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L’opacità di Mario Draghi

L’opacità del Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, tra la linea conservatrice della Germania, le richieste di riforma avanzate dai paesi del Sud Europa, il rischio concreto di una deflagrazione della zona euro e le contestazioni degli studenti della Sapienza. Radio Popolare intervista l’economista Emiliano Brancaccio, docente dell’Università del Sannio.

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21 commenti su “L’opacità di Mario Draghi

  1. Ancora questa mattina il capo della Bundesbank ha praticamente rimproverato la Bce per i finanziamenti al sistema bancario, definendoli al limite del mandato e come la morfina.
    Credo che Brancaccio abbia ragione: i tedeschi vanno messi con le spalle al muro. Se vogliono far saltare l’euro, lo dicano chiaramente e si assumano le loro responsabilità.

    • Tutte le banche centrali dei paesi industrializzati ed i ministeri del Tesoro sono attualmente impegnati in un esercizio impossibile — provare a rigonfiare un boom artificiale attraverso tassi d’interesse a zero e spesa a deficit. La realtà è che l’attuale crisi finanziaria è stata causata dall’espansione monetaria delle banche centrali, quindi non può essere curata con ulteriore espansione di denaro. E’ come se un dottore continuasse ad estrarre sangue ad un paziente che si sta già dissanguando.
      Il boom indotto dal denaro distrugge il capitale, ma questa distruzione è mascherata da un’illusione monetaria. Questa illusione non può essere smascherata dalla normale finanza grazie alla solerzia; può solo essere smascherata dalla comprensione della teoria economica appropriata, che è chiamata teoria della Scuola d’economia Austriaca, conosciuta anche come “realtà dell’economia”.
      In modo da evitare investimenti improduttivi, si ha bisogno di capire come un boom indotto da una banca centrale proceda dall’euforia illusoria della nuova era/nuovo paradigma alla disperazione dove tutto è perduto. Si deve capire che il boom è il problema e che il bust è la soluzione. Quindi, “temete il boom e non il bust”.
      Come altri prima nell’era moderna, questo ciclo recente di boom-bust è stato causato dall’espansione del credito, che ha espanso l’offerta di denaro creato dal nulla grazie alla riserva frazionaria.
      In generale, i prezzi aumentano e la ricchezza è redistribuita da coloro che la producono a coloro che la consumano. L’espansione di denaro della banca centrale dà inizio a questo ciclo di boom-bust, in base a cui il capitale è investito in modo errato in processi di produzione a lungo termine per cui c’è insufficiente capitale reale affinché possano essere completati in modo proficuo. In seguito prezzi più alti e tassi d’interesse più alti fanno terminare il boom iniziato artificialmente, ma non prima che il capitale reale, i beni reali vendibili, sia stato investito in imprese che non ne ricaveranno mai un profitto.
      L’espansione di denaro distrugge in ultima istanza il capitale e causa una minore produzione nel futuro. Visto che l’intero processo era un’illusione monetaria di generazione di ricchezza, quando nella realtà c’è distruzione di capitale tramite investimenti errati, l’incombenza del bust dovrebbe essere lodata, poiché è l’inizio del processo di ristabilimento della struttura di produzione per riflettere le vere preferenze del consumatore.
      Prima il boom finisce, meglio sarà. Il boom distrugge il capitale; il bust reintegra il capitale tramite i risparmi. L’economia ha bisogno di risparmi, che sono le fondamenta della produzione. L’attuale moda, promossa dalle banche centrali mondiali, è esattemente l’opposto. Le banche centrali vogliono che tutti credano che è la spesa che guida l’economia, non i risparmi. Questa è chiamata “Economia dello Spendere Finché non Vai a Gambe all’Aria” ed è intrisecamente sballata ed insostenibile.

  2. Da circa un secolo il denaro a corso legale viene stampato dal … nulla; ed ancor più da quando Nixon abolì il gold standard nel 1971;
    dal 2005 la Fed ha addirittura segretato la reale quantità di oro presente nei suoi forzieri;
    Ben Bernanke ha ampliato in un colpo solo la base monetaria nel 2008, stampando un trilione di dollari per salvare le banche che siedono nella stessa Fed;
    Draghi fa cose simili con la BCE, e che le banche, per ridurre gli spread degli stati sociali, comprano i bond con quegli euro ancora custoditi a Francoforte;
    tutto il sistema finanziario globale, che sostiene le politiche in deficit degli stati sociali, si regge sulla “riserva frazionaria” (un maxitruffone alla lunga insostenibile);
    il prezzo dell’oro è salito senza soste significative negli ultimi dieci anni (e che non sono solo gli acquisti di Cina ed India ad averne causato l’ascesa irresistibile);
    negli anni ’30 un dollaro valeva circa un venticinquesimo di oncia d’oro, mentre adesso vale solo un millecinquecentesimo della stessa oncia, più o meno;
    l’iperinflazione monetaria (crack-up boom) incombe sempre di più su tutti noi e si salverà solo chi avrà un po’ d’oro con sè;
    la Merkel ha chiesto solo rigore, ma tutti i governi europei hanno imposto più tasse e nessun taglio reale, ma solo nominale, alle spese;
    negli ambienti più “in” della sinistra si continua a dire che il pareggio di bilancio è una fesseria;
    pure i rottami del centrodestra appoggiano uno statalista keynesiano come Hollande;
    J.M.Keynes scrisse che le sue idee economiche avrebbero funzionato meglio in una economia pianificata e che la spesa in deficit andava fatta perchè tanto “nel lungo periodo saremo tutti morti” e il debito accumulato se lo sarebbero sorbito i posteri, cioè, …. Noi!

    • La riserva frazionaria, molto divertente. Aspettiamo qualche sproloquio sul signoraggio, la CIA e gli alieni.

      • No. Niente signoraggio. Quello lo lascio ai fessi. Insieme alla MMT.
        Per Voi solo il meglio, amici miei.

        Molti danno per certo che non si ritornerà mai più al Gold Standard, ritenuto obsoleto come la carrozza a cavalli. Secondo questi analisti, il sistema di emissione governativa di moneta senza alcuna copertura reale (fiat money) fornisce al Tesoro i fondi adeguati per gestire una politica di spesa pubblica che porta benefici a tutti: facendo aumentare prezzi e salari e diminuendo i tassi d’interesse, essa crea prosperità duratura.
        Ma qualunque virtù si possa attribuire a questo sistema, ce n’è proprio una che sicuramente non riuscirà mai a conseguire: diventare un sistema di gestione monetaria valido nel lungo periodo, paradossalmente esso può durare solo fino a quando le persone non si rendono conto che è destinato ad essere tenuto in piedi artificialmente.
        I presunti benefici dell’inflazione
        I benefici che i fautori della fiat money si aspettano dal sistema sono sempre e solo temporanei; un’iniezione di denaro nell’economia nazionale genera un boom poiché aumenta i prezzi (e quindi i profitti e di conseguenza il livello di attività economica), ma una volta che il nuovo denaro ha esaurito il potenziale di incremento dei prezzi, i prezzi stessi ed i salari si adattano alla maggiore quantità di moneta, e lo stimolo ha termine.
        Quindi, anche se trascuriamo le conseguenze, sia positive che negative, ed i costi sociali delle misure inflazionistiche, dobbiamo renderci conto che il loro effetto è sempre di breve durata; se si vuole perpetuarlo è necessario incrementare continuamente la quantità di moneta ed espandere il credito a ritmi sempre più veloci; ma anche in questo caso i presunti effetti positivi non possono generare un boom perpetuo.
        Quando le masse si rendono conto che il governo non ha alcuna intenzione di abbandonare questa politica, l’inflazione da fiat money comincia a creare problemi. Se l’uomo della strada capisce che la continua espansione monetaria eroderà potere d’acquisto, si renderà anche conto che i suoi risparmi sono destinati a perdere valore. A questo punto segue la via dei veri investitori: si butta sui “valori reali”; compra beni reali e materie prime non per il gusto di possederle, ma per evitare la confisca di valore perpetrata dalla perdita di valore della moneta.
        Perchè non è possibile l’inflazione perpetua
        Il sistema attuale basato sulla fiat money può evitare il disastro finale solo se gli economisti allertano l’opinione pubblica e obbligano il governo a porre dei vincoli a questa politica; se non fosse per questi economisti, il dollaro avrebbe fatto già da tempo la fine del marco tedesco nel 1923, avvenuta perché nessuno fu in grado di ostacolare la politica monetaria del governo di Weimar.
        E’ sicuramente possibile iniziare una politica espansionistica finanziando il debito mediante prestiti dalle banche commerciali e supportando il mercato dei bond governativi, ma è imperativo fermarsi, altrimenti il pubblico si allarmerà sul futuro della valuta con il rischio di avviare una situazione di panico; se ci si ferma in tempo, si sperimenteranno comunque le spiacevoli conseguenze del periodo di espansione da inflazione, che saranno proporzionali all’entità dell’espansione stessa.
        Molti hanno un atteggiamento ambiguo sull’inflazione, essendo allo stesso tempo consapevoli dei pericoli insiti nel sistema, ma lamentandosi dell’incremento dei tassi d’interesse non appena l’espansione monetaria è cessata. Credono sempre che la spesa pubblica possa migliorare le condizioni dell’economia, il che è errato.
        Piena occupazione e Gold Standard
        Il principale argomento contro il ritorno al Gold Standard è lo slogan “Politica di piena occupazione”, che si dice sia impedita proprio dal Gold Standard.
        Nel mercato libero, il valore del salario di ciascuna attività si determina a quel livello tale per cui tutti gli imprenditori disposti a pagare un determinato salario riescono a trovare tutti i dipendenti di cui necessitano, e tale per cui tutte le persone in cerca di lavoro trovano occupazione a quel determinato salario. Se il governo ed i sindacati mantengono un livello salariale superiore a questo valore di mercato, essi generano artificialmente disoccupazione per buona parte della forza lavoro (gli imprenditori non sono disposti ad assumere persone ad un salario più elevato di quello di mercato).
        Né il governo né i sindacati hanno il potere di aumentare i salari di chi è in cerca di lavoro, questo potere lo ha solo l’imprenditore impiegato in un’attività lavorativa; un reale incremento dei salari infatti può essere ottenuto soltanto a seguito di un aumento della produttività marginale del lavoro, il che significa incrementare la quota pro-capite di capitale investito.
        I salari e gli standard di vita sono più alti adesso che nel passato perchè, nel sistema capitalistico, l’aumento del capitale investito è stato di gran lunga superiore all’aumento della popolazione; i salari sono molto più alti negli USA rispetto all’India perché la quota pro-capite di capitale investito negli USA è molto più alta rispetto a quella accumulata in India.
        L’unico metodo per ottenere la piena occupazione è pertanto lasciare che il livello dei salari sia determinato dal mercato.
        Anche il metodo proposto da Lord Keynes prevede che i livelli salariali siano fissati in questo modo, ma con una peculiarità: secondo Keynes la differenza tra il livello salariale effettivamente pagato e quello di libero mercato deve essere eliminata per mezzo della diminuzione del potere d’acquisto del moneta: i salari sono mantenuti ad un livello nominale, stabilito dal governo oppure concordato tra governo e sindacati. Ma visto che la quantità di moneta è crescente (in un sistema inflativo) e la valuta nazionale perde potere d’acquisto, i salari reali, cioè il valore dei salari espressi in termini di beni reali, tende a diminuire. La piena occupazione è raggiunta quando il salario reale eguaglia il salario determinato dal mercato .
        Non c’è bisogno di riesaminare qui se lo schema Keynesiano, la conclusione è che non ci sono validi motivi per adottarlo: il suo risultato finale sarebbe, nel migliore dei casi, lo stesso di quello raggiunto dal libero mercato, dopo però una serie di costosi aggiustamenti del sistema economico e del sistema di prezzi.
        I Keynesiani si rifiutano di chiamare “inflazione” una variazione di quantità di moneta decisa per combattere la disoccupazione, ma devono comunque riconoscere che l’eventuale successo del loro piano passa da un incremento del valore dei beni reali e delle materie prime (che si genera durante il processo inflativo per i motivi descritti sopra, la valuta perde valore e l’Oro lo acquista). Questo è esattamente l’effetto ottenuto mediante il Gold Standard, quindi gli argomenti dei Keynesiani sono illusori.
        Lo spettro di una Bilancia dei pagamenti negativa
        Una voce popolare sostiene che il Gold Standard non può essere mantenuto da un paese che ha un Bilancia dei pagamenti negativa. Gli USA hanno (nel 1953) un surplus di esportazioni rispetto alle importazioni, mentre per molti paesi esteri accade il contrario, quindi la loro Bilancia dei Pagamenti è negativa; ciò è dovuto al fatto che gli USA aiutano finanziariamente gli altri stati, che solo così hanno le possibilità di acquistare prodotti americani.
        Senza sussidi, o senza la capacità di fornire qualcosa in cambio, queste nazioni non potrebbero permettersi i prodotti americani; nessun artifizio di politica monetaria può garantire questo risultato, che non è quindi causato dall’abbandono del Gold Standard da parte di questi paesi, ma solamente dai sussidi americani.
        L’abbandono del Gold Standard non ha portato a questi paesi alcun vantaggio. Il ripudio dei debiti contratti con l’estero, e l’esproprio virtuale degli investimenti esteri ha portato loro solo un sollievo momentaneo. In ultima analisi la disintegrazione nel mercato internazionale dei capitali ha colpito i paesi debitori molto più di quanto abbia colpito quelli creditori. Il crollo degli investimenti esteri nei paesi debitori è una delle disastrose conseguenze che essi stanno soffrendo per avere abbandonato lo stardard aurifero.
        La verità è che il Gold Standard non è mai crollato, esso è stato abbandonato volontariamente da quei paesi desiderosi di spendere oltre le loro possibilità e di crescere mediante le leve del debito, anche se ciò avrebbe significato bancarotta futura e distruzione finanziaria del paese. Benché impegnati in una politica anti oro, essi non sono però riusciti a distruggere l’oro in sé, che agli occhi di tutti resta il bene monetario per eccellenza.
        Più prestigio ha una valuta, più il suo valore rispetto all’oro rimane costante; se fossero veramente libere, le persone utilizzerebbero come denaro l’oro, non la valuta imposta per decreto.
        Perché una nazione ritorni all’oro, è sufficiente che essa intraprenda una politica non inflazionistica; il problema è ideologico, e presuppone la comprensione del semplice fatto che incrementare la quantità di moneta non significa generare ricchezza.
        L’eccellenza del Gold Standard è evidenziata dal fatto che il valore monetario è scarsamente influenzato dalle politiche arbitrarie e vacillanti dei governi, dei partiti politici e dei gruppi di pressione. L’esperienza delle ultime decadi mostra quali siano le conseguenze negative di una valuta non indipendente da questi poteri.

  3. Ma perché tutti citano questa storia dei morti e del lungo periodo ma avulsa dal contesto, porca miseria!

    • perché sono in mala fede.

      • Non credo che tu sia in mala fede. Hai avuto una sola spiegazione della realtà e ti è bastata. E so che le tue idee sono animate dai migliori scopi, anche se io le considero sbagliate. Non c’è alcuna malafede neppure nelle mie. Credimi.
        Questa è una battaglia culturale.
        Io credo che quello in cui viviamo non sia né il capitalismo, né il libero mercato.
        Ma un sistema ibrido, quello dell’interventismo della politica nell’economia.
        Io credo che la politica del deficit spending e della iperlegiferazione sia la responsabile prima della crisi attuale, e di quelle cicliche dell’ultimo secolo, attraverso le azioni di controllo e direzione politica delle banche centrali.
        Io credo che l’azzardo morale operato dallo stato e dal sistema finanziario, che gli sostiene le politiche sociali in deficit, abbia creato le condizioni per una presa di coscienza di una vera lotta di classe tra chi produce ricchezza con il lavoro ed i ceti parassitari che drenano quella ricchezza, comprendendo tra questi anche gli imprenditori contigui al potere e protetti dalla vera concorrenza.
        Credo che vera ed onesta crescita la faccia l’ambiente giusto, non il protezionismo, né la politica, né la stampa di moneta dal nulla (le iniezioni di liquidità creano inflazione di moneta e poi aumento dei prezzi).
        Molti produttori, se ce la fanno, cominciano a votare coi piedi, cioè si spostano dove ci sono condizioni oggettive migliori per creare ricchezza.
        E molti investitori stranieri ci abbandonano perchè non hanno fiducia nelle capacità del nostro Paese che non è il più adatto per intraprendere alcunchè, né si fidano più di uno stato così indebitato.
        Siamo noi che ci siamo messi in queste condizioni. Gli investitori ci stanno solo valutando.

  4. Sul vero significato e sui fraintendimenti intorno alla celebre espressione sul “lungo periodo”, consiglio la lettura della introduzione del prof. Brancaccio alla ristampa di Keynes, Esortazioni e profezie, Il Saggiatore 2011.

  5. Questa frase del Prof. Paolo Leon per me è catastrofica: “La Bce di Draghi invece di sostenere che il modello sociale europeo è in via di estinzione, dovrebbe finanziare con emissione di moneta i disavanzi pubblici, consentendo agli Stati di fuggire dalla strettoia di debito e deficit.”

    Stampare dal nulla la cartamoneta a corso legale (fiat money) è l’origine dell’inflazione di denaro e la causa dell’aumento dei prezzi che colpisce soprattutto gli ultimi a ricevere l’ondata monetaria. I primi se ne avvantaggiano immensamente, gli ultimi ci perdono sempre.
    Distrugge i risparmi di tutti e crea un’illusione di crescita (boom) che prelude ad un successivo inevitabile crollo (bust).

    • Infatti è notorio che attualmente l’inflazone negli USA è al 20%, vero? Ops… piccola falla nel ragionamento.

      • Finora non abbiamo visto questo effetto a causa delle riserve in eccesso, il denaro creato è rimasto nel sistema finanziario.
        Ben Bernanke ha stampato denaro monetizzando il debito e nascondendo temporaneamente l’inflazione; ma infine questo denaro troverà la sua strada verso l’economia più ampia.
        Un Grande Default è stato innescato. I suoi effetti saranno mondiali.
        Preparati anche tu!

      • La M1 – ossia il circolante e i depositi a vista – negli Usa era aumentata nel primo trimestre per più del 17%. Il deflatore del Gdp era del 2% circa!
        La favola che l’inflazione non c’è adesso, ma ci sarà più avanti è e rimane tale. E’ dal 2007/08 che la Fed irrora l’economia con moneta. E vorrei far notare che mi riferisco alla moneta utilizzata per gli scambi (banconote e depositi). Il guaio dei monetaristi da strapazzo è che danno per invariata la produzione (che invece cresce, a differenza di quanto avviene in Europa) e la velocità di circolazione della moneta. Rimosse queste due supposizioni del tutto arbitrarie e infondate, si potrebbe scoprire che una politica monetaria espansiva potrebbe non essere inflazionistica, soprattutto con risorse lavorative disoccupate intorno all’8% (fortunatamente in discesa, a differenza di quanto avviene da noi dove, nonostante abbia raggiunto ormai l’11%, la Bce e la Bundesbank sono ossessionati da un’inflazione che non c’è).
        Il dramma in Europa non è un’inflazione al 2 o al 3 ol 5%. Il dramma in Europa è quello che vivono oltre 17 milioni di persone che non riescono a trovare un lavoro!

  6. L’incremento dello stock di moneta è ben lungi dall’essere neutrale.
    In primo luogo, un aumento dell’offerta della base monetaria (fiat) è inflazionistico: si abbassa il potere d’acquisto di una unità di denaro (al di sotto del livello che avrebbe prevalso se l’offerta di moneta fosse rimasta invariata).
    Ne beneficiano i ricevitori iniziali del nuovo denaro, a scapito di coloro che lo ricevono in un momento successivo o per niente — come spiegato dal cosiddetto effetto Cantillon.
    Tale aumento dell’offerta di moneta impedisce ai prezzi di mercato di aggiustarsi ai loro livelli reali. Per esempio, se le banche centrali estendono denaro addizionale alle banche, quest’ultime non dovranno vendere, ad esempio, asset (prestiti, titoli, ecc.) per rifinanziarsi.
    Come conseguenza, i prezzi degli asset vengono tenuti a livelli artificialmente elevati. Le banche e gli altri proprietari di asset godranno di un utile imprevisto, impedendo ad altri investitori di avere l’opportunità di acquistare asset a prezzi inferiori.
    Mentre una politica di aumento dell’offerta di moneta potrebbe evitare delle perdite nella produzione presente e nell’occupazione mantenendo a galla le banche, impedendo che vadano in default per i loro oneri, la questione importante è se una tale politica contribuirà a ripristinare di nuovo la salute delle economie.
    Dal punto di vista della Scuola Austriaca d’economia, la risposta è no.
    Ludwig von Mises dimostrò che un boom indotto dal denaro fiat — e oggi tutte le principali valute sono denaro fiat — può essere mandato avanti solo con l’infusione sempre maggiore di denaro fiat (o mezzi fiduciari), creato attraverso l’espansione del credito bancario, con conseguente abbassamento artificiale dei tassi di interesse di mercato. Scrisse,
    Un boom indotto dall’espansione del credito dovrà inevitabilmente portare ad un processo che secondo il linguaggio quotidiano viene chiamato depressione. […] La depressione è in realtà il processo di riaggiustamento, che mette le attività produttive di nuovo in accordo con lo stato dei dati di mercato.
    Tuttavia, se è l’obiettivo politico è quello di evitare una depressione — cioè, una diminuzione dello stock di moneta dovuto al default delle banche e per i debiti in generale, accompagnato dalla diminuzione della produzione e dei prezzi insieme ad un aumento della disoccupazione — a tutti i costi, dovranno essere monetizzate dalle banche centrali quantità sempre maggiori di debito.
    Una politica di crescita illimitata dell’offerta di moneta, di conseguenza, se perseguita, finirebbe per portare ad una drastica svalutazione della moneta fiat. Potrebbe anche condurre a quello che Mises chiamò un “crack-up boom” (in Tedesco: Katastrophenhausse), che comporta la distruzione della moneta fiat.
    “Ad un certo punto, entra in scena il crack-up boom. Ognuno è ansioso di scambiare il proprio denaro con beni “reali”, non importa se ne ha bisogno o meno, non importa quanti soldi deve pagare. In un tempo molto breve, entro poche settimane o addirittura giorni, le cose che erano usate come moneta non sono più utilizzate come mezzi di scambio. Diventano carta straccia. Nessuno vuole scambiare nulla con questa carta straccia.”
    Articolo originale di Thorsten Polleit su Mises.org

  7. Quando ho studiato economia da ragazzo, mi hanno insegnato la versione di Friedman ed il libero mercato. Io da solo, poi, ho studiato gli Austriaci e mi avevano entusiasmato.
    Poi, man mano che passavano gli anni e che continuavo a vedere dati, i numeri mi raccontavano sempre di più un’altra storia. Alla fine, dopo 20 anni, ci ho sbattuto il muso ed ho dovuto ricredermi. Le economie funzionano sostanzialmente come ha descritto Keynes. Ci sono dei punti da aggiornare, ovviamente, ma le idee principali sono ancora tutte valide.

    Come me, immagino che molti abbiano seguito questo percorso; per cui è inutile, in un blog keynesiano, controbattere con il Neoliberismo e la scuola Austriaca.

    Grazie per l’impegno, ma abbiamo gà dato.

  8. Ludwig von MISES (1881-1973)
    «La metamorfosi delle tasse in armi di distruzione di massa è il carattere distintivo della finanza pubblica”.
    «Tutta la nostra civiltà si fonda sul fatto che gli uomini sono sempre riusciti a respingere l’attacco dei redistributori».

    Ergo,la civilta dei ricchi,della minoranza,dei ladri a norma di legge.Per proteggere i patrimoni che derivano dai decenni passati di schiavismo e spoliazione di risorse della maggioranza

  9. Sui mantra neo liberisti e austriaci…. IL MERCATO GENERA PERFETTO EQUILIBRIO DEI PREZZI e’’idea secondo cui lo Stato deve starsene da parte e non interferire nel Mercato. Essa ha ispirato tutta la scuola Neoliberista dagli anni ’70 in poi, quella che ha colonizzato i governi, le università, le amministrazioni pubbliche e private, e i ministeri con i loro uomini formati a queste idee. Di fatto sono i padroni dell’economia oggi, quelli contrari a qualsiasi regolamentazione pubblica del lavoro, della previdenza, delle banche, del commercio. E se lo Stato deve starsene da parte, di nuovo esso NON DEVE SPENDERE a deficit per i cittadini. Gli ideologi odierni principali sono stati gli economisti Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn (i Neoclassici), ma anche Milton Friedman, Carl Brunner, Alan Greenspan (i Monetaristi) e gli esponenti della scuola austriaca come Friedrich Hayek e Ludwig von Mises. PER OTTENERE LA PIENA OCCUPAZIONE SI DEVONO ABBASSARE GLI STIPENDI. Pur essendo nato da convinzioni a volte genuine, questo mantra è oggi sfruttato per ben altri fini da Confindustria e da tutta la destra economica mondiale.Esso fu riconosciuto come fasullo persino da Henry Ford già negli USA degli anni ’30-‘40. Si tratta del concetto chiave in malafede del Neomercantilismo delle grandi industrie dell’export (in particolare quelle franco-tedesche), cioè: deprimere i salari – illudendo i lavoratori che così si creerà occupazione, per esportare a prezzi concorrenziali pur creando povertà domestica. La maggior povertà deriva dal fatto che abbassare i redditi significa anche tagliare il potere di spesa dei cittadini, che ovviamente acquisteranno meno beni e servizi, e questo a sua volta taglia i profitti delle piccole medie aziende che li offrono. Le p/m aziende sanno di non vedere e ovviamente non assumeranno in quelle condizioni, e non solo, neppure investiranno, e anche questo limita l’offerta di posti di lavoro. Infine esse licenzieranno e precarizzeranno, il che completa il girone infernale di una crescente disoccupazione. Ma è proprio la massa disoccupata che fa il gioco dei Neomercantili, che così possono ricattare i lavoratori in competizione fra loro assumendoli per paghe da fame. Si tratta del ‘vangelo’ di tutti gli economisti Neoclassici, come Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn, ma anche della scuola austriaca di Von Mises e Hayek, dei New Keynesians conservatori come Greg Mankiw e dei Neoliberisti in generale…..Barnard

  10. Da Sergio R
    I primi a mistificare sono proprio gli austriaci, a cominciare dall’uso estensivo che fanno del termine socialismo (fin da Hayek) per indicare tutto ciò che ha anche minimamente a che fare con lo Stato.Il socialismo può piacere o non piacere, ma ha una sua connotazione storica e politica abbastanza precisa. Per gli austriaci, invece, la semplice presenza di uno Stato come entità sovraindividuale con autonomia impositiva è già di per sé un segnale di socialismo. Poco importa, poi, se all’atto pratico lo Stato non redistribuisce affatto il reddito, anzi, sistematicamente ruba ai poveri per pagare i lussi dei ricchi, come ci insegna il bailout del 2008 o come ci conferma la diversa aliquota alla quale sei soggetto negli USA se hai una normale attività produttiva rispetto a chi, invece, vive di rendite finanziarie. Per gli austriaci vale la formula Stato = socialismo. In realtà, questo uso estensivo del termine “socialista” risponde a una precisa e deliberata strategia di mistificazione. Bisogna tener conto, infatti, che negli Stati Uniti (dove il libertarismo si è diffuso inizialmente) il termine “socialista” provoca incubi anche al più radical e al più liberal (quelli che da noi si definiscono genericamente “di sinistra”). Si inventa, insomma, uno spauracchio (lo Stato totalitario socialista) per giustificare di fatto il laissez-faire, ossia per giustificare che chi è più ricco non è tenuto a pagare per chi è più povero. È il solito trucco: fai paura alla gente e la gente farà quello che vuoi. Devi far credere ai gonzi che lo Stato limita la libertà dell’individuo, così i gonzi accetteranno di buon grado di rinunciare allo stato sociale e a quel poco di diritti che ancora rimangono loro.Il manganello non sarà più quello della FED o dello sceriffo locale, sarà quello dell’agenzia di mercenari, ma il manganello privato è notoriamente più efficiente di quello pubblico e, soprattutto, non costa un cent alla collettività. Inoltre, non ci sarà coercizione. Ci sarà un libero contratto, per cui il manganellato accetterà preventivamente di farsi bastonare a piacimento. Hayek contesta che la maggioranza abbia diritto a prendere decisioni anche per la minoranza, mentre ritiene assolutamente naturale che una minoranza di non meglio definiti saggi, o eletti, “ispiri la maggioranza”, di fatto decidendo per tutti. Ma certo che se uno non legge mai il testo può credere a quello che vuole e far dire a Hayek quello che vuole. Quello che impropriamente viene definito anarcocapitalismo è di fatto la giustificazione teorica del diritto del più forte a decidere anche per il più debole. Hayek non accetta che i pezzenti abbiano diritto di voto e, in tal modo, possano obbligare i più ricchi a cedere una parte della propria ricchezza a chi ha di meno. Il povero, per lui, è uno sfigato che è stato incapace di provvedere a se stesso, non merita alcuna assistenza se non quel minimo che lo renda innocuo e lo faccia desistere dal rubare al più ricco. Ma per non apparire elitarista, Hayek aggira abilmente il problema rovesciando i valori. Si inventa il concetto di “dittatura della maggioranza” creando una vittima della coercizione (la povera minoranza di più ricchi che deve sottostare alla volontà della maggioranza di poveri e scemi) per giustificare, di fatto, il diritto di quella stessa minoranza a sfruttare eternamente i meno fortunati.L’anti-statalismo degli austriaci, come non mi stancherò mai di ripetere, è solo fuffa, è solo una cortina fumogena dietro cui nascondere l’unico vero intento, eliminare lo stato sociale. Lo Stato esisterà sempre, non foss’altro per sancire il diritto (naturale e inviolabile per tutti gli austriaci) alla proprietà privata.

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