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[Video] Stiglitz: “Zero probabilità di default per gli Stati Uniti”

Mentre i giornali riportano la notizia che il debito pubblico americano ha raggiunto il record storico dal 1950, è utile ascoltare il parere di Joseph Stiglitz sull’argomento: il Nobel per l’Economia sottolinea che è tecnicamente impossibile per gli Stati Uniti non ripagare il debito, anche se i mercati, attraverso i Credit Default Swap (CDS) sembrano talvolta scommettere sulla bancarotta federale.

19 commenti su “[Video] Stiglitz: “Zero probabilità di default per gli Stati Uniti”

  1. oro colato per la Modern Money theory…

  2. Non possono andare in default grazie all’esercito più potente del mondo, le testate atomiche, i droni e la totale assenza di rimorsi o dubbi nell’usarli quando serve

  3. E invece in EUROPA si permette alle nazioni di fallire perchè la Germania odia l’inflazione !!!! Un vezzo pagato sulla pelle di milioni di persone.

  4. Posto che sia weird, cioè strano in modo innaturale, scommettere sulla probabilità che gli USA non ripaghino il loro debito in dollari, e che sostanzialmente poi è tutto ciò che hanno sempre fatto i paesi che hanno “pilotato” le svalutazioni delle loro monete, italia nel gruppo, dovremmo forse allora concludere che il mercato prezzi i cds al netto, cioè il loro prezzo sarebbe molto più alto se il paese emittente il bond assicurato dal cds si comportasse (ergo: si fosse sempre comportato e desse segni di volersi ancora comportare) in modo serio? Cioè: il prezzo dei cds sui Tbond è la quantificazione della probabilità di insolvenza (specificata ex ante) considerando che il paese arrivi a dichiararsi insolvente in quanto scelta più economica rispetto ad una elevatissima inflazione con conseguente svalutazione?

    • O forse, molto più semplicemente, i Cds sui Tbond non sono molto distanti da una vera e propria truffa, buona per adescare chi è ossessionato dall’inflazione e chi crede “alla perdita di valore del dollaro da quando c’è la Fed”.

      Qual è il vantaggio degli Usa nel non pagare il debito? Metà è estero (ma paga in dollari che può stampare) e metà è interno. Se il settore interno fosse coinvolto, il danno all’economia americana sarebbe ben maggiore di qualsiasi inflazione.
      Bisogna poi ancora dimostrare che pagando il debito alle varie scadenze (e che quindi non sia più rinnovato) si generi inflazione.
      Ed anche ammesso che vi sia inflazione è meglio che il settore privato sia rimborsato o che subisca una perdita secca?

  5. Sicuramente ha ragione il premio Nobel Stiglitz.
    Vorrei solo sottolineare che ha fatto una piccola/ grande approssimazione da lui fatto ( e prima di lui da GReenspan con un intervista simile rilasciata poco prima del fallimento Lehman).
    Stampare moneta non vuol dire che questa automaticamente sia accettata con lo stesso valore. La sua utilità marginale non è costante ma decresce all’aumentare della massa monetaria.
    Pagare un debito con dollari non equivale a dire che tutti accetteranno in seguito quella moneta nel caso in cui, per un uso eccessivo del torchio monetario, il valore di questi diminuisca.
    Ma il problema, totalmente aggirato, non è quanto pagare il debito in scadenza e con quali soldi . Ma come emettere il debito futuro e chi lo comprerà.
    Se questo verrà acquistato dalla FED allora si stamperà moneta e sappiamo tutti che questo è insostenibile per il futuro di qualsiasi economia, per forte che sia, come gli USA.
    Gli squilibri della bilancia commerciale non aiutano in questo, anzi, aumentano la velocità con cui si può verificare un evento imprevisto, un black swan.
    Gli USA devono stare molto attenti e non andare incontro a facili via d’uscita.

  6. L’utilità marginale della moneta decresce?
    Vi è forse qualcuno che non apprezza il suo ultimo dollaro (o euro) sul suo conto bancario o che direbbe no, grazie ne ho già abbastanza?

    Chi ha un titolo pubblico del Tesoro americano sa che sarà pagato in dollari e sarà ben contento di riceverli, anche se stampati di fresco, piuttosto che non riceverli.
    D’altra parte, se teme che il valore della sua attività finanziaria espressa in dollari perda in futuro di valore rispetto ad oggi, può sempre vendere i suoi titoli sul mercato e troverà qualcuno disposto ad acquistarli senza tanta difficoltà.

    Per il momento non v’è ragione perché il debito pubblico non sia acquistato. E meglio forse quello tedesco? Rende meno. Giapponese? non ne parliamo. C’è sempre il debito italiano. Ecco, in questo momento è più probabile che i mercati vendano i titoli italiani che quelli del Tesoro americano.

    Il rischio per gli Usa ci sarà quando il dollaro avrà perso il ruolo di valuta internazionale. Fino ad allora, non corre alcun pericolo.

    • http://lewrockwell.com/north/north1189.html

      tecnicamente non falliranno?
      Too big Too fail?

      Nulla è impossibile

    • Credi veramente che la condizione del saldo commerciale USA possa andare avanti con un disavanzo monstre come quello attuale ( per il 2011 pari a 726,3 miliardi di dollari – Fonte Doing Business 2011, World Bank) ? Pensi che le riserve valutare della Cina in dollari, pari a circa 2 mila mld, non creino in futuro nessun scompenso? e se domani la Cina decidesse di disfarsi di tutti questi dollari? cosa succede?

      • Se la Cina volesse convertire le sue riserve di dollari in yuan, farebbe la felicità dei produttori americani, mentre ammezzerebbe il sistema industriale interno.
        Se le convertisse in oro, la maggiore disponibilità sul mercato dei dollari americani ridurrebbe i tassi di interesse (ma di quanto si può andare sotto zero?) o favorirebbe la richiesta di altre valute (l’euro? ci sarà ancora?, la sterlina? il franco svizzero? lo yen?), sempre per la gioia dei produttori americani. Infine potrebbe trovare impiego in attività finanziarie, dando inizio a nuove bolle speculative. Ma il mondo andrebbe avanti lo stesso anche se la Cina decidesse di alleggerire le sue riserve in dollari.

        I deficit commerciali americani, fino a quando il resto del mondo andrà bene di essere pagato in dollari, non saranno un problema. E’ anche in questo modo che gli Usa sono diventati la nazione più ricca e potente. Potevano acquistare all’estero tutto ciò che volevano in cambio di un pezzo di carta con l’effige di un loro presidente defunto e la scritta “dollar”.

  7. E se la Cina decidesse di appoggiare lo yuan a tutto l’oro che sta accumulando?

    • Che vuol dire appoggiare?
      Vincolare lo yuan all’oro?
      E quale sarebbe il vantaggio? In tal modo si porrebbero dei limiti alla politica monetaria. A quale scopo, quando gli Usa non si vincolano? Perchè dovrebbero castrarsi la possibilità di una politica monetaria espansiva, qualora fosse ritenuto necessario?

      • Le faccio rispondere da Alan Greenspan.
        Mai rinnegata questa verità anche quando divenne il capo http://www.321gold.com/fed/greenspan/1966.html del cartello delle banche commerciali americane. Quelle che non possono cadere anche se hanno peccato. A scapito di tutti gli altri.
        E voi keynesiani puri continuate a difenderle per poter fare politica monetaria e costruire il mondo perfetto…

  8. Purtroppo non sono riuscito a trovare sul sito della Fed le statistiche monetarie del periodo precedente alla seconda guerra mondiale. Sono invece disponibili sul sito di Robert Shiller i tassi di interesse sui titoli decennali a partire dal 1871.
    La tesi di Greenspan secondo la quale la Fed nel 1927 pompò moneta nel sistema americano per abbassare i tassi di interesse al livello inglese (che non voleva alzarli) per evitare al Regno Unito di perdere altre riserve auree, non trova riscontro.
    I tassi sui titoli decennali nel gennaio 1927 erano al 3,33% ed hanno continuato a crescere fino a raggiungere un massimo due anni dopo, nel gennaio 1929, al 3,60%.
    Del resto è risaputo che l’economia americana entrò in crisi non perchè vi fu una politica monetaria accomodante, ma proprio per una politica monetaria restrittiva nonostante i primi segni di rallentamento dell’attività economica. Ciò era giustificato dal fatto che dominava l’idea – sballata e che tuttora viene riproposta – che aumentando i tassi di interesse si avrebbe favorito il risparmio e quindi creato le risorse per gli investimenti. Il risultato fu il crollo della domanda effettiva. Maggior risparmio, significa minor consumi e tassi più alti significa minor investimenti, già bassi per conto loro a causa del calo dell’attività economica indotta dalla frenata delle vendite.

    Cade quindi l’alibi storico per una gistificazione del gold standard. La crisi del ’29 diffonde il panico tra i risparmiatori che vedono le banche fallire e corrono a ritirare i propri depositi, dando inzio ad un circolo vizioso recessivo.

    Greenspan si affida poi ad una circostanza solitamente vera, ma non sempre. E’ vero che difficilmente tutti chiedono nello stesso momento di ritirare i propri soldi e convertirli in oro. Ma quando succede è il fallimento del sistema bancario. Infatti nel 1933, Roosevelt fu costretto vietare agli americani la conversione del dollaro in oro. Se non l’avesse fatto, il sistema sarebbe saltato perchè vi erano in circolazione più dollari che riserve auree.

    Quindi chi vuole il gold standard deve essere onesto e dire che non si può trasgredire la regola di tanta moneta, quanto oro. Ma in tal modo si finisce per condizionare la crescita dell’economia ad un feticcio. Se vi sono disoccupati e questi possono trovare un’occupazione grazie alle opere pubbliche finanziate battendo moneta, perchè non si dovrebbe fare solo per rispettare una regola del tutto arbitraria e sostanzialmente irrazionale? L’oro non produce interessi ed è tenuto nei caveu ad invecchiare come il vino. Peccato che non si possa nemmeno bere. L’oro non ha alcuna utilità e il valore che ha è solo quello che gli uomini gli attribuiscono, il chè è molto aleatorio e inconsistente. Legare l’economia di un paese a una convenzione formale, per di più irrazionale, non è molto saggio, oltre che illogico.

    • Sul fatto storico chrl’oro sia denaro non le farò perder tempo. Ma si legga questo sulla greta depression http://mises.org/Rothbard/AGD.pdf

      • Ovviamente non mi si può chiedere di leggere 350 pagine in un tempo ragionevole per darle una risposta.
        Ma dando una rapida occhiata a qualche tabella, mi ha impressionato vedere che il valore dei dollari in circolazione nel 1921 fosse di 44,7 miliardi contro riserve auree di 2,6. E che nel 1929 i dollari fossero 71,8 miliardi contro i 3 dell’oro.
        Questo dimostra che chi vuole tornare al gold standard provocherebbe un disastro immenso e che Roosevelt ha fatto bene a vietare la convertibilità interna dell’oro.

        Ho poi visto una tabella in cui sono riportati le banconote in circolazione e i depositi tra il 1921 e il 1929. Escludendo i depositi vincolati, che non entrano per evidente definizione negli scambi, quello che oggi verrebbe definita M1 passa da 20,8 miliardi a 26,2 mld. con un incremento del 26% equivalente ad un tasso medio annuo del 2,6%. Si può quindi sostenere definitivamente che la tesi di Greenspan, secondo la quale vi sarebbe stata una politica monetaria espansiva prima della crisi del ’29 non è corroborata da alcun dato di fatto, né dalle statistiche monetarie, né dall’andamento dei tassi di interesse.

      • Per inciso, tra l’inizio del 1927 e il giugno 1929, la M1 passa da 25,6 a 26,2 miliardi (+2,5% in due anni e mezzo). Questa si chiama politica monetaria restrittiva!

    • Non ho le credenziali per sostenere discorsi economici al notevole livello di questo blog ma non posso trattenermi dall’aderire pienamente a queste considerazioni circa il valore relativo di una “convenzione” che i paesi si sono dati e che sta strangolando assurdamente la vita dei popoli. Che senso ha finanziare i debiti con i debiti se un’accorta politica monetaria espansiva, diretta alla creazione di infrastrutture, alla manutenzione del territorio, a progetti socialmente utili e non sto più a dilungarmi oltre, magari con un regime di taluni prezzi amministrati per tenere a bada spinte inflazionistiche, consentirebbe di innescare una possibile ripresa dal declino? Ventilando il mostro dell’inflazione stiamo rischiando di incaprettarci da soli e mi si passi l’immagine macabra…

  9. aumentare la massa monetaria è una politica monetaria restrittiva :O
    orwell è vivo e lotta con noi.

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