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Krugman: “Monti proconsole della Germania per imporre l’austerità all’Italia”

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In un duro editoriale sul New York Times, Paul Krugman accusa la tecnocrazia europea e la Germania di aver imposto ai paesi  periferici dosi crescenti di austerità, ignorando anche la revisione del Fondo Monetario Internazionale. E’ così che le “persone rispettabili” hanno dato fiato ai populismi, come quelli di Berlusconi e Grillo.

di Paul Krugman dal New York Times del 24 febbraio

Due mesi fa, quando Mario Monti si è dimesso da primo ministro italiano, l’Economist ha rilevato che “La campagna elettorale a venire sarà, prima di tutto, una prova della maturità e del realismo degli elettori italiani”. L’azione matura e realistica, presumibilmente, sarebbe stata quella di far ritornare in carica Monti – sostanzialmente imposto all’Italia dai suoi creditori – questa volta con un mandato realmente democratico.
Beh, non è un bel vedere. E’ probabile che il partito di Mr. Monti arrivi quarto. Non solo ben dietro l’essenzialmente comico Silvio Berlusconi; Monti è dietro a un comico vero, Beppe Grillo, che, pur senza una piattaforma coerente, è diventato una forza politica importante.

E’ una prospettiva straordinaria, e tale da aver scatenato una forte discussione sulla cultura politica italiana. Ma senza cercare di difendere la politica del bunga bunga, vorrei fare l’ovvia domanda: ciò che passa attualmente per maturo realismo che benefici ha portato, esattamente, all’Italia, o alla vicenda europea nel suo insieme?

Poiché Monti era, in effetti, il proconsole messo dalla Germania per imporre l’austerità fiscale su un’economia già in difficoltà, la volontà di perseguire l’austerità senza limiti è ciò che definisce la rispettabilità nei circoli politici europei. Questo andrebbe bene se le politiche di austerità effettivamente funzionassero – ma non è così. E lungi dal sembrare maturi o realistici, i sostenitori dell’austerità suonano sempre più come petulanti e deliranti.

Considerate come si pensava che le cose dovessero funzionare a questo punto. Quando l’Europa ha iniziato la sua infatuazione per austerità, i suoi alti funzionari hanno respinto le preoccupazioni che il taglio della la spesa e l’aumento delle tasse nelle economie depresse fossero in grado di approfondirne la depressione. Al contrario, hanno insistito sul fatto che tali politiche avrebbero effettivamente dato impulso all’economia inspirando fiducia.

Ma la fata fiducia non è comparsa. Le nazioni che hanno imposto una dura austerità hanno subito profonde crisi economiche, e più dura è stata l’austerità, più profonda è stata la crisi. In effetti, questa relazione è stata così forte che il Fondo Monetario Internazionale, con un sorprendente mea culpa, ha ammesso di aver sottovalutato il danno che l’austerità avrebbe inflitto.

Nel frattempo, l’austerità non ha neppure raggiunto l’obiettivo minimo di riduzione dell’onere del debito. Al contrario, i paesi che perseguono austerità hanno visto il rapporto tra debito pubblico e PIL aumentare, perché la contrazione nelle loro economie ha superato qualsiasi riduzione del tasso di indebitamento. E poiché le politiche di austerità non sono state compensate altrove da politiche espansive, l’economia europea nel suo complesso – che non ha mai avuto un gran recupero dalla crisi del 2008-9 – è tornata in recessione, con incrementi della disoccupazione sempre più elevati.

L’unica buona notizia è che i mercati obbligazionari si sono calmati, in gran parte grazie alla volontà dichiarata della Banca centrale europea di intervenire e comprare debito pubblico in caso di necessità. Di conseguenza, il crollo finanziario che avrebbe potuto distruggere l’euro è stato evitato. Ma è una magra consolazione per i milioni di europei che hanno perso il lavoro e hanno di fronte scarse prospettive di riaverlo di nuovo.

Dato tutto questo, ci si sarebbe aspettato un po’ di riesame e di presa di coscienza da parte dei funzionari europei, dei cenni di flessibilità. Al contrario, invece, gli alti funzionari sono diventati ancora più insistenti sul fatto che l’austerità sia il giusto sentiero.

Così nel gennaio 2011 Olli Rehn, vice presidente della Commissione europea, ha elogiato i programmi di austerità della Grecia, Spagna e Portogallo e ha previsto che il programma greco, in particolare, avrebbe prodotto “ritorni duraturi”. Da allora la disoccupazione è salita in tutti e tre i paesi – ma con sufficiente convinzione, nel dicembre 2012, Rehn ha pubblicato un editoriale dal titolo “L’Europa deve mantenere la rotta dell’austerità.”

Ah, e la risposta di Rehn agli studi che dimostrano che gli effetti negativi dell’austerità sono molto più grandi del previsto è stata quella di inviare una lettera ai ministri delle finanze e al FMI dichiarando che tali studi erano dannosi, poiché minacciavano di erodere la fiducia.

Il che mi riporta in Italia, una nazione che in ragione di tutte le sue disfunzioni ha infatti imposto con deferenza un’austerità sostanziale – e ha visto in conseguenza la sua economia contrarsi rapidamente.

Gli osservatori esterni sono terrorizzati dalle elezioni in Italia, ed è giusto così: anche se l’incubo di un ritorno di Berlusconi al potere non si materializzasse, una dimostrazione di forza da parte di Berlusconi, di Grillo, o di entrambi, destabilizzerebbe non solo l’Italia ma l’Europa nel suo insieme. Ma ricordate, l’Italia non è unica nel suo genere: i politici poco raccomandabili sono in aumento in tutta l’Europa meridionale. E la ragione per cui questo accade è che gli europei rispettabili non vogliono ammettere che le politiche che hanno imposto nei confronti dei debitori sono un fallimento disastroso. Se tutto questo non cambia, le elezioni italiane saranno solo un assaggio di un pericoloso processo di estremizzazione che verrà.

Articolo originale sul New York Times

24 commenti su “Krugman: “Monti proconsole della Germania per imporre l’austerità all’Italia”

  1. Bisognera’ spiegare a Krugman che l’artenativa , il centro sinistra , non farebbe altro che seguire la stessa strada di Monti . La differenze e’ che aumenterebbe ancora di piu’ le tasse. A tal proposito chiederei a Krugmann quali sono i parametri per definire un politico ” raccomandabile “.

    • ma io direi che dovrebbe far l’interessa dei cittadini del proprio paese. non dell’ 1% di essi. questo già sarebbe abbastanza.

  2. Concordo con l’analisi macroeconomica di Krugman ma non concordo su quella politica:Il movimento 5 stelle ha nel programma politiche di sussidi ai disoccupati (anche se l’ideale sarebbe 6/700 euro il primo anno e 375 dal secondo in poi per non favorire la disoccupazione di lungo corso).Inoltre prevede risparmi sulle politiche militari non di pace (forse Krugman essendo USA finge di nn ricordarlo?), riduzione imballaggi e loro costi e dei viaggi assurdi dei prodotti, abolizione province ,abolizione finanziamenti anche ai partiti, rapporto stipendi megamanager non piu’ di 1/1500 con gli operai ma 1/12 come ovunque, abolizione pensioni d’oro, stop agli armamenti e ai regaloni alle banche NAZIONALIZZANDOLE.(Di modo che noi ci sacrifichiamo ma per COMPRARLE, DIVENTANO STATALI)

  3. purtroppo non si puo’ che condividere totalmente ……penso che per ben comprendere il comportamento della germania non si possa piu’ utilizzare il metro della economia, ma quelli della sociologia , psicologia e della religione( protestante ) ma anche nella morale c’è il ravvedimento

  4. Ottimo intervento quello di Krugman, concordo !

  5. Vero, tutto vero. Peccato che l’ingerenza del fondo monetario non sarebbe certo stata rosa e fiori. Le misure sono molto più rigide di quelle imposte dall’europa.
    A fronte di questo c’è una sostanziale indipendenza del fmi, cosa che ovviamente la germania e l’europa germanocentrica non ha.

    Di certo il successo di m5s è una tragica conseguenza di malagestione del consenso che ha ridotto la popolazione a preferire perfetti incompetenti della politica a patto che nuovi.

  6. Ricordatevi che il M5S si batte contro le spese militari che contraiamo con gli USA e Krugman è consulente stretto di Obama che ha tutto l’interesse a vendercele…Krugman è il migliore economista keynesiano e il M5S faccia politiche economiche Keynesiane . Krugman nn accetterà mai di dire che il M5S è una forza positiva

    • Guarda che il programma degli F35 è partito prima che arrivasse Obama. Inoltre Krugman ha più volte criticato Obama per le sue politiche economiche troppo timide e non fa parte dello staff del presidente americano.
      Le balle restano tali anche se raccontate da quelli del M5S.

  7. […] capire cosa è successo in Italia bisogna guardarla dall’estero. Ieri Paul Krugman spiegava che il nostro paese avrebbe votato Berlusconi e Grillo per protestare contro […]

  8. […] capire cosa è successo in Italia bisogna guardarla dall’estero. Ieri Paul Krugmanspiegava che il nostro paese avrebbe votato Berlusconi e Grillo per protestare contro l’austerità […]

  9. bravo krugman…peccato che nel moVimento 5***** di estremo ci sia solo la critica a questa europa e alla casta di politici asservita ad essa…detto cio’ in italia caro amico sta’ succedendo una cosa grandissima,questa si pericolosa…ma per questa economia mondiale ingiusta e per questo sistema …finalmente l’Italia e gli Italiani ,dinuovo danno l’esempio a tutto il mondo …stiamo costruendo un modello di societa’ finalmente piu’ giusta e sostenibile.saluti a * * * * *

  10. Reblogged this on Verso un Mondo Nuovo and commented:
    Paul Krugman, Nobel per l’Economia (complottista pure lui?): “Monti era, in effetti, il proconsole messo dalla Germania per imporre l’austerità fiscale su un’economia già in difficoltà, la volontà di perseguire l’austerità senza limiti è ciò che definisce la rispettabilità nei circoli politici europei. Questo andrebbe bene se le politiche di austerità effettivamente funzionassero – ma non è così. E lungi dal sembrare maturi o realistici, i sostenitori dell’austerità suonano sempre più come petulanti e deliranti”.

  11. Ci sarebbe da chiedersi perché un italiano come Monti possa diventare console e fiancheggiatore di un altro Paese. Ed è logico cominciarsi a porre domande su percepibili correnti di pensiero illuminate che, però, si muovono nell’ombra. Gli agenti di non ben definite entità sovranazionali, ai quali certo non mancano gli occhi per osservare la realtà di una percezione comune, evidentemente hanno una visione maturata in ambienti letteralmente esoterici, fonte di un certo tipo di forza e vigore.
    Per questo l’austerità diventa incomprensibile e senza senso ai non iniziati.
    Per questo il popolo preferisce ridere con la serietà di un comico, con la buffonaggine di un politico o con l’istrionismo di un bugiardo da Oscar.
    Il processo di estremizzazione è già in corso, come ravvisato da molti, fra i quali lo stesso Grillo come ha più volte fatto notare cercando, forse paradossalmente, di metterci in guardia. E l’assaggio di estremismo non nasce certo in Italia: chi ha un minimo di senso d’orientamento sa che per vedere l’alba, dorata o meno, bisogna volgere lo sguardo ad oriente.

    Un saluto

  12. […] sta parlando – lo stesso giorno il Nobel Paul Krugman (complottista?),  sul NYT, descriveva Mario Monti come un proconsole della Merkel messo a Roma con la connivenza dei partiti tradizionali …(!!!) – e il messaggio diventa ancora più potente. La dirigenza del PD non ha ancora […]

  13. quod erat demonstrandum, non c’è che dire previsioni azzeccate, grande krugman

  14. […] cosa sta parlando – lo stesso giorno il Nobel Paul Krugman (complottista?),  sul NYT, descriveva Mario Monti come un proconsole della Merkel messo a Roma con la connivenza dei partiti tradizionali …(!!!) – e il messaggio diventa ancora più potente. La dirigenza del PD non ha ancora afferrato […]

  15. […] capire cosa è successo in Italia bisogna guardarla dall’estero. Ieri Paul Krugman spiegava che il nostro paese avrebbe votato Berlusconi e Grillo per protestare contro […]

  16. condivido in pieno il pensiero di Krugman sulla crisi europea, ho forte terrore che l agognata e sospirata ripresa sia impossibile che arrivi, secondo me ci vorrebbe una immensa lavata alla multitudine di leggi e leggine che spopolano in italia, oserei dire che basterebbe l applicazione ferrea della costituzione nostrana ed in particolare l articolo 1, poi è certo che la politica debba fare la propria parte, spero diano dimostrazione di farlo !, ….sarebbe ora, più lavoro e meno disoccupazione, forse con questa ..piccola alchimia si potrebbe incominciare ad avere un filino di fiducia, ma …basterà ?. buonaserata a tutti

  17. Stadio III.
    Quando Keynes dalle “ovattate sale del Tesoro” britannico scrisse nel 1945 il suo formidabile memorandum sullo stadio III il problema che aveva davanti, dopo la fine dello stadio I (guerra alla Germania) e dello stadio II (guerra al Giappone) era semplicemente quello, come egli disse, di affrontare “la nostra rovina finanziaria”. Il memorandum rimasto segreto fino all’apertura degli archivi britannici fu pubblicato in anteprima nella rivista della Bocconi nel 1977, tra la generale disattenzione e solo vent’anni dopo se ne colse il senso. La linea che vi era contenuta e che si impose entro il nuovo governo laburista era quella di chiudere all’ipotesi “europea” e collegarsi al nuovo centro egemonico dell’economia mondiale, gli Stati Uniti, tentando, in una accanita partita di poker, di pilotarlo verso forme equilibrate di cooperazione internazionale.

    Anche questo paese è di fronte ad un suo “Stadio III” ma la linea è ora opposta ed è quella precisamente che allora Keynes scartava, una via europea che intervenendo sugli indebitamenti eccessivi, convertendoli in forme nuove, diluendoli e sminandone la loro pericolosità si volga verso una più equilibrata cooperazione. E non era stato forse lo stesso Keynes che, con forza, dopo la prima guerra mondiale si era scagliato contro chi non voleva ridimensionare l’abnorme indebitamento tedesco di allora, un fardello che avrebbe, così prevedeva e così avvenne, avvelenato le relazioni europee? Affrontare la parte creditrice è sempre stata operazione cruciale entro il sistema economico internazionale ed è su questo fronte che Keynes ha esercitato la sua grande abilità negoziale a ridosso dei due conflitti mondiali.

    Ma quali sono le forze che spingono verso una forte presenza pubblica nella direzione della politica finanziaria interna e internazionale? Da quasi vent’anni sventolano i vessilli del “laissez faire”. Il numero due del Tesoro retto da Tremonti ha cantato fin dall’inizio la litania delle teorie “definitivamente confutate” di Keynes, tra la sorridente comprensione di una garbata opposizione che ascoltava in silenzio. “Laissez faire” dunque, l’espressione inventata dal medico della Pompadour – scopertosi economista in tarda età – il quale quando l’amante della sua signora, Luigi XV, gli chiedeva consiglio su come affrontare le ricorrenti crisi del grano rispondeva, alzando al cielo le braccia, “non fate niente, lasciate che sia la natura a decidere”. Il suo successore, Luigi XVI, ebbe delle sorprese.

    E fino a quando ci si vorrà aggiungere al coro giulivo e lasciare che sia la natura a decidere? Di naturale non c’è nè mai niente c’è stato nel sistema economico internazionale. Non è il tempio in cui recitare il padrenostro e rimettere i debiti ai nostri debitori, nel profumo d’incenso dell’austerità finanziaria. E’ un luogo diverso, del tutto diverso, in cui debitori e creditori si battono con ogni mezzo perchè l’etica e la pratica della responabilità complessiva non sia unilaterale ma condivisa e dove vale ancora il vecchio detto: fai un debito di mille sterline con il tuo banchiere e sarai alla sua mercè; fanne uno di un milione di sterline e la situazione verrà ribaltata.

    L’ indebitamento del paese può anche essere, se abilmente usato, un’arma contundente nelle relazioni economiche internazionali e non solo causa sacrale di una crisi progressiva. Francia e Germania hanno in passato forzato le regole e l’alternativa “giapponese” alla linea demenziale dell’austerità sono strumenti negoziali incomprensibilmente trascurati, così come il fantasma della costituzione alternativa di una “Europa mediterranea”, con Turchia, Israele ed Egitto e tutti e solo i paesi costieri ed un “med” al posto di un “euro”, un fantasma che alimenti debitamente gli incubi notturni del buon contribuente tedesco nell’immaginare le sue vacanze al mare del Nord e nel giocare la Coppa dei campioni con una squadra belga.

    La soluzione del “doppio Mario” è insomma un grande errore: la soluzione esatta è: un solo Mario ed un suo antagonista.

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