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Il vero obiettivo è privatizzare il pubblico

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Enrico Mattei, presidente dell’ENI

A che serve la crisi europea? Una risposta è che rende inevitabile la privatizzazione delle attività pubbliche, con grandi profitti per i privati. Come mostrano i casi di Spagna, Grecia e Portogallo

L’Europa è avvolta in una spirale senza uscita fatta di ricette controproducenti, mentre la crisi fa il suo lento, inesorabile lavoro. Le famiglie, se possono, risparmiano e contraggono i consumi. Le imprese non investono. Le banche cercano di limitare i danni e riducono il credito. Una crisi di debito estero (prevalentemente privato) è stata spacciata per una crisi di debito pubblico. La spesa pubblica viene bloccata con perfetto tempismo da un trattato internazionale che impone un rozzo vincolo di pareggio di bilancio, senza troppo distinguere se si tratti di spesa per investimenti o di spesa corrente.

Era ben noto che una politica di repressione della spesa pubblica, in presenza di un eccesso d’indebitamento del settore privato e di tassi di interesse già bassi e ai minimi storici, non poteva che avere effetti deleteri. Il crollo della domanda interna ha raggiunto le economie più solide della zona euro, che si avvicinano anch’esse a scenari recessivi. Assumendo l’impossibilità di una follia collettiva di tutte le classi dirigenti europee, resta da chiedersi cui prodest? A chi giova tutto questo?
Non è un caso che le ricette per uscire dalla crisi più in voga si concentrino su un punto: la dismissione del patrimonio pubblico per ridurre il debito. Ovviamente, la sensazione di trovarsi in un vicolo cieco per le finanze pubbliche, con la scelta obbligata di privatizzare enti, beni e servizi pubblici, è la scena classica di un film già visto in tante parti del mondo.
Non ci si arriva per caso, anzi, spesso è uno degli obiettivi neanche troppo nascosti della lunga strategia di logoramento del settore pubblico, la cosiddetta “starve the beast”. La bestia è lo stato, nemico ideologico da affamare, sottraendo continuamente risorse necessarie al suo funzionamento. La qualità dei servizi che esso eroga al cittadino diminuisce. Il cittadino lo nota e incomincia a chiedersi se davvero valga la pena mantenere in piedi con le proprie imposte un servizio pubblico sempre più scadente.
Poi arrivano i salvatori della patria, che comprano l’azienda o servizio pubblico a un prezzo conveniente e ne estraggono profitti. Quando va bene, il nuovo proprietario del servizio ex-pubblico lo eroga in modo più selettivo e a costi maggiori per il cittadino. Quando va male, scorpora la parte migliore da quella cattiva, scarica i costi sulla collettività (bad companies), sfrutta gli attivi ancora validi, e poi scappa.
La privatizzazione della sanità negli Stati Uniti ha raddoppiato i costi per i cittadini, escludendo un’enorme fetta della popolazione da ogni copertura sanitaria. Una volta capito l’errore commesso e verificati i costi economici e sociali di tale processo, l’inversione di questa tendenza nefasta è l’atto che Obama considera come il più importante del suo primo mandato presidenziale.
L’esperienza delle “riforme” nell’Europa centrale ed orientale subito dopo la caduta del comunismo ci insegna che le privatizzazioni realizzate per necessità di far cassa si traducono in svendite di beni comuni a vantaggio di pochi privati, che i primi servizi a essere privatizzati sono quelli che funzionano meglio, i gioielli di famiglia, e che questo contribuisce a un notevole aumento delle disuguaglianze.
Altre parti del mondo, come l’America Latina, hanno vissuto esperienze simili, in cui beni e servizi pubblici sono stati ceduti a condizioni vantaggiose solo per l’acquirente. Non è un caso che Carlos Slim, l’uomo più ricco del mondo secondo Forbes, debba la sua fortuna alle privatizzazioni selvagge degli anni ’80-‘90 in Messico, dalle miniere alle telecomunicazioni.
Adesso è il turno della vecchia Europa. Il Portogallo ha chiuso il 2012 privatizzando gli aeroporti, la compagnia aerea nazionale, la televisione (ex) pubblica, le lotterie dello stato e i cantieri navali. In Spagna le privatizzazioni “express” riguardano i porti, gli aeroporti, la rete di treni ad alta velocità, probabilmente la migliore e più moderna d’Europa, la sanità, la gestione delle risorse idriche, le lotterie dello stato e alcuni centri d’interesse turistico. La Grecia è stata recentemente esortata ad accelerare il processo di privatizzazione dei beni e servizi erogati finora dallo stato, come condizione per continuare a ricevere gli aiuti europei.
In Italia Mario Monti, poco prima di dimettersi da Presidente del Consiglio, decretava l’insostenibilità finanziaria del sistema sanitario nazionale, spiegando la necessità di “nuovi modelli di finanziamento integrativo”. L’agenda Monti oggi ci ricorda che “la crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane” e quindi invita a “proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico”. E sulle prime pagine di alcuni giornali c’è anche chi vede ancora “troppo stato in quell’agenda”.
La teoria economica e l’esperienza del passato ci insegnano che la privatizzazione di aziende pubbliche se da un lato riduce il deficit di un dato anno, dall’altro ha un notevole rischio di aumentare il deficit di lungo periodo, nel caso in cui l’azienda dismessa sia produttiva. Inoltre non basta che la gestione privata sia più efficiente di quella pubblica; il guadagno di efficienza deve anche assorbire il profitto che il privato necessariamente persegue.
Se chi vende (lo stato) ha urgenza e pressioni per farlo, chi acquista (privati) ha un chiaro vantaggio negoziale, che gli permette di ottenere condizioni più convenienti. E se le condizioni della privatizzazione sono più convenienti per il privato, esse saranno simmetricamente più sconvenienti per il pubblico, cioè i cittadini.
Studi recenti dimostrano come i cittadini dei paesi che hanno subito privatizzazioni rapide e massicce negli anni ’90 siano profondamente scontenti degli esiti. I giudizi ex-post sono tanto più critici quanto più rapide erano state le privatizzazioni, maggiore la proporzione di servizi pubblici svenduti (acqua ed elettricità in particolare), e più alto il livello di disuguaglianza creatosi nel paese.
La questione delle privatizzazioni è il punto d’arrivo del processo che l’Europa e l’Italia stanno vivendo. Discuterne più apertamente è fondamentale, se si ha a cuore il bene comune. Le decisioni che si prenderanno in proposito definiranno la rotta che l’Italia sceglierà di seguire nel dopo-elezioni.

di Agenor da Sbilanciamoci.info

20 commenti su “Il vero obiettivo è privatizzare il pubblico

  1. Iniziando dal sistema Elettorale
    Elezioni Politiche 2013 Al di là del governo di SCOPO possibile ed obbligato!?
    Taluni si lamentano di aver perso pur avendo vinto!? Quando stiamo rischiando di perdere un intero Paese mettendolo ulteriormente in scacco! Quando siamo permanentemente da decenni allo stallo!
    Ormai è condivisione comune l’esigenza di cambiare e di ammodernare la legge elettorale reputandola inadeguata sotto ogni profilo e prospettiva rispetto alle nostre attuali esigenze di siffatti accelerati tempi (Bauman) del terzo millennio, dato del ritrovarci a soffocar per eccesso d’austerity e grandinate di tassazioni entro il massimo stallo e d’ingovernabilità rischiando di passare dalla commedia italiana alla tragedia Greca dal fatto di voler continuare a farci propinare i soliti obsoleti compassati ed inappropriati modelli elettorali mantenuti incompleti per insito “block in” ovvero, per l’incorporato autoblocco dato dal non essere strutturalmente per detta strutturale insita incompiutezza privi di quella dovuta articolazione che li renderebbe sistemi! Pertanto senza aggiungerci quelle opportune dovute articolazioni ci ritroveremmo sempre più bloccati ed in stallo a livello nazionale ed immersi nella massima ingovernabilità e con tutti i dati economici in negativo al ulteriore conferma di quanto obsoleta, decrepita e scassata sia la macchina elettoral-istituzionale alla quale facciamo riferimento che serve “rifomattare” riassettare come quanto col Sistema SEMIALTERNO si va proponendo per meglio equilibrare ed incarreggiare il nostro Bel Paese per renderlo un autentico Sistema Paese all’unisono ammesso che lo si voglia effettivamente rendere completamente strutturalmente competitivo nel compendio mondiale. Pertanto, si dovrebbe sempre più evincere, a mio avviso, l’improrogabile necessità di addivenire a meccanismi più chiari e trasparenti articolati in modo più equilibrate e tale da poter ingenerare una maggiore fisiologia democratica rispetto all’attuale riprodotta patologia di un siffatto anacronistico Porcellum volutamente mantenuta a regime. In quanto ad un siffatto epocale momento di cambiamento servirebbero soluzioni anche per i meccanismi elettorali più confacenti affinché se ne permetta di ridurre sempre più la distanza (lo spread di rapporto) fra elettore attivo e quello passivo quanto un siffatto particolare pretende di ridurrre esxempre più le filiere d’intermediazione per abbassarne una siffatta abnorme obesità politico pluto burocratica che ci sta sempre più soffocando sotto una pressione fiscale che non ha paragoni al mondo avendo ormai superato ben il 45%! Pertanto serve irreversibilmente invertire una siffatta famigerata rotta per iniziare a sanare la frattura uno spread che si sta sempre più allargando fra cittadini ed istituzioni serve urgentemente riparare per non soccombere! Pertanto, sono le riforme, gli aggiornamenti, gli adeguamenti a dover inderogabilmente venir fatti! Giacché irresponsabile sarebbe voler lasciarle così le cose come finora s’è dimostrato dover come cittadini subire! Poiché bisogna rendersi conto che in un momento di un totale cambio di paradigma antropologico, economico, sociale e culturale, la necessità d’un adeguamento anche sul fronte dei meccanismi elettorali risultava indifferibile! Pertanto, non più permetterci di subire e/o accontentarci delle solite retoriche obsolete risposte del gattopardescamente far apparire di cambiare tutto per po mai cambiare niente! Quindi, urgono soluzioni affini a quanto una siffatta accelerazione della realtà pretende su ogni versante ed anche ed quello dei meccanismi elettorali non potrà astenersi del doversi dare più inedite e complete risposte! Giacché per effetto di questa accelerazione della realtà anche i filo maggioritari entrano in crisi come l’ha dimostrato fare il Porcellum che pur essendo stato concepito per creare un bipolarismo ha generato invece una totale ingovernabilità data la tripolarizzazione politica in cui ci ritroviamo per auto-neutralizzanti sia del PD sia del PDL che con il M5S! Come quanto già in Gran Bretagna è già successo dimostrato dal fatto che ora il governo “Cameron” a regime, si regge su una coalizione data dalla confluenza di Conservatori (Tory dello stesso Cameron) con l’altro partito di Glegg dei Liberal Democratici a causa del loro sistema elettorale che è imploso (per entropia data dal fatto di girare su una sola dinamica centripeta tipica dei maggioritari) che ha mandato in tilt questo stesso modello Westminster pur essendo stato considerato il massimo campione dei modelli maggioritari. Tutto questo e quant’altro in effervescenza ormai ad ogni latitudine dovrebbe stare a dimostrarci palesemente che siamo concretamente approdati ad una nuova “era”! Un epoca dove ineluttabilmente tutto abbisogna d’essere conseguentemente riformato aggiornato come quanto a suo tempo già asseriva Monod che “le novità si ottengono arrangiando in modo inedito le cose del passato!! Ordunque, tutti gli ambiti e livelli ad ogni ordine e grado sono stati contagiati dalle nuove tecnologie e da internet in modo pregnante e pervasivo… allora, non si capisce per quale ragione l’ambito elettoral-istituzionale ne debba solo in Italia restarne immune, quando, gli Islamici si sono già addirittura riformati la loro Costituzione in rete via web, in internet! Cosa stiamo ad aspettare noi forse Godot!”? Quando siamo in procinto di rischiare d’implodere od esplodere sotto il profilo istituzionale per deficienza strutturale! Quindi, serve darsi subito da fare! Serve riformare, adeguare, aggiungere inedite ristrutturarsi sin dentro la nostrana architettura elettoral-istituzione per renderla architettonicamente più completa affinché, sappia rendere al meglio in efficiente e poter risponde con maggiore puntualità e efficacia a vecchie e sempre nuove istanze che le prossimità presentano in siffatti cangianti accelerati tempi! Serve rottamare, riformare, adeguare ed aggiornare qualsivoglia strumento e mezzo strutturandone le loro architetture con inedite articolazione per renderle efficienti ed aperte all’implementazione al miglioramento ricorsivo continuo. Giacché è adottando questi criteri particolarmente nei confronti dei tradizionali modelli elettorali per superare l’attuale “impasse” giacché urge ammodernare in quanto questi modelli che ci ritroviamo venivano considerati obsoleti perfino da M. Weber che a suo tempo asseriva d’essere frutto di statuizioni formalmente corrette! Pertanto, or giunti nel terzo millenni, dati i secoli che ci separano da quelle dichiarazioni, impossibile sarebbe pretendere che siffatte mantenute obsolescenze possano reggere a siffatti nuovi incalzanti ritmi che una siffatta liquida realtà esprime come Bauman afferma! Purtroppo questo è la continua inadeguatezza nella quale ci dibattiamo dimostrata dai fatti dalla crisi nella quale ci ritroviamo immersi: istituzionale, economica, sociale culturale (perfino religiosa data l’abdicazione del papa! Pertanto quale qual’ altro segno dovremmo attendere per capre che serve cambiare ed acquisire novi: logos, spartito, sistema giacché tutti i modelli ad ogni latitudine sono mantenuti a regime contro il tempo! Pertanto urge caricarsi di coraggio per dimostrasi capaci di cambiare. Giacché assurdo ed inconcepibile sarebbe continuare a pretendere che una “topolino” presentasse prestazioni analoghe a quelle di una Ferrari!
    In quanto è più che assodato dover essere la legge elettorale a doversi “adattare ed incurvare” al sistema istituzionale a regime e non viceversa! Diversamente applicando queste incongruenze tutto risulterebbe distorsivo come quanto ce lo sta nei fatti praticamente dimostrando l’attuale anacronistico Porcellum messo in essere e mantenuto per convenienze di parte! Addirittura accessoriato con un anacronistico listino bloccato che ulteriormente ne conferma l’assurdità data l’incapacità dimostrata dal non aver reso quelle opportune risposta che la gente e tutti s’aspettavano quanto un intero Paese ed anche l’Europa! Visto l’andamento dei mercati della borsa e dello spread!? Invece, ha completamente fallito! Giacché un meccanismo dovrebbe risultare intrinsecamente più completo per rendere effettivamente completo ed un autentico un Sistema Paese quanto col SEMIALTERNO si va proponendo! Diversamente impossibile sarà sempre più aspettarsi risposte da un siffatto incompleto Porcellum che rimette alla libera volubilità d’un manipolo di segretari di partito di nominarsi un altrettanto obsoleto ed anacronistico modo un intero ridondante pletorico Bicameralismo senza eguali al mondo, per numero dei suoi componenti quando dovremmo pedissequamente seguire per “fiscal compact” seguire le indicazione europee! Segno di una intrinseca perdita di sovranità che pertanto non avrebbe ragione di essere in un siffatto anacronistico modo mantenuto quando da decenni si parla di dimezzarlo giacché continuerà a contribuire ad aumentare l’indebitamento. Specialmente in questa fase di recessione con una crisi che si fa sempre più impellente ed assillante e, che cinicamente disperde perfino taluni cittadini esodandoli da taluni diritto! Rischiando di renderci tutti sempre più “esodati” dalla stessa democrazia giacché sembra che così continuando si stia sempre più emulando la Grecia in conseguenza di questo irresponsabile cocciuto procedere senza provvedere a sistemiche strutturali riforme quando tutti vi dovrebbero collaborare in quanto le istituzioni appartengono giacché la politica “è”! semmai sono i suoi attori politici che possono fallire e succedersi inesorabilmente quanto gli i suoi strumenti Costituzione e Programmi elettorali (quindi hard & soft) che non possono continuare ad essere legati a decrepiti schemi volti a meramente lasciar comodamente sguazzare nei privilegi i soli pochi in autoreferenziale perpetua deterrenza! Pertanto anche la Costituzione non può esser considerata un totem da blandire (o decantare fino all’art. 11) ogniqualvolta se ne indichi una qualche necessità d’aggiornamento, quando addirittura l’Islanda come detto, se l’è “rifatta aggiornandosela” grazie ad Internet! Quindi, non possiamo illuderci di poter continuare con un impianto massacrante dissipativo come quanto ci ritroviamo al titolo V (quinto) che ha prodotto e mantiene un siffatto anacronistico ipertrofismo pluto burocratico politico amministrativo (talora totalmente parassitario visti gli antefatti che le cronache quasi quotidianamente annoverano farcendole di peculati da lastricarne l’ultima legislatura con questioni che rigonfiano sempre più l’indebitamento pubblico data la serie infinita di scandali che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi investendo governatori di regione, segretari di partito, banchieri, top manager ed il tutto arricchito di sempre nuovi episodi: il casso MPS e le vendite della Finmeccanica, ecc. che hanno decapitato i vertici di importanti istituzioni nazionali segno che il degrado colpisce trasversalmente ed in modo palese della classe dirigente. Ciononostante, tutto continua a perpetuarsi nelle solite analoghe commistioni fra politica e finanza che sembrano non conoscere alcun limiti alla decenza! Dove i controllori in ultima analisi continuano ed essere talora gli stessi controllati. Giacché anche il MPS non è da considerarsi un problema limitato alla sola Siena: in quanto le fondazioni (oltretutto al 51%) rappresentano le scorie della vecchia riforma che ha fatto nascere in tutta Italia dette fondazioni bancarie dalle ceneri delle vecchie banche pubbliche che si dovevano ristrutturare per poi rimettersi sul mercato!? Ma in Italia ciò che è precario diventa definitivo e viceversa al solito criterio rendere sempre più precarie ed transitive le regole per rendersi come casta sempre più intransitivi! Inoltre c’è da evidenziare che le prime settimane del 2013 non sono state per niente facili tant’é che parte del clima costruttivo faticosamente guadagnato con onerose manovre finanziarie nel 2012 sono state bruciate ed attualmente le prospettive di governo sembrano apparire al quanto sempre più incerte! Pertanto, se i passi avanti del 2012 sono andati perduti l’esigenza d’un salto di qualità si rende improcrastinabile del provvedendo a rimettere insieme i cocci, riformando, rottamando il decrepito, scrostando per ergere quanto d’inedito più pertinente si rende più necessario al nostro tempo!
    Ovviamente, se il nostro sistema istituzionale è Parlamentare, si dovrebbero ricercare più pertinenti ed appropriate affini soluzioni sistemiche (hard & soft) ricorrendo anche ad un più confacente completo sistemi elettorali, oltre a quant’altro si renderà necessario ed indispensabile, per renderci più equilibrati e competitivi secondo quanto il nostro tempo reclama! Ovvero quello di effettivamente avere più fisiologiche alternanze politico-partitiche quanto ricambi generazionali sociali e, che siano questi, frutto di libere scelte senza listini bloccati! E, dove, tutto risulti più funzionale e tale da poter agevolare la determinazione delle rappresentanze politiche rendendole strumentalmente capaci di coagulare governi più coesi e duraturi come quanto si va proponendo con un l’inedito sistema elettorale, denominato per semplificazione, SEMIALTERNO. Dispositivo il SEMIALTERNO che strutturandosi su una base proporzionale (senza soglie) verrebbe sostituito da una mandata al maggioritario (con premio di maggioranza) in caso di fine anticipata della legislatura, ma, in questa evenienza la legislatura entrante non può modificare la Costituzione dopo la quale comunque, si ritornerà a mandate a base proporzionale! Un sistema il SEMIALTERNO che si rende funzionale per ingenerare un autentico bipolarismo contendibile aperto “open crowd sourcing” come quanto le nuove tecnologie ed internet già permetterebbero massimizzare: governabilità, rappresentatività ed economicità, permettendo nel contempo, di sempre più ridurre possibilmente le filiere d’intermediazione per infondere e pervader ovunque ed ad ogni livello implementazione di qualità-democraticità e contribuire ad abbassare sistematicamente i costi della stessa politica! Così come si rende oltretutto necessario integrarci anche con maggiori criteri a democrazia diretta introducendo l’istituto del referendum propositivo! Tutto questo si rende indifferibile acquisire per non soccombere od essere fagocitati da un siffatto incalzante imperante “darwinismo dell’efficienza” e per poterci riscattare dalla dimensione e situazione di paese considerato PIIGS ed evolvere in quella dimensione di BRICS che ci aspetta! Giacché senza più appropriati efficienti completi strumenti rischieremo di ritrovarci vittime degli eventi per l’incapacità strutturale e strumentale di poterli gestire rischiando di soffocare sotto una siffatta obesità plutocratica che continua a mangiarsi, con inaudita voracità, il nostro Bel Paese sin da dentro! E’ pertanto, che si pretendono radicali sostanziali riforme adeguamenti per “volenti o nolenti” sintonizzarci ad un siffatto cangiante mondo e, per fisiologicamente allinearci a “reali” principi d’accountability secondo quella “triple botton line” che attesta di contestualmente perseguire obiettivi di: equità sociale, qualità ambientale e economicità intesa come prosperità economica! Questioni che si rendono indifferibili introdurre ed assumere per riformare anche il nostro impianto elettoral-istituzionale per non rischiare ulteriormente riconoscendo il fatto della necessità che sarebbe meglio sempre prevenire anziché dover continuare a curare giacché un’eccessiva “austerity può rischiare d’auto sopprimerci”! Purtroppo, dobbiamo riconoscere d’aver perso inutilmente un sacco di tempo! Ingeneroso sarebbe volerne sprecare ulteriormente perdendone ancora, facendo assurda melina! Pertanto dobbiamo coglier questa opportunità di crisi economica, culturale ed istituzionale per tradurla in momento di rigenerativo risorgimento sociale ed economico per effettivamente fermare il declino e non continuare a soccombere ma per condividere un più generoso futuro per tutti senza lasciare indietro alcuno!

  2. Analisi impeccabile. Aggiungo solo un dato per dare una sostanza numerica al ragionamento. Nel 1991, dati bankitalia, il 10% delle famiglie italiane più ricche, deteneva il 40% della ricchezza nazionale. Nel ’93, dopo l’ondata di privatizzazione seguita al governo amato (lo stesso di cui oggi si parla come papabile di un governo tecnico a venire), il 10% più ricco deteneva il 45% della ricchezza nazionale. E là siamo rimasti fino a oggi. E domani?

  3. A giudicare dal post di Grillo dove dice che stipendi pubblici e pensioni sono un fardello da abolire sembra che il “programma” di scuola pubblica, istruzione pubblica, sanità pubblica, ecc. ecc. lo vogliano sostenere con i privati! O si tratta dell’ennesima battuta?

  4. Concordo con l’analisi. In più la maggior parte degli studi empirici sulle privatizzazioni si concentrano sul recupero di efficienza a livello d’impresa (prospettiva microeconomica) e tralasciano quelli di lungo periodo a livello distributivo (prospettiva macroeconomica). Nel lavoro di tesi che sto svolgendo sto cercando di analizzare i legami tra la privatizzazione in Italia, la finanziarizzazione e la caduta di investimenti e consumi. Purtroppo, quando lo Stato è debole a causa di un vincolo esterno sulle finanze pubbliche (e qui è centrale la distinzione tra spesa corrente e in conto capitale) la privatizzazione è vista come l’unica soluzione. Si dovrebbe però avere ben chiara la distinzione tra effetti one-shot ed effetti dinamici delle politiche economiche. Pensare che un recupero di efficienza a livello micro si traduca sempre e comunque in un guadagno di efficienza sistemico deriva da una concezione neoclassica del funzionamento dei sistemi economici per la quale l’impatto macro è una somma degli impatti micro. Ahimè, “la veduta è corta”.

  5. Ben detto. Keynes viene cancellato per poter nascondere interessi privati dietro al finto “interesse generale” a realizzare un mercato “autoregolantesi” (come scriveva Karl Polanyi – esso tende invece a produrre la distruzione della societa’ – e, se questa era democratica, il fascismo). Adesso il Fondo Monetario Internazionale ammette di aver “sbagliato” consulenti, ma senza spiegare il motivo di questo “errore” si lascia irrisolta la questione politica.

    • Direi che, il fondo monetario ha sbagliato teoria economica e, di conseguenza, la scelta dei consulenti :-)

      • Di certo fa comodo accettare la resi dell’errore, specialmente se il conto lo pagano altri,
        ma la stessa diagnosi di “errore” implica la ricerca di una spiegazione. Ad esempio: “ho sbagliato numero”, allora “ero distratto”, “ero di fretta”, “non sono abituato alla tastiera”, oppure “c’e’ stato un contatto”, e lo addebito al sistema telefonico. Altrimenti, non ho sbagliato io a comporre, ma, invece, ho un numero telefonico “sbagliato”. E avanti in questo modo (“l’ho trascritto male?”, era un numero “vecchio” ?, etc.), visto che per non ripetere gli “errori” bisogna spiegare come si sono potuti verificare – a maggior ragione se, come in questo caso, non si tratta della prima volta.

  6. Gran bella analisi. Complimenti.

  7. […] ispirato da “Il vero obiettivo è privatizzare il pubblico” pubblicato da keynesblog il 27 febbraio 2013 […]

  8. Vendere il patrimonio pubblico, o meglio svenderlo, comporta vantaggi solo per gli amici. Prendete il caso dell’Iva di Taranto. Se fosse rimasta in mano allo stato non avremmo assistito alla distruzione di Taranto, in quanto i Riva avevano solo interesse a guadagnare fregandosene della salubrità del territorio. Ovviamente il piano di dismissioni da chi fu attuato? Da Prodi che ebbe il coraggio di liquidare le più importanti industrie strategiche per il paese, come la Cirio. Non mi pare che da allora le cose siano migliorate. Quindi chi fa un simile ragionamento è perchè vuol premiare i propri amici magari guadagnandoci qualcosa. Se non si tratta di mazzette ditemi voi cos’è

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