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Varoufakis: Come ridurre il debito senza creare recessione

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Yanis Varoufakis è il neo ministro delle Finanze del governo greco guidato da Alexis Tsipras. Proponiamo qui una sua relazione tenuta durante l’incontro organizzato dall’associazione AltraMente il 21 giugno 2010. Il testo è particolarmente interessante proprio perché non recente. Varoufakis analizza la crisi della Grecia e dell’eurozona nell’ambito del contesto globale dato dalla crisi finanziaria del 2008 e propone una soluzione in cui la BCE diventa garante di un processo di alleggerimento del debito dei paesi in crisi e di riequilibrio simmetrico all’interno dell’area monetaria. Questa idea si è poi evoluta in quella che Varoufakis, Stuart Holland e James Galbraith hanno chiamato una “modesta proposta” (modest proposal) per riunire l’eurozona.

Segnaliamo anche, dallo stesso incontro, la relazione di Riccardo Bellofiore (avvertiamo che in entrambi i casi si tratta della sbobinatura di interventi orali)

Buonasera a tutti, grazie per l’invito. Mi spiace non poter parlare in italiano, che mi piace tanto. Tanti anni fa Max Born, teorico della meccanica quantistica, era andato da un amico, un fisico, che aveva una casa in campagna. Notò che sulla porta aveva appeso un ferro di cavallo. Born dice all’amico: “Non crederai certo che questo ti protegga dagli spiriti?” e la risposta fu “No, non ci credo, ma mi hanno detto che funziona”. Questa è sostanzialmente la politica europea. Non penso che nessuno a Bruxelles, Francoforte o Berlino creda davvero che le politiche economiche dell’UE funzionino, eppure, contraddittoriamente, pensano che anche se non ci credono funzioneranno comunque. Mi hanno detto di parlare della situazione in Grecia.

La Grecia è come l’uccellino nella miniera che muore per primo. Il problema della crisi è il dibattito che si svolge intorno ad essa: il problema è che si discutono i sintomi per evitare la realtà. Perchè questo? Perchè evitare la realtà serve a degli interessi precisi. Cominciando dalla Grecia La Grecia è in qualche misura un microcosmo di quello che successo nel 2008 su scala globale. Negli anni ’70, gli anni della crisi del petrolio, il settore privato è crollato, le fabbriche hanno chiuso e i grandi affari sono andati in bancarotta. C’è stata una grave crisi reale. Poi, negli anni ’80 lo Stato è intervenuto, ha salvato il settore privato e quello è momento in cui il debito pubblico è cresciuto e poi è esploso. Con il governo democratico socialista di Papandreu vi è stato sostanzialmente un grande accordo. La contrattazione collettiva capitale/lavoro si è bloccata, e il governo in qualche modo ha cercato insieme di avere l’appoggio dei sindacati e del capitale, quel poco di capitale che era rimasto, e questo è stato ottenuto semplicemente accrescendo sempre più il debito pubblico, invece di preoccuparsi di accrescere la torta da spartire. Negli anni 90, i primi anni ’90, il governo greco si è trovato di fronte una grave crisi del debito pubblico. Decisero di uscirne entrando nell’euro (’93/’94), ma per fare questo si è dovuto produrre una recessione e abbattere la crescita dei salari. Questo è stato anche ottenuto per l’afflusso di migranti che entravano in Grecia, un milione di migranti, il 10% della popolazione greca (10 milioni) e questo ha contribuito ad abbattere il costo del lavoro. C’è stata una promessa che il governo ha fatto ai sindacati: “Tranquilli, perchè ci saranno prestiti facili, grazie all’entrata nell’Europa”. Una dinamica non troppo dissimile dal fenomeno che si è avuto 10 anni dopo in USA con il fenomeno dei subprimes. Nello stesso tempo gli investimenti pubblici (legati anche a fondi europei) sono stati indirizzati verso settori completamente dominati da imprese tedesche: Octiv, Siemens, principalmente.

Il meccanismo che si è così determinato era sostanzialmente questo: crescita trainata da consumi, moneta europea che entrava e un processo che favoriva il capitale tedesco. Quello che è successo attorno alla metà degli anni ’90, per quanto riguarda mercati finanziari e banche, a Wall Street e nella City, è successo anche in Europa. Certo si potrebbe entrare nel merito di questi strani strumenti, cds, derivati, cdo, ma quello che conta è che si tratta di moneta privata. La metto in in modo molto semplice: per la prima volta nel capitalismo accanto alla moneta pubblica abbiamo avuto un sistema parallelo con la moneta privata. Si è costituita una moneta privata che era costituita da scommesse, ma queste scommesse hanno cominciato ad essere scambiate tra loro e a funzionare esattamente come la moneta pubblica. O o così sembrava. In conseguenza di ciò in Europa si è costituita una situazione per cui avevamo da un lato paesi in disavanzo e dall’altro paesi in avanzo. Paesi in disavanzo come la Grecia che vivevano una recessione a fuoco lento. Dall’altro lato invece paesi in surplus che esportavano capitali e beni nei paesi deficitari.

A questo si aggiunge il fenomeno delle banche private, la cui moneta privata vedeva una crescita esponenziale rispetto alla quale tutti finivano per dipendere come dalla droga. Nel 2008 tutto questo è scoppiato ed è rimasta solo la cenere. Passo ora dall’ analisi della situazione greca nel contesto europeo a una proposta. Ma prima di passare alla proposta faccio una sintesi conclusiva di quanto detto, tirando fuori il nocciolo. Nel 2008 succedono due cose. Primo: gli USA hanno smesso di assorbire, grazie a loro importazioni, le merci europee, giapponesi e cinesi. La seconda cosa riguarda invece le banche: le banche, quando la moneta privata è finita in cenere, sono diventate zombi, morti viventi. A questo punto lo Stato ha dovuto entrare in gioco e fornire di nuovo la moneta pubblica. Il problema dell’Europa in questo momento è che da un lato ha Paesi come Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Belgio, Italia che hanno il problema del debito pubblico;dall’altro lato sistemi bancari privati come quelli francese, tedesco, irlandese, spagnolo, non conosco bene la situazione italiana, che non stanno bene. Quindi abbiamo la difficoltà grave del sistema privato e del debito pubblico. Questo apre la strada alla proposta. Adesso la parte finale propositiva che divido in due parti. Per prima cosa descrivo il meccanismo che è stato messo in piedi, attraverso il quale l’Europa fa finta di risolvere il problema, mentre invece lo renderà più grave.

Nella seconda parte provo ad avanzare una proposta alternativa a quella attuale. Il meccanismo attuale può essere descritto in questo modo: i soggetti in campo sono Grecia, Eurozona e Fondo Monetario Internazionale. Si tratta di mettere in piedi un prestito che viene acceso dalla Grecia nei confronti di Eurozona e FMI: 110 milioni di euro. Questo prestito è almeno al 5%. FMI e Eurozona lo prendono a prestito soltanto all’ 1%, ma la Grecia deve pagare molto di più: probabilmente dal 7 al 9%. Dipende. Il punto chiave è che le banche non credono di ottenere indietro il denaro. La ragione è molto semplice: perchè le politiche economiche che vengono attuate, e che sono conseguenza di queste manovre, non possono che comprimere salari, pensioni e quindi il tasso di crescita sta crollando: almeno del 5%. In ogni caso esse sanno che i primi ad avere indietro il prestito non sono le banche, ma Eurozona e FMI. Per questo stanno dunque scommettendo nel mercato dei cds che non otterranno indietro il denaro greco per tutelarsi, per assicurarsi.

La situazione è quella di due settori, come fossero due persone, settore privato e settore pubblico, che si trovano in acqua e non sanno nuotare bene: si appoggiano uno all’altro e invece di sostenersi affogano. Le proposte alternative: Inizio la proposta nei suoi aspetti più tecnici. Propongo che si eviti questa situazione per cui un paese, da solo, si trovi di fronte FMI e Eurozona, e che vi sia, invece, una sorta di grande negoziazione, in cui ci siano 6 soggetti: paesi in surplus (Germania, Olanda, Scandinavia, ecc.), paesi in deficit, eurozona, fmi, banche europee e bce.

Il punto è che si mettano al tavolo per affrontare insieme, e non separatamente, il problema del debito pubblico e il problema del debito privato. Come si inzia? Si inizia con il fatto che le banche, che con il meccanismo presente sanno di non avere indietro i soldi, ma che vorrebbero riaverli, sono disposte a ridurre quanto si aspettano di ottenere, attraverso quello che in termini tecnici si chiama “hair-cut” = taglio di capelli. Come? Riducendo l’interesse, perchè in questo modo il risparmio è notevole per chi deve pagare.

Secondo punto, è che i rappresentanti di Eurozona e la Banca Centrale Europea garantiscano direttamente l’aiuto alle banche. Cioè le banche sanno che se ci fossero difficoltà in questo processo c’è qualcuno che interviene direttamente ad aiutarle dall’Eurozona e dalla BCE. Da ultimo: perchè tutto questo funzioni occorre fermare la catastrofe della recessione. Occorre che dentro questo grande accordo ci siano un’azione da parte dei paesi in disavanzo e un’azione da parte dei paesi in avanzo. I paesi in disavanzo riducono le spese, ma non i salari. Per esempio riducono l’acquisto di beni, rimandano i progetti che possono essere rimandati, e così via. Ma questo richiede che i paesi in avanzo invece aumentino la loro spesa per creare domanda, perchè la via alternativa, la via di una riduzione dei salari nei paesi in disavanzo e la via dei paesi in avanzo che non impieghino questi avanzi per aumentare la loro spesa è semplicemente idiota e irrazionale. In conclusione:a me pare ovvio quanto vi ho detto: agire per risolvere il problema del debito pubblico insieme a quello del debito privato, senza creare una recessione. Per quale motivo una cosa del genere non risulta ovvia alla sig.ra Merkel? Non è ovvia perchè lei e altri che stanno dietro a questi progetti, di fatto, non sono più sicuri dell’euro e dell’Europa. E’ un po’ come la storia del Minotauro. Al Minotauro si mandavono dei tributi per nutrirlo. In effetti dal 1973 al 2008 sono stati mandati questi tributi: si mandavano capitali e beni agli Stati Uniti, e grazie a questo processo la Germania ha potuto esportare e appropriarsi di un surplus, anche all’interno dell’Europa. Adesso questo non è più possibile perchè il Minotauro è ammalato e non è più affamato. Per adesso.

Fonte: altramente.org

18 commenti su “Varoufakis: Come ridurre il debito senza creare recessione

  1. La prima parte è condivisibile ovvero l’analisi, la seconda, la soluzione, meno, nel senso che per me vige sempre la legge del più forte ( a meno che non sia particolarmente illuminato ma non è il caso di specie), qual’è la convenienza della Germania ad accettare le condizioni e le politiche che vuole la Grecia ? Per me molto poche per cui credo che alla fine la Grecia sarà costretta a uscire dall’euro e poi vedremo

  2. Finchè la Grecia resterà nell’Euro non avrà alcuna possibilità di ridurre il buco. Per cui, visto che il 17% è il privato e l’87% quello pubblico, per uscire dal debito la Grecia deve pagare per intero il 17% privato, dell’altro 83% metà non lo paga e l’altra metà lo paga in 50 anni: prendere o lasciare. Se la Troika prende, anche tutti gli altri PIIGS vorranno fare altrettanto, cosa innammissibile. Se la Troika lascia, è ancora peggio perchè la Grecia uscirà dell’Euro e non pagherà nessuno mandando sul lastrico un bel po’ di banche.

    • Di grazia, come può farlo l’Italia se, a differenza della Grecia, non ha preso un Euro dai fondi salva-Stato ed il suo debito è (arrotondando) per il 55-60% in mano a banche ed altre istituzioni finanziarie italiane, non so quanti dei 102 mld iniziali sono ancora in mano alla BCE, il 30-35% in mani estere e il 10% in mano a famiglie? Tranne la quota residua in mano alla BCE, è tutto debito verso privati.

    • chi dice una cosa chi un,altra ma sembra che tutti non hanno compreso il mondo in cui viviamo (non so se volutamente o per incapacita)es sento parlare di grecia cattiva ,di fallimenti ecc ma nessuno dice la verita sotto gli occhi di tutti e cioè ;che chi ha fallito veramente è stato il sistema finanziario,ed è esso che ha portato al fallimento degli stati.ora sento parlare di debiti da pagare chi dice una cosa chi un,altra ma tutti dimenticano che la grecia non puo pagare nessuno vista la condizione in cui sono messi e noi con loro se non prendiamo provvedimenti. il contributo di bellofiore che voi postato e stato rivisto e discusso a napoli nel 2012. cosa diceva fondamentalmente tre cose 1)che il motore della crescita non sarebbero stato piu gli investimenti,ma la finanza, 2)che quello dei bassi salari sarebbe stata una scelta voluta (consumi a debito)che sarebbe stato alimentato dai flussi monetari dal centro alla periferia e viceversa 3) che la finanza avrebbe usato un certo “keynisismo”applicato al capitale finanziario (faceva l,esempio delle politiche di Regan) ora parlare di keynesimo applicato al capitale finanziario mi sembra una baggianata perche come lo intende keynes esso non produce passivita al contrario produce dei risparmi netti. ora parliamo della grecia io vedo per la grecia una sola soluzione (questa si fattibile) ma avrebbe bisogno del sostegno di tutti. cioè la grecia dovrebbe solo “minacciare” l,europa promuovendo due leggi uno 1)sul ripristino del falso in bilancio 2)un,altra legge sul conflitto di interessi (magari mettendo ai margini un po di filobanchieri). e poi cercare sostegni per indire una conferenza europea per trovare una soluzione ai debiti degli stati ,per poter continuare a crescere .capite che potenzialita hanno questi due fattori.perche sarebbe il primo segnali che gli stati nazionali non vogliono essere piu completamente subordinati alla finanza.

  3. Per altre vie si ribadiscono punti di contatto con il concetto del bancor di Keynes e delle compensazioni tra avanzi e disavanzi delle bilance, come proposto a bretton woods e realizzato, solo in europa credo, negli anni 50 con l’unione europea dei pagamenti.

  4. Non siamo più nel 2010 e il minotauro ha ripreso a nutrirsi…ma la situazione non è cambiata, perché è giusta la considerazione: si è persa la fiducia nella moneta unica, da parte della Germania e paesi del Nord…per cui la soluzione per come la vedo io è: ci si riunisce tutti insieme, da buoni amici o per lo meno da soci onesti, ci si guarda negli occhi e si decide se continuare questo progetto o no. Magari si fa un referendum europeo in contemporanea…chi rimane nell’euro si tiene l’euro alle seguenti condizioni: la Bce è prestatrice di ultima istanza di tutti e soggetto deputato all’eliminazione degli spread tra paesi, in sostanza compra sistematicamente i titoli pubblici che hanno uno spread superiore a 50…ogni anno si decide quanto è il deficit (o l’avanzo) minimo e quanto è il deficit (o l’avanzo massimo) il costo del debito non entra in questo calcolo. La grecia non può essere lasciata sola, il silenzio di spagna, Francia, italia e portogallo è assordante! Occorre alzare ora la voce e schierarsi con la Grecia, cercando l’appoggio di Usa e Inghilterra…

  5. L’ha ribloggato su Appunti Scomodi.

  6. […] che successo nel 2008 su scala globale. Negli anni ’70, gli anni della crisi del petrolio, ilsettore privato è crollato, le fabbriche hanno chiuso e i grandi affari sono andati in bancarotta. C’è […]

  7. La decisione di Draghi di sospendere la cauzione sui titoli di stato greci (4 febbraio ore 21) dimostra quanto sia arretrata la linea di ‘equilibrio dialettico’ all’interno del sistema finanziario europeo. Del resto la BCE e le bache europee sanno benissimo che se la Grecia riesce a definire un nuovo paradigma, finisce un ‘era di dominio del capitale finanziario a scapito di qualsiasi idea non dico di programmazione, ma di politica economica tout-court. Non stupiamoci quindi della durezza della lotta, né della contradditorietà della decisione di ieri con quella del QE.
    Certo si legge in filigrana una trama di conflitti forti all’interno del board. Ma il punto essenziale come ha giustamente detto Varoufakis altrove, è che la Germania non è stata mai -mai- nella sua storia capace di esercitare una egemonia politica. Un dominio basato sulla forza, sì (e a quali prezzi!) ma egemonia mai. La Grecia, l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti, la Russia, l’Olanda l’Inghilterra, il Portogallo e la Spagna hanno tutte esercitato, in un certo momento storico, un’egemonia economico-culturale.
    Alla Germania questo è mancato ed haimé, alla luce della qualità dei suoi attuali dirigenti, rischia a lungo di mancare. E pensare che avrebber un’occasione d’oro per prepararsi allo scenario dei prossimi decenni.

    • Devo sottoscrivere, in toto, aggiungendo che il capitale finanziario e’ tutto dalla parte di Varoufakis in questo momento, tanto è assurdo il punto in cui ci ha portato la cecità e l’inadeguatezza della classe politica europea a guida tedesca…farsi dare lezione di macroeconomia dalla Grecia e’ la cifra di un fallimento totale…

  8. […] La Grecia è come l’uccellino nella miniera che muore per primo.  (Keynesblog) […]

  9. […] contratti dall’Italia per creare infrastrutture e autostrade negli anni della Ricostruzione. Il responsabile delle Finanze greco, formatosi alla London School of Economics in un orizzonte neo-keyne…, vuole prendere tempo. E promuovere intanto misure efficaci contro l’evasione fiscale e la […]

  10. […] che successo nel 2008 su scala globale. Negli anni ’70, gli anni della crisi del petrolio, ilsettore privato è crollato, le fabbriche hanno chiuso e i grandi affari sono andati in bancarotta. C’è […]

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