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Abbandonare l’austerità per salvare l’euro

Che l’euro sia un bene o un male, è fatto puramente relativo. E non era certo impossibile evitare il disastro economico al quale stiamo assistendo, come evidenzia l’articolo di W. Godley da noi ripubblicato. Ma vale sicuramente la pena tornare sull’argomento, non fosse altro per evitare il rischio che, a disastro avvenuto, non si possa far altro che demonizzare l’euro, facendo credere che la storia che si è compiuta fosse al di fuori delle aspettative e che margini di manovra per una Europa che possa uscire intera (e magari più forte) dai colpi della crisi internazionale, non ve ne siano più.

Ci sembra perciò utile illustrare  l’intervento su Project Syndicate di Barry Eichengreen, Professore di Economia e Scienze Politiche a Berkeley e in precedenza advisor del Fondo Monetario Internazionale, che fa un preciso richiamo a quanti vorrebbero rifarsi alla sfortunata vicenda del gold standard per fare saltare l’euro. Ciò che Eichengreen vuole mettere in risalto è infatti la profonda differenza di condizioni politiche ed istituzionali presenti nell’Europa del 1929 rispetto a quella attuale.

All’epoca della “Grande Crisi”, le economie europee riuscirono a divincolarsi nelle strettoie della recessione su base individuale ed abbandonando, poco alla volta, il gold standard, sostennero la ripresa con la svalutazione delle loro monete. Un paragone con la situazione attuale è apparentemente facile: ci si trova di fronte ad una recessione di proporzioni straordinarie e l’euro non abilita i singoli stati alla svalutazione, essendo la “regia” monetaria stata affidata alla BCE. Fermarsi a questa apparente similitudine, sarebbe tuttavia fuorviante. Eichengreen, ne è davvero convinto, e nonostante lui stesso ci ricordi aver scritto nel 1992 il libro “Catene d’Oro: il Gold Standard e la Grande Depressione”, nel quale si sottolineava il forte potere di deflazione che ai tempi della “Grande Crisi” esercitò il gold-standard sull’economia europea.
Eichengreen sostiene infatti che oggi ci sarebbero quattro ragioni sostanziali per assumere la diversità dell’attuale crisi rispetto a quella del ’29 a livello europeo.
1) Poiché esiste una Banca Centrale Europea, se lo si vuole, si può mettere in atto una risposta monetaria coordinata, a differenza di quanto poteva essere fatto ai tempi della “Grande Crisi” con la presenza di più banche centrali in ordine sparso, per così dire.
2) La tenuta sociale è certamente messa a dura prova a causa dei tagli al welfare, ma i confronti con il periodo della ”Grande Crisi” ci dicono che i programmi di sostegno alla disoccupazione sono molto più forti e attrezzati di allora. Questo dovrebbe di per sé attenuare le spinte populiste per l’abbandono dell’euro, anche se naturalmente tutto ciò rimanda alla gestione politica della questione.
3) Il clima dei rapporti politici tra gli stati europei è assai più disteso di quello che si delineava all’indomani del primo conflitto mondiale, con una Francia, tanto per fare uno degli esempi più importanti, che guardava con forte sospetto la Germania, temendone il riarmo in aperta violazione del Trattato di Versailles.
4) I governi europei oggi sanno che abbandonare l’euro significherebbe provocare un terremoto nella costruzione del mercato comune, mentre al tempo della “Grande Crisi” non c’era un mercato comune da proteggere. Abbandonare l’euro sarebbe inoltre ben più traumatico e distruttivo di quanto non sia stato l’abbandono del gold standard, proprio perché c’è di mezzo una moneta comune che imporrebbe il ritorno ad un sistema monetario nazionale da ricostruire interamente.

Tutto questo, secondo Eichengreen, può essere considerato un antidoto relativamente credibile sulle maggiori possibilità di tenuta dell’euro rispetto al gold standard. Ma c’è una quinta osservazione che potrebbe far saltare tutto il ragionamento. Eichengreen sostiene che al tempo della “Grande Crisi” i pareri sulle cause della recessione e sui conseguenti interventi erano molto divergenti, non consentendo che si aprisse un fronte comune di intervento coordinato. Oggi ci sarebbe un consenso maggiormente condiviso sulle cause della crisi, ma, sfortunatamente, è la medicina che si è deciso comunemente di somministrare, cioè quella dell’austerità, ad essere sbagliata. Sembra se ne stiano accorgendo – conclude Eichengreen – ma per ora siamo solo ai discorsi. Resta comunque il fatto che saranno le politiche europee a poter decidere se l’euro possa salvarsi o meno, e non sarà altrimenti colpa di un destino cinico e baro.

Abolire l’austerità per salvare l’euro, dunque, dotando finalmente l’Europa di una capacità di esprimere delle reali politiche economiche. Quanto a quest’ultimo aspetto, nutriamo tuttavia più di un dubbio che la visione della crisi a livello europeo, benché condivisa, sia quella giusta. Se così fosse, non si sarebbero così pervicacemente perseguite politiche di austerità. Ma su questo avremo modo di tornare sperando comunque che nel frattempo gli esiti politici in Europa allentino la pressione sull’austerità e così la tensione sull’euro.

7 commenti su “Abbandonare l’austerità per salvare l’euro

  1. l,intelligenza tutto poteva anche correggere la pazzia(ma bisognava prima rendersi conto di essere pazzi) per poter correggere gli “errori”.Il contrario di quello che hanno fatto questi geni del male.(“)punto 2 spinte populisteper l,abbandono dell,euro!!non credo visto che eminenti scuole di pensiero economiche ci dicono che è possibile farlo se si fa in un certo modo..inoltre se ci sono populisti a cui si possono addebbitare colpe questi non saranno mai equiparabili a quelle dei banchi(sti) e finanzi(sti) molto ben pagati per non……3 la crisi e stata sopportata meglio perche alla base c,era un accumulazione superiore della ricchezza sia delle famiglie che degli stati ()4punto piu importante anche se l,euro rimanesse,il grandissimo crimine che esso ha fatto a milioni di persone e la disperazione in cui aportato a milioni di persone rimarebbe impunito (il crimine)a questo punto carissimo signore c,è solo da dire meglio morto che delinquente almeno per me

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  3. Se non vogliamo tutti noi europei essere ridotti al ruolo di semplici consumatori finali di beni e servizi altrui ,nonostante cherappresentiamo il mercato più importante del mondo al momento attuale. Occorre investire sulla identità continentale europea, non solo politicamente , ma economicamente. Noi abbiamo di fronte una massa di premi Nobel americani che, grazie alle loro ricche università li ottengono talvolta senza merito!. Tutti, o quasi , praticano l'”wishfull thinking” di un fallimento dell’euro per poter continuare ancora per un decennio ,non più, la loro egemonia cultural economica . D’altra parte abbiamo una Cina assettata di tecnologia e di mercato pronta ad invaderci.
    E noi cosa facciamo? Ce ne stiamo silenti e quasi pronti ad arrendersi?.
    Abbiamo i mezzi militari per contrastare il dominio militare degli USA sul mondo ,la Nato. In un anno possiamo chiudere i battenti , creare una Comunità Europea di Difesa e concentrare le nostre aziende, togliendo ogni risorsa agli USA e creando circa 50.000 posti di lavoro , solo il primo anno.
    Possiamo richiedere alla Cina pari opportunità commerciali sul territorio intero della RPC, pena la chiusura degli scambi . Insomma tiriamo fuori le palle e facciamo vedere chi siamo invece di batterci tra di noi come stupidi galli.

  4. se ho capito il senso del suo/tuo discorso exult49 tu dici invece che combatterci come galli in europa noi o meglio chi ha il potere di farlo dovrebbe battersi perche avvenga una trasformazione dell,europa che sia piu di sistema che di competizione selvaggia a scapito magari di economia piu deboli oppure in difficolta “come quella italiana attualmente “cioe un europa come molte persone pensavano,negli anni 80/90 e cioe di un europa artefice ed arbrito di equilibrio sia geopolitico,che economico ,tralascio il fattore militare,e le sue implicazione ,mentre la cina penso che si stia comportando in modo inteliggente…se questa e la giusta interpretazione del suo pensiero,lei pensa che con i tedeschi da una parte che dopo 2 guerre (dannosissime per il popolo tedesco) non hanno ancora capito nulla ,con la cattiveria (ottusa)dei francesi soprattutto socialdemocrati,di cui hollande è degno erede di mitterand..e non solo sia possibile cio che lei prospetta…anche in considerazione della completa incapacita strategica della politica e degli stati ormai ridotti a vassalli di banchieri e finanzieri

    • Per non prendere troppo spazio al tema, la invito a leggere le considerazioni sul mio blog. In sintesi preferisco essere governato da onesti e capaci classi dirigenti ;
      tedesche, francesi, europee, piuttosto che da accattoni, ladri e millantatori indigeni .Buona vita.

      • sig exult49 ho letto un po sul suo blog e devo dire che alcune cose le condivido..non sono per l,uscita ad ogni costo dall,euro anchio vorrei una folgorazione sulla strada di damasco dei nx attuali dirigenti sia europei che nazionale..ma!mi chiedo per fare questo ci vorrebbe una presa di coscienza non indifferente sia dei cittadini (Attualmente dormienti)sia della politica in grado di riappriopiarsi di quel ruolo che gli compete,ed in grado di invertire i rapporti di forza ,(non credo al fatto che dirigenti non nostrani siano migliori) ma penso semplicemente che chi governa non e in grado per fare queste scelte (senza contare la malafede ,che anchessa e innegabile)e anche noi cittadini non all,altezza di assumerci le nx responsabilita…ma in ultima analisi se ci fossero cose che smentissero la mia visione e si attuassero politiche rivolte agli interessi dei cittadini e del bene comune ne sarei felicissimo …..ma poco ci credo

      • Purtroppo questo resta il mio grande cruccio. Sono pessimista. I miei connazioanali elettori, in gran parte over 60 sbraitano, ma votano Grillo per protesta. Dopo aver votato il buffone Berlusconi, il cerebroleso Bossi, oggi votano l’accattone guitto Grillo. Quello che consiglia da imbecille quale é l’uscita dall’euro e l’autarchia. Quale speranza vuole avere in un simile popolo?

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