact e agli eurobond, preciso subito che non ho nulla in contrario ai titoli pubblici europei utili per finanziare gli investimenti (come non ho nulla verso Draghi, che ha fatto quello che ha potuto in questo contesto: acquisti diretti prima – finchè gli è stato permesso – e Ltro poi). Ma purtroppo questa crisi ha acuito gli egoismi nazionali. E allora come i tedeschi “non vogliono pagare per le colpe altrui”, sarà utile chiedersi se gli eventuali investimenti finanziati con gli eurobond (per ora solo sulla carta, a differenza del fiscal compact che potrebbe diventare un accordo vincolante per gli Stati membri) compensano effettivamente i tagli che verrano imposti dal fiscal compact.
    Si potrebbero dare allora i seguenti casi:
    1) gli investimenti in Italia superano i tagli imposti dal fiscal compact (dubito che sia realistico; ma se fosse, tutto ok in termini di grandi saldi, anche se non vorrei che a pagare siano ancora una volta i ceti più deboli … per finanziare le imprese)
    2) gli investimenti con gli eurobond pareggiano il fiscal compact (poco realistico e rimane il problema di chi paga … per alimentare la domanda alle imprese)
    3) gli investimenti sono inferiori al fiscal compact. In termini di grandi saldi è quindi un danno per l’Italia. Se poi si scoprisse che non solo come paese non abbiamo alcun vantaggio, ma i sacrifici imposti servono per finanziare gli investimenti in altri paesi europei (magari tedeschi e francesi), vorrei proprio capire quale sia il senso di una politica economica e fiscale che potrebbe trasferire risorse dai paesi più poveri a quelli più ricchi. ,

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  6. […] commissione europea. Schultz non è un “falco” come Steinbrück, eppure in passato ha mostrato una certa ritrosia verso le riforme estremamente urgenti per risolvere la crisi dell’euro. Né il documento sull’economia approvato dal congresso […]

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  8. […] poiché esso viene percepito (ed è, in effetti) parte del problema e non della soluzione. Il socialismo europeo si è reso praticamente indistinguibile dal partito dell’austerità e in qualche caso ne esprime addirittura la prima linea: Jeroen Dijsselbloem, presidente di […]

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