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Il Welfare è morto, viva il Welfare

Il governatore della BCE Mario Draghi aveva appena sentenziato che il Welfare “è morto” o perlomeno “superato”, ma non si è fatta attendere troppo la replica del neo presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “No, non sono per nulla d’accordo con il governatore della Bce Mario Draghi. Il Welfare europeo non è quasi morto”, sentenzia Schulz e aggiunge: “Noi dobbiamo difendere il nostro modello sociale. I termini della questione sono questi. È meglio lavorare 8 ore e guadagnare un salario sufficiente a mantenere se stessi e la propria famiglia o avere 4 lavori in quattro aziende diverse e non avere soldi sufficienti per campare?”. E ancora: “L’ideologia attuale è tagliare, tagliare, tagliare la spesa pubblica. Non si parla più di investire…”.

Ma è a questo punto che il pensiero corre veloce a colui che del Welfare fu inventore, e cioè William Beveridge, che chiamato in piena guerra da Churchill per elaborare una riforma delle assicurazioni sociali, finì con l’andare ben oltre:

“analizzando i nodi scoperti del rapporto tra gli individui, le loro condizioni materiali, le loro aspettative e le istituzioni, mise mano a un cantiere che ha innovato alla radice le forme e i metodi dell’intervento statale nell’economia e nella società. Il suo progetto venne divulgato a livello internazionale già nell’autunno del 1942, e a partire dalla Gran Bretagna la riorganizzazione in senso moderno dello Stato sociale è diventata una parola d’ordine in tutto il mondo: coniugare democrazia liberale e protezione sociale si può e si deve. Per questo lo Stato ha il compito di garantire a ogni cittadino una completa tutela sociale, che lo possa accompagnare per tutta la vita, affrontando i rischi e le congiunture meno favorevoli. Soltanto in questo modo potranno svilupparsi quel senso di responsabilità e quella serenità pubblica e privata senza i quali la fiducia nelle istituzioni è destinata a vacillare pericolosamente.”

E’ così che Michele Colucci ci introduce ad una serie di scritti di Lord Beveridge pubblicati dall’editore Donzelli nel 2010, che rappresentano l’essenza del suo Piano, presentato sempre nel 1942.

Un liberale “anomalo”, Lord Beveridge ma pur sempre un liberale, e tuttavia capace oggi di fare impallidire persino molti dei tanti sedicenti progressisti.

Proponiamo qui una recensione illustrativa della pubblicazione Donzelli e segnaliamo il testo del Rapporto Beveridge, anch’esso recentemente uscito in italiano.

W. Beveridge “Libertà solidale”

Il rapporto Beveridge

Articolo “Beveridge, il Lord del welfare” di Federico Orlando

6 commenti su “Il Welfare è morto, viva il Welfare

  1. Meno male che c’è Schulz. Pensa che noi abbiamo Veltroni ……

  2. Reblogged this on Su Seddoresu.

  3. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  4. sarà verooo boooooo

  5. […] “La piena occupazione e la coscienza sociale” in William Beveridge -“La libertà solidale – … 1942-1945” a cura di Michele Colucci – Donzelli 2010 Condividi:FacebookTwitterLinkedInTumblrEmailStampaLike this:LikeBe the first to like this post. Tags: welfare, William Beveridge Permalink […]

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