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Perché sosteniamo i referendum contro il pareggio di bilancio

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Pubblichiamo la lettera di sostegno che abbiamo inviato al comitato promotore dei referendum contro il pareggio di bilancio

Al comitato promotore dei referendum sulla legge 243/2012

Carissimi,

i quattro quesiti referendari contro il pareggio di bilancio e il fiscal compact da voi promossi possono essere una delle iniziative politiche più significative del prossimo futuro. Sebbene i problemi che investono l’Europa e in particolare l’eurozona siano più profondi e complessi di quelli immediatamente risolvibili con l’eventuale vittoria referendaria, il significato politico di un tale evento, in Italia e in Europa, sarebbe dirompente e rimetterebbe in discussione i dogmi dell’austerità.

Il magro risultato delle forze di estrema destra che si sono presentate alle urne con una piattaforma per l’uscita dell’Italia dalla moneta unica ha dimostrato che l’Italia non è un paese per “noeuro”. Tuttavia questo rischia di mandare un messaggio incompleto e distorto, quasi che il popolo italiano fosse soddisfatto dei risultati dello “stupido” rigore fiscale imposto dalla istituzioni europee e dai paesi centrali dell’eurozona.

I vostri referendum si caricano quindi dell’onere di dimostrare il rifiuto, da parte di un paese che crede nel progetto europeo di lungo termine, delle politiche economiche sinora perseguite. Progetto che può essere salvato solo se rapidamente cesserà l’austerità paneuropea e se le regole in vigore, ivi compreso il funzionamento della moneta unica, verranno profondamente cambiate in direzione del coordinamento e della simmetria degli aggiustamenti macroeconomici.

Per questi motivi aderiamo convintamente alla vostra iniziativa referendaria.

Un caro saluto

Daniela Palma
Guido Iodice
Keynes Blog keynesblog.com

19 commenti su “Perché sosteniamo i referendum contro il pareggio di bilancio

  1. […] Source: Perché sosteniamo i referendum contro il pareggio di bilancio […]

  2. Daniela Palma & Guido Iodice

    Voi siete sicuramente due brave persone e sicuramente siete estremamente competenti in campo economico. Però, scusate se ve lo faccio notare in maniera brutale: di “politica” non capite una beneamata mazza.

    Mi spiego: voi volete proporre un referendum quando vi stanno togliendo LA LIBERTA’ DEL VOTO? Ma vi rendete conto di quanto è ridicola la proposta? E secondo voi, la stessa élite che CI sta togliendo il Senato elettivo dovrebbe tenere conto di un referendum? Cazzarola, lo stanno togliendo PROPRIO per evitare di dover tenere conto degli elettori!

    Lezioncina di storia politica:

    a) il Porcellum deriva dalla Legge Acerbo e nemmeno a Mussolini era venuto in mente l’idea delle preferenze bloccate e nominate dai partiti. Controllate pure.

    b) Il punto C del programma fascista del 1919 prevedeva l’abolizione del Senato. Prego controllare.

    Chiariamo subito una cosa: il fascismo è morto e sepolto. Punto.
    La possibilità di instaurare una “dittatura parlamentare” invece NO. Ed è esattamente quello che stanno facendo, mentre voi giocate con i referendum. Come se a “loro” potesse fregare qualcosa: meno di ZERO.

    Non è difficile togliere la libertà di voto agli italiani: di solito non se ne accorgono nemmeno. Che sia stato possibile farlo nel 1922, la cosa ha un suo senso. Ma che nel 2014 sia possibile farlo nel SILENZIO TOTALE, beh, come minimo dovrebbe far riflettere.

    Scusate il disturbo e continuate pure a giocare al referendum.

    “Non possiamo dare la libertà a coloro che ne approfitterebbero per assassinarci”
    (Mussolini, 14 ottobre 1922)

    “Non possono dare la libertà a coloro che ne approfitterebbero per non votarli”
    (Chinacat, 2014)

    • Meno male che ci sei te che ce la spieghi la politica….

      • Non è che ve la vuole spiegare Chinacat, è semplicemente che pensare di abrogare per referendum l’austerità senza buttare all’infero l’euro (ovvero la ragione per cui essa è imposta) è una simpatica boutade. Comunque, il referendum ve lo firmo e ve lo voto pure. Ma voglio vedere se passerà le foche caudine della Corte Costituzionale

      • Guido, io non ho ho la pretesa di spiegare NULLA. Io ti faccio solo notare che pensare di fare un referendum in un momento in cui la direzione della politica in Italia è quella dell’autoritarismo più sfrenato è una pia illusione.
        Quando nel 2005 fu elaborato il Porcellum, fummo in pochi ad accorgerci che non solo era il fratello minore della Legge Acerbo ma che era stato fatto per lo stesso identico motivo: togliere la sovranità agli elettori.
        Lo dice Chinacat? No, lo dissero prima svariati costituzionalisti del calibro di Zagrebelski e Pace e dopo 8 anni la Corte Costituzionale.
        E se pensi che il Porcellum sia una “porcata”, aspetta di vedere l’Italicum.
        Ma fatti una domanda: PERCHE’?
        Oppure: tu pensi DAVVERO che togliendo il DIRITTO DI VOTO agli italiani, la situazione economica migliorerà? Wishful thinking, my friend.
        Oppure: tu pensi DAVVERO che le stesse élites che stanno ammazzando la DEMOCRAZIA, siano interessate ai risultati di un referendum popolare?

        Io personalmente ti sono grato per il lavoro che svolgete: ho imparato moltissimo leggendo questo ed altri blog. Ma ho sempre creduto una cosa: non si smette mai di imparare. Se per te è possibile scindere la POLITICA dall’ECONOMIA e dividerle in compartimenti stagni, beh non credo che il buon J.M. Keynes ne sarebbe felice. Anzi. E se sono stato “brutale” nel mio modo di esprimermi è soltanto perchè la situazione sia POLITICA che economica della mia Nazione è molto ma molto preoccupante.

        Ti lasio con una citazione da un libro che sto leggendo adesso. Il libro è questo:
        The Great Depression America 1929-1941 di Robert S. McElvaine

        “I am, for better or worse, an historian, and I believe that history can provide a clearer understanding of the Great Depression and the very important things it has to say to us today than can economic.”

    • tutto giusto. ma….dunque? prendiamo i forconi e andiamo a montecitorio? io sono molto pragmatico e sono convinto che, continuando così, il momento prima o poi verrà.

      però sappiamo bene che per cose del genere ci deve essere una massa critica di persone senza più nulla da perdere. quella massa ancora non c’è….per fortuna direi anche.

      nel frattempo perchè non cercare di attivarsi per iniziative che diffondano nell’opinione pubblica il dibattito? è vero che mediaticamente non si darà risalto alla cosa quindi il grande pubblico raramente ci capirà qualcosa di più….ma una fetta di persone potrebbe cmq esser raggiunta da nuovi dubbi.

      no? parlo proprio pragmaticamente. spostare un sassolino oggi non può essere utile in prospettiva futura? perchè se l’opposizione, da inesistente com’è si limita a perseguire solo quello che può far saltare il banco…senza prima seminare….”loro” rimarranno al potere fino a un nuovo Gaetano Bresci. e anche oltre.

    • L’abolizione di fatto del Senato è un’ARMA A DOPPIO TAGLIO per il “regime”. Raffornza l’esecutivo e rende possibile governare con numeri più esigui, senza bisogno di grandi coalizioni. Stanno approvando questa riforma con intenti appunto anti-democratici, ma chissà che tra qualche anno non verrà usata contro di loro, consegnando il potere a qualche partito di oposizione, che avrà le mani libere per decisioni drastiche (uscire dall’euro e magari dall’ Unione europea)

  3. Beh, prendere i forconi forse è inefficace come misura antisistema, ma lavorare per cacciare chi ruba alla collettività forse è più realistico. Come cacciarli? E qui il discorso diventa davvero complicato. Ma l’obiettivo è e deve rimanere quello.
    Insomma, ritorna d’attualità oggi più che mai l’interrogativo “che fare” di leniniana memoria.

  4. Non sono un economista e le nozioni più interessanti le ricavo da questo sito. Però le perplessità su questo referendum rimangono.
    A. Bagnai le esemplifica nel suo blog:
    http://goofynomics.blogspot.it/ (articolo di sabato 5 luglio).
    Potete chiarire i suoi dubbi (e i miei)?

    • A noi pare che, quanto a soluzioni “illusorie”, la strategia dei noeuro italiani in particolare sia campionessa in risultati mancati, quindi sono gli ultimi a poter accusare gli altri. Basta vedere come l’avanzata dei noeuro in vari paesi ha portato alla grande coalizione PSE-PPE (similmente a come è accaduto in Italia con le ultime politiche) e non certo ad una rottura del fronte eurista. O, meglio ancora, all’arretramento delle forze antieuro proprio nei paesi in cui l’austerità è stata più intensa. Paradossalmente i noeuro vincono dove non c’è l’euro (UK) o dove si ha paura che alla fine la permanenza dei PIIGS possa portare a dover prevedere trasferimenti fiscali o forme di mutualizzazione del debito. Fa eccezione la Francia, dove comunque di austerità se ne è vista poca, e dove il risultato della Le Pen non porterà comunque a nessun cambiamento. Non è infatti la prima volta che i francesi protestano votando FN e poi però quando si tratta di scegliere davvero tornano alla tradizione.
      In Italia il PD, che secondo questi intelligenti analisti doveva sparire sepolto dai suoi tradimenti, ha raggiunto il massimo storico, mentre i partiti appoggiati dai noeuro sono rimasti al palo: FdI non ha passato il quorum, la Lega sì ma i noeuro lì candidati non sono stati eletti. A proposito di “illusioni”.

      Va invece colta l’occasione di far sentire la voce popolare in modo specifico sull’austerità, al di là del voto politico. Questo fanno i referendum. Andarsi a interrogare su cosa succederebbe tecnicamente se vincessero vuol dire non aver capito nulla. Il punto è capire cosa succederebbe POLITICAMENTE.

      • Beh, con riferimento alla cosiddetta illusorietà delle soluzioni faccio -sommessamente- notare una cosa.

        La legge che contestate, è attuativa di un principio costituzionale. Principio votato con una maggioranza bulgara eterodiretta “via spread”, reputata necessaria -indovina un po’- proprio ad evitare la consultazione popolare confermativa prevista dalla Costituzione stessa.

        Ora, considerato che l’indirizzo politico maturato in questi anni è addirittura quello di modificare la costituzione -anche profondamente- cercando spasmodicamente la maggioranza dei due terzi per evitare la consultazione popolare, beh, va da sè che il vostro nobile referendum non sarà neanche una goccia d’acqua nel mare.
        Non solo perché, ammesso e non concesso che troviate le firme, non avrete mai, su quotidiani e media nazionali, lo spazio ed i tempi necessari per rappresentare le vostre nobili opinioni (un referendum ha reale valore solo quando il corpo elettorale ha pari accesso ad entrambi i punti di vista rappresentati), ma anche per il fatto che l’abrogazione referendaria non inibisce il futuro potere del legislatore di ri-disciplinare la materia riaffermando il principio (che è in Costituzione). Ed anzi, con il suo nuovo sistema monocamerale col premio di maggioranza, l’amico Renzi non mancherà di provvedere in maniera sollecita.

        Per carità, io firmerò per i quesiti! Ma nella piena coscienza che servirà a poco.

        P.S.
        Il PD, come forza di sinistra, è già morto. Sepolto, per l’appunto, dal tradimento di chi ha anteposto la sopravvivenza politica alla difesa degli ideali e degli interessi dei lavoratori salariati.
        Quel 40% di consensi, è il frutto della trasformazione in una nuova democrazia cristiana di destra.

        Quindi, chi diceva che il PD sarebbe stato sepolto dai suoi tradimenti ha, in fondo….. ragione.

  5. signor Iodice la sua lettura dei movimenti in atto in europa è desolante.

    oltrechè ideologica secondo me. troppo comodo dire che in Francia nulla cambierà quando anche loro sono alla vigilia di un’ennesima ondata di stretta fiscale…e permanendo questa situazione (che permarrà) sarà solo una delle tante.

    se lei avesse ragione vorrebbe semplicemente dire che davvero la rivolta di piazza sarebbe l’unico esito possibile.

    no chiarisca perchè se lei considera come negativo il fatto che PSE e PPE si siano uniti
    vuol forse dire che pensava fossero in realtà partiti differenti? pensava che fosse possibile mettere PSE e PPE uno contro l’altro? quando le larghe intese ci sono già ufficialmente in Germania, Italia, e quanto a uniformità di vedute sulla situazione europea in ogni altro paese europeo?

    no perchè se la sua strategia sarebbe quella di mettere contro l’un l’altro PSE e PPE…. e se i no euro sono inconcludenti…..lei cosa sarebbe?

    siamo seri. il sistema è questo ed è compatto. sappiamo TUTTI benissimo che l’alternanza destra-sinistra è FITTIZIA e che va rovesciata. non esiste una parte del sistema buona.

    lei da economista potrà essere favorevole all’euro questo non importa ma deve prendere atto che la situazione politica è questa. questa classe politica (e la politica sta SOPRA all’economia, perchè la politica decide le regole del gioco nonostante dai tg ci facciano credere altro) è irriformabile e non riconducibile a miti consigli.

    detto questo…resta il problema del che fare.

  6. cioè non possiamo ancora essere al livello da porci il dubbio che le politiche economiche europee e nazionali siano tali perchè si stanno facendo degli errori eh? sono SCELTE CONSAPEVOLI E VOLUTE della classe dirigente nazionale e continentale.

    punto. e siccome scelgono questo vuol dire che questo è ciò che vogliono. noi dobbiamo partire da qui. tanto il tempo dell’analisi economica, con tutto il rispetto, è ormai alla fine. tutto quel che si poteva dire si è detto.

    ormai si tratta solo di discutere quale delle molteplici soluzioni adottare…una delle quali sarebbe la sua….ma questo non avviene. non certo per cause economiche o per presunti errori di analisi della Commissione.

  7. @Lorenzo: con lquesta logica non si sarebbe fatto il referendum sul nucleare e ci sarebbero ancora centrali nucleari in Italia. E’ vero che a volte i referendum vengono traditi, ma ciò non implica che sia sempre così, quindi il tentativo va comunque fatto e non si può dire che sia a priori inutile.

    Al contrario, è l’unico modo ragionevole di portare il popolo italiano a lanciare un segnale che altrimenti MAI lancerà, data la rassegnazione con la quale sta vivendo questa crisi.

    Quanto alla copertura mediatica, il referendum neanche c’è e già ne parlano i giornali, di destra, di centro e di sinistra, e gli esponenti del comitato sono stati ospiti in trasmissioni tv popolari.

  8. purtroppo questi tipi di referendum -per me- rappresentano semi culturali— e d’altra parte non possiamo subire sempre senza dire la nostra opinione.. ma rimango scettico..corrado stefanini

  9. Per carità: meglio fare il referendum piuttosto che non fare niente … ma ci vorrebbe ben altro !

    A voler essere ottimisti, il referendum potrebbe avere due effetti positivi:

    1.costituirebbe per i cittadini italiani occasione ulteriore per prendere consapevolezza e confrontarsi a livello politico sugli obiettivi imposti dall’Unione europea a guida tedesca (evidentemente, la recente campagna elettorale per le europee non è servita a fare sufficiente chiarezza …);

    2.fungerebbe da pungolo verso Renzi (ma anche da supporto) per il suo tentativo di negoziare con le Istituzioni europee una maggiore gradualità del processo di convergenza verso il pareggio di bilancio.

    Più di questo non si può davvero sperare: l’esito del referendum non è nè formalmente, nè sostanzialmente in grado di modificare l’obiettivo del pareggio di bilancio, al massimo potrà contribuire a posticiparlo …

    Purtoppo, il referendum si rivelerà a consuntivo come l’ennesima puntata del teatrino della politica nazionale, ove si dissipano il tempo e le energie dei bene intenzionati che non si sono rassegnati al declino di questo nostro Paese, mentre la gran massa dei concittadini rimane come “alla finestra”, aggrappandosi ai redditi che continua a percepire ed al patrimonio accumulato, nella speranza che l’onda lunga della crisi non li travolga.

    Volenti o nolenti, questa volta la ripresa non ariverà dal debito, soluzione magica che ha il pregio politico di ampliare la “torta” da spartire senza scontentare nessuno. La sfida è ben più impegnativa ed è quella di ridistribuire le risorse (non irrilevanti) che il Paese ha già oggi a disposizione:

    – DAL CAPITALE FINANZIARIO AL CAPITALE PRODUTTIVO
    – DALLA SUBORDINAZIONE DEL LAVORO AL CAPITALE, ALLA COMPARTECIPAZIONE PER IL CONSEGUIMENTO DI UN OBIETTIVO COMUNE.
    – DA CHI POSSIEDE DI PIÙ (E MAGARI NON USA NEANCHE CIO’ CHE HA) A CHI HA PIU’ BISOGNO.
    – DAL CONSUMO (VOLUTTUARIO) NEL PRESENTE ALL’INVESTIMENTO SUL FUTURO.
    – DAL CONSUMO INDIVIDUALE DI BENI MATERIALI ALLA CREAZIONE E CONDIVISIONE DI BENI PUBBLICI.

    Ma per raggiungere questo risultato non basta la macroeconomia …

    Articolo completo su: http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2014/07/referendum-sul-fiscal-compact-venghino.html

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

  10. A livello politico il referendum sarebbe bocciato dalla corte costituzionale e pero’ avrebbe l’effetto ampiamente negativo di affibiare agli Italiani la solita patente di inaffidabilita’ rispetto agli impegni presi, furbetti e quantaltro, è quindi come soluzione parente prossima di quella farneticazione dell’uscita dall’euro, cioè peggiore del male! In realtà il pareggio di bilancio, anche se è un non senso macroeconomico, è una roba che non produce effetti, al pari del fiscal compact: si dice esplicitamente che la regola generale si puo’ eludere in caso di congiuntura negativa…si tratta quindi di una affermazione di principio che proprio per questo è inserita in costituzione…qui bisogna che ci intendiamo, almeno fra di noi che qualcosa di macro la capiamo…le regole dell’ue non sono semplicemente sbagliate quindi bisogna correggerle…sono fatte apposta così per vincolarci tutti e non permettere a nessuno di “fare il furbo”…i tedeschi saranno pure dei fanatici cani lupo, ma un Europa senza la Germania non avrebbe senso…se domani mattina riscrivessimo le regole in maniera diversa, dopodomani la Germania uscirebbe dall’euro e l’Europa si sfascerebbe…anche la merkel ha un suo elettorato, non è che non danno conto a nessuno…le concessioni le fanno ma a regole immutate, perché politicamente una cosa e’ tollerare uno sforamento, un’altra dire che sforare e’ permesso sempre e comunque…se il Renzi di turno invece di parlare a vanvera facesse sforamenti per 2-3 anni di seguito ci farebbero qualche rimbrotto e basta…se utilizzassimo il 100% dei fondi dell’ue per lo sviluppo poi, probabilmente non ci sarebbe manco bisogno di fare il 6% di deficit per ripartire…anche il discorso di uscire dall’euro si può fare se si vuole: basta entrare nel dollaro (ovvero continuare ad usare l’euro da paese esterno)…i bond vigilantes tollererebbero anche un deficit elevato per qualche tempo, basta che poi si dimostra che si e’ capaci di organizzare un paese in modo decente…il punto è tutto qui: le persone serie e preparate fanno le cose, gli altri parlano, nicchiano, protestano, mettono un principio in costituzione, poi lo tolgono, poi fanno 30 slides, promettono di fare 100 cose e poi si giustificano che non gli han permesso di far nulla!

  11. […] ombra. E’ legittimo – ripetiamolo ancora una volta – sollevare dubbi. Anche noi non pensiamo affatto che questi referendum siano di per se stessi risolutivi. Non lo pensa nessuno dei promotori. Ma da qui a sostenere che si tratti di un favore alla […]

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