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Chi merita il Nobel per l’Economia?

Ok, non esiste nessun premio Nobel per l’Economia. In realtà quello che viene assegnato è il “premio della banca centrale svedese in memoria di Alfred Nobel”, il quale non ha mai istituito un premio per l’Economia. Ma se qualcuno merita il riconoscimento che verrà assegnato lunedì prossimo, questi è probabilmente …

il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. Comunque la si giudichi, la sua gestione della banca centrale americana ha cambiato il corso degli eventi e il modo di approcciarsi al central banking. Bernanke ha avuto l’ardire di abbassare ai minimi storici il tasso di interesse e di stampare moneta in quantità mai viste prima, comprando in massa titoli pubblici e privati sui mercati. Ha dato così al governo e i privati la possibilità di finanziarsi a costi irrisori e ha stabilizzato un sistema finanziario nel panico. Negli ultimi tempi ha interpretato in modo rigoroso il “doppio mandato” della Fed, che deve promuovere sia l’occupazione che la stabilità dei prezzi. In più, ha vinto la sua sfida: l’inflazione è al palo, nonostante le previsioni di crescita a due cifre dei prezzi.

Si può legittimamente sostenere che i Quantitative Easing non hanno riportato l’economia a crescere e la disoccupazione a riassorbirsi. Bernanke ha dimostrato di esserne consapevole quando ha sottolineato che la riduzione della disoccupazione è in larga parte dovuta al fatto che molti non si iscrivono più nelle liste dei disoccupati. Ma la colpa di ciò va più alle autorità politiche che a quella monetaria. L’Amministrazione Obama non ha potuto approfittare delle politiche monetarie espansive perché il Congresso, guidato dai Repubblicani, ha imposto l’austerità subito dopo l’iniziale stimolo fiscale del 2009. Obama stesso ha concesso troppo e l’attuale, paradossale, situazione di “shutdown” del governo federale è anche frutto della sua timidezza.

Questa mancata sincronia tra autorità monetaria e fiscale ha contribuito a rendere l’America e il mondo dipendenti dalla Fed: è bastato l’annuncio di un possibile, futuro, assottigliamento dei Quantitative Easing per gettare i mercati nel panico e determinare una crisi valutaria nelle economie emergenti. Se i QE hanno fatto felice solo Wall Street e non l’economia reale, la responsabilità difficilmente può essere attribuita a Bernanke.

Il Presidente Obama ha annunciato ieri che il successore di Bernanke sarà la sua Vice, Janet Yellen. Per la prima volta la Fed sarà guidata da una donna. Yellen, allieva di Stiglitz e moglie del Nobel George Akerlof (autore con Robert Shiller di “Animal Spirits”, un interessantissimo libro sui fattori psicologici che guidano le decisioni economiche), in questi anni ha mostrato una particolare attenzione alla situazione del mercato del lavoro e alla crescita della disuguaglianza negli Stati Uniti. Yellen è inoltre, come Stiglitz, un’economista non rinchiusa nella torre d’avorio del mainstream, avendo fatto parte con il suo ex professore del Board del Levy Institute di New York.

Nessuno può dire oggi se Janet Yellen riuscirà a disintossicare l’economia americana e mondiale dalla cura monetaria. Forse non è in suo potere. O forse potrebbe riportare alla luce l’idea di un intervento più diretto della Federal Reverse nell’economia reale, un “Quantitative Easing per il popolo” come è stato definito, che aiuti imprese, mutuatari e studenti a disindebitarsi.

Da questa parte dell’Atlantico, dove i banchieri centrali spingono sul pedale dell’austerità e dettano ai governi la politica fiscale da adottare, Bernanke appare, pur con tutti i limiti e le critiche che abbiamo evidenziato, meritevole della medaglia che verrà consegnata la prossima settimana. Per quanto detto non ci stupisce che il suo nome non sia stato considerato tra i papabili.

11 commenti su “Chi merita il Nobel per l’Economia?

  1. Sulla questione che Bernanke abbia evitato una catastrofe sono d’accordo e che lo abbia fatto mettendo a disposizione anche strumenti mai usati in precedenza gli va dato atto, credo però,che molti soldi siano finiti in mano a chi ci ha portato dritti dritti nella recessione e sopratutto il fatto di non esssere intervenuti per evitare le abbondanti storture evidenti nel mercato finanziario americano prima della crisi meritino maggiore riflessione e analisi critica

    • Vero, ma se da un lato la FED ha avuto la possibilità di intervenire in maniera massiccia, secondo le proprie possibilità, non si può attribuire a Bernanke il fatto di non aver impedito che la montagna di denaro “stampato” sia finito nelle mani di chi ci ha portato dritti dritti non tanto nella recessione, quanto nella crisi del 2008.
      Insomma, quelle decisioni sono di natura politica, non finanziaria: quindi la responsabilità è tutta da attribuire a governo e senato.

  2. Non so se sia mai successo che il Nobel all’economia sia stato dato a un policymaker, comunque credo che il premio debba andare a economisti che si sono distinti nell’ambito della ricerca piuttosto che in quello delle istituzioni.

  3. Complimenti zio Ben! Sei riuscito a gonfiare la più grande bolla azionaria che si ricordi. Sei riuscito a scollegare completamente la finanza dalla economia! Sei davvero un mito! Neanche il tuo maestro Greenspan era riuscito a spingersi così tanto oltre. Siamo in una zona completamente inesplorata. E probabilmente tu e la tua degna successora sarete ricordati per la fine del dollaro fiatmoney. E quando l’enorme bolla, che ha fatto arricchire WallStreet alla faccia di MainStreet, esploderà ci sarà davvero da ridere. Perché stavolta verrà giù tutto, ma proprio tutto. I BRICS già si stanno preparando, basta vedere quanto oro sta importando la Cina a questi prezzi (manipolati).
    Hai stimolato solo le spese dei più ricchi. Che ringraziano commossi. Sei davvero un grande elicottero Ben! E ti credo che l’elite possa anche premiarti col Nobel!

    • Zerofeccia e tutto il resto degli adoratori dell’oro al party del the sono pure crap: continuamente smentiti vanno avanti imperterriti a profetizzare bolle e inflazione da tutte le parti, in questo degni compari degli idioti tedeschi. L’economia US si sta riprendendo alla grande anche e soprattutto grazie al coraggio da leone della FED

  4. in un articolo letto sul sole 24 ore Feldstein dice chiaramente che la politica di bernanke non crea inflazione (ed ha effetti modesti sull’occupazione) proprio perchè non ha effetto sul denaro che va in circolazione. ciò dipenderebbe dalla modifica delle regole di pagamento degli interessi sulle riserve eccendenti quelle obbligatorie in favore delle banche. prima gli interessi non veninano pagati ora si: ciò determina un incredibile aumento di dette riserve, quindi di soldi che non arrivano all’economia reale.
    aggiunta mia: e l’effetto mi pare chiaro, garantire utili facili alle banche…in modo da ripianare i bilanci dai crediti non più esigibile e non ancora recuparati principalmente dallo scoppio della bolla immobiliare. insomma bernanke sta veramente salvando le banche mentre i debitori underwater rischiano di rimanere senza soldi e senza casa ( e ciò è nitido nell’analisi/linea politica della stessa yellen)

    aggiungo che assolutamente non dovrebbe essere dato il nobel ad un policymaker

  5. ecco questo è l’articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-07-03/linflazione-064156.shtml?uuid=Abp4EjAI
    mi rendo conto di non essere stato chiaro (se non avere proprio errato)
    meglio legger l’originale

  6. Secondo l’effetto Cantillon il nuovo denaro creato dal nulla, il fiatmoney, non finisce mai nello stesso momento in tutti i settori del mercato, ma prende alcune strade soprattutto. In questo caso è finito soprattutto nel mercato azionario di WallStreet, che infatti ha gonfiato una bolla stratosferica, ma del tutto slegata da risultati concreti nella economia reale. Cosa fa capire questo? Che lo stimolo monetario è inutile alla economia e serve solo a salvare i tbtf, cioè i protetti dalla Fed, cui è permesso l’azzardo morale, cioè non scontano le necessarie sanzioni del mercato, non falliscono, perché tenuti in piedi come zombie dal fiatmoney. Nessun’altra attività economica gode di questa immonda protezione. Ma c’è un altro protagonista dell’azzardo morale, lo stato, che salva, sostiene, protegge il capitalismo clientelare o favorisce il mercantilismo degli esportatori, utilizzando il fiatmoney che fa creare dalla banca centrale. In questo modo, con le cosiddette politiche economiche e industriali, veri e propri atti di fatale presunzione (qualcuno sa più degli altri cosa deve esser fatto e come farlo e come e dove indirizzare le risorse) dei pianificatori centrali, si orientano le risorse in progetti e finanziamenti mirati alle aziende pubbliche e parastatali (i clientes), agli amici degli amici, ed a tutte quelle forze che possono rimanere in piedi nonostante la sanzione del mercato, cioè dei consumatori. Quante volte sono state salvate solo alcune imprese nazionali gestite in modo fallimentare con l’argomento peloso dell’interesse nazionale, del bene comune, del patrimonio della nazione, dei posti di lavoro? Inutile fare nomi. Tra l’altro salvare i posti di lavoro significa salvare la proprietà della azienda fallimentare e non i lavoratori. Così abbiamo una immensa distorsione del mercato, le risorse vengono gettate in pozzi senza fondo e perdute, si tengono in vita gli amici zombie e si continua ad intervenire, intervenire ed intervenire creando più manipolazioni e distorsioni e disastri di quelli che le leggi eterne della economia, scienza sociale, non matematica, avrebbero molto più rapidamente recuperato e riaggiustati. Tutte queste politiche interventiste nel mercato sono promosse dai socialisti keynesiani e dai liberisti monetaristi di Chicago. Entrambe le scuole non mettono mai in discussione l’esistenza del pianificatore centrale, banca centrale e stato. Comunque, ci penserà il mercato, la democrazia dei consumatori, prima o poi ad aver ragione di queste enormi truffe che continuano a favorire pochissimi a spese di tutti gli altri. Gli sconfitti saranno gli interessi di potere dei burocrati socialisti e dei capitalisti clientelari.
    Non è creando denaro dal nulla che si fa la crescita, ma favorendo la produttività e consentendo al mercato di riaggiustare le cose distorte dalle politiche della terza via, a metà tra il socialismo reale ed il capitalismo reale. Non temete il bust, abbiate paura del boom!

  7. Non c’è consapevolezza.
    La domanda da cui partire dovrebbe essere: l’economica mondiale attraversa una normale crisi ciclica, dunque possiamo essere ottimisti, oppure questa è una crisi strutturale irreversibile?
    I padroni del vapore, i cui più espliciti rappresentanti sono i repubblicani del congresso americano e gruppi di pressione culturale di Chicago, sognano che si tratti di una fase normale, e giocano al solito tira e molla d’abitudine. Tante giravolte, nessuna riforma strutturale.
    Sbagliano.
    E sbagliano pure a credere che nella catastrofe la storia eviti di ripercorrere le vecchie e disumane strade per punire chi aveva il potere di evitare il massacro, e, invece, si era occupato solo dei soliti balli di corte.

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