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L’uomo di paglia antikeynesiano di D.K. Levine

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Un articolo divulgativo dal titolo “L’Illusione keynesiana” dell’economista David K. Levine ha suscitato un ampio dibattito nell’econoblogosfera. Tra i critici, Brad De Long e Paul Krugman. Tra i sostenitori John Cochrane.

Piuttosto che annoiare il lettore con un lungo resoconto, proviamo a spiegare cosa non va nella storia di Levine partendo da alcuni passaggi.

Un’economia di baratto

Levine:

Consideriamo uno stato popolato da persone vere che producono e consumano cose. Per semplificare, immaginiamo che vi si trovino quattro persone: uno che produce cellulari, un venditore di hamburger (chiamiamolo “paninaro” per brevità), un parrucchiere e un disegnatore di tatuaggi. Ipotizziamo che il paninaro desideri solamente possedere un cellulare, il parrucchiere solo un panino, il disegnatore di tatuaggi solo un taglio di capelli e il venditore di cellulari solo un tatuaggio, e così il cerchio si chiude. Assumeremo che ciascuno possa produrre, rispettivamente, un cellulare, un panino, un taglio di capelli e un tatuaggio e che ognuno valuti l’unità di ciò che vuole comprare più dell’unità di ciò che vuole vendere. Cioè, il parrucchiere è disposto a tagliare capelli se può ottenere un panino, e così via. Ciò che succede è abbastanza chiaro: il tipo dei cellulari ne produce uno, lo cede in cambio di un tatuaggio al disegnatore di tatuaggi, il quale cede il cellulare in cambio di un taglio di capelli al parrucchiere, il quale lo cede in cambio di un panino al paninaro. Tutti lavorano, tutti ottengono ciò che vogliono e tutti sono felici.

Ora, supponete che il venditore di cellulari all’improvviso decida che non gli piacciono più i tatuaggi, almeno non così tanto da voler lavorare per ottenerne uno…

Quella descritta da Levine è un’economia di baratto, non un’economia monetaria come quella della Teoria Generale. La differenza è fondamentale. In una economia monetaria l’imprenditore (nell’esempio tutti sono imprenditori) non vende dei beni in cambio di beni, ma di moneta. E non gli interessa la moneta, se non in piccola misura, perché con essa può acquistare altri beni. Gli interessa perché ne ha bisogno per rimborsare i debiti monetari contratti con il banchiere o le obbligazioni vendute sui mercati finanziari. Questa è l’essenza di un’economia monetaria.

Ma Levine farà molto di peggio quando introdurrà la moneta nel suo racconto.

Il moto perpetuo che non lo era

Levine:

Il fatto è che la prescrizione keynesiana – spendi di più e non preoccuparti del conto che ti verrà presentato – sembra troppo bella per essere vera, un po’ come la macchina del moto perpetuo o come certi disegni di M. C. Escher. Quello che segue mostra un canale con l’acqua che fluisce in discesa e curva un paio di volte fino a raggiungere una cascata che fa funzionare un mulino, per poi rifluire in discesa fino a tornare in alto.

Escher_Waterfall

Levine torna più volte sul paragone tra la macchina idraulica a moto perpetuo di Escher e il modello keynesiano. Ma quest’ultimo è all’incirca l’opposto della macchina di Escher. Come sa ogni buon “keynesiano idraulico” – prendiamo il “keynesismo idraulico” con le pinze non essendo una rappresentazione particolarmente accurata della Teoria Generale –  il moto nella macchina dell’economia è tutt’altro che perpetuo. Il modello del moltiplicatore implica un moto smorzato. Dato un impulso, uno stimolo, l’iniezione di nuova domanda nel “flusso circolare”, essa produce un effetto via via più tenue perché l’ “acqua” viene drenata dal risparmio. Nulla di tutto ciò si può trovare nella macchina di Escher. Come in qualsiasi macchina a moto perpetuo, non c’è alcuna perdita o smorzamento.

L’avversione per la liquidità

Infine Levine affronta il problema delle aspettative ed introduce la moneta nel suo schema:

Keynes parla anche del ruolo delle aspettative nel fallimento della coordinazione – ottimismo e pessimismo. Per esempio: i pessimisti si aspettano che la moneta non abbia alcun valore, essi non scambiano, pertanto non ha valore: una profezia che si autoavvera; gli ottimisti si aspettano che la moneta abbia un valore, quindi scambiano e la moneta serve ed ha valore: anche questa è una profezia che si autoavvera.

In effetti Keynes argomenta l’esatto opposto di quanto scrive Levine. Per Keynes l’incertezza e le aspettative pessimistiche giustificano l’uso della moneta come riserva di valore. Su questo poi Keynes basa la teoria della preferenza per la liquidità attraverso la quale spiega come mai il tasso di interesse non è in grado di riequilibrare il sistema economico come la teoria classica supponeva. Levine inverte il ragionamento keynesiano e quindi crea la propria originale teoria dell’ “avversione per la liquidità”. Ma l’affermazione di Levine è incomprensibile: se mi aspetto che (cioè se credo che in futuro) le mie scorte monetarie non avranno valore, allora cercherò di disfarmene il prima possibile, attraverso un qualche scambio, piuttosto che continuare a detenerle. 

Ora, si può ritenere valida o meno la teoria keynesiana. Non è questo il punto. Il punto è che Levine attraverso una serie di metafore male assortite costruisce una sua immaginaria teoria keynesiana e poi la critica. E anzi arriva a ridicolizzarla. E’ la classica fallacia dell’uomo di paglia

7 commenti su “L’uomo di paglia antikeynesiano di D.K. Levine

  1. E’ tale una boiata pazzesca, che l’unica spiegazione razionale (oltre a quella del ruolo di agit-prop), basata su alcune indicazioni del suo autore, è che sia motivata dal (potente) rapporto edipico (anche il padre è un keynesiano). L’errore maggiore è di chi, come il sedicente economista Michele Boldrin, la diffonde come argomento supposto decisivo della sua crociata economica neo-liberista e per soprammercato insulta chi avanza qualche critica dandogli del deficiente. Che complesso è? Per “punirlo”, sono andato dopo due anni a commentare per “bastonarlo” volentieri, lui e qualche suo adepto (purtroppo. ho solo 3 commenti a disposizione ogni 24 ore).

    PS: Non ha reagito direttamente, ma ha cominciato a blaterare di troll grillini e di interventi della redazione.

  2. mi sembra ragionevole in questo discorso considerare che 1 dollaro non viene dal nulla è sempre una parte del salario di qualcuno e di fatto fino a quanto questo 1dollaro non si trasforma in acquisto di bene materiale esso puo moltiplicarsi all,infinito se è scambiato per beni “immateriali” per beni immateriale intendo servizi che possiamo scambiarci senza coinvolgere materiali, ma solo il frutto delle nostre capacita ed intelligenza . es quel dollaro puo essere utilizzato x un taglio di capelli che a sua volta puo essere scambiato per pagare un maestro di musica il maestro di musica paghera la persona che assiste la mamma ecc(sempre con quel dollaro) fino a quando quel dollaro non viene scambiato per un bene reale la catena puo andare avanti all,infinito, come si evince. ma sembra che il tema abbia poco a che fare con il keynesismo in quanto keynes poneva la questione considerando il risparmio non investito come causa di calo di domanda.

  3. sembra una banalita cio che dico nel post sopra ma è la dimostrazione pratica che la dissoccupazione da un punto di vista tecnica non ha ragione di esistere in quanto piu occupazione ha effetti solo sulla redistrubuzione del reddito e dalla sottostante capacita di produrre beni a sufficienza per tutti.

  4. Non sembra siano cose su cui si possa discutere.
    C’è uno che in base a suoi meriti pregressi se ne viene su e spende l’autorità acquisita per fare una sua affermazione un poco, alquanto, un tantino forte. Per riguardo a quei meriti acquisiti, colui che si trova a leggere prende in considerazione l’argomentazione e prova a vedere come si possa, col dovuto rispetto, inquadrare il giudizio con il resto del non detto. Ma ecco che è impossibile, ogni vocale aggiunta o spostata è presa per lesa maestà. Il genio superiore s’adombra, evidentemente gli altri poveri mortali sono chiamati solo a deglutire e al massimo complimentarsi ed omaggiare, come si permettono di interferire?
    Allora sai che c’è?……
    Ma vattela a pijà der …..

  5. d,accordo pero non si possono far passare cosi certe affermazioni seppur “autorevoli” in quando sembra lampante che levin e keynes affrontano il problema da un punto di vista differente mentre a keynes interessa la moltiplicazione dei pesci (e spiega come cercare di moltiplicarli) a levine sembra che interessa la moltiplicazione della carta (almeno cosi mi sembra di intendere) perche sottindente che in una economia “satura” il rendimento (rendita) sulla moneta investita cala.

  6. Ho letto in ritardo l’articolo di Levine e qualche commento sul sito FNA. Ho letto anche le repliche di De Long e Krugman. Credo che come giustamente osservate l’economia di Levine è un modello di baratto in cui le aspettative di lungo periodo non hanno nessun ruolo. Keynes senza le aspettative di lungo periodo e l’incertezza, cioè senza il capitolo 12 e il trattato sulla probabilità non è Keynes. Come faceva notare Krugman il mondo si divide in due: coloro che ritengono che la teoria più importante di Keynes sia quelle delle aspettative e quelli che ritengono che sia quella della dom aggr. Dovendo scegliere credo che la prima sia più importante, anche alla luce dell’articolo su EJ. Pensare di ridurre il tema delle aspettative di lungo periodo ad un modello senza tempo di baratto è semplicemente inutile. Vorrei ricordare che Keynes ottenne la sua prima tenure a Cambridge non in economia ma in Statistica, che lavorò per circa circa tre lustri al Trattato sulla probabilità, che forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di rileggere perchè tanto minore non è.

  7. l’economia si aggiusta da sola?

    se non lo fa allora come siamo sopravvissuti dall’alba dei tempi fino all’inizio del 900?

    se l’economia si aggiusta da sola a cosa serve l’intervento dello stato?

    se l’economia prima si aggiustava da sola ed ora non lo fa più, a cosa è dovuto il cambiamento?

    se l’intervento statale è nel complesso benefico, perchè non lo si fa sempre?

    se l’intervento statale è nel complesso benefico, perchè non se ne fa in una quantità 1000 volte maggiore?

    se stampare moneta e darla al popolo affinchè sia spesa è utile allora perchè non stampiamo un miliardo di euro per ogni abitante dell’ue e non distribuiamo a tutti in parti uguali i nuovi soldi?

    e così via….

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