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Stiglitz: “L’accordo di Bruxelles serve solo a prendere tempo, mentre nessuno pensa alla crescita”

C’è poco da stare allegri, nonostante l’immediata euforia che è seguita alla conclusione del summit europeo sulle misure salva-euro: la voce di Joseph Stiglitz si unisce al diffuso scetticismo di molti economisti circa la possibilità degli accordi presi a Bruxelles di ristabilire la fiducia dei mercati nella moneta unica.

Secondo Stiglitz l’euro è ad oggi come un condannato a morte al quale è stata rinviata l’esecuzione. Insomma, è sì vero che sono stati compresi alcuni meccanismi di ordine finanziario – come l’inefficacia di azioni di prestito alle banche per salvare gli stati e di prestiti agli stati per salvare le banche – ma non è questo il cuore del problema e si tratta in definitiva di questioni molto semplici a cui si sarebbe potuto arrivare ben prima.

Ben poco si è fatto sull’aspetto cruciale della crisi, cioè la crescita economica, sapendo peraltro che non può essere certo conseguita con piani di austerità. Quel po’ che esiste nel merito, la ricapitalizzazione della Banca Europea degli Investimenti, è ben poca cosa ed è stato fatto troppo tardi, sottolinea Stiglitz. E i mercati badano al sodo: sanno che questo non può funzionare, che l’austerità non funziona, e quindi i tassi di interesse sul debito non scenderanno. La Germania nel frattempo sembra far finta di nulla e insiste con le sue ricette nefaste che non possono che portare al fallimento degli stati in gravi situazioni debitorie.

Ciò che davvero può garantire la solidità del sistema finanziario dei paesi in difficoltà – sostiene il premio Nobel – è la ripresa di un robusto processo di crescita. Nessuna regola, per quanto sofisticata, di controllo del sistema bancario può fare altrettanto. E’ necessario in tal senso ragionare sul fatto che i paesi in crisi finanziaria non riscontravano problemi prima della crisi. Allo stesso tempo la Germania dovrebbe rendersi conto che anche a sua economia dipende dalla tenuta dell’euro e dal buon andamento delle economie periferiche.

Debbono e possono essere messe in campo politiche di intervento alternative, questo è il punto, conclude Stiglitz. Temporeggiare è ormai pernicioso, tanto più che la sfiducia dei mercati non è specifica delle economie deboli della periferia, ma è riferita alla capacità che l’intero costrutto dell’euro sia in grado di funzionare efficacemente, dimostrando di saper riappianare i suoi squilibri.

Leggi l’articolo su Project Syndicate (in Italiano)

4 commenti su “Stiglitz: “L’accordo di Bruxelles serve solo a prendere tempo, mentre nessuno pensa alla crescita”

  1. E’ ora che la Germania esca dall’euro ! Non vedo altre soluzioni

  2. Penso che la soluzione della crisi sia molto complessa. La cosa che risalta agli occhi ai più è che basterebbe una soluzione “geniale” un po’ un interruttore in grado di spegnere il tutto in un fiat.
    Purtroppo non è così: i problemi sono tanti e si sono accumulati nel tempo generando un mix letale, una crisi sistemica; nel senso che non è solo mondiale, non riguarda solo diversi istituti di credito ma l’intera economia.
    Abbiamo sbagliato, bisogna rendercene conto, analizzare lo stato delle cose e capire dove e come raddrizzare l’albero storto.
    Su certi punti ci vuole coraggio nello sradicare rendite consolidate da parte di lobby potenti, su altri occorre il bisturi per eliminare il tumore di alcune aziende e/o lavoratori parassitari e lasciare intatte (e magari aiutarle) quelle sane e produttive.
    Abbiamo vissuto uno stravolgimento culturale negli ultimi 30 anni con un incremento notevole del consumo di beni voluttuari a discapito degli investimenti effettuati in passato, del risparmio. E questo è stato fatto (al contrario di quanto detto da Keynes) in un periodo di vacche grasse. Quando ci siamo trovati con le vacche magre non abbiamo più avuto a disposizione il risparmio per generare quella domanda in grado di far ripartire l’economia.
    Adesso c’è da studiare e lavorare.

    @Stefano: non credo che sia questa la vera soluzione come tra l’altro l’incremento forzato dell’inflazione indicato da alcuni economisti.

  3. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

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