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Uscire dalla crisi con Keynes


Pubblichiamo un testo divulgativo che riassume i principi fondamentali del pensiero economico keynesiano e affronta alcune delle tematiche legate alla situazione attuale, in particolare riguardo la moneta unica europea. Il testo contiene inoltre alcune indicazioni di stampo keynesiano su come uscire dalla crisi economica.

Scarica “Uscire dalla crisi con Keynes” [pdf]

120 commenti su “Uscire dalla crisi con Keynes

  1. Non riesco a scaricaren il pdf (il PC non me lo consente). Come potrei, altrimenti? Grazie.

    • Te l’abbiamo inviato per e-mail.

      • Posso chiedere anche io la cortesia di un’ invio c mail?

        Grazie x la vostra attività di divulgazione.

      • Che bravi ragazzi che divulgate la lampante verità.

      • Ottimo articolo.Molto interessante ripercorrere con sintetica intelligenza i punti cardine dell’economia keynesiana!!
        Quasi tutti gli ingredienti per il rilancio dell’economia.
        Mi permetto di contestare solo il punto 5 del rilancio ( e al posti di quello punterei con più vigore sulla separazione di Banche di Credito da Quelle di Affari….):

        Istituire una Patrimoniale vera 1)collasserebbe il sistema, 2) impoverirebbe gli Italiani in quanto siamo il paese con più alta percentuale di case di proprietà (circa 6000 MLD di euro è il Patrimonio immobiliare privato Italiano); 3) l’aumento delle tasse sulle case provocherebbe una corsa alla vendita che farebbe precipitare il costo delle stesse creando problemi insostenibili per i poveri e per le Banche che li hanno finanziati( anche se la Patrimoniale fosse fatta su Patrimoni superiori ai 5 Milioni di euro)
        4) esempio: arriva una pesante Patrimoniale: un ricco con 100 case per un valore di 100 Milioni di euro si troverebbe a pagare 3 Milioni di tasse… Il suo consulente gli consiglia di vendere il 50% del Patrimonio perché di li a poco il mercato andrà a saturarsi per eccesso di offerta in quanto tutti quelli che hanno più di due immobili ma non hanno grande liquidità saranno costretti a vendere…
        e in 3-4 anni i prezzi crolleranno.
        5) quindi il ricco con 100 case paga 3 milioni di euro di Tasse; vende 50 case a 48 Milioni ( perdendo solo il 2% perché la crisi arriverà qualche mese più tardi); Però dopo un paio di anni, con i suoi 48 Milioni comprerà immobili che prima avrebbe pagato 70-80 milioni (quindi farà una bella grossa speculazione)
        6) alla fine il ricco avrà pagato si 3 Milioni di euro di tasse ma ha guadagnato 25 case ( per semplicità 25 Milioni di euro, speculando sulla pelle dei poveri e del ceto medio ha guadagnato benissimo): ora non ha più 100 case ma 125!!!
        7) il povero invece nonostante non sia stato tassato, ha una casa da 110.000 euro con 100.000 euro di mutuo a 30 anni;Purtroppo sarò strozzato dai debiti in quanto per la crisi perderà il lavoro e non potrà rivendere la casa che avendo resistito 4-5 anni ha perso il suo valore e ha offerte non superiori ai 70.000 euro: così salta lui e la Banca che lo ha finanziato.
        8) per onestà dico che una piccola percentuale di persone che ancora non hanno la prima casa saranno favorite da questo meccanismo…ma è una percentuale irrisoria rispetto al benessere della collettività: a fronte di 1 MLD di beneficio per i nuovi proprietari e di 30 MLD di nuovi introiti per lo Stato ci troveremmo di fronte al crollo del nostro Patrimonio di 500-800MLD di euro a favore degli speculatori. ( vedi effetto Monti)

        Ergo La patrimoniale in Italia, dove le case ce le hanno gli Italiani, ceto medio e povero incluso,( non vale lo stesso criterio per Londra o Cape Town) favorirebbe la speculazione a svantaggio del ceto medio e ucciderebbe in modo indiretto i più poveri………..

        Per tutto il resto concordo pienamente!!
        Specialmente sul rilancio dell’economia attraverso un vasto programma di opere pubbliche e di edilizia economica e popolare, che si ripagheranno nel tempo per la loro virtuosa Natura (condizione sufficiente)….

        Complimenti,
        un cordiale Saluto,
        Andrea Baldini

    • Vi ringrazio di cuore per il vs contributo alla diffusione del pensiero keynesiano. keynes è l’antidoto contro il male di questa crisi
      Francesco Tramaglino

      • Grandissimo fratello condivido e sottoscrivo con il sangue!!!!

      • Purtroppo la realtà è cambiata e J.M.Keynes non potrà fare molto per aiutarci.
        A Bretton Woods 1.7.1944 cercò di attuare una restrizione sui movimenti di Capitali (Repressione Finanziaria la chiamarono Harry White ed il N.Y.Times) ma fece vivere dal 1945-75 circa (trenta gloriosi Keynesiani) ed io frequentavo Univ.Modena con F.Vianello (allievo di Sylos Labini) l’ultima Univ.Italiana Keynesiana….GOODBYE FINANCIAL REPRESSION, HELLO FINANCIAL CRASH !!

    • Alfredo installati Firefox + il plug in pdf e problemi 0
      A disposizione Ezio Lucenti ezio.lucenti@gmail.com

  2. Molto interessante e ben fatto. Se fosse in inglese lo passerei ai miei studenti!

  3. Il documento è firmato da Guido Iodice e Daniela Palma?

  4. Da quando ho frequentato il corso di economia all’università il corso era basato su di un testo di macroeconomia che riprendeva per intero la teoria macroeconomica di Keynes. Ora passati tanti anni ho cercato di capire quello che sta generando la crisi e perché noi dell’eurozona siamo quasi spacciati e senza futuro, se non si rivedono le regole ed i criteri e se non si ritorna all’etica ed al sociale come aveva indicato Keynes

    • Credo ci siano molti luminari di economia a cui ci siamo affidati per troppo tempo anche per fare i nostri investimenti ed ora è sotto gli occhi di tutti, quali siano i risultati!
      Che sia arrivato il momento, dove ognuno di noi dovrà trovare le sue soluzioni di come uscire dalla crisi, dove investire, in quali settori o mercati?
      Anche la fisica quantistica stà dimostrando che questa sia l’unica vera possibile via di uscita! Se quantomeno siete curiosi di conoscerla vi consiglio una visita a questo sito:
      wwww.mykonsulting.it

    • Caro Antonio, almeno tu hai avuto la fortuna di frequentare un corso dove la teoria Keynesiana veniva proposta… Come afferma Paul Krugman nel suo “uscire dalla crisi, adesso!” le tracce dell’opera di Keynes sono state sistematicamente cancellate dalle facoltà di economia a partire dagli anni ’70…ahimè mi sono laureato nel 2005 e ho letto la teoria generale di Keynes non come libro di testo… bisogna cominciare a reintegrare Keynes nelle aule universitarie.

    • Caro Antonio,
      ti ricordi il titolo del libro di testo che hai citato? Mi piacerebbe leggerlo.
      Cordialità
      Francesca

  5. Uscire dalla crici?? Anzi, eliminare proprio il ciclo economico?? Standard aurifero e sistema banacario a riserva piena…lasciate perdere la magia nera….

    • Senti, sinceramente, se vuoi un’ economia dove per stampare moneta devi avere le riserve in oro, in questo modo tagli le gambe alla maggior parte degli stati, che non potranno MAI spendere a deficit per ottenere la piena occupazione e il pieno stato sociale. Se non vuoi queste cose allora condinua pure a dire che ci vuole il ritorno del gold standard.

  6. Credere negli effetti taumaturgici del mercato, come facevano i sosteinitori del laissez faire, fa tanta tenerezza al pari di quanta ne possa fare quella di un ‘applicazione cieca delle teorie keynesiane, dalle quali comunque occorre partire. Innanzitutto occorre contestualizzare temporalmente il pensiero keynesiano. Gli anni trenta erano caratterizzati da una profonda crisi economica generata dal blocco della circolazione del ricchezza. Si stava in sostanza verificando la cosiddetta crisi di merci prevista il secolo prima da Marx, che avrebbe portato alla fine del capitalismo. Il contesto produttivo era comunque solido e alimentato a poco prezzo da materie prime provenienti dalle colonie. Si trattava quindi di risolvere un problema di circolazione della ricchezza affinchè potesse essere più equamente redistribuita tra le classi sociali ed in particolare a favore dei consumatori.
    L’attuale contesto è fortemente diverso. La crisi attuale, contrariamente a quanto qualcuno ancora continua a sostenere, non è stata generata dalla speculazione dei mostri della finanza che si sono adoperati per trasferire i portafogli da una tasca all’altra. La speculazione finanziaria non è l’origine dei mali ma è stata lo sciacallaggio dopo il terremoto. Concentrarsi solo su essa non serve alla comprensione del problema, salvo che non si voglia accontentarsi di autodafè, per evitare di confrontarsi con i vizi propri, vere cause della crisi. .
    La vera causa della crisi attuale è il progressivo smantellamento dell’apparato produttivo dai nostri sistemi a fronte di una domanda di beni di consumo crescente alimentatata dal credo consumistico. In questi anni i consumi, in assenza di una reale crescita del prodotto, sono stati alimentati dai risparmi accumulati nel passato. Per anni si è vissuto con l’illusione che i risparmi fossero ben custoditi ed invece un bel mattino abbiamo scoperto che valevano molto meno. C’è chi dice tra il 2008 e il 2009 si sia briciato almento il 30% dei risparmi.
    Quindi, non pensare di sollevare le sorti dell’economia con un aumento della spesa pubblica, come negli anni trenta, ma agevolare gli investimenti per ricostruire il tessuto produttivo per soddisfare la domanda interna e usarlo come merce di scambio per le importazioni. In sostanza occorre ritornare a produrre di più e fare meno trading. Per produrre occorre anche riportare il costo del lavoro a livelli più accettabili, intervenendo sul cuneo fiscale, per incentivare le imprese a delocalizzare a favore del paese di origine regalandogli un biglietto di ritorno.

    • La vera causa…..BCE (PRIVATA) emette, costruendo dal nulla, euro che vanno a finire nelle Banche nazionali in cambio di interesse, quest’ultime acquistano titoli pubblici o debito pubblico che però i cittadini per ripagarlo dovranno lavorare…ma a questo punto il debito può solo aumentare? maa.. chi sà.

  7. Il vostro lavoro è molto utile. Complimenti.
    Vincenzo Gallo

  8. Io consumo tu non consumi, ovviamente, egli chissà; noi ci mancherebbe altro, voi vi arrangiate, essi vi provvederà la Charitas.
    Io consumai tu fosti consumato come pure egli; noi altroché se non consumammo e che diamine si vive una sola volta, via. Voi ed essi consunti.
    Io consumerò, e ci mancherebbe, tu ed egli fate vobis; noi del circolo degli eletti o menti Illuminati non ci faremo mancare nulla; voi ed essi di “diman non vè certezza e chi vuol esser lieto sia…” provi a consumar quant’altri ma memento Cicero pro domo, si capisce.
    Consumare, mercificare, annientare. Poi ricominiciare, tanto con “La ricchezza delle nazioni” e tanto con “Il Capitale” che pari sono perché alla base hanno il verbo consumare.
    Se nonché una volta le colonie, e le Faccette nere sensuali, e si potevano defraudare e violentare a man bassa, ora che siam “tutti” attori ci vuol un sistema “soft”. Una medicina, se mai al cianuro, un aidiesse costruito in laboratorio; una distrofia che non si nega a nessuno, delle onde a bassa frequenza che porta a “gesti folli”; una bomba che distrugge gli umani, sai che novità, ma lascia intatta la “roba”. Un bel programma per risolvere alla “radice” il problema; un modo di putridi vecchi incartapecoriti e riti satanici a corredo d’eterna giovinezza. Faust. Una gioventù che neppure le “guerre” del Novecento han saputo fare di meglio. Annientate.
    Io consumo tu…

  9. “Rifletti figlio, da dove vengono questi doni? Tu non puoi aver nulla da te stesso.” – Oh, tutto ciò, io l’ho avuto da mio padre.- E lui da dove lo ha avuoto? – Dal nonno -. E sia, ma da dove lo ha avuto il nonno? – Se le preso ! –
    Epigrammi ( o forse nei Baci perugina) J. W. Goethe

  10. ” La situazione è grave, ma non seria”. Ennio Flaiano

  11. […] Sempre tratto dal Keynes blog: Uscire dalla crisi con Keynes […]

  12. Ri-partiamo da Keynes e dalla sua rivoluzione concettuale, di cui resto innamorata. Ma portiamoci un po’ avanti, no? Il potere contrattuale dei lavoratori basato solo sui contratti nazionali mi sembra, per esempio ,un po’ datato e neanche particolarmente efficace, ormai.

    In ogni caso, complimenti davvero per la sintesi.

  13. solo una curiosità: l’immagine di keynes usata nell’articolo è tratta da un rap anarcocapitalista:

    :-)

  14. Complimenti! Un testo chiaro, sintetico e di facile comprensione. Assicuro massima diffusione. Buon lavoro.

  15. Ciao a tutti, ho appena iniziato ad interessarmi di economia e trovo molto interessante il vostro blog, anche se da spirito anarchico ciò che leggo qua mi mette un po’ paura… Potete suggerirmi un forum dove poter discutere di questi temi? Avrei un sacco di domande da fare!

  16. Ottima sintesi, e molto utile lista di misure di politica economica e sociale. Continuate cosi’. O mettiamo su una vera piattaforma “keynesiana” per una nuova politica economica, industriale ed energetica, oppure siamo fritti per i prossimi 20 anni.

  17. […] (i principi fondamentali del pensiero economico keynesiano sono ben riassunti su Keynes blog*) […]

  18. Ciao,

    D’accordissimo con il fatto che le politiche keynesiane sono quelle che possono farci uscire dalla crisi e dalla spirale recessiva causata dalle politiche di austerità del governo.

    Vorrei comunque proporre un’ulteriore riflessione: il mondo moderno non è solo in crisi economica, ma anche in crisi ambientale (inquinamento, desertificazione, fine dei combustibili fossili, migrazioni, ecc.). E’ chiaro che la crisi economica e quella ambientale sono collegate e bisogna risolverle insieme, altrimenti il mondo è spacciato.

    Se si applicano politiche keynesiane si ottiene il benessere per tutto il mondo (wow! bellissimo!), ma se il modello di vita consumista e inquinante occidentale venisse esteso a 7 miliardi di persone, il pianeta è finito entro 10 anni al massimo, il che è peggio della crisi economica attuale.

    L’applicazione moderna delle politiche keynesiane, per poter garantire il benessere a tutti i popoli della terra, deve essere associata a un ripensamento degli stili di vita occidentali e a modelli di sviluppo sostenibile.

    Grazie dell’attenzione e grazie per il vostro blog che ritengo molto interessante, lo aggiungerò al mio blogroll.

    • Perfettamente d’accordo. Ma correggerei solo il tono in cui hai scritto il messaggio, nel senso che sembra che crescita e benessere siano comunque in contrasto con l’ambiente. In realtà proprio la riconversione ecologica dell’economia sarebbe una eccezionale occasione per attuare politiche keynesiane.

  19. Complimenti davvero. Il ritorno del e al “maestro” e’ vitale

  20. Le soluzioni dunque sembrano essere solo 2: o la BCE prende il ruolo di vera Banca Centrale che emette Euro ed Eurobond per finanziare opere pubbliche, alla stessa stregua della FR, oppure si ritorna alla Lira e alla Zecca di Stato che emette valuta e italian-bond per finanziare opere pubbliche, entrambe le soluzioni al fine di determinare piena occupazione, pieno stato sociale.
    Il guaio è che la BCE non è libera di scegliere ma è sotto l’egida, il controllo e il dominio della Trilateral e dei membri della Bilderberg, veri poteri occulti, ma neanche tanto.
    Se ne deduce che, anche se la Merkel sarà sbattuta fuori dal sistema che difende , la Trilateral e la Bilderberg (di cui fa parte guardacaso Monti) a loro volta comandate dalle lobbies americane a loro volta comandate dai soliti 2, Rockfeller e Rothschild, difficilmente lascerà il ruolo che non le compete ma che esercita a pieni poteri

  21. E’ tremendo, ascoltare nei vari programmi televisivi pseudo economisti far sfoggio ancora ogge della “pratica new liberista”. Questo trattato sulla teoria Keynesiana andrebbe urgentemente resa pubblica.

  22. Scusate, dimenticavo mi piacerebbe leggere qualche considerazione sul fenomeno del “SIGNORAGGIO”. Lo so che farà male ad alcuni, ma credo sia arrivato il tempo di spiegare la cosa su larga scale. Grazie

  23. il signoraggio inteso nel senso è una incredibile bufala.non vale la pena neanche soffermarcisi…ben altri sono i problemi posti in modo serio da questo blog e da alcuni commenti che condivido in pieno come quello di carlo bianco.keynes è un punto di partenza ma non basta +

    • Esiste una alternativa “paradigmatica” al liberismo?
      Per paradigmatica si intende sistemica e globale, in grado di lanciare la sfida scientificamente, filosoficamente ed infine politicamente, creando un cambio di “egemonia”.
      Il lavoro sul piano accademico di Krugman, Stiglitz ed innumerevoli altri (in Italia notevoli i lavori di Bellofiore-Hallevi in chiave marxista e vari interventi di stampo keynesiano, una sintesi molto interessante “uscire dalla crisi con Keynes” su http://www.keynesblog.com ) e la reazione spontanea alle bugie dell’apparato finanziario di una parte della opinione pubblica mondiale che ha preso forma con “movimento degli indignados”, “Occupy Wall Street”, il recente rifiuto degli studenti di economia americani di continuare a studiare modelli fondalmentalmente sbagliati, il voto recente in vari Paesi europei, indicano che il clima è cambiato.
      Per coloro che tuttora avessero dubbi sull’entità delle bugie di un intero “establishment”, esse sono ben sintetizzate, oltre che nelle ricostruzioni accademiche e giornalistiche, nel documentario “The inside Job”, che descrive il ruolo giocato nella preparazione e scatenamento della crisi subprime da FED, Wall Street, sistema bancario, agenzie di rating, speculazione internazionale, con la complicita’ ideologica ed interessata della scienza economica ortodossa e di varie sue figure di punta. D’altronde lo stesso Alan Greenspan, ex Presidente de la FED e massimo guru del liberismo applicato, in una intervista al Guardian di Londra dopo la crisi dei “subprime” ha candidamente ammmesso: “ I got it wrong!”.
      Per una disciplina come l’economia neoclassica, che si atteggia a Scienza esatta, con tanto di dispiegamento di matematiche superiori e la presunzione di avere capacita’ di previsione, e’ come se il biologo responsabile del laboratorio piu’ avanzato del mondo dicesse” Ho sbagliato!” dopo aver messo in circolazione un batterio killer.
      Gli effetti del piccolo errore di Greenspan? Piu’ di 15 milioni di disoccupati, alcuni Paesi in bancarotta, numerosi suicidi e nessun vaccino per fermare il batterio killer.

      Il Grande Disordine Mondiale che stiamo vivendo dimostra che Il paradigma liberista ha fallito. Non esiste più un’univoca e convincente interpretazione della realtà, tantomeno una ‘’egemonia’’ intellettuale riconosciuta e legittimata, il Pensiero unico è moribondo, ormai si naviga a vista.
      Il prossimo Forum di Davos determinerà se usare la retorica liberista come un Breshnev mummificato o disfarsene finalmente per scegliere una faccia nuova a difesa degli interessi di casta.
      Nel frattempo, chi puo’ giocare sull’attuale disordine (la speculazione finaziaria, of course; ma non solo, visto che i riposizionamenti nell’establishment sono molteplici) si premura di ritagliarsi la propria fetta di bottino prima che lo spettacolo davvero si concluda ed inizi la resa dei conti.
      Il capitalismo finanziario, gioca il “tutto per tutto” cercando di instaurare una ‘’dittatura dei mercati’’ nella periferia usando il Consensus di Bruxelles, approffittando della confusione generale e dell’inconsistenza della politica. La Ue appare vivere la sua Crisi piu’ seria e dalle conseguenze più devastanti. Gli scenari si fanno apocalittici, o almeno da vera tragedia greca.
      Siamo alla fase esplosiva del Disordine mondiale prodotto dal liberismo.

      La crisi del modello di societa’ liberista quindi e’ in se’ evidente, mentre gran parte della credibilità dell’ “establishment”, l’unico valore che conti realmente a medio termine sui mercati e’ la credibilita’, è perduta per sempre.

  24. Come ho scritto la prima volta su questo blog, Keynes rimane per me il principio da cui ricostruire, soltanto che la sua visione economica dovrebbe essere attualizzata alla realtà del momento. Il libero mercato non trova in se nessuna autoregolamentazione, e pertanto finche c’è richiesta e la gente trova i soldi compra, parliamo dei beni primari. Ma si sta sperimentando sia da parte di chi offre beni che di chi li acquista una traslazione su qualità inferiori a parità di disponibilità. Questo fenomeno si sta accentuando anche in relazione all’ormai irrefrenabile divario tra ricchi e poveri. Il costo del lavoro e’ sempre stato visto come un problema per chi produceva, gli imperi coloniali sono stati gli antesignani della moderna globalizzazione. Ma il problema resta per comprendere il giusto valore che bisogna attribuite alla remunerazione del capitale . Infine la crisi attuale chi può continuare a spendere in deficit positivo cioè riuscendo a far ripartire i consumi interni ne uscirà prima e meglio quelli che si atterranno scrupolosamente a politiche recessive attendendo che si abbassino ancora di più gli stipendi senza alimentare la domanda interna produrranno un lup di stagnazione da cui sarà difficile uscire, anche perché fattori come la forza lavoro ormai obsoleta per età e tipologia lavorativa non permetterà una reale competizione nel mercato del lavoro che si avvarrà sempre di più di risorse giovani provenienti dai paesi emergenti che nel frattempo possono offrire una scolarizzazione finalizzata ad un costo sociale per la collettività ragionevole e qualitativamente valido.

  25. ma nessuno di voi ha letto “Tutti gli errori di Keynes” di Hunter Lewis?
    Keynes ci fa sprofondare altro che salvarci!!!!!

  26. speriamo che rinsavite… aumentare la spesa pubblica in italia ci salverebbe????

  27. Il mito è che i cosiddetti “interventi di austerità” abbiano impedito alle economie europee, e forse pure agli Stati Uniti, di riprendersi più velocemente dalla Grande Recessione.
    Commentatori come Paul Krugman danno ogni giorno la colpa a quelli che interpretano come tagli draconiani alla spesa (“austerità”) nell’Unione Europea per il fatto che vi siano riprese stagnanti e anche ricadute in recessione in giro per il mondo. Per Krugman questo fatto è prova che è necessario uno stimolo keynesiano ancora più grande.
    Contro quest’argomentazione, tanti economisti di ispirazione liberale classica hanno offerto prove schiaccianti che nella realtà i tagli alla spesa in Europa sono stati inesistenti o di piccola entità. In molti casi questi “tagli” sono stati poi accompagnati da aumenti di tasse che sono interventi recessivi. Questi economisti hanno anche sostenuto che le riprese stagnanti potrebbero essere il risultato delle varie politiche che questi governi hanno adottato, come programmi di stimolo allo scoppio della crisi seguiti poi da aumenti di tasse, associati a questa presunta austerità.
    Se non cercano di risolvere in modo serio il problema dei costi crescenti dei programmi sociali in continua espansione, i paesi dell’Unione Europea (e gli Stati Uniti) dovranno prima o poi pagare il conto. La loro riluttanza ad affrontare la realtà non dà fiducia agli investitori che quindi non vogliono prendersi rischi di lungo termine investendo in questi paesi.
    Il pericolo di oggi è che la Leggenda dell’Austerità diventi l’equivalente, per questa recessione, della favola di Hoover. I danni che questa storia di fantasia hanno provocato si sono estendono fino alla Grande Recessione stessa: in tanti nell’autunno del 2008 argomentarono che un intervento di entità inferiore a quello enorme che abbiamo avuto quell’inverno sarebbe stato “Hooverismo” e ci avrebbe condannati a una seconda Grande Depressione. Nella realtà la leggenda dell’austerità non è altro che una minestra riscaldata di quella di Hoover.
    Quando persone come Krugman si trovano di fronte al fallimento delle idee che hanno propagandato per decadi, invece di affrontare la realtà si rifugiano nella stesse vecchie favole.
    Così come i difensori dell’interventismo durante gli anni ’30 e ’40, quando il New Deal non fornì i risultati promessi, ebbero bisogno della leggenda di Hoover, così le loro controparti moderne hanno bisogno della leggenda dell’Austerità per spiegare il fallimento dell’interventismo contemporaneo. Per i liberali classici non esiste una missione più importante che impedire che questa leggenda dell’austerità prenda piede.

    Articolo di Steven Horwitz per Freemanonline.org

    • “Contro quest’argomentazione, tanti economisti di ispirazione liberale classica hanno offerto prove schiaccianti che nella realtà i tagli alla spesa in Europa sono stati inesistenti o di piccola entità. In molti casi questi “tagli” sono stati poi accompagnati da aumenti di tasse che sono interventi recessivi. Questi economisti hanno anche sostenuto che le riprese stagnanti potrebbero essere il risultato delle varie politiche che questi governi hanno adottato, come programmi di stimolo allo scoppio della crisi seguiti poi da aumenti di tasse, associati a questa presunta austerità.” ma cosa dice?
      Paesi come l’Italia negli ultimi anni non hanno fatto altro che privatizzare, liberalizzare , precarizzare e tagliare il deficit ( aumentando le tasse e tagliando la spesa pubblica ) ed ora ha un ATTIVO DI BILANCIO PRIMARIO. Negli USA negli anni precedenti alla crisi c’è stato addirittura il PAREGGIO DI BILANCIO ( per l’appunto i tagli e gli aumenti di tasse mirano a quello ), più DEREGULATION del sistema bancario e massiccia finanziarizzazione dell’economia. Tutte misure che di KEYNESIANO non hanno NULLA. L’AUSTERITA’ non sono solo TAGLI ALLA SPESA ma anche AUMENTI DELLE IMPOSTE, in particolare sul LAVORO e le PICCOLE E MEDIE IMPRESE.

    • “anni ’30 e ’40, quando il New Deal non fornì i risultati promessi” ma lei se le inventa al momento le CAZZATE che dice o se le studia di notte? All’inizio del New Deal ( 1933 ) i disoccupati in America erano 13 MILIONI e nel 1937 si erano già ridotti a 8 MILIONI. Quindi 5 MILIONI di nuovi posti di lavoro creati in 4 anni. Se non sono buoni risultati questi! Il New Deal si conclude nel 1938 perchè da quel momento in poi iniziano le spese per l’imminente entrata degli USA nel secondo conflitto mondiale.

  28. Vi ringrazio per il pdf,molto interessante.

  29. ho trovato il link a questo sito in un altro sito ( scusate la ripetizione ), precisamente in quello della MMT…voi cosa ne pensate del Cartalismo ( se e’ vero che la MMT e il cartalismo moderno , boh)…..grazie

  30. … basta che non mi continuiate a ripetere la falsa filastrocca secondo cui veniamo da decenni di liberismo … uno dei tanti miti propagandistici di certi keynesiani d’accatto.

    • “non mi continuiate a ripetere la falsa filastrocca secondo cui veniamo da decenni di liberismo” e invece sì. Per la precisione dalla fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, quando gli ANTI-KEYNESIANI hanno fatto POKER mandando i loro ALFIERI nelle nazioni più industrializzate del mondo:
      -RONALD REAGAN – USA
      -MARGARET THATCHER -UK
      -HELMUTH KOHL -DEUTSCHLAND
      -FRANCOIS MITTERAND – FRANCE
      Su Mitterand non ti illudere: anche se si dichiarava SOCIALISTA in realtà fece intraprese politiche economiche assolutamente draconiane e fu l’architetto principale dell’Eurozona per come oggi la conosciamo.

    • Salutami la Merkel e offrile una birretta della Germania dell’Est a mio nome, per piacre.
      Hai proprio capito tutto.
      AH !!!! non dimenticarti di portarne una anche a Wolfgang Schäuble, altrimenti ti troveresti disoccupato IN STRADA ! con tutta la eventuale Famiglia

  31. … il testo è interessante nella sua parte descrittiva della teoria keynesiana, una accozzaglia di suggestioni genericamente affastellate nella parte dell’analisi economica attuale e delle soluzioni. In realtà, il principio fondamentale in economia non è spendere il più possibile, ma spendere bene. Fondamentale poi, la vendita di patrimonio pubblico per ricavare risorse … da dare in pasto ad affamanti e (auspicabilmente) competenti keynesiani …

  32. La crisi morde. La storia ci ha insegnato che non c’è altro modo di uscirne se non attraverso politiche economiche espansive, KEYNESIANE. Qualcuno può non essere d’accordo con questa affermazione?

  33. Non riesco a scaricare ilPDF,potete inviarmelo?Grazie

  34. vorrei portare alla attenzione dei curatori di questo ineressante blog un punto che non viene affatto considerato in questo manoscritto:
    la teoria esposta non tiene in conto il progressivo esaurimento delle risorse naturali (in particolare petrolio), la deforestazione, l’inquinamento delle acque e dell’atmosfera (con conseguenti mutazioni climatiche e aumento dell’incidenza di tumori), la ingiusta distribuzione della ricchezza tra i paesi e all’interno dei paesi, etc….
    Pertanto mi chiedo se sia possibile inglobare questi aspetti all’interno di una teoria economica che possa dare una soluzione all’attuale crisi del pianeta.
    Se una tale teoria economica non potesse essere sviluppata, penso che il futuro di qui a 50 anni prospettera’ una crisi di portata ancora maggiore che si concludera’ molto probabilmente in una Ultima Guerra Mondiale.

    Così come Keynes fu ‘alternativo’ ai suoi tempi, forse c’è bisogno di una teoria alternativa e di rottura ai nostri tempi ? (http://decrescitafelice.it/)

    • Ciao Mario,

      alla base di ogni analisi economica bisogna sempre considerare che “in un tempo medio-lungo saremo tutti morti…(Keynes)”. Ogni analista che serva (serve se propone delle cose attuabili presto nello scenario politico internazionale) non può che considerare la condizione della domanda aggregata attuale, e sostanzialmente proporre delle soluzioni che possano portare nel breve termine ad una ripresa dei consumi.La dicotomia tra Keynesiani e Liberisti puri (alla Von Hayek) è se per riattivare la crescita economica (che ripeto significa solo crescita dei consumi) non bisogni passare per un intervento pubblico di spesa: il cosiddetto stimolo alla domanda aggregata: costruire strade, ponti, spendere in ricerca, formazione, aumentare i salari pubblici. I discorsi che fai tu su: inquinamento, iniqua distribuzione del reddito, eventuali guerre, e la decrescita sebbene degne di menzione non rientrano nel dibattito macroeconomico, e se pensi che nelle democrazie ci sono elezioni ed esigenze di brevissimo termine io penso che mai ci rientreranno.In un certo senso potresti essere sul blog sbagliato…Lo stesso Keynes vedeva la guerra anche come una misura di stimolo alla domanda aggregata.Per non parlare delle ricostruzioni post-belliche.

  35. Salve, non riesco a scaricare il pdf….vorrei leggere l’articolo! vi ringrazio
    Monica

  36. Ciao a tutti.

    Ho scoperto oggi questo blog.
    Complimenti è eccezionale, come è meraviglioso l’articolo in pdf.

    Ritengo sia necessario aggiungere però che l’Euro e l’Europa presentano così tante rigidità e asimmetrie (oltre a interessi contrapposti) che, purtroppo, con la nostra attuale classe dirigente, abbiamo ben poca speranza di usare veti nel nostro interesse nazionale. Spesso assistiamo a passarelle politiche di cui non percepiamo i contenuti decisionali… e non a caso.
    Se a ciò aggiungiamo che Monti ritiene che la crisi e l’insicurezza siano fattori positivi e determinanti per “forzare” i popoli all’integrazione europea (come dichiarato alla LUISS a febbraio, ove parlò di “costo psicologico del non procedere in tale direzione”) in un’ottica alla Milton Friedman… non c’è da essere ottimisti sull’adozione di politiche keynesiane nel prossimo futuro… ecco perchè spero che le prossime elezioni non portino ad un Monti bis ed al suop carico di politiche dello shock economico e dell’insicurezza del ceto medio.
    In ogni caso sarei personalmente assai favorevole ad un ritorno alla sovranità monetaria dell’Italia, scendendo dal Titanic del “fiscal compact”…

    Massimiliano

  37. Ciao a tutti e buon anno. Vi ho scoperto solo oggi e non riesco a visualizzare o scaricare il pdf; e’ possible inviarlo via mail?
    Grazie, Gianluca

  38. Non riesco a scaricaren il pdf (il PC non me lo consente). Come potrei, altrimenti? Grazie

  39. http://www.edizionisi.com/libri/LAssurdita_dei_sacrifici.asp La famosa intervista a Keynes rivista secondo gli insegnamenti della MMT. Introduce il Proff. Warren Mosler, fondatore della Modern Money Theory. ALtro testo in italiano: In Alto il Deficit! di Warren Mosler, introduce Paolo Barnard

  40. Potreste rilasciarlo anche in formato ebook (epub e/o mobi)? Sarebbe molto comodo…
    Grazie!

  41. Si , concordo pienamente nel ripartire con il “pubblico” , ma l’impresa mi sembra assai ardua in quanto di pubblico in Italia non c’è rimasto proprio niente (l’energia è privata, l’autostrada è privata ,gli aeroporti …. la moneta è privata e persino il suolo pubblico è PRIVATO!?!),e se non usciamo dall’Euro, mi spiegate come possiamo svalutare una moneta comunitaria?

  42. SOno d’accordo con Malcom e rilancio, con grande dispiacere. CHi crede di poter riformare questa UE e questa euro zona, ci fa perdere mesi preziosi.

  43. mi sono letto questo saggio e penso che sia tutto molto corretto nel ragionamento generale ma mi piacerebbe discutere con qualcuno di aspetti particolari italiani e non:
    1) l’economia tende a non pensare al lungo periodo con la penosa battuta “alla fine saremo tutti morti” ma comunque meglio non anticipare e in oltre alcune persone fanno ancora figli. Quindi ritengo che uno degli errori è proprio il tasso di interesse imposto dalle banche che obbligava a rientrare i capitali in 5 anni portando a bruciare nel giro di breve tempo tutti gli investimenti con questi rientri e rinviare ad oggi, proprio in periodo di crisi, quelli con rientri a lungo termine (consumo esagerato di alcune risorse non rinnovabili ormai consolidate e non cercare nuovi sistemi). Quindi penso anche che forse abbiamo vissuto uno dei periodi meno dinamici della storia.
    2) la distribuzione del reddito legata alla propensione alla spesa in Italia non è mai stata un gran che. Storicamente siamo sempre stati e continuiamo a rimanere in un sistema molto legato alla concentrazione del potere economico, dal latifondo alle famiglie nobili/industriali radicato proprio in atteggiamenti omertosi e ossequiosi solo verso chi può ostentare questo tipo di potere. Insomma era/è tutto bloccato da una forzata difficoltà a creare nuove attività (per esempio nel mio lavoro me ne sono accorto dal tempo necessario per far approvare una pratica edilizia – anche 2-3 anni).
    Chi è riuscito a cambiare le proprie sorti ci è riuscito perché come minimo evadeva le tasse. E così chi si comportava correttamente non ha raggiunto niente e ora siamo comandati a bacchetta da una associazione di furfanti.
    Insomma tutti hanno messo da parte qualche soldo per il senso di incertezza sull’investimento perché in Italia non c’è mai stato un sistema kynesiano
    3) riporto questa frase importantissima tratta dal saggio a pag. 8 “i trattati (maastricht e fiscal contract) comprendono diverse scappatoie e in passato la stessa Germania è riuscita a piegarli ai propri interessi. E’ quindi importante non cadere nel tranello che viene spesso ripetuto: “ce lo chiede l’Europa”. L’Europa è l’insieme degli Stati autonomi, pertanto un singolo paese ha un potere di veto che può far pesare per ottenere modifiche e bloccare eventuali sanzioni.” Quindi smettiamola di mandare in europa politici che non ci rappresentano e che ci fanno solo fare brutta figura con atteggiamenti e battute da vergogna facciamo andare persone che pensano ai problemi dell’italia e che sono capaci si fanno valere.

  44. Lo studio di Keynes è senza dubbio quanto di meglio mi hanno lasciato gli studi universitari di economia; e sentire dire che nei recenti programmi universitari c’è sempre meno spazio per il suo pensiero mi lascia notevolmente perplesso.

    Da pochi giorni sono venuto a conoscenza di questo blog e mi sento di dire che lo seguiro molto spesso: credo che mai come in questi ultimi anni ci sia di bisogno di ridare visibilità alle sue teorie.

  45. Per conferenze locali contattare ME-MMT o EPIC. SOno due associazioni che tengono conferenze di livello. E? urgente presidiare i territori con un’informazione corretta.
    mmt.perilpattosociale.cesena@gmail.com
    Intervista a Keynes rivista secondo gli insegnamenti della MMT sul sito della casa editrice Edizioni Sì.

  46. Pensate si possa riscrivere l’equazione della domanda aggregata in questi termini?:
    Domanda aggregata = MSF + Esportazioni – Importazioni
    dove MSF sta per Moneta Sovrana Fiat.

  47. Neanche io riesco a scaricare il pdf… ho letto che potete inviarlo via mail, sareste così gentili? Grazie e complimenti per il vostro impegno
    @ Giuseppe Pilato: la formula non mi sembra corretta ma sono ancora terribilmente ignorante e posso sbagliare! Forse può esserti utile questo link, ciao

    • ci mandi una mail a keynesblog(chiocciola)gmail(punto)com

    • FATTORE MSF

      Cara Donda, la formuletta da me descritta non ha la presunzione di essere l’equazione della domanda aggregata di Keynes. Semplicemente, voleva essere uno stimolo al confronto sul fattore MSF;
      Per fare questo mi sono permesso di utilizzare, umilmente, l’equazione della domanda aggregata di Keynes, secondo la quale:
      Y = Da = C + I + G + E – I
      e sostituire, nell’espressione sopra descritta, alle varabili “C” , ” I” e “G” il fattore “MSF” , così da ottenere:
      Y = Da = MSF + E – I
      Dove MSF sta per Moneta Sovrana Fiat , vale a dire la quantità di moneta fiat che lo Stato, attraverso la spesa a deficit positiva, immette nel settore IF.
      Da questa semplice formuletta si evince chiaramente che la ricchezza di un Paese e dei suoi cittadini dipende essenzialmente dal fattore MSF.
      Analizziamo i Vantaggi di questo fattore:
      1) Il fattore MSF, a differenza di altri fattori, è un fattore a quantità quasi illimitata, il limite coincide con la piena occupazione e il pieno utilizzo della capacità produttiva di un Paese;
      2) Il fattore MSF è un fattore a costo zero. Lo stato non deve sostenere alcun costo per ottenerlo e di conseguenza non ha bisogno di tassare i propri cittadini;
      3) Il fattore MSF libera le Nazioni dalla schiavitù dei capitali internazionali;
      4) Il fattore MSF attua la vera democrazia perché libera i cittadini dalle preoccupazioni di una vita misera.
      5) Il fattore MSF contiene tutta l’energia di questo mondo.
      Adesso, analizziamo gli svantaggi:
      1) Elimina la rendita finanziaria parassitaria;
      2) Rende più ricchi i cittadini;
      3) Attua la piena occupazione;
      4) Attua la vera democrazia,
      Tutto qui!!!!!!!!!

  48. Ho letto il saggio e l’ho trovato molto interessante. Ho però alcune obiezioni alla teoria di fondo, ossia all’assunto che definisce la domanda aggregata
    Da = C + I + G + E – I
    A differenza dei tempi di Keynes, la domanda aggregata oggi non è più nazionale, ma globale.Per cui aumentare gli investimenti pubblici, svalutare, o tutte le operazioni descritte come possibili motori di crescita, possono aumentare la domanda aggregata globale, ma lasciarci con la stessa disoccupazione in Italia.
    Nell’esempio dell’installazione di una rete telematica, mi domando se il beneficio in termini di crescita di occupazione, si verificherebbe davvero in Italia, o altrove. Gli unici investimenti con sicuro impatto territoriale (e che non trasferiscano i benefici molto lontano da qui) sono quelli legati alle costruzioni edili, ma sappiamo anche come il territorio italiano esce da questo ultimo cinquantennio.

  49. Sarà impopolare ma in Italia servono misure forti per ridurre il debito pubblico. Serve una patrimoniale pesante che rimetta in sesto lo Stato. Dopo di che si deve promuovere una politica di sviluppo attraverso investimenti pubblici sui quali i cittadini devono vegliare in modo ossessivo per evitare che prevalga lo spreco e l’atteggiamento criminale che ha affondato l’Italia in questi ultimi 30 anni.
    Carlo

  50. non riesco a scaricare l’allegato in pdf :(

  51. E’ possibile caricare una copia in formato epub??? Grazie in anticipo!

  52. […] relativismo della salita che può diventare discesa. Teoria che, nel secolo scorso, attraverso le politiche economiche di tipo keynesiano, ha risolto tutte le crisi periodiche permettendo ai paesi che le avevano adottate di progredire e […]

  53. Leggendo il programma ho notato che puntate su un cambiamento radicale delle politiche economiche attuate negli ultimi anni dall’UE. Se ciò non dovesse cambiare(molto probabilmente) sareste disposti ad un fuoriuscita dall’euro(e una conseguente uscita dall’unione europea) ritornando ad una moneta sovrana, attuando una spesa a deficit positiva, ed infine nazionalizzando Bankitalia?

    • beh non e’ principalmente negativo … non sono d’accordo con la rinascita di una moneta nazionale , ma se i Tedeschi e gli altri monetaristi + finanziari che hanno perso il CONCETTO DI VALORE non vogliono capire e sentire (per loro interesse idiota e lesionista) … allora usciamo e arrangiamoci .
      Piu’ poveri e progressivamente piu’ “munti” ed impoverenti di cosi’ come adesso e’ praticamente impossibile.
      Se i Tedeschi sono ossessionati da Weimar o “impiegati” da qualche istituto finanziario privato e gli Inglesi (che la leggenda vuole abbiano fatto crepare di crepacuore J.M. Keynes dopo Breton Woods) non “mollano” andiamocene … anche piangendo , ma cosi’ non si puo’ piu’ continuare … non e’ solo Krugman che lo afferma , ma qualche dubbio sta venendo anche ad altri … magari ex-finanziari …
      “La Tricoteuse” alias Ezio Lucenti – Ca’ Foscarino degli anni ’70

  54. Scusate, mi chiamo Roberto, Operaio, sposato con tre figlie.
    Ha mio avviso l’unica soluzione per uscire dalla crisi e globalizzare i diritti civili, sindacali e ambientali. Di conseguenza bloccare tutte le merci provenienti da paesi che non rispettano tale globalizzazione. Spingerebbe a far migliorare le condizioni di alcuni stati e scomparirebbe l’impossibile concorrenza sleale che attualmente sta distruggendo i paesi più sviluppati.

  55. Penso che si possano attuare politiche economiche di stampo keynesiano anche uscendo dall’euro. Politica di piena occupazione, spesa a deficit, nazionalizzazione di banckitalia, ente di controllo per la fuga di capitali, indicizzazione dei salari ecc….

  56. sono 70 anni che vengono applicate politiche keyenesiane (da dove pensate che vengano fuori gli enormi debiti pubblici che abbiamo adesso??) , quindi pensare che la soluzione ai danni causati dalle politiche keynesiane, sia: ancora più keynes è da pazzi…

    • Veramente è dagli anni 70 che non è più così, sei un attimino in ritardo.

      • sto ancora aspettando che inizino a diminuire la spesa pubblica, ma sai con la scusa del moltiplicatore…hanno un pretesto per continuare a prelevarci più soldi con le tasse:
        “abbiamo portato l’aliquota irpef al 99%, ma tranquilli tutti i vostri soldi che spenderemo rilanceranno l’economia, cè il moltiplicatore”

  57. risposta corretta … sono 35 anni che patisco questi monetaristi / finanziari che hanni perso la COGNIZIONE DEL VALORE
    Studia ! e non ascoltare Brunetta … cammina sulla carta vetrata e si accorcia (anche di comprendonio) ogni giorno .
    Se poi sei innamorato della Merkel … io ne preferisco altre …. non Olgettine

    • se studiare significa fermarsi alle ricette miracolose di keynes, bè siamo messi male…è troppo facile credere che ci sia la soluzione miracolosa ai nostri problemi, quando i problemi dell’italia sono ben altri….

  58. Salutami la Merkel e offrile una birretta della Germania dell’Est a mio nome, per piacre.
    Hai proprio capito tutto.
    AH !!!! non dimenticarti di portarne una anche a Wolfgang Schäuble, altrimenti ti troveresti disoccupato IN STRADA ! con tutta la eventuale Famiglia

  59. voi keynesiani siete uguali identici ai fanatici religiosi, e le vostre convinzioni irrazionali, crollano di fronte alla razionalità

    • Guarda che ti fregano “A TUA INSAPUTA” Angelo del Focolare e se parliamo di Bergamaschi , Angelino dei MINUS HABENS.
      Attento alle “Brioches” Maria Antonietta docet .

      Con il tuo “mercato” finora ci hai guadagnato o ci hai rimesso ?

  60. Caro Antonio,
    ho studiato Economia e Gestione Aziendale all’Università di Trento e ho approfondito la teoria keynesiana molto bene. E’ un pensiero intelligente non solo nel superare la crisi ma in tutte le sfumature dell’economia. Condivido pienamente.

  61. @Francesco Miglino come darti torto? Oggi come oggi, l’ italiano medio non riesce nemmeno a pensare più. Dalla massa, riesci a sentire il solo flebile suono di “e cosa possiamo fare?”. E lo dicono in un modo rassegnato che di più non si puo!

  62. Nel documento (ben fatto) al paragrafo “l’euro e il monetarismo” si critica l’architettura delineata dallo Statuto della BCE, il quale fissa come unico obiettivo la stabilità dei prezzi, a differenza del doppio mandato della FED, che oltre al controllo dell’inflazione persegue l’obiettivo della crescita e dell’occupazione. Al punto 2 di “che fare?”, dunque, si propone di trasformare la BCE in una “vera banca centrale…con tutti i poteri e doveri delle altre banche centrali”, investita del “dovere di favorire la crescita e non solo controllare l’inflazione”. Ora, oltre alla FED americana, quali altri grandi paesi al mondo hanno banche centrali istituite del doppio mandato del controllo dell’inflazione e della promozione della crescita?

  63. Gentile direttore, mi sono dilettato a formulare una “legge “ creativa che spero trovi interessante . Mi permetto proporla a Lei ed ai suoi lettori per sentirne il parere . La ringrazio in ogni caso per l’attenzione
    Di pochi giorni fà, sul Il Sole 24 ore, la notizia che i fallimenti immobiliari sono raddoppiati. Cio’ è sintomo di una crisi grave e crescente. Eppure se il Legislatore si svegliasse e fosse aperto alle proposizioni esterne questo Paese potrebbe anche riprendersi .

    Il settore edile traina 28 settori portanti dell’economia su 36 ; se riparte l’edilizia riparte il Paese . Non è il caso di costruire nuovi carrozzoni ma recuperare fabbricati energivori puntando sulla leva fiscale
    SI PUO’ FARE . ECCO COME .

    La proposta seguente punta al “ bersaglio grosso”, ossia al quel 70% di unità abitative obsolete , energivore , che per la maggior parte appartengono a privati cittadini .

    CONCETTUALMENTE la proposta prevede la possibilità per l’ impresa di costruzione di acquistare in proprio da un privato una unità abitativa da sottoporre a ristrutturazione pagando un imposta unica di registro dell’ 0,1% complessiva, contro l’ attuale 10%. (imposta registro, catastali, ipotecarie). Lo Stato non subirebbe alcuna perdita fiscali, anzi ci guadagnerebbe come piu’ avanti si leggerà .

    In pratica se l’impresa oggi comperasse una unità abitativa di 200.000,00 euro da un privato pagherebbe 20.000,00 euro di imposte (visto che in tal caso non funziona il c.d. prezzo valore ) ; secondo la proposta ne pagherebbe 200,00; ne resterebbero 19.800,00 da indirizzare all’intervento manutentivo. Per contro l’impresa dovrebbe impegnarsi al rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro, antisismica, paesaggistica, al contenimento energetico, a rivendere l’ unità abitativa entro 5 anni al consumatore finale , all’onere di sottoporre a valutazione di congruità preventiva il costo dell’unità acquistata dal privato (norma antielusiva atta ad evitare la lievitazione artificiale del costo) .

    Le agevolazioni dovrebbero consistere oltre all ’ alleggerimento dell’imposta di registro come già illustrato, nella inequivoca possibilità di detrarre l’iva pagata a fronte di fatture di fornitori di beni e servizi , nel forte alleggerimento degli oneri di urbanizzazione e/o costi di costruzione da parte del Comune che pure dovrebbe fare la sua parte.

    La norma potrebbe essere estesa a qualsiasi impresa ,anche non di costruzione (che potrebbe operare previo appalto a terzi) , purchè sia prevista la tenuta della contabilità separata, isolando costi (a detraibilità iva al 100% ) e ricavi (iva a debito al 100% ) relativi all’intervento edilizio; potrebbe anche essere allargata al privato investitore che volesse eseguire una “prestazione occasionale” conferendo appalto ad un impresa di costruzione rispettosa dei criteri già illustrati; il privato potrebbe persino trattenersi i vantaggi fiscali del 65% in caso di rivendita, facoltà lui concessa da una recente normativa . in questo caso il reddito potrebbe essere tassato con una cedolare secca. Potrebbe essere altresì introdotta una nuova norma forma di “società snella” economica e dedicata al singolo affare ossia all’ immobile del privato oggetto di apporto : “io privato apporto l’ immobile che concordemente stimiamo 70, tu impresa ti impegni ad eseguire lavori per 30 secondo un preciso capitolato; quando vendiamo l’unità immobiliare l’utile lo dividiamo in proporzione” . L’importanza di costituire una società snella “ad hoc” trova ragione nel fatto che cosi’ facendo il privato non verrà coinvolto nel possibile dissesto che l’impresa potesse subire per affari diversi da quello in questione .(se non ci fossero pericoli di insolvenza alternativamente si potrebbe ricorrere al “contratto di associazione in partecipazione” con solo apporto di capitale da parte del privato )

    In sintesi: vantaggi per tutti, : L’erario vedrebbe aumentare il proprio gettito in misura considerevole : incasserebbe le imposte indirette (iva o registro ) all’atto del passaggio del bene al consumatore finale (si tratta in sostanza di una sospensione della riscossione al massimo per un quinquennio oltre il quale l’imprenditore si autofatturata o il privato versa la differenza dell’imposta di registro beneficiata all’origine ) , un aumento del reddito dell’impresa costruttrice porterebbe altro incremento di gettito da imposizione diretta (IRPEF-IRES ) . La collettività beneficerebbe del recupero del patrimonio edilizio dissestato ed energivoro ; ed inoltre, vantaggi per l’ambiente, vantaggi dalla sottrazione dei terreni alla cementificazione ,nuovi posti di lavoro nell’ edilizia e nell’ indotto; aumento dell’ irpef/dipendenti e della contribuzione previdenziale; incremento del PIL , attrazione produttiva dei risparmi (che ammontano a 4000 miliardi di euro ) aumento del valore immobiliare del Paese (oggi sopravvalutato ) , nessun rischio di delocalizzazione delle imprese .

    D’altro canto vale la pena di provare visto che l’alternativa al momento sarebbe il perdurante immobilismo.

    APPENDICE
    In fatto si tratta di mutuare da una norma simile già vigente mai funzionata perchè relegata a realtà ristretta e limitante ( effetto pro-rata) .

    La norma di riferimento vigente è quella disciplinata dal dpr 131/86 , articolo 1.Tariffa, Parte I.ma, che testualmente recita :

    Compete Imposta ridotta all’ 1%: “Se il trasferimento avente per oggetto fabbricati o porzione di fabbricato è esente dall’ IVA ai sensi dell’art. 10 primo comma, numero 8-bis, del Dpr 633/72 ed è effettuato nei confronti di imprese che hanno per oggetto esclusivo o principale dell’attività esercitata la rivendita di beni immobili, a condizione che nell’atto l’acquirente (n.d.A: società) dichiari che intende trasferirli entro tre anni”
    CORDIALMENTE
    Ennio Alessandro Rossi, commercialista in Brescia

  64. Chiedo la cortesia di essere informato su articoli inerenti il pensiero di keynes sviluppato da nuovi economisti e capire come controbbattere al pensiero unico neoliberista neomercantilista

  65. Vorrei segnalare il testo dell’intervista a John Maynard Keynes da parte di Sir Joshia Stamp del 1933 “L’assurdità dei Sacrifici”, Edizioni Sì, con note tecniche su deficit, spesa pubblica, debito, inflazione, possibili scelte governative per uscire dalla crisi, tratte dai testi della scuola di pensiero post-keynesiana che sa prendere le distanze dal keynesismo “imbastardito e neutralizzato”. http://www.edizionisi.com

  66. […] first post was a 10-page divulgative essay titled “Get out of the crisis with Keynes“. It was met with overwhelming success, with […]

  67. Non rieco a scaricare il pdf dal collegamento, mi dice che non esiste più….qualcuno può aiutarmi? o inviarmi il pdf….
    grazie, Beatrice

  68. Da ignorante in materia ho letto in giro che non abbiamo più “leve” per intervenire sull’economia perchè sono già stato usate tutte soprattutto quelle keynesiane. Quando gli Stati sono indebitati fino al collo significa che il “risparmio” è stato speso tutto e anzi di più! Se aggiungiamo gli effetti della globalizzazione, vediamo che ogni soldo speso serve a fare lavorare ed arricchire un lavoratore appartenente ad un sistema economico che non è il nostro: questo succede perchè noi Occidentali non produciamo più nulla e compriamo tutto dalla “Cina” (in senso lato dai paesi in rapido sviluppo). Quando una nazione diventa molto ricca, quali potenziali acquirenti potranno comprare i suoi prodotti? Può una nazione in queste condizioni continuare a sopravvivere vendendo servizi ad alto valore aggiunto di dubbia utilità? Se è vero che la domanda stimola la produzione è anche vero che servono lavoratori disposti a fare tutti i tipi di lavori utili alla società a prezzi di mercato, mentre abbiamo creato un esercito di persone dietro a delle scrivanie con stipendi troppo elevati per quello che producono.
    Questo ha fatto crescere i costi ovunque a livelli tali che non riusciamo più a rimanere sui mercati! La ricchezza si produce con il grande manifatturiero di massa che presuppone persone disposte a lavorare duramente per stipendi “normali”: il sistema economico deve essere equilibrato tra mercato del lavoro e consumo, i costi devono rimanere bassi, molti servizi d’ufficio sono inutilmente costosi sia dentro le aziende che fuori, l’industria è il motore trainante la deindustrializzazione è un errore. Si sta puntanto troppo sulla ricerca (“thinker”) e troppo poco sulla produzione (“makers”), abbiamo snobbato l’utilissimo lavoro manuale in favore di inutili lavori intellettuali.
    Stiamo perdendo la capacità di fare e presto perderemo inevitabilmente anche il know-how. Purtroppo la globalizzazione ha creato una forte storpiatura, con eccessi incredibili (si guardi alla bolle finanziare e tecnologiche): il gioco ha funzionato finchè il poveretto dall’altra parte del mondo si spaccava la schiena per due soldi e stava zitto. Ora i poveretti siamo destinati a diventare noi, mentre i poveretti di un tempo si avviano a diventare la nuova superpotenza mondiale. Credo che questi sono gli aspetti sui quali cominciare a meditare.

    • Sarebbe stato interessante leggere una risposta all’argomentazione di Moreno Sartori: nella misura in cui l’economia è una scienza, un sereno scambio di idee – anche a beneficio dei lettori del blog – non può che andare a beneficio della conoscenza.
      Saluti,
      SB

  69. Grazie mille :) molto chiaro e ben scritto

  70. Offerte speciali soldi seri
    ou bisogno di soldi per aumentare la vostra attività? o creato il proprio business ?? Io sono un individuo che offre denaro da 1000EUROS 5.000.000EUROS ha tutto le persone bisognose. contattarmi via email per ulteriori informa: delfathe124@gmail.com

  71. […] mi ritrovo con le tesi di Sbilanciamoci (ad esempio: Un New Deal o il disastro) e di Keynes Blog ma volevo farvi partecipi della proposta di una moneta unica ri-legittimata contro il deficit […]

  72. Come faccio a scaricare il pdf?

  73. Salve, volevo chiedervi, se nel ’73 keynes fosse stato ancora vivo, cosa avrebbe risposto a Milton Friedman riguardo alla stagflazione? Quali misure avrebbe adottato per appianare quel disagio?

  74. Molto interessante.
    Cercherò di stamparlo per leggere meglio.

  75. Ho letto alcuni vostri articoli sull’inflazione. Non sono economista e non entro nel funzionamento teorico dei vari modelli economici. Ma da storico so cos’è accaduto nel passato, più o meno. Se fosse possibile aumentare all’infinito la circolazione della moneta senza generare inflazione la Germania nel 1919 avrebbe pagato tranquillamente i suoi debiti di guerra senza ridurre alla fame i cittadini. Il problema è che gli Stati hanno utilizzato spesso, già a partire dai tempi dell’antica Roma, proprio la “svalutazione programmata” della moneta, sia per pagare i debiti del settore pubblico, sia, con i più recenti cambi flessibili della moneta, per incidere sulla quotazione della moneta stessa e favorire le esportazioni. Inoltre, non bisogna confondere le teorie di Keynes con la storia del New Deal, come fanno in tanti, o anche con il boom economico legato al piano Marshall, perché furono possibili soltanto grazie alle riserve auree del vecchio sistema monetario noto come Gold Standard.

    • Sono andato a riguardarmi tutti i libri che ho sul New Deal e sulle teorie di Keynes. Ebbene, al di là dell’aspetto ideologico affine, si evince che effettivamente il New Deal fu accompagnato dall’abbandono del sistema del Gold exchange standard da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna tra il 1931 e il 1933, come chiedeva Keynes, e dall’avvio di una politica di svalutazione monetaria e di deficit da parte di Roosevelt. Questo però durò pochi anni. Mi pare significativo quanto afferma il vecchio manuale di Storia “Umanità e sviluppo” di A. Camera: “Gli effetti del New Deal vanno valutati entro il limite del 1938”, perché in seguito la crisi e la disoccupazione furono “sventuratamente” risolte dal riarmo per la seconda guerra mondiale. Secondo il dizionario storico svizzero, a livello monetario si optò invece dal 1936, in molti Paesi occidentali democratici, per un sistema basato sulla stabilità delle monete, che fu mantenuto anche dopo gli accordi di Bretton Woods, i quali ripristinavano il cambio con l’oro. Cito testualmente: “Un giorno dopo la Svalutazione del 1936, la Svizzera insieme al Belgio e ai Paesi Bassi aderì all’accordo tripartito tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per la stabilizzazione delle valute. La seconda guerra mondiale destabilizzò il sistema finanziario intern., per cui già nel 1944 gli Alleati conclusero gli accordi di Bretton Woods, con cui venne istituito un nuovo ordine monetario ancorato al dollaro. Nel secondo dopoguerra solo gli Stati Uniti (fino al 1968) e la Svizzera mantennero una copertura aurea per le banconote circolanti.” Resta il fatto, a mio personale giudizio, che il periodo del New Deal e quello del boom economico italiano degli anni ’50 dello scorso secolo furono caratterizzati da un sistema monetario bloccato, molto diverso da quello attuale, basato sui cambi flessibili, in cui l’aumento del denaro circolante può comportare, non solo una spirale inflazionistica, ma soprattutto una perdita di credibilità del sistema economico e della sua valuta, come già accaduto all’Italia ai tempi della Lira nel 1992.

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